Dopo nove anni di “silenzio” tornano a far parlar di sé i Mantra. Una band toscana con la quale abbiamo avuto già il piacere di fare due chiacchiere. Oggi ci troviamo con Senio Firmati, il batterista della band al quale chiediamo di rispondere a qualche domanda per toglierci un po' di curiosità
Ciao Senio, benvenuto tra le pagine di Metal Hammer. Abbiamo da poco completato l'ascolto e la recensione di “I4D”, un altro bell'album firmato Mantra. Domanda un po' banalotta, ma siete soddisfatti del lavoro effettuato?
Ciao Andrea! Per me è un piacere doppio, perché finalmente riusciamo a ritrovarci per fare due chiacchiere. Prima di tutto grazie infinite per lo spazio che avete voluto concederci e per la bella recensione; finite le formalità di rito, direi che sì, siamo soddisfatti. Non ti nego che la nascita di questo album sia stata piuttosto lunga, ma alla fine il risultato ci soddisfa in pieno. In sede di mastering abbiamo fatto impazzire un fonico che conosci bene,
Alessandro Guasconi, ma alla fine siamo giunti al risultato che avevamo in mente.
Nove anni sono davvero tanti e sappiamo che non siete rimasti con le mani in mano. Ci racconti cosa è successo nell'arco di questo lungo periodo?
Mah, quanto spazio abbiamo a disposizione?? In realtà è successo veramente di tutto… Iacopo ha spiccato il volo con i
Tygers Of Pan Tang, in quanto sono riusciti finalmente a trovare una formazione stabile che ha permesso loro di tornare in auge e di essere invitati ai maggiori festival europei da protagonisti. Hanno sfornano ottimi lavori in studio e si sono ripresi quello che meritano in sede live. In più lui è veramente impegnato a 360° tra insegnamento, tribute band, e altri progetti come i
General Stratocuster. Gianluca ha sfornato un album solista strepitoso, con ospiti come
Ricardo Confessori, Frank Gambale e Tony Franklin. Inoltre ha formato i
Silver Horses, con
Tony Martin e Andrea Castelli, l’ex bassista dei
Mantra; so che hanno venduto veramente un sacco!
Andrea Bartolini è entrato nella nostra line up nel 2007, ma non ha certo rinunciato ai suoi precedenti impegni,
Devil’s Mojito per primi. E io… Beh, io ho registrato un bell’ EP con i
Black Rain Theory, ma adesso il progetto è in un profondo stand by. Peccato, perché mi piaceva molto. Per il resto collaboro con altri artisti e insegno con orgoglio alla
Rock Factory di
Siena, una missione più che un lavoro!
Come è nato questo album? Sono idee nate durante questi anni o vi siete ritrovati con l'idea di proseguire il discorso interrotto a suo tempo?
C’era ovviamente voglia di dare continuità ad
Hate Box, un lavoro che gli addetti al lavoro hanno amato oltre ogni previsione. Purtroppo, nonostante la bontà del lavoro, abbiamo suonato poco, complice il fatto che non potevamo contare su un’etichetta. Per
I4D le cose sono quindi partite molto lentamente, spesso con me, Gianluca e Andrea in sala prove a registrare idee e con Iacopo che ci rimandava il tutto per email cantato dagli angoli d’Europa, mentre era in giro coi
Tygers of Pan Tang. Nell’ultimo anno abbiamo intensificato il lavoro, anche perché abbiamo capito che dopo i primi sondaggi, c’erano ancora etichette disposte ad investire su di noi. Ci siamo dati dei tempi, anche abbastanza stretti, ed abbiamo alzato il ritmo di marcia. Il metodo di lavoro è stato abbastanza simile, ma le dinamiche, complice la presenza di un nuovo bassista, completamente diverse.
Cosa significa il titolo dell'album “I 4 D”?
Instructions For Destruction. È un monicker che funziona!
Di cosa parlano i testi della canzoni di questo album? C'è un collegamento tra una canzone e l'altra oppure no?
Iacopo si occupa dei testi, ed è da sempre catastrofista quando scrive per i
Mantra! Non è un concept, ma come per
Hate Box c’è una linea portante. Nel precedente lavoro si trattava di eviscerare la parte peggiore dei rapporti umani… Adesso c’è una certa distanza, invece. Quello di cui parlano i pezzi lo vediamo ogni giorno sui telegiornali, lo leggiamo nei quotidiani. Le istruzioni per autodistruggerci ci sono state fornite con cura, e pare il messaggio sia arrivato in pieno. L’essere umano è una figura desolante.
Avete intenzione di portare in sede “live” le canzoni appena pubblicate? C'è qualcosa che bolle in pentola?
Certo che sì! I
Mantra sono una band live, c’è poco da fare… Purtroppo abbiamo perso la nostra prima data, quella di presentazione del disco a Siena, causa maltempo. Ma abbiamo diversi concerti in programma per autunno/inverno. Sarebbe interessante riuscire a prendere un treno come quello che furono gli
Europe a suo tempo…
(ricordiamo che nel 2005 i Mantra aprirono tutti i concerti italiani degli svedesi). Ci stiamo lavorando, ma anticiparti qualcosa sarebbe sciocco. In ogni caso, anche un piccolo club per noi va benissimo: l’importante è suonare.
Ha fatto il suo ingresso nella band un secondo chitarrista, la scelta è stata fatta per “indurire” il sound o perché avete bisogno di una seconda chitarra per i concerti?
Mario Assennato è una persona straordinaria, suona nei
Killer Queen e con
Andrea nei
Devil’s Mojito. E’ stata la scelta più naturale che potesse esserci… Ci siamo resi conto che in sede live una seconda chitarra alleggerisce Gianluca da una mole di lavoro enorme e ci offre più profondità. Il sound non aveva bisogno di essere appesantito, ma c’era comunque l’esigenza di maturare il sound dei nostri concerti. Mario è impegnatissimo, ma ci teneva ad essere dei nostri. Vediamo come evolve la situazione, noi speriamo che possa diventare una scelta definitiva.
Hai voglia di salutare i lettori di Metal Hammer?
Grazie per lo spazio che ci hai concesso, grazie a Metal Hammer per l’onore di averci ancora voluto tra le sue pagine e grazie a voi, se avrete avuto la voglia e la pazienza di leggere tutto. Non dico ai Mantra, ragazzi, ma almeno una possibilità al metal tricolore datela sempre; abbiamo musicisti e band che non meritano altro che essere supportate. E andate ai concerti, di qualsiasi tipo; personalmente ho “rubato” molto di più da band sconosciute sentite in locali minuscoli che da gruppi affermati. Un abbraccio a tutti!