Ecnephias: la trilogia di Thelema

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Gruppo:Ecnephias

"Ecnephias", quinto album in studio per il gruppo lucano, chiude in maniera semplicemente perfetta la trilogia di Thelema iniziata con "Inferno" e proseguita con "Necrogod", e conferma lo stato di salute di una realtà ormai consolidata del panorama metal italiano e mondiale.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare il leader Mancan che ha risposto alle domande di MetalHammer in modo preciso e puntuale, domostrandosi una persona intelligente e mossa da reale passione e competenza.

Ciao Mancan, benvenuto sulle pagine virtuali di MetalHammer.
Iniziamo parlando degli Ecnephias e della loro storia: siete in giro dal lontano 1996 ed avete da poco realizzato il vostro quinto album. Come si è evoluta la vostra musica negli anni e come si è evoluto il vostro progetto musicale?
Un saluto a voi. Grazie per la disponibilità e per la cortesia. Come band siamo costantemente attivi dal 2004/2005, quindi una piena decade, pur se costituiti nel 1996 e operanti solo per pochi mesi effettivi. Ma evidentemente era necessario farsi le ossa prima in altri generi e tra tante esperienze “minori” per poter dare il meglio in età più matura, almeno per noi è stato così. Siamo partiti come band black/death metal, sempre in senso melodico e differente dalla massa, con voglia di sperimentare nei confini dello stesso genere (“Dominium Noctis”, “Haereticus” e “Ways of Descention”) ed i risultati di critica e pubblica furono, eccettuati isolati casi, davvero buoni. Tuttavia sentivo che non stavamo sfruttando con piena libertà e coraggio il nostro potenziale, forse per paura, non so… eravamo una band discreta, con buone composizioni all’attivo, ma il meglio doveva arrivare… in effetti il nostro background musicale è pieno di heavy metal, dark rock, gothic e death melodico, per cui mi son detto “è tempo di azzardare”, chi non rischia non ottiene nulla dalla vita. “Inferno” mi ha fatto tremare prima della pubblicazione, ma dopo è stata un’esplosione di affetto e stima da parte di tutti, le parole dei testi di “A Satana”, “Chiesa Nera”, “Buried in the dark abyss”, “Voices of dead souls” e delle altre canzoni, accompagnate da una musica diretta, potente e melodica, hanno segnato per sempre il nostro nome nel metal italiano, le vendite sono continue (pur nei limiti del tempo storico che viviamo) e i numeri sul web impressionanti per una band come noi, che gode oramai di un vasto seguito. Il video “A Satana”, il nostro pezzo più noto, è quasi a 24.000 visualizzazioni reali, verificate. E tutto è partito dal nostro umilissimo canale, non da una piattaforma come ad esempio “BlankTV”, il che fa comprendere la reale portata del fenomeno. Per una band underground sono numeri notevoli. Come le migliaia di fans in tutto il globo che ci supportano con una costanza commovente. L’Italia deve esserne fiera.
“Necrogod” ha confermato e migliorato quanto fatto sul precedente lavoro, spingendo un po’ l’acceleratore sul metal e sul groove generale, in una atmosfera davvero unica ed esotica visti i temi trattati nei testi e in musica. “Ecnephias” è il punto di arrivo di un percorso, un album che ci rende davvero felici sotto ogni profilo. Non abbiamo più paura di nulla, la nostra personalità è fuori al massimo. Ma punto di arrivo significa per me della “seconda fase” della band, il meglio per me deve sempre arrivare e non ti nego che ho già scritto nuovi brani per il futuro. I nostri ultimi tre albums sono il nostro meglio, la carta d’identità più completa, senza rinnegare il passato.
“Ecnephias” chiude la trilogia di Thelema: ce ne vuoi parlare mettendo in luce le differenze e le similitudini con i precedenti due album?
E’ un susseguirsi di tre albums uniti dal fascino per il mondo occulto di Crowley, della psicologia di Jung e della poesia di autori come Pessoa, Pavese ed altri, dei testi sulla magia, l’inconscio, la sessualità, la conoscenza e l’esperienza reale e spirituale dell’esistenza nel confronto con temi etici e volontà individuale. Musicalmente “Inferno” è diretto, di immediata presa, potente nel suo essere semplice e incisivo, con molti refrains indovinati e un’atmosfera suggestiva. “Necrogod” è complesso, più elaborato e tecnico, ma non meno fascinoso, il concept sulle religioni e sui culti del sud del mondo è stato decisivo per la riuscita di tutto il lavoro nel suo complesso. “Ecnephias” è uno scrigno che contiene un po’ di tutto, in un grado mai raggiunto prima, a livello tecnico, compositivo, di interpretazione e convinzione nei propri mezzi. E’ heavy, dark, gothic, melodico… spesso malinconico ma anche potente, ancora una volta “metal” ma alla nostra maniera. Riflette un periodo di rabbia, paure, voglia di cambiamento, ricerca, introspezione. E’ una storia di vita legata alla Via della Mano Sinistra, che si dirama tra luoghi fisici ed onirici. Ricorda molto la serie televisiva di Twin Peaks. Ma con un animo “mediterraneo” e poco nordico. Ecnephias è “Mediterraneo” in ogni senso.
In fase di recensione ho sottolineato quanto sia importante, e dannatamente riuscita, la ricerca melodica nella vostra musica: cosa è, dunque, la melodia? Quanto è importante in un contesto comunque estremo come quello in cui si muovono gli Ecnephias?
Non c’è musica senza melodia. E’ come dipingere senza colori. Alla fine le canzoni che rimangono nella storia sono quelle che canti quando cammini per strada, che si ficcano nella testa e non se ne vanno più, che ti emozionano. Detto questo la melodia per noi è essenziale, ma importante è anche essere potenti, incisivi, “rock” nel senso profondo. Siamo pur sempre una band estrema, il growl è presente in ogni album, come la doppia cassa e certi riffs di stile black/death. E’ palese però che ormai preferiamo i mid tempos e una composizione più razionale e quadrata. Più heavy insomma. D’altronde i Tiamat, i Paradise Lost, i Moonspell e forse anche i Rotting Christ hanno dato il meglio seguendo questo istinto, a mio parere.
Da cosa deriva la scelta di non dare un titolo al nuovo album? O meglio, perché solo la parola “Ecnephias” sulla copertina?
Proprio perché esso rappresenta tutti i nostri stati d’animo ed è così vario da risultare il “nostro” album più completo. Pensa al pezzo “Nia nia nia”, sembra di riascoltare il nostro primo demo, nel pezzo “Lost love ballad”, solo con l’esperienza e la professionalità di oggi.
Come da tradizione, sia a livello testuale che visivo, l’album è pieno di riferimenti esoterici. Quanto è importante per te questo elemento e quanto influenza il Mancan musicista e il Mancan uomo?
L’esoterismo ti permette di fuggire dalla realtà. Io sono, come tanti rockers e metalheads, un “disadattato”. Ho difficoltà a vivere il mio tempo, ho difficoltà ad abbracciare il politicamente corretto, la banalità, avere rapporti con gente di scarso valore che purtroppo comanda questo Stato infame. Io sono un fantasioso e un eclettico, ho il mio mondo, i miei cari amici, i miei films, fumetti, libri e sono geloso di ciò. E’ un “magic circle”; occulto e inconscio non significa necessariamente officiare riti e sacrifici, no… è una inclinazione intima, è approfondimento di tematiche di genere con costanza e spirito forte… non è facile vedere i tuoi fantasmi e i tuoi demoni ma bisogna pure provarci per migliorare, per fare il salto di qualità. Ci sono diversi modi di vivere. Io sono incline all’amore per il bizzarro, amo il “circo”, l’eccentrico, l’estremo.
Dopo “Necrogod”, che era cantato completamente in inglese, siete tornati ad inserire la lingua italiana nei vostri brani. Da cosa deriva questa scelta? Quale differenza fondamentale vedi tra inglese ed italiano relativamente alle vostre composizioni?
L’italiano mi da più energia quando canto, è la mia lingua. Ma per farmi capire dagli amici all’estero non posso esagerare, per questo un equilibrio tra le due lingue pare opportuno. E’ un tocco “esotico” che crea un interesse maggiore. Però l’inglese è la prima lingua del rock!
Rimanendo in ambito linguistico sarei curioso di sapere da dove deriva un pezzo come “Nia Nia Nia” e come lo vedi nell’economia dell’album intero.
Qualche influenza folk (in senso meridionale e non nordico come va tanto di moda tra gli “emulatori”) non è mai mancata nel nostro sangue, come dicevo prima (il primo demo e il debut album sono un esempio). E’ un capitolo un po’ isolato nell’economia dell’album, come dici tu, ma ha un senso nel concept generale, è la parte in cui il protagonista torna alla sua infanzia magica, penso che tutti noi abbiamo dei ricordi magici di quando eravamo bambini, nella felicità o nel terrore. E’ una ninna nanna che contiene la minaccia ma anche la speranza.
Ti indico tre parole: Dark, Gothic, Death. Me ne dai una tua visione? Quale è il peso di ciascun elemento nella vostra miscela sonora?
Dark mi fa pensare a Christian Death, Cure e bands similari. Gothic mi fa pensare a Paradise Lost (non agli Him che personalmente non adoro) e alle bands degli anni ’90 che hanno fatto scuola. Death (Metal) per me sono i Morbid Angel, gli Obituary ma anche i vecchi Dark Tranquillity, In Flames, Edge of Sanity…è un campo vario e unico nel nostro genere. Io cerco di amalgamare al meglio queste influenze nella nostra proposta. Magari non inventiamo nulla di nuovo ma nel complesso ci mettiamo una forte impronta e una energia assolutamente nuova e singolare. Attualmente siamo poco death metal e molto dark-heavy metal. La voce però è il tratto d’unione con il metal estremo. Se pensi all’album “A dead poem” dei RC capisci cosa intendo.
Quanto conta per gli Ecnephias la forma canzone e la tecnica strumentale tesa a crearla?
La tecnica per noi conta ma in relazione alla riuscita del brano, non per fare inutile sfoggio di virtuosismo. Abbiamo delle note positive per quanto concerne soli di chitarra, parti di tastiera e pianoforte, voci e sezione ritmica, ma nulla di accostabile al virtuosismo, non siamo dei virtuosi ma musicisti degni, con esperienza e personalità. Studiamo sempre, appena possibile. Ci sono bands anche in Italia che stimiamo moltissimo in quanto a tecnica (penso a Sadist ad esempio). E singoli musicisti davanti ai quali togliamo il cappello. Non sempre però chi è ultratecnico sa fare una buona canzone, e questo è un punto fondamentale da valutare.
C’è qualcosa nel vostro passato, o anche nel vostro presente, che ti piacerebbe cambiare o fare in modo diverso?
Nel presente della Trilogia citata direi nulla, sono ampiamente soddisfatto. Precedentemente, pur fra tante buone cose, si avverte il periodo di transizione, di non completa maturità. Certi pezzi sono poco “ragionati” e molto istintivi, cosa che molti kids pure preferiscono nel genere. Io sono alla ricerca della perfezione. Ma pensaci, senza errori e senza rimettersi in gioco non puoi arrivare a dare il meglio, quindi bisogna amare e rispettare anche il passato, nei pregi e nei difetti, è il nostro cammino.
Che rapporto hai con la “scena” italiana, sia musicale sia di opinione, ammesso che davvero si possa parlare di scena?
Siamo amici di molte bands, siamo in ottimi rapporti molti acts italiani. Con alcuni invece c’è qualche problema. Io sono davvero una persona cortese e gentile, a volte mi faccio da parte per un amico, un favore o un supporto a qualcuno; ma se mi fanno un torto non rimango silenzioso. Non sono così bravo a fare l’ipocrita buonista e non sarebbe coerente con me medesimo. Nessuno ti regala niente e ciò che si ottiene è frutto di sacrifici e sudore e va difeso. Se ci sono ragioni valide, ovviamente. C’è un punto che è un po’ uno spartiacque tra chi ci segue e chi ci osteggia: la personalità. Noi abbiamo sempre omaggiato tutti, usato cortesia e gentilezza (spesso io regalo albums, magliette, merch alle altre bands, mantengo i buoni rapporti con tutti), ma quando qualcuno ci ha messo il bastone tra le ruote, non ci ha dato il giusto riconoscimento o ci ha criticato andando “oltre” la musica, per pregiudizio o per antipatia, per il “provincialismo” tipicamente italiano, non abbiamo frenato il nostro carattere passionale. Non si può far finta di nulla, la pace è una conquista se ci sono le condizioni e il rispetto altrimenti ognuno al suo posto. D’altronde non siamo tutti uguali. Siamo forse un po’ troppo “latini” in questo, il fuoco nel sangue è molto intenso, ma non si scalda mai per capricci, soltanto per reazione. Noi lottiamo di continuo per farci spazio, non basta la musica fatta bene o male, ma come capirai ci sono tanti gruppi, amici, associazioni, promoters, agenzie che tutelano la band “locale” o “amica”, i gruppetti “locali” in danno del bene comune “nazionale” che non dovrebbe fare differenze tra nord, sud, regioni e città. Ma è una guerra durissima da vincere. Noi siamo sopra le parti, magari chi è molto seguito nella città X fuori è un perfetto anonimo. Ecco noi siamo ovunque, a differenza di altri, abbiamo i nostri fedelissimi dappertutto. Le migliori soddisfazioni per noi vengono dagli esperti del settore (riviste, zines), dai fans italiani più aperti e intelligenti, dall’estero. Ci sono troppe cose che non vanno qui da noi e anche se è banale dirlo, detto da me che sono sulla scena da tantissimi anni non credo lo sia: l’invidia è una brutta bestia. Ma è anche misura della propria forza, per cui, beata sia la “loro” invidia! Loro crepassero d’invidia, noi siamo qui con i nostri piccoli, grandi successi che nessuno mai potrà cancellare. Le loro lingue marciranno, ma i nostri albums sono e saranno per sempre sugli scaffali di chi ci ama, e sono tanti. Amen. Ti racconto un particolare. Tempo fa ho scritto una mail di saluto e congratulazioni a una band che stimo (stimavo), ovviamente italiana. Non solo non ho ricevuto una risposta (segno di maleducazione e cafonaggine) ma addirittura mi hanno riferito successivamente di alcune meschine azioni in nostro danno senza alcuna ragione plausibile; come dire: tu offri una rosa e ricevi una pugnalata. Questo accade da noi, io lo denuncio pubblicamente senza problemi. Magari questi signori si sentono o si reputano superiori, per non so quale merito particolare. Va bene così, l’importante è crederci. In realtà con questi atteggiamenti (tipici soprattutto nella scena black metal) non fanno altro che confermare la loro debolezza. E si creano pure molti nemici attorno. Cambiamo argomento, sono cose risapute. La volpe e l’uva eterna del metal. Poi ci può stare, ci mancherebbe, che uno ci tiene in antipatia o non ci apprezza, ma la cortesia è ben altro campo.
Gli Ecnephias sono una band metal italiana. Del Sud. Quanto è difficile esserlo? Oppure è un tratto distintivo?
Assolutamente un tratto distintivo senza cui la nostra musica non sarebbe apprezzata per quella che è. E’ difficile solo in senso logistico, ma senza esagerare: ci sono aeroporti ovunque, treni e navi…. se ci chiamano noi partiamo, attacchiamo il jack e suoniamo! Amiamo il nostro sud della buona cucina, del mare, delle montagne dell’appennino, della filosofia e dell’arte. Non a caso la nostra Matera dopo decenni di buio è Capitale della cultura. Il tempo è galantuomo.
Chi sono gli Ecnephias senza gli strumenti in mano?
Persone normalissime, simpatiche (dicono), molto “alla mano”, passionali, a volte burbere. Alcuni di noi sono professionisti, laureati, altri sono tecnici competenti in un determinato settore. Tutti con la passione per l’heavy metal, lo stare assieme e le cose che fanno stare bene (amicizia, condivisione, arte, viaggi). Alcuni di noi hanno famiglia e figli, altri sono fidanzati e single. Nessun vizio o depravazione particolare tranne il bere, il sesso e poco altro.
Per chiudere: come promuoverete l’album e quali sono i vostri progetti futuri?
La My Kingdom Music sta facendo un ottimo lavoro promozionale e siamo in buone mani ancora una volta, forse meglio che in passato, con maggiore fede e convinzione. Il futuro dipende da alcune offerte che valuteremo assieme, fare un tour oggi ci è possibile e alla grande, ma le condizioni spesso sono grottesche e noi siamo poco malleabili.
Le ultime parole famose.
Anzitutto ti ringrazio per la cortesia e le tue parole, siamo onorati di questo spazio. Mi ha fatto piacere rispondere a tutte le domande, spero di aver parlato degnamente e di aver mostrato a nudo la nostra band a chi non ci conosce. Comprate il nostro album se potete, è fondamentale supportare concretamente il lavoro dei musicisti che hanno spese e impegni davvero notevoli. Ad ogni modo noi ringraziamo tutti, anche chi scarica da buon pirata e continua a far sentire il proprio calore nei confronti della nostra musica. I tempi sono duri per tutti. Grazie a tutti e non abbassate mai la guardia! Orgoglio Latino!
Intervista a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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