Gus G: il lato moderno e hard rock di un artista rivoluzionario

Info

Gruppo:Gus G.

Gus G è certamente uno di quei pochi artisti odierni abili nel rinnovarsi, ad ogni nuovo corso, in un ambiente musicale ormai privo di idee e innovazione. La prova schiacciante arriva con questo secondo capitolo della sua carriera solista, "Brand New Revolution", un album che dà l'ennesima conferma del potenziale e del suo estremo, fantastico talento. A distanza di qualche mese dalla sua ultima visita in Italia, noi di MH Italia abbiamo avuto modo di parlare con questo grande musicista, il quale orgogliosamente ci svela la nascita di questo nuovo, strabiliante secondo lavoro.

Ciao Gus. Innanzitutto ben ritrovato su Metal Hammer Italia. Come stai?
Sto bene, ti ringrazio!
A distanza di un anno, ecco che ci troviamo per le mani un secondo album, “Brand New Revolution”. Cosa ti ha spinto a pubblicare l’album ad un solo anno di distanza dal precedente?
Avevo i brani, per cui mi sono detto: “Perché no?”. A dire il vero, avevo lavorato a 5 o 6 brani insieme a Jacob Bunton poco dopo aver completato la lavorazione sul mio primo album solista e ad Ottobre 2014 abbiamo avuto i nostri primi show negli States. Subito dopo, il mio co-produttore Jay Ruston mi ha suggerito di portare la band in uno studio di registrazione a Los Angeles e abbiamo registrato dal vivo alcune nuove demo insieme a Jacob. Ho passato 3 giorni in uno studio e ho registrato sei tracce. Abbiamo tenuto le parti di batteria e di basso e successivamente ho sovra inciso le chitarre. Il punto era che in quel momento avevo già la metà dell’album completata e registrata prima della fine del 2014. Sono tornato in Grecia e, un paio di mesi più tardi, ho registrato altre sei nuove tracce ed ecco qui il risultato.
Perché hai scelto proprio “Brand New Revolution” come titolo di questo secondo album?
A dire il vero, “Brand New Revolution” è stato scritto nel 2013, proprio durante le fasi finali del missaggio del mio primo album solista. Volevo tornare sui miei passi e registrare questa nuova release a dovere. Volevo includere il brano in “I Am The Fire”, ma l’etichetta ha creduto che ci fosse già abbastanza materiale valido per quel disco, così ho pensato di tenerlo buono per il capitolo successivo. Questo disco ha un titolo forte e mi ha fornito la direzione da intraprendere per questo secondo lavoro e, in aggiunta, ha un gran bel titolo!

Immagine
Questo secondo album è una sorta di continuazione di “I Am The Fire”, anche se suona forse un po’ più pesante pur sempre rimanendo in quel filone hard rock moderno che caratterizzava anche il precedente lavoro. Cosa ci puoi dire del processo di creazione?
L’album è stato registrato in grande parte dal vivo in una stanza e questa volta abbiamo catturato un’energia diversa. Abbiamo dato all’album un’atmosfera più essenziale, grezza, molto rock n roll. Il materiale era più heavy, c’erano più riff sparsi qua e là.
Anche per quest’album hai chiamato a raccolta personaggi illustri, alcuni dei quali già presenti nel debut album. La volta scorsa ci avevi confermato che alcuni di essi ti erano stati suggeriti dal tuo produttore Jay Ruston. Come sono andate le cose questa volta? Tra i personaggi scelti, ce ne era qualcuno che avresti voluto avere nel disco ma che, purtroppo, non sei riuscito ad includere a causa degli impegni ecc…?
Niente affatto. Quelle sono persone che in qualche modo mi sono vicine e con le quali riesco a scrivere molto bene. Questo discorso si applica per Mats Leven, Jeff Scott Soto e Jacob Bunton. L’unica persona con la quale avrei veramente voluto lavorare questa volta era Elize Ryd e fortunatamente sono riuscita ad averla nella squadra.
Curiosa è stata, invece, la scelta di includere nel cd la partecipazione di Elize Ryd degli Amaranthe in “What Lies Below”. Cosa puoi dirci di questa collaborazione? Presumo che anche tu sia un fan di questa cantante svedese…

Sì, sono un suo grande fan. Adoro la sua voce e trovo che Elize sia una performer molto carismatica. Ho scritto il brano con un produttore di Los Angeles, Mat Dauzat. Ho avuto la sensazione che sarebbe stato bello se avessimo avuto Elize come ospite. Ho avuto modo di contattarla tramite un amico comune e le ho inviato la traccia. Lei l’ha adorata e voleva prendere parte al brano.

Immagine
Come da tradizione, non potevano mancare alcune tracce completamente strumentali, come “The Quest”, che fa da apripista al disco. Quali sono gli artisti che ti hanno accompagnato in questo secondo capitolo discografico? La volta scorsa mi accennavi al lavoro fatto con Billy Sheehan e David Ellefson…

Johan Nunez suona la batteria in tutto l’album, mentre Marty O Brien (Lita Ford) suona il basso in cinque tracce del disco. Per quanto riguarda me, ho suonato il basso per la parte restante dell’album, inclusa la canzone intitolata “The Quest”.
Come anticipazione del disco, hai rilasciato in anteprima il lyric video del brano “Burn”. Anche questa volta promuoverai l’album pubblicando alcuni video? Se sì, stai già girando qualcosa?
Abbiamo già realizzato il video per la titletrack, “Brand New Revolution”, e al momento stiamo lavorando sul second video con Elize, per cui sì, hai ragione!
A febbraio, come ben ricorderai, hai suonato in Italia per tre appuntamenti esclusivi. Come già sai, io ero a Modena poiché ci siamo incontrati al termine dello show… ma la cosa che mi ha colpito è l’energia che scaturiva come nulla fosse dal palco. Cosa ti ricordi, ad esempio, dello show che hai tenuto a Modena?
È stato fantastico! Mi sono divertito moltissimo durante il mio ultimo tour in Italia, in realtà quelli sono stati i miei primi show in veste di artista solista in Italia. È stata un’esperienza indimenticabile e non vedo l’ora di rifarla!

Immagine
In quel tour ti hanno accompagnato i nostrani Arthemis. So che sei molto amico di Andrea Martongelli, il chitarrista della band. Cosa ci puoi dire del gruppo? Cosa ne pensi dei ragazzi?
Gli Arthemis sono stati grandiosi, mi piace moltissimo la band, i ragazzi suonano alla grande e sono sempre positivi! Conosco Andrea da molti anni, quando militava nei Power Quest. La band ha avuto modo di andare in tour con i Firewind e gli Angra. Ho portato con me gli Arthemis durante tutto il tour europeo nei primi mesi di quest’anno e una cosa che mi ha veramente sorpreso è stata la loro etica del lavoro. Tutti loro si alzavano molto presto al mattino e ognuno di loro aveva il rispettivo lavoro di cui occuparsi. Nessuno si è dimostrato pigro, tutti quanti avevano la propria chiara visione di dove volevano essere e cosa volevano raggiungere. È una cosa così rara oggigiorno. Ci sono un sacco di artisti di talento là fori, ma ce ne sono pochi che si prefissano degli obiettivi e lavorano sodo per poterli raggiungere; inoltre, questi ragazzi sono divertenti!
Un’altra cosa che ha sicuramente catturato l’attenzione è la partecipazione del grandissimo Henning Basse. Come è ricaduta la scelta su di lui? È stato difficile per Henning interpretare le parti che in “I Am The Fire” erano state affidate a Mats Leven, per esempio?
Henning non sembra aver alcun tipo di problema quando gli offri qualcosa da cantare! Il ragazzo è fenomenale! La tonalità o lo stile non sono mai stati un problema, riesce ad adattarsi a qualsiasi cosa. Pochissimi cantanti riescono a farlo! Conosco Henning dal 2007, da quando ha aiutato i Firewind durante il tour, quando la band era stata abbandonata dal cantante. Henning ci ha salvati. Ci siamo rimessi in contatto l’anno scorso e dato che Mats Leven è occupato con i Candlemass e la sua famiglia, a volte mi ritrovo a chiedere ad altra gente di subentrare. Henning sembrava la persona giusta per questo ruolo.
Vorrei farti una domanda in merito ai Firewind. Sappiamo che al momento la band è in pausa, anche se recentemente in un’intervista hai dichiarato di voler raggiungere un obiettivo entro il 2016. Di quale obiettivo si tratta? Vi rivedremo presto in azione?
A dire il vero, ci riuniremo in occasione del 70000 Tons Of Metal a Febbraio, quello sarà il nostro primo show in quasi 3 anni di assenza. Vedremo come andranno le cose e forse avremo modo di proporre altri show. Quando si parla di show futuri, i Firewind diventano una band più eclettica, versatile, forse faremo pochi festival ogni anno, o forse ogni due anni. Non riesco a vedere i Firewind andare in tour senza tregua come facevamo in passato. Certamente non bisogna mai dire mai ma quando si tratta di una band come i Firewind bisognerebbe suonare pochi ma grandi show e tirarne fuori un grande evento.

Immagine
Ok, ora vorrei farti una domanda inerente ad alcune “polemiche” che sono sorte di recente, quindi vorrei avere un tuo punto di vista sulla situazione attuale del panorama musicale. Forse l’avrai letto da qualche parte, ma alcuni personaggi del music biz come Till Lindemann e Gene Simmons hanno dichiarato che la musica sta morendo. Lo stesso bassista dei Kiss già in passato aveva detto che il rock era morto e recentemente ha affermato che i fan stanno uccidendo i prossimi The Beatles, in parte a causa del download digitale che non aiuta le vendite dei dischi e, di conseguenza, la situazione in sé uccide la musica. Tu cosa ne pensi?

Capisco dove Gene volesse arrivare con quel discorso. Credo che le persone siano diventate troppo permalose su argomenti del genere e prendono tutto troppo seriamente. Io interpreto la questione in questo modo, credo che i suoi commenti si riferissero al business degli anni ’70 e ’80, il business che lui conosceva in quel periodo ora è morto e quello odierno è così diverso. Ha ragione su questo, nessuno vende più milioni di dischi come si faceva in passato, questo è un dato di fatto. Personalmente, credo che la gente dia per scontata la musica. Ora la puoi ascoltare in streaming e la cosa è legale. I musicisti percepiscono pochissimo denaro da tutto ciò, se non addirittura quasi nulla! Certo è che ci sono ancora moltissimi fan là fuori che investono i propri soldi negli artisti che adorano e comprano ancora i dischi, i biglietti dei concerti, il merchandise e mostrano il proprio supporto, anche se probabilmente alle masse non frega assolutamente niente di tutto questo. Questo è triste ed è di conseguenza uno dei risultati di questo mondo “fast food” in cui viviamo. Ci sono troppe informazioni, tutto accade così velocemente e nessuno ha molta capacità di concentrazione. Ovviamente, ci sono un sacco anche moltissime band là fuori e non tutto è buono. A volte mi sento frustrato ma cerco di vedere le cose in maniera positiva, uso la tecnologia di cui disponiamo per cercare di raggiungere più persone.
Ricollegandomi alla domanda appena fatta, secondo te è possibile che possa accadere prima o poi una “brand new revolution” all’interno del panorama musicale odierno o dovremmo rassegnarci a ciò che, giustamente, afferma Gene Simmons?
Che ci crediate o meno, il testo scritto da Jacob per la titletrack dell’album è stata ispirata dai commenti di Gene Simmons e da tutta la situazione che ruota intorno all’industria musicale. Bisogna adattarsi a quel tipo di cambiamento, credo che il music business stia andando incontro a una grossa transizione. Non so dove tutto questo ci porterà, dobbiamo aspettare e vedere.
Ad avvenuta promozione, programmerai un nuovo tour per questo disco? Io stessa non vedo l’ora di rivederti in azione dopo il fantastico show di Modena!
Sì, sarò in giro per l’europa durante l’autunno in veste di special guest dei Kamelot. Faremo tappa a Milano il prossimo 8 ottobre!
Ok, direi che il tempo a mia disposizione è terminato. Io ti ringrazio di nuovo per il tuo tempo e per la tua disponibilità. Magari la prossima volta ci si abbuffa insieme di mozzarella di bufala. Come da tradizione, diamo all’intervistato la possibilità di condividere le parole finali con chi ci segue per cui… a te la parola!

Grazie a voi per questa intervista e per il vostro supporto! Amo i miei fan italiani e spero che tutti quanti possano dare un ascolto a “Brand New Revolution”. Ci vediamo a Milano!
Intervista a cura di Arianna G.

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?