Francesco Artusato: Livin' The American Dream

Immaginate se un giorno poteste realizzare il sogno della vostra vita. Provate a pensare che dalla vostra piccola casa, situata in una delle tante province italiane, vi trovaste catapultati nello sfavillante mondo musicale statunitense, a suonare con alcuni dei vostri idoli, a fondare band con artisti di cui fino a qualche tempo prima avete bramato ed adorato i dischi. È questo che in una certa misura è successo a Francesco Artusato, chitarrista italiano di nascita ma oramai americano d'adozione, partito da Treviso per raggiungere la 'terra dei sogni' d'oltreoceano. Di certo per il nostro compatriota non è stato facile come scritto poco sopra, ci sono voluti anni di studio, e dedizione, nei più importanti istituti musicali del mondo e con i maggiori esperti di tecnica chitarristica a livello internazionale. La svolta per la carriera di Francesco avviene nel 2010 con l'entrata negli All Shall Perish, al posto del defezionario Jason Richardson, per poi, qualche tempo dopo, fondare i Devil You Know, che hanno riportato sul palco il grande vocalist ex-Killswitch Engage Howard Jones. Ma non solo questo, c'è poi il progetto solista denominato The Francesco Artusato Project, con cui Francesco esibisce tutta la propria tecnica e conoscenza musicale, e l'endorsement con alcuni dei marchi più prestigiosi al mondo. Metal Hammer ha raggiunto l'artista a Los Angeles, sua attuale dimora, in un giorno di settembre, pochi giorni prima che partisse per il tour nordamericano con i Devil You Know e ad un mese della release del nuovo 'Our Dying Sun' del suo solo-project, presentandovi un excursus esclusivo della carriera del musicista e regalandovi alcune anticipazioni.

Ciao Francesco! Benvenuto sulle pagine di Metal Hammer! Siamo contenti di averti qui e grazie per la disponibilità! Come va?
Tutto molto bene, grazie. Sono molto impegnato con i tre progetti che continuo a portare avanti! Ma decisamente estremamente soddisfatto.
Per cominciare vorrei che raccontassi in breve per i nostri lettori la tua storia di "emigrante di lusso" della musica italiana. Tu sei trevigiano di nascita, dicci come ti sei formato musicalmente e cosa ti ha portato a trasferirti negli USA.
Ho iniziato a suonare la chitarra a 19 anni, ma è subito diventata un’incredibile passione (ero comunque molto interessato alla musica anche prima infatti suonavo gia’ il sassofono). Nel giro di tre anni sono riuscito a passare le selezioni per andare al Berklee College of Music e cosi’ sono “partito”.
La scelta del Berklee College of Music, la più importante università al mondo per quanto riguarda la musica contemporanea, da cosa è stata dettata? Parlaci di com'è stato frequentare questo fantastico istituto, di qual era il tuo indirizzo e di quanto e come ha contribuito concretamenteciò che hai studiato nella tua arte.
Avevo sempre sentito dire che era la scuola migliore per ottenere quello che volevo raggiungere. E così mi sono impegnato per potervi accedere. È stata sicuramente una bellissima esperienza che mi ha fatto maturare molto velocemente come musicista. Mi sono poi specializzato in composizione e “film scoring” visto che volevo anche approfondire l’uso di software musicale ed acquisire esperienze che vanno oltre il puro suonare la chitarra. Di questa scelta sono molto contento. Mi ha sicuramente dato una prospettiva piu’ ampia relativamente a tutto il panorama musicale.
Sei stato allievo del leggendario Alex Stornello, quindi, oltre al metal, anche il jazz/fusion ha avuto grande importanza nella tua formazione, oltre che influenzare il tuo stile, vero?
Certo! Mi sono da subito appassionato a diversi linguaggi musicali ed il jazz/fusion è tutt’ora uno dei miei preferiti. Nei miei tre anni da chitarrista in Italia ho cercato di utilizzare il piu’ possibile le risorse che abbiamo nel nostro paese ed avere un insegnante di chitarra come Alex è stata una grande opportunità e fortuna per me come lo è per tantissimi studenti e musicisti in Italia. Alex per esempio mi ha aiutato moltissimo nella preparazione per Berklee e non solo!

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Prima dell'affermazione con le tue attuali band hai suonato anche con gli Hiss of Atrocities, band extreme-metal che hai formato durante gli studi con altri tuoi colleghi del Berklee e con i quali hai inciso 'Ritual of the Lost' nel 2009. È stato difficile inserirsi nel mondo metal statunitense?
Molto, hahaha! Gli anni subito dopo Berklee sono stati molto difficili e talvolta demoralizzanti...ma sono così felice di non avere mollato. Ne è valsa la pena! Gli Hiss of Atrocities sono decisamente stati un’ ottima esperienza per imparare molto su quanto difficile sia affermarsi e su quanto bisogna essere “professionisti” per riuscire ad emergere.
Nel 2010 sei entrato a far parte degli All Shall Perish, uno dei gruppi deathcore più famosi al mondo. Parlaci della selezione che hai dovuto affrontare, in un momento in cui la band era in totale rivoluzione (assieme a Francesco è entrato anche il nuovo drummer Adam Pierce, ndr.)
e di com'è stato il primo impatto.
Tramite gli Hiss of Atrocities e suonando molto nella zona di Los Angeles ho avuto modo di conoscere diverse persone coinvolte nel “music business”. Una di queste persone mi aveva proposto agli All Shall Perish quando avevano iniziato a cercare un nuovo chitarrista. Mi era stato chiesto di mandare dei video di me che suonavo delle specifiche parti di chitarra. Tre giorni dopo ero a San Francisco ad incontrare la band...due settimane dopo ero in tour.
Nel songwriting di 'This Is Where It Ends', tuo primo album con gli All Shall Perish, che ruolo hai avuto?
Diciamo che sono stato accolto a braccia aperte. Da subito Adam ed io siamo stati molto coinvolti nella scrittura dell’ album. Direi che si sente una certa differenza per quanto riguarda il “sound” della band in quel disco.
Nel 2012 è uscito Ben Orum e l'anno successivo Hernan "Eddie" Hermida ha abbandonato gli All Shall Perish per unirsi ai Suicide Silence. Che notizie ci puoi dare degli All Shall Perish?
La band è in fermento e presto un bel po’ di cose verrano svelate. Diciamo che ho avuto un’ estate molto impegnativa in studio!

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Nel mentre hai fondato i Devil You Know, un supergruppo dove si vedono nomi come Roy Lev-Ari, già con te negli Hiss of Atrocities, John Sankey (Devolved), Ryan Wombacher (Bleeding Through) e naturalmente l'eccezionale Howard Jones. Puoi raccontarci la genesi di questo progetto?
John ed io avevamo iniziato a scrivere musica nel periodo in cui gli Hiss of Atrocites si erano sciolti ed io avevo iniziato a suonare con gli All Shall Perish. All’ inizio era giusto per vedere un po’ che cosa ne sarebbe venuto fuori e per divertirsi un po’ scrivendo musica con un amico. Poi tra un tour e l'altro le canzoni avevano cominciato ad aumentare e migliorare finche’ abbiamo deciso di cercare un cantante che fosse adatto al “sound” che avevamo in mente. E perche’ no...chiedere ad uno dei migliori cantanti nel genere non ci costava nulla! Howard si era subito appassionato a quello a cui stavamo lavorando e cosi’ abbiamo deciso di formare questa band. Da li’, le cose hanno cominciato a muoversi velocemente: managers, casa discografica, produttore, album, proposte di tour. Era il momento di formare una live band al completo!
Parliamo ora del tuo progetto solista, il 'The Francesco Artusato Project', con il quale ti sei presentato al pubblico nel 2011 con 'Chaos and the Primordial' (Sumerian Records), un discomolto tecnico e colmo di influenze e stili musicali. È questo solo-project la realizzazione della
tua arte, dove senti di poter esprimere tutto te stesso?
L’idea del 'The Francesco Artusato Project' è di avere un progetto in cui ogni volta posso fare musicalmente quello che voglio senza pensare a nessuna restrizione o pormi alcun limite. Con una band che raggiunge successo devi sempre pensare al sound a cui i fans si sono affezionati e che piu’ o meno si aspettano. Con questo progetto mi sono preso la libertàdi poter fare qualcosa di differente ogni volta. Potrei tranquillamente fare un album con sonorità latin jazz la prossima volta, haha...
Stai per uscire con un nuovo disco solista, intitolato 'Our Dying Sun'. Parlaci di quest'ultima fatica, di chi sono i tuoi compagni di viaggio, del concetto che sta dietro ad un titolo così profondo. In breve, presentalo ai nostri lettori.
È un album a cui ho cominciato a lavorare due anni fa. C'è decisamente molta varieta’ nello stile. In generale un suono un po` piu’ “moderato” rispetto al primo disco, hah... Ray Riendeau al basso e Danny Handler alla batteria...entrambi hanno fatto un lavoro formidabile! In piu’ ho avuto modo di avere degli speciali “guests”...cari amici ed incredibili chitarristi: Per Nilsson (Scar Symmetry), Ryan Knight (The Black Dahlia Murder) e Wes Hauch (ex-The Faceless).
Riguardo alla varietà stilistica, possiamo aspettarci una sperimentazione ancor maggiore rispettoal tuo precedente album? In 'Chaos and the Primordial' c'erano pezzi eterogenei, ad esempio si spaziava dalla potenza della title-track al raffinato jazz/fusion di 'Typhoeus', dalla rielaborazione della debussiniana 'Pour L'Egyptienne' al progressive di 'Layers of Corrosion - The Last Particle' e cosi via...
Decisamente meno “shred” e più sperimentazione sonora in questo album. Sicuramente un “sound” piu’ maturo. Inoltre volevo che suonasse di più come una band/trio che suona insieme anche se pure in questo album ci sono parti con una decina di chitarre orchestrate contemporaneamente.
Raccontaci di come si svolge il processo di creazione di un tuo album solista, dal songwriting, alla scelta degli ospiti, fino alle registrazioni...
Prima di tutto, per un album solista non mi pongo mai dei limiti di tempo. È un processo completamente naturale e ci lavoro principalmente durante periodi di pausa tra tour e studio con Devil You Know ed All Shall Perish. Mi piace avere un progetto con basso livello di stress! Di solito inizio dallo sviluppo di idee che possono arrivare da una specifica parte di chitarra che ho in mente o da una semplice idea ritmica o melodica. Questa volta ho scitto tutta la musica e registrato tutte le chitarre nel mio studio ed il processo è stato un vero piacere!
Vuoi dirci cosa possiamo aspettarci da Francesco Artusato nel prossimo futuro? Un nuovo album dei Devil You Know? Altri progetti? Sogni da realizzare?
Sicuramente molti altri album! John ed io stiamo gia’ lavorando sodo al prossimo Devil You Know. Come dicevo prima, ci saranno delle grosse novità per quanto riguarda gli All Shall Perish. Molto presto...E nel frattempo continuerò a lavorare a musica strumentale e non! Negli ultimi 4-5 anni ho realizzato talmente tanti dei sogni che mi ero posto prima di partire per gli Stati Uniti! Sono una persona molto fortunata ed incredibilmente soddisfatta di quello che fa!
Bene Francesco! Abbiamo finito! Ti ringraziamo per la tua gentilezza e di averci concesso questa intervista. Se vuoi mandare un messaggio ai tuoi fans italiani di Metal Hammer, ti lascio il prossimo spazio!
Grazie mille a Metal Hammer ed a tutti i fans in Italia. E` sempre un piacere tornare in Italia a suonare e per rivedere uno dei paesi piu’ belli del mondo! A presto!!!

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Intervista a cura di Stefano Giorgianni

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