Sono dieci anni che le note dei Folkstone riecheggiano in terra italica. Portabandiera del folk metal nostrano in tutto il globo, i bergamaschi nel corso degli anni hanno evoluto il loro sound in maniera impressionante, con 'Il Confine' hanno ulteriormente definito lo stile e con questa nuova uscita il metallo folkstoniano sposta l'asticella qualitativa ancor più in alto, ornando la release di un'atmosfera cupa, misteriosa con l'aggiunta di lyrics profonde che scavano a piene mani nell'animo umano. Metal Hammer ospita sulle proprie pagine i folkeggianti lombardi per approfondire l'universo stilistico ed emozionale di 'Oltre...l'Abisso', indagandone il concepimento e carpendone il valore artistico.
Ciao ragazzi! Benvenuti su Metal Hammer! È un piacere avervi qui e grazie per la disponibilità! Come va?
Lore: Ciao!! E grazie a voi! Tutto bene dai, si va avanti!
Siamo qui per parlare del vostro album "Oltre...l'Abisso". Volete presentarlo ai nostri lettori?
Lore: Ti dico la verità non saprei come presentarlo, ma ci provo. “Oltre… l’Abisso” è il nostro quinto studio album da quando il progetto Folkstone è partito. Siamo stati molto istintivi come sempre, nel senso che abbiamo sì cercato di curare il più possibile i dettagli del lavoro ma non abbiamo pensato a cosa potesse piacere di più a chi ci ascolta a livello musicale o di tematiche. Ci abbiamo messo dentro un po’ tutto quello che siamo, con tutti i nostri pregi (se ne abbiamo) e difetti (questi di sicuro li abbiamo!). L’idea iniziale è stata poi di cercare di non proporre un album simile ai precedenti, questo perché amiamo sperimentare sulla nostra musica e non clonarci solo perché i precedenti lavori hanno avuto un esito positivo. Insomma “Oltre… l’Abisso” è la nostra nuova scommessa.
Torniamo un attimo indietro nel tempo. Con "Il Confine" il vostro sound si era già evoluto, ora con quest'ultima fatica si avverte un nuovo passo in avanti! Potete raccontarci le vostre impressioni riguardo a questo progresso sonoro? Dipende da una maturazione artistica, da nuove influenze musicali...
Lore: Semplicemente penso sia una naturale evoluzione artistica.
Maurizio: in un paio di anni gli ascolti e le influenze di ognuno mutano, si ampliano. Se così non fosse, sarebbe controproducente a parer mio, specie per chi compone. Di conseguenza anche quello che si riversa in un disco cambia, seppure il processo di stesura e arrangiamento dei brani sia lo stesso. “Oltre… l’Abisso” ha visto l’ingresso di nuovi elementi, come pianoforte, violino, uilleann pipes, cornamuse scozzesi, abbiamo valorizzato di più la voce femminile così come sonorità non proprio inerenti alla matrice acustica, e parlo di qualche sequenza elettronica che colora l’album qua e là. Che l’evoluzione di un disco rispetto a un altro sia un passo avanti o indietro, è un discorso estremamente relativo. Va a gusti, come per tutto del resto, c’è poco da discutere. Di certo l’intenzione non è quella di riciclarsi sempre sulle stesse cose. Il giorno in cui un compositore sente di non avere più nulla da dire in un determinato gruppo o contesto, credo sia il giorno buono per farsi da parte e magari occuparsi di altro (o fare “solo” il musicista).
Domanda legata alla precedente; cosa rimane oggi dei primi 'Briganti di Montagna', sentite di esser cambiati stilisticamente ed anche come persone rispetto all'inizio?
Lore: No non siamo cambiati come persone, a parte l’addio ai miei capelli e un po’ di rughe in più siamo sempre i soliti. Lo spirito che ci porta a fare musica è sempre quello e soprattutto il divertimento che si prova nel suonarla è rimasto invariato. Cambiano i temi che affrontiamo e lo stile musicale. In dieci anni ad ognuno è capitato di ‘’vivere’’ (Per fortuna) e quindi è normale che quello che si vive traspare poi nelle canzoni.
Partiamo dal titolo di questa nuova release: cos'è l'Abisso per voi? È ciò che si trova oltre il Confine?
Lore: Potrebbe essere anche interpretato in questo modo! Non ci avevo mai pensato! XD! L’Abisso è tante cose. In primis è il non sapere cosa faremo dopo questo album! Vedi, facciamo un album alla volta quindi è un non sapere minimamente quale sarà la nostra futura prospettiva di vita. Arrivare a 37 anni (parlo per me ovviamente) e non sapere cosa si farà ‘’da grandi’’ può essere considerato un segno di immaturità, per noi è un essere perennemente alla ricerca di un qualcosa… Penso che dalle canzoni si capisca perfettamente questo concetto.
C'è un concetto base, un filo che lega tutto il disco?
Roby: Un vero e proprio filo conduttore non c’è, perché ogni canzone ha una sua storia. Tuttavia visto che ogni pezzo ci rappresenta sotto diversi punti di vista ed è lo specchio di come vediamo e viviamo ogni momento a contatto con il resto del genere chiamato “umano”, forse il filo conduttore potrebbe essere “la nostra prospettiva, senza pretese”. Senza pretese perché in fondo raccontiamo ciò che ci passa per la testa senza la pretesa o la superbia anche solo di pensare di avere in mano la chiave di una verità assoluta o il bisogno di un mero appagamento del nostro ego.
Ho notato che l'atmosfera di questo nuovo lavoro è più cupa, quasi tormentata. È una scelta voluta, magari legata all'Abisso del titolo?
Lore: Purtroppo abbiamo vissuto dei periodi abbastanza neri e questo traspare fortemente. Il titolo è parte integrante di tutto questo. Il testo della canzone ‘’Oltre… l’Abisso’’ è stato scritto da Roby, dedicandolo ad una sua amica che purtroppo non c’è più. Secondo me è il testo più bello di tutto l’album (parere personale ovviamente). Detto ciò, non siamo mai stati dei grandi ottimisti e non ho mai capito chi ci ha sempre affibbiato questa etichetta. Basterebbe leggere i brani di ogni album per capirlo, fin dal primo. Da tutta la discografia dei Folkstone solo 2 canzoni le posso considerare spensierate!
Potete raccontarci come si è svolto il songwriting di "Oltre...l'Abisso"? È cambiato qualcosa rispetto alle precedenti release? Tutti i membri partecipano al processo di scrittura?
Lore: Noi siamo molto aperti riguardo alla stesura dei brani. Ognuno può portare quello che vuole. Come nei precedenti album la parte musicale dei pezzi è stata scritta essenzialmente da me, Maurizio e Yonatan (nostro amico e produttore artistico fin dalla demo). Ognuno poi ha aggiunto o tolto qualcosa e proposto idee sui diversi pezzi ed alla fine si è arrivati al risultato finale. Una cosa che ci tengo a dire è che fondamentalmente non siamo permalosi, non ci sono prime donne e quindi si riesce a collaborare ed ottenere un buon feeling per scrivere insieme.
Potete parlarci anche delle recording sessions? Stavolta avete registrato in diversi studi...
Maurizio: il processo di produzione è stato estremamente “decentrato”, per questioni logistiche più che altro. Non è stata una cosa ragionata a tavolino, come si potrebbe pensare. Parliamo di almeno 4 studi diversi in cui sono state effettuate le registrazione dei vari “blocchi”. Infine mix e master sono stati fatti a Milano. Insomma non è poco! Inizialmente non avrei scommesso una lira sulla buona riuscita di un album prodotto in questo modo; alla fine la cosa è risultata in una maggiore libertà per ognuno e le proprie parti. Voglio dire, non tutti abbiamo potuto partecipare a ogni sessione di ripresa e non sempre chi ha composto “quel brano” ne ha seguito effettivamente le registrazioni. Sembra un dettaglio, ma così facendo tutti si sono trovati con molta più “carta bianca” rispetto agli album precedenti, in cui talvolta l’obbiettivo sembrava quello di riprodurre fedelmente il brano pre-prodotto e nulla più. In questo album sono molto più marcati lo stile e le sfumature di ognuno, e non può che essere un bene.
A cosa vi siete ispirati o su cosa vi siete concentrati per le lyrics? Anche in questo caso vi chiedo se le scrivete assieme?
Lore/Roby: I testi li scriviamo io e Roby. Fondamentalmente non abbiamo problemi a scrivere insieme anzi ci si confronta, si cercano idee, le si condivide e poi si concretizza il tutto. Il bello è che abbiamo dei comuni denominatori legati a idee ed “ideologie” che ci permettono di essere quasi sempre (diciamo “quasi sempre” perché non siamo proprio gemelli separati alla nascita!) subito sulla stessa linea di scrittura e di pensiero. Di solito impostata la parte musicale, ci si lascia trasportare dal mood del pezzo e si capisce ad istinto la direzione da prendere. Nell’album tra le canzoni strettamente legate alle nostre esperienze personali ci sono dei racconti di vita, storie altrui o fatti di cronaca che ci hanno colpito (ad esempio “La Tredicesima Ora” e “L’ultima Notte”) perché sentite magari per caso ed approfondite poi per sana curiosità, che altro non è che la voglia di capire e di andare a fondo nelle cose. Lo spunto per scrivere i testi arriva quindi da profonde emozioni personali e dalla realtà che tutti i giorni ci troviamo davanti agli occhi e che magari non riusciamo a vedere in tutta la sua pienezza per una questione di superficialità. Quindi possiamo definire le nostre canzoni, perché no, delle nostre “riflessioni” sui tempi che stiamo vivendo. Anzi riflessioni più sul come li stiamo vivendo… o forse a volte subendo.
Per quanto riguarda il discorso label, anche questo disco è autoprodotto. È una scelta volontaria, per garantirvi la massima libertà in fase di creazione?
Lore: Ormai siamo abituati ad autoprodurci, non ci pensiamo neanche più. Ci va benissimo così e ci sembra naturale continuare con questo percorso. Avere la piena autonomia sul proprio lavoro penso sia un grandissimo, enorme, sacrificio che oggi come oggi non ha prezzo.
Parliamo di qualche pezzo dell'album, prima di tutto della opening track "In Caduta Libera". Diteci come nasce e cosa rappresenta...
Roby: Come accennato prima, la maggior parte dei testi nasce sentendo cosa di primo acchito trasmette la musica “imbastita”. Quello che si trova tra le righe di questo testo è quindi rabbia e delusione insieme. In breve, è la delusione di sentirsi impotenti di fronte al lato disumano, egoista ed indifferente dell’essere umano. Spesso non ci rendiamo conto che se ci lasciamo legare dalle paure e dalle regole costruite apposta per l’occasione e non capiamo che fa comodo una società di persone non consapevoli della loro stessa quotidianità, siamo destinati a perire. Spesso ci dimentichiamo che possiamo credere ancora nella possibilità di cambiare le cose che ci disgustano perché siamo diventati pigri ed insensibili. E’ quindi anche un “mea culpa”, perché poi a pensarci bene quante volte anche io mi sono fatta sedare e non ho compiuto una vera scelta, non ho dato davvero una svolta a ciò in cui credevo! Forse dovremmo metterci in testa che in ogni momento compiamo una scelta che non è fine a stessa, ma influenzerà tutte quelle successive nostre e di chi vive accanto, e spesso anche lontano, da noi!
Un altro brano che colpisce è la seconda "Prua Contro il Nulla", anche qui si va verso la perdizione, ai confini dell'Abisso...
Lore: In questo pezzo volevo trasmettere il mio navigare nella vita senza una meta, ma sempre in movimento con il vento in poppa. Ho avuto dei periodi, per vicissitudini personali, in cui ho fatto fatica a darmi un senso. Insomma ne ho passate di tutti i colori nella mia vita ed alla fine ero rimasto con in mano niente di concreto. Mi stavo fermando…. Poi ho mandato a fare in culo tutte le paranoie del caso ed è tornato a ‘’soffiare il vento’’, semplicemente mi sono detto vai avanti come sempre a fare quello che hai sempre fatto. Il riassunto?? Vento in poppa prua contro il nulla…
Per ultima canzone vorrei che parlaste di "Le Voci della Sera"...
Roby: La storia è lunga, vedrò di non annoiarvi. Questo testo nasce dall’incrocio di due strade, se così posso dire. La prima è che molte volte ho sentito i fans chiederci di scrivere una ninna nanna per i loro bimbi o nipoti che da casa, perché troppo piccoli, o sulle spalle del babbo ai concerti ascoltano ed apprezzano la nostra musica. La seconda è che all’inizio di questo anno ho rischiato di perdere i miei due nonni, che mi hanno cresciuto, in un colpo solo. Nei momenti in cui stavano male è come se avessi avuto un’amnesia. Non ricordavo più le loro storie che mi hanno sempre raccontato e che mi hanno fatto diventare ciò che sono e di conseguenza non ricordavo le mie storie di vita. Ecco quindi l’idea: dedicare ai piccoli metallarini, e non, una canzone che dicesse loro di ascoltare con l’anima le “voci della sera”, ovvero i racconti di genitori, nonni e di chi ci ha fatto crescere. Perché in fondo il ricordo è lo specchio del nostro presente. Il passato deve essere linfa vitale per la fantasia che deve essere coltivata in ogni istante, perché non bisogna mai perdere la voglia di stupirsi di fronte alla bellezza, e purtroppo anche all’amarezza, della vita.
Per la parte musicale anche qui è stato un incrocio di strade. Abbiamo fatto ascoltare questo pezzo al musicista Chris Dennis, chiedendogli se gli avrebbe fatto piacere registrare la parte che avevamo pensato per un violino. Gli è piaciuta ed ecco nata questa ottimo collaborazione. Per noi è stato davvero un onore, visto che siamo cresciuti anche con e grazie alla sua musica.
Ovviamente non posso evitare di chiedervi dell'artwork, molto particolare e probabilmente allegorico. Raccontateci qualcosa dell'idea e del significato della copertina...
Lore: Mi era venuta questa idea proprio pensando alle canzoni che stavamo componendo. L’atmosfera era malinconica a tratti tormentata ma non disperata. Per farla breve, siamo impiccati perché percepiamo le fatiche, i problemi che la vita ci pone. Siamo però vivi pur penzolando dall’americana e continuiamo a fare le cose che facciamo tutti i giorni. Magari facendoci sopra anche una bella risata.
Ne parlai agli altri e subito l’idea piacque. Sentii Jacopo che da sempre cura il nostro artwork e l’idea prese forma. Per me è la più bella copertina dei Folkstone.
Vi lascio il prossimo spazio per i saluti ai vostri fans e lettori di Metal Hammer.
Lore, Maurizio, Roby: Ringraziamo voi e soprattutto la gente che ci segue. Se siamo arrivati a pubblicare il nostro quinto album lo dobbiamo a voi!