Ammettiamolo, e qui mi rivolgo soprattutto a chi ha qualche “annetto” di frequentazione musicale sul groppone: oggi non è facile “sorprendersi”, in un rockrama frenetico e livellato (verso zone medio-alte, è bene sottolinearlo …).
Fortunatamente, però, talvolta arriva ancora il gruppo che non “ti aspetti”, capace, in qualche modo, di stimolare la parte più impulsiva della tua (un po’ “sfibrata”) essenza di musicofilo.
I Diamante, con il sottoscritto, hanno raggiunto tale risultato, e non perché il loro approccio alla fascinosa materia hard-prog sia particolarmente ”innovativo”, bensì grazie ad una forza espressiva davvero vivida e veemente, tale da rendere emotivamente imperiosa una dose sicuramente importante di classe, cultura e talento.
Mentre cedo la parola a Claudio "Caio" Alloisio (valente e cordiale batterista dei bresciani) per un doveroso approfondimento, mi viene in mente il seguente monito, che, proprio come ogni “barboso matusa” che si rispetti, affido a tutti i “giovini virgulti” impegnati alla lettura … mai perdere la fiducia nel fatidico “power of passions” e mai smettere di essere curiosi, guys …
Ciao Claudio, benvenuto su metalhammer.it! E complimenti per “Ad Vitam Reditus”, un albo davvero godibile e coinvolgente! Non siete esattamente degli “esordienti”, ma credo che sia necessario iniziare con una breve presentazione della band, a beneficio di chi (come me … lo confesso, per il quale il nuovo disco si è rivelato una piacevolissima sorpresa …) è incuriosito dalla vostra “storia” ...
Innanzitutto grazie per i complimenti, quelli fanno sempre piacere ... la storia dei Diamante è una di quelle storie che sembra non finire mai. Nasciamo nel 1994, con la prepotente idea di voler fare musica nostra. Come molte band dell'epoca l'impronta era un po’ punk/grunge, ma con una spiccata presenza dell'organo che portava già a nostro modo verso un mondo più anni 70! Tra vari cambi di formazione, nel 1998 oltre ai tre fondatori Claudio Alloisio alla batteria, Michele Spinoni alla chitarra e Nicola Zanoni all'organo si aggiunge Nico Sala al basso e alla voce. Da qui inizia la vera e propria era Diamante, fatta di gavetta e km di asfalto. Nel 2000 pubblicammo il nostro primo cd "Riflesso", più per curiosità verso la vita da studio che per quant'altro, infatti, subito a un primo ascolto la cosa non ci soddisfò per nulla. Da lì sentimmo il bisogno di metterci d'impegno e affinare la tecnica strumentale, di ritornar sui palchi dei locali, e ci si dedicò alle cover per imparare e avere degli obiettivi per migliorare. Nel 2007 si tornò in studio per la registrazione dell'album "Diamante". Il risultato iniziava a essere un po' diverso: più attenzione agli arrangiamenti, ore dedicate a imparare cori che potessero dare del colore alle song e la cosa andò abbastanza bene. Il nostro sfrontato amore per i live ci fece continuare fino al 2011, quando purtroppo per via della tragica scomparsa di Nicola ci fu una battuta d'arresto. Chi ha una band da anni sa che rapporto s’instaura tra i vari elementi, a noi è sempre piaciuta l'idea di Diamante come famiglia e quindi oltre che aver perso un componente molto importante del gruppo, ci sembrò di aver perso un fratello. Fu l'unico momento in cui il futuro della band fu incerto, difatti la decisione che prendemmo fu quella di scioglierci, ma fortunatamente la famiglia di Nicola insistette e così si decise di continuare. Alla fine di quell'anno arrivò Alan Garda, portando all'interno del gruppo la sua matrice classica unita a capacità musicali non indifferenti e una passione verso la musica rock direi viscerale! Ok gli ingranaggi ricominciarono a girare e subito prese forma "Ad Vitam Reditus", ossia la rinascita!
I capisaldi dell’hard/prog, lungo un tracciato ispirativo che idealmente va dagli Uriah Heep ai Biglietto Per L'Inferno, sembra alimentare il vostro lavoro … potreste raccontarci quali sono nel dettaglio i vostri numi tutelari e quali sono le caratteristiche espressive che ritenete fondamentali per la vostra attività artistica?
Negli anni abbiamo toccato un po' di tutto: dal punk al folk, dalla musica medievale all'hard rock, mantenendo sempre un'impronta personale. Sicuramente la band che più ci ha segnato sono stati i Deep Purple per la "potenza di fuoco", mentre per la dolcezza delle melodie citerei gli Uriah Heep. Per il resto mi piace pensare che ci mettiamo il cuore e un pizzico di pazzia che non guasta mai!
Oltre ad una qualità tecnico-compositiva di livello superiore, in “Ad Vitam Reditus” ho rilevato una notevole intensità comunicativa, una tangibile urgenza di “affrancarsi” dalle assurdità della vita attraverso la musica … leggendo la vostra bio si capiscono molte cose, ma vi chiedo comunque di esplicitare cosa rappresenta per voi il “mestiere” del musicista rock in un mondo frenetico e superficiale come quello contemporaneo …
Suonare per noi è sempre stato uno sfogo, un modo per staccarsi da quello che è il nostro vero lavoro quotidiano. E' nella musica che abbiamo fissato i nostri sogni, i nostri ricordi. Il nostro punto di forza probabilmente è sempre stato la consapevolezza di non poter contare sul mercato italiano per un genere come il nostro, di conseguenza abbiamo sempre fatto quello che il cuore ci diceva senza voler cambiare per compiacere qualcuno. La musica rock è sfogo, passione, sentimento, ma anche divertimento!!!
Tra i brani del disco, spicca fatalmente la cover di “Ballo In Fa Diesis Minore” … come mai avete optato per una trascrizione di questa danza medievale diventata celebre grazie a Branduardi?
In verità la scelta del pezzo è stata abbastanza casuale, dettata soprattutto dalla passione mia e di Nico per questo grande della musica italiana e comunque per la passione verso la musica medievale e celtica.
In realtà la vostra vera “essenza” emerge maggiormente in pezzi quali “Vedi fratello”, “Io sono ... E sarò”, “Respirare te” e “Gloria” … vi va di raccontarci qualcosa di queste canzoni e di come sono nate?
La stesura dei pezzi in generale non segue proprio un filo logico che viene adottato da molti compositori, cioè una melodia vocale, un testo e poi la musica con eventuali arrangiamenti, queste quattro canzoni, ad esempio, nascono tutte in maniera diversa. “Vedi fratello” nasce dal ritornello e dal riff che ne segue, il testo vero e proprio arriva circa due anni dopo, dall'immagine di una riflessione su quello che potesse causare un grande pianto, da lì l'idea di parlare dei campi di sterminio. “Io sono ... e sarò” parte invece dalla batteria con un testo duro che la segue, e da lì poi si è partiti con gli arrangiamenti. In “Respirare te” invece abbiamo adottato una stesura più classica ispirata al testo, per invogliare l'ascoltatore a capire bene le parole. Tutt'altro affare con “Gloria”: stesura musicale completata in breve tempo, e poi accantonata perché tra i vari testi non si arrivava a un risultato finale soddisfacente; trovata poi l'idea della preghiera tutto è filato liscio.
La pluriennale esperienza “sul campo” vi rende un “osservatore” importante e autorevole … come valutate l’attuale stato di salute del rock n’ roll, innanzi tutto sotto il profilo generale e poi con particolare riferimento alla “scena” del Belpaese?
Non ci consideriamo così importanti da poter muovere critiche, vero è che si sa, l'Italia non è mai stata patria del rock! Al giorno d'oggi si sa che la musica è in un periodo di stallo, vuoi per la crisi, vuoi perché la gente non compra dischi o per altri motivi. In Italia comunque non c'è mai stata molta cultura musicale, fortunatamente esistono piccole realtà coraggiose a livello discografico che s’impegnano affinché il cardiogramma del rock italiano non si appiattisca.
Rimanendo in qualche modo sul tema, vi chiedo anche di esprimere un parere sul ruolo della cosiddetta “critica musicale specializzata”, in un contesto di “opinionismo” sfrenato e di profusione d’informazioni …
State parlando con un gruppo che si è fatto le ossa suon di critiche, specialmente negative ... quindi sotto un certo punto di vista a noi è servito. Sono convinto comunque che in questo momento si stia rasentando il lavaggio del cervello. Siamo in un'era in cui diventa molto difficile avere una propria idea, un proprio modo di ragionare, ragion per cui molti ragazzi di oggi sembrano stampati! Bisognerebbe tornare in una situazione nella quale una persona ascolta e decide “sì questo mi piace oppure no”!
Inevitabile questione live … quali sono le prospettive da questo punto di vista?
Non ci aspettiamo nulla e non pretendiamo nulla, sappiamo che il nostro genere non è "commerciale", di conseguenza seguito da una piccola parte di pubblico. Noi continuiamo per la nostra strada sperando di divertirci come abbiamo fatto negli ultimi venti anni e sperando di far divertire la gente, convinti sempre che la musica debba essere uno svago, un qualcosa che per una o due ore ti stacca dalla realtà!!!
All’appello manca ancora la domanda sui prossimi passi artistici del gruppo … potete già anticiparci qualcosa in merito?
Sssshhhhtttt, altrimenti che sorpresa è? Sappiate solo che l'acqua sta già bollendo...
Ok, siamo alla fine … grazie per la disponibilità e, come ho detto in sede di recensione di “Ad Vitam Reditus”, per avermi ricordato quanto possono essere intense le passioni e quanto sia bello avere l’opportunità (anche solo) di poterne “parlare” … a te la conclusione!
Hai detto una cosa giusta, noi quando incontriamo giovani musicisti anche alle prime armi, ricordiamo sempre che prima ancora di essere dei musicisti super tecnici bisogna essere appassionati, bisogna viverla la musica, bisogna indossarla! Noi non siamo musicisti di professione, non siamo maestri e non abbiamo grandi conoscenze di carattere tecnico, tentiamo comunque sempre di dare il meglio delle nostre capacità per esprimere appunto passione! Per cui, ragazzi, dateci dentro perché il mondo è bello perché è ... ROCK!