'Easy Meat' è il titolo del nuovo incendiario lavoro dei Napalm Death e si riferisce alla poltiglia di carne umana che perì intrappolata dentro a una fabbrica collassata in Bangladesh, dove gli operai lavoravano come schiavi senza alcuna norma di sicurezza. Una metafora per parlare di 'Apex Predator', il nuovo ordine mondiale di predatori che stanno riducendo i popoli ad una nuova forma di sottomissione.
Birmingham non è solo il luogo che diede i natali ai Black Sabbath. E' una città ex-industriale del West Midlands che ha conosciuto una notevole conversione strutturale, la quale però non l'ha riscattata del tutto dai suoi trascorsi di working-town.
Qui il tetto dell'indigenza dei blue-collar rimasti senza lavoro, sempre meno protetti da un welfare reso più sottile dalle politiche neo-liberiste dalla Thatcher in poi, raggiunge picchi non conosciuti in altre parti dell'Inghilterra.
Non è un caso che la reazione violenta a tale disagio abbia partorito una band estrema e borderline come i Napalm Death che, nei più di trent'anni di attività, non ha visto che l'esasperarsi del conflitto sociale e il suggellarsi delle sue teorie antagoniste sulle nuove forme di schiavitù. Ce ne parla, con un'arguzia e una cognizione di causa che pochi hanno, il cantante
Mark Greenway, chiamato amorevolmente '
Barney Rubble' e poi solamente '
Barney' per la sua tendenza ad ubriacarsi e a rotolare addosso ad ogni cosa sul suo cammino, frantumandola. I Napalm Death hanno la forza d'urto di una generazione che ha ancora conosciuto le lotte ideali. Poi c'è stato l'oblio, il conformismo imperante che anche musicalmente ha divorato e metabolizzato ogni rigurgito di dissenso. Tuttavia per Barney e soci ciò non ha fatto che buttare benzina sul fuoco, portandoli ad esasperare i toni. Ed infatti mai album è stato più delirante di '
Apex Preator-Easy Meat', un compendio di pezzi deraglianti incitanti alla ribellione e votati all'esplosione.
Il gruppo è ora pronto a tornare on the road per tutto il 2015 anche se Barney non ama tantissimo starsene in tour:
“Stare in giro a suonare dal vivo è parte di questo mestiere, e devo ammettere che lo scambio di energia con l'audience è sempre esilarante, ma io preferisco di più stare dietro alle scene che sul palco. Quando non lavoro ai dischi dei Napalm Death partecipo alla produzione di album altrui e scrivo canzoni, ma non solo. Sono un lettore fanatico e quando sono in tour ammazzo i tempi morti divorando libri, soprattutto saggi di matrice socio-politica.
Sono molto interessato al crollo dei regimi comunisti che gravitavano intono all'ex URSS, quindi mi puoi trovare con in mano un trattato sullo stato attuale della Bulgaria o sulla psicologia sociale che sostiene ancora il regime Nord-coreano.
Poi, quando mi trovo in un aeroporto, faccio incetta di ogni genere di riviste. Sono onnivoro. Fosse per me il collasso dell'editoria non esisterebbe affatto.”
Considerando la crisi del settore editoriale come sistemica e rappresentativa del crollo di un intero modo di fruire la cultura, oltre che del vecchio schema di organizzazione del mondo del lavoro, c'è da chiedersi se nella visione di Mr. Greenway, non sarebbe stato meglio fare parte dell'Unione Sovietica invece che della NATO.
“Il vero comunismo, quello allo stato puro, non è mai esistito. Quei Paesi sono stati dei regimi meramente dittatoriali o totalitari, organizzati intorno ad una oligarchia élitaria che viveva di privilegi affamando il popolo.
Ora è crollato anche il baluardo cubano e l'ultima roccaforte rossa resta la Corea del Nord, che vive in una sorta di anacronismo storico.
Riguardo la Cina, onestamente non so fino a quando riuscirà ad alimentare il suo sviluppo economico a discapito dei diritti umani. I cinesi incominciano a ribellarsi.”
Pensandola a questo modo, non è eclatante per il cantante dei Napalm Death abitare nell'Inghilterra di David Cameron, che gira le spalle al walfare e all'Unione Europea, che dice basta all'immigrazione e fa il gioco delle multinazionali, anche se in patria Barney è in grado di manifestare il suo pensiero anti-establishment senza correre il rischio di finire in carcere.
“Viviamo tutti dentro a un tritacarne dove i cittadini hanno sempre più doveri e meno diritti. La tassazione aumenta ed i servizi diminuiscono. Negli UK stanno privatizzando tutti i servizi pubblici, lasciando settori fondamentali come la sanità o il trasporto pubblico alla mercé di capitalisti senza scrupoli che pensano solo al loro profitto.
Siamo arrivati a dei livelli che neppure Margaret Thatcher si sarebbe sognata.
Eticamente questa cosa fa schifo, ma purtroppo l'etica e la moralità sono completamente scomparse fagocitate dal must del guadagno privato e personale. Se non facessi parte di una band estrema e a suo modo eversiva come i Napalm Death, sicuramente entrerei a farci parte ora. Mai come adesso il mondo ha bisogno di un pensiero dissenziente e di una musica scomoda ed urticante in grado di creare un trauma che risvegli le menti ipnotizzate dal brain-washing mediatico e dal torpore, perché siamo giunti a una nuova forma subdola ed ovattata di schiavitù”.
La musica dei Napalm Death non offre risposte o soluzioni, non vuole nutrirsi di slogan o sostituirsi ad un pensiero politico strutturato. Essa mira solo a scioccare e a far riflettere sulla manipolazione subdola atta a creare sempre più sperequazione e diseguaglianze.
“Siamo tutti diventati carne trita, '
Easy Meat', nella fauci di predatori mascherati da agnelli. In Inghilterra sempre più persone per mangiare devono ricorrere alle organizzazioni caritatevoli perché non hanno sufficiente sostentamento economico, e stiamo parlando di bisogni primari.
Stiamo scivolando in un epoca pre-Rivoluzione Industriale, dove le lotte per i diritti dei lavoratori sono state totalmente disinnescate dall'interno. E' un piano diabolico gestito da pochi a livello planetario.”
'Apex Predator-Easy Meat', pur non potendo cambiare la realtà dei fatti, offre brani brutali e vituperanti, intrisi da un terrorismo sonoro d'assalto, infarciti da una ferocia violenta e selvaggia, che portano l'ascoltatore sull'orlo del collasso nervoso.
“La gente deve resistere e sviluppare il senso della battaglia, perché qui c'è una guerra in corso, silente e sotterranea, anche se pochi se ne sono resi conto.
La strategia del 'divide et impera' che era stata usata al tempo del colonialismo per soggiogare i popoli delle colonie, viene utilizzata ora nelle nostre società avanzate.
Si crea un tale stato di bisogno da sviluppare una guerra tra i poveri. In Inghilterra la working-class indigente vota a destra perché vede negli immigrati i principali nemici, ragione del suo progressivo impoverimento e della mancanza di lavoro. Esiste il risveglio di un revanscismo di bassa leva ovunque. Fino a che ci si incolpa tra topi, i gatti ballano”.
Se pensiamo che un album come 'From Enslavement To Obliteration' risale al 1988, che 'Fear, Emptiness and Despair' porta data 1994 e che 'Time Waits for No Slave' è del 2009, comprendiamo come l'intera storia dei Napalm Death sia una storia di lotta antagonista, anche all'interno del music business (vedi 'Enemy of the Music Business' del 2000). Precisa Mark:
“Sinceramente la nostra band, essendo sempre stata di nicchia, non ha risentito gran che della crisi del settore discografico. Semmai il web ha veicolato il nostro messaggio scomodo senza censure, e ciò per noi è stato un vantaggio.
Non vendiamo più dischi, ma neanche di meno. Per noi è importante che ciò che vogliamo dire venga recepito sempre da un maggior numero di persone e in questo senso la rete ha scavalcato delle barriere. I nostri show dal vivo sono sold-out e i kids sempre motivati e pieni entusiasmo.”
Il ricambio generazionale non ha intaccato la fama del gruppo inglese che ha attraversato circa tre decadi, piuttosto ne ha consolidato un'audience composta oramai da padri e figli.
“Spesso le persone si avvicinano a noi perché attratti dalla violenza brutale del nostro suono, che si pone come valvola di sfogo per rabbia e tensioni profonde.
Non è una questione di età, perché ogni generazione ha le sue ansie e frustrazioni. Pochi capiscono a fondo il significato dei testi, ma se anche uno su cento lo fa, per noi è già un successo.
Esisterà uno schiavo in meno su questo pianeta. Intravedo di nuovo i segnali storici che diedero vita alla Repubblica di Weimar.
Hitler era un uomo folle ma intelligente, si è insinuato nella coscienza della gente in sordina in modo da non provocare una reazione del sistema immunitario sociale. Così ha preso il potere, attraverso una sorta di consenso manipolato dall'interno del connettivo della società.”
Il Bangladesh, il cui fattaccio accaduto in una fabbrica tessile dove sono morti come insetti un sacco di operai senza diritti che lavoravano per i marchi di moda Occidentali, è solo uno dei tanti esempi di come pochi stiano arricchendosi a discapito dei più.
Purtroppo in quei luoghi la musica dei
Napalm Death è pressoché sconosciuta, altrimenti la popolazione potrebbe magari svicolarsi, almeno mentalmente, da una vita miserabile e controllata; o forse semplicemente il verbo di
Greenway verrebbe bandito come pericoloso e messo fuori legge.
In fondo è il destino dei guerriglieri della giustizia quello di essere perseguitati, anche se per ora i Napalm Death vengono considerati ancora troppo outsider e marginali, per cui innocui. Anche certi virus lo sono, fino a che non trovano il tempo e l'ambiente adatto per scoppiare in epidemie senza più via di ritorno.
FACT
Nel 1996, dopo l'uscita dell'album 'Diatribes', Mark Greenway venne cacciato dalla band a causa dei sui problemi di alcolismo, spingendolo verso gli Extreme Noise Terror.JUST HUMAN MEAT
La tragedia del Rana Plaza che ha ispirato il nuovo disco dei Napalm Death è senza dubbio il più grave incidente mortale avvenuto in una fabbrica tessile nella storia, così come il più letale cedimento strutturale accidentale nella storia umana moderna.
Erano le 8.45 del 24 aprile 2013 quando questo imponente edificio commerciale di otto piani a Savar, un sub distretto di Decca, la capitale del Bangladesh, ospitante una serie di fabbriche di abbigliamento operanti per grandi marchi tra i quali Benetton, Adler Modermarkte, Auchan, Ascena Retail, Cato Fashions...si accartoccia su se stesso e sulle oltre 3.000 persone impiegate nella struttura.
Le operazioni di soccorso durano sino al 13 maggio ed alla fine i numeri saranno impietosi: 1.129 operai morti e 2.515 feriti. La beffa atroce, immancabile in tragedie di queste proporzioni, è data dal fatto che il giorno prima del crollo alcuni ispettori avendo rilevato preoccupanti crepe nella struttura ne avevano chiesto l'evacuzione, richiesta non accolta dalle fabbriche poste ai piani superiori, che non solo dichiararono sicuro l'edificio, ma minacciarono addirittura i lavoratori di trattenere un mese di stipendio se non fossero tornati al lavoro, un salario che comunque non superava i 38 euro mensili.
Beffa nella beffa, la scoperta che i quattro piani superiori furono costruiti senza permesso e che l'edificio non era stato progettato per ospitare fabbriche ospitanti macchinari pesanti ma solo negozi e uffici. Comprensibili le insurrezioni dei lavoratori tessili nelle zone industriali di Decca nei giorni seguenti la tragedia, con imponenti proteste nel giorno della Festa del Lavoro per chiedere condizioni di lavoro più sicure e la pena di morte per il proprietario del Rana Plaza.
Proteste che arrivarono a portare tragedia su tragedia, con la polizia che il 5 giugno arrivò ad aprire il fuoco su centinaia di ex lavoratori e di parenti delle vittime del crollo, che protestavano per chiedere gli arretrati e i risarcimenti promessi dal governo e dall'associazione dei produttori. Lo scorso mese di marzo l'Alta Corte ha concesso al proprietario dello stabilimento, Sohel Rana, una cauzione di sei mesi, che non gli è comunque valsa la libertà.