Diciasette anni di pausa non sembrano aver fermato l'inarrestabile corsa dei Die Krupps. Dopo aver dato alle stampe quella piccola perla chiamata “The Machinists Of Joy”, la band teutonica torna più rinvigorita che mai e, pronta al grande ritorno nella scena industrial odierna, offre al grande pubblico una nuova, promettente release. In occasione dell'unica data italiana del combo made in Germany, abbiamo incontrato il mastermind Jurgen Engler che, in esclusiva per MH Italia, ci offre la sua visione legata a questo genere considerato da molti ormai in declino e ci racconta della nascita di questo nuovo album, “Metal Machine Music”.
A due anni dal precedente “The Machinist Of Joy”, i Die Krupps tornano con un nuovo album, “V-Metal Machine Music”. Rompiamo subito il ghiaccio partendo proprio dal titolo dell’album, che inevitabilmente, rimanda sicuramente a due cose: la prima è il full-length di Lou Reed, la seconda è un vostro singolo del 1992. Già con l’album precedente c'era stato un collegamento alle due cose, cosa ti ha spinto a optare nuovamente per un titolo che si correla a questi due fattori?
Beh, è facilmente spiegabile poiché dal primo momento in cui lo ascolti, capisci che è esattamente quel che rappresenta! Il piano originale era ricollegare il tutto a dove eravamo rimasti nel 1997 fino ad oggi. “Machineries Of Joy” già rappresentava il lavoro fatto con i Die Krupps dagli inizi ad oggi, questo album rappresenta sì il futuro della band ma si ricollega a dove eravamo rimasti in 1997, anche se credo che questo album sia veramente una macchina della musica metal, perché ha la connessione perfetta di questi due elementi. Sai, nel 1997 stavamo ancora sperimentando, mentre ora sappiamo esattamente quello che facciamo, sappiamo come far funzionare le cose, quindi questa simbiosi tra la macchina e la musica è stata resa perfetta.
Da un primo ascolto, la prima cosa che mi ha certamente stupita è il sound, che sembra molto affidarsi all’analogico e risulta essere molto pesante, quasi bruto. I suoni si rifanno molto alla scena elettronica e all'EBM e ritroviamo tutti quegli elementi che da sempre fanno parte del sound dei Die Krupps. A parer mio, sembra che questo album appartenga almeno a due decadi fa. Vorrei, quindi, chiederti qualcosa in merito al processo di registrazione, avendo citato l’analogico e qualcosa sulla composizione.
Il modo in cui scriviamo i brani è veramente unico, perché non scriviamo come una rock band ovviamente. Non ci ritroviamo in un posto specifico e ci mettiamo a scrivere tutti assieme, tutti quanti noi abitiamo in posti diversi: ad esempio, io vivo negli States, Marcel vive ad Amburgo, Ralf sta a Dusseldorf, il secondo produttore esecutivo abita in Spagna. Abitiamo veramente molto distanti l’uno dall’altro. Quello che sostanzialmente facciamo è una cosa del genere: io scrivo i miei pezzi e li invio a Marcel, lui registra le chitarre e mi sottopone le sue idee, Ralf si occupa di altre lyrics, di altri testi. Il nostro processo si basa su uno scambio continuo, dipende spesso anche dal pezzo che viene trattato. Dal momento in cui abbiamo lavorato assieme per tantissimi anni, ormai è diventato più facile suddividere il lavoro. Per quel che riguarda la parte musicale, tu poco fa dicevi che il disco sembra essere uscito dagli anni ’90. Uhm, io direi piuttosto che parliamo di un disco etichettabile come “contemporaneo”, nonostante le sue radici appartengano a quel periodo specifico. Ha tanti elementi che si rifanno al sound dei Die Krupps, forse ti riferivi a quello pocanzi, questo è il nostro stile. Nel 1997, quando abbiamo realizzato “Paradise Now”, ho lasciato perdere i sequenziatori e mi sono limitato ad aggiungere qualche pezzo di musica elettronica, loops, campionamenti e roba del genere, anche se, a parer mio, non ha funzionato alla perfezione. I Die Krupps hanno un sound che si basa su elementi EBM, electro e sequenziatori pesanti, che si adattano bene alle chitarre, se queste vengono sfruttate bene. Credo che in questo disco abbiamo finalmente trovato la formula, suona bene nel complesso, abbiamo perfezionato ciò che avevamo fatto in passato.
Sarebbe sbagliato affermare che questo disco sembra riprendere il percorso lasciato con “Paradise Now”, rilasciato nel 1997?
Sì, come dicevo prima, è un discorso giusto, nel senso che abbiamo preso gli elementi migliori di tutti i nostri album. Ti faccio un esempio: un disco era stato scritto alla tastiera e solamente alla fine del processo ho deciso che volevo aggiungere le chitarre. Si è trattata di una cosa a cui ho pensato all’ultimo minuto, ho chiamato i ragazzi degli Accuser e ho detto loro: “Hey, ragazzi! Dovreste suonare la chitarra qui”. Si sono limitati ad aggiungere le sezioni e si è trasformato in un disco completamente diverso da quel che inizialmente mi ero immaginato. L’opzione finale è giunta quando ho ritrovato dei riff di chitarra già precedentemente composti e abbiamo pensato fosse arrivato il momento giusto per sfruttarli. Io e gli altri ragazzi dei Die Krupps abbiamo iniziato a lavorare al materiale e abbiamo pensato di combinare gli elementi insieme. All’epoca, però, molti pezzi venivano scritti interamente alla tastiera: ad esempio, “Odyssey of the Mind” è stato il primo disco che abbiamo composto con la tastiera, successivamente sono stati aggiunti i sequencer (sequenziatori). Come dicevo poco fa, “Paradise Now” era un disco diverso, perché ho lasciato tutti i sequenziatori e ho cercato di indirizzarlo verso sonorità più metal, nonostante abbia piazzato qualche loops e campionamenti di musica elettronica. In conclusione, sì, possiamo certamente dire che questo disco si ricollega al percorso lasciato nel 1997, al passato. Ancora oggi quando riascolto l’album nella sua interezza, mi ritrovo a dire: “Oh, “Metal Machine Music” è un titolo che si addice veramente”. Credo che nessun altro disco potesse avere un titolo così azzeccato, volevo chiarire questo concetto, in modo tale che la gente non arrivasse a chiedersi: “Cosa faranno adesso?”, poiché tuttora noi facciamo cose diverse. Quando abbiamo terminato le fasi di “The Machinist Of Joy”, sapevo già che il disco successivo sarebbe stato più metal, lo sapevo! Quello era il piano! Non volevo limitarmi a tirar fuori dal cilindro cose già fatte in passato tentando di rimodernizzarle o riproporle. Ci sono già altre band che lo fanno!
Avendo menzionato il passato, ho letto che alcune canzoni, come “Alive In A Glass Cage” o “The Vampire Strikes Back”, sono state scritte rispettivamente nel 1985 e 1997. Cosa ti ha spinto a includere questi brani in “V-Metal Music Machine”?
Semplicemente perché credevo che il tempo fosse quello giusto. Ho sempre avuto quella sensazione che tutti i nostri album dovessero avere quella specie di anthem, come lo è ad esempio “Fatherland”. Nel nostro penultimo album, “The Machinists Of Joy”, c’era “Robo Sapiens”, c’erano un sacco di tracce che non erano ancora state pubblicate e stavo aspettando il momento propizio per rilasciarle. Per quest’ultimo disco non c’erano queste specie di anthem e quindi mi son ricordato che nel 1985, anno in cui abbiamo composto Fatherland, avevamo realizzato due brani che avevano più o meno la stessa atmosfera. Una di queste era appunto “Alive In A Glass Cage” e grazie alle vocals e ai nuovi testi, abbiamo visto che si adattava bene al disco. Per quanto concerne “The Vampire Strikes Back”, l’idea era quella di ripubblicarla dopo che questo brano era stato incluso in una compilation, chiamata “Wing Commander”. Si trattava di una compilation sampler e ho sempre trovato quel pezzo veramente molto buono, per cui mi sono detto di volerla riregistrare perché non tutti sapevano che quella traccia era stata scelta per questa compilation realizzata come colonna sonora di questo videogioco; proprio perché nessuno ne era a conoscenza, ho creduto che il tempo fosse giusto e ho voluto ripubblicare la canzone.
Questa è una cosa veramente curiosa. So che il disco doveva uscire in doppia versione CD: una versione vanta il vostro mastering, l’altra vanta quella di Alexander Dietz degli Heaven Shall Burn. Ti andrebbe di dirci qualcosa in più in merito?
Questa era l’idea originale ma alla fine non è andata in porto. Alexander aveva ascoltato il nostro mastering e, nonostante l’entusiasmo, i suoi impegni gli hanno impedito di prendere parte alla questione. Gli era stata proposta anche una collaborazione per una delle tracce del disco, per poi tentare di registrare anche un video della stessa. Vedremo cosa succederà. Gli Heaven Shall Burn sono dei ragazzi fantastici, ma allo stesso tempo sono anche persone molto occupate.
Molti credono che la musica industrial sia nata in Germania, ma in realtà essa è nata negli States intorno agli anni '70. Quali band ti hanno spinto ad appassionarti a questo genere musicale e, in seguito, a formare i Die Krupps?
Quello che ha catturato la mia attenzione è stato “Metal Machine Music” di Lou Reed, perché quell’album è rumore puro, un disco molto ardito e lo stesso titolo mi si era impresso nella mente. Mi sono detto: “E’ geniale, è interessante!”. Andando avanti, sono stato colpito anche da una band di Cleveland, chiamata Pere Ubu. Li ho visti nel 1978, anno in cui uscì il loro primo album “The Modern Dance”, vidi la copertina del disco e ne rimasi colpito perché era così industrial, aveva sullo sfondo questi palazzi che richiamavano questo genere. Era molto figo! Li ho visti poi dal vivo e usavano tutti questi materiali strani durante la loro performance, era una cosa folle anche perché la loro proposta si rifaceva in parte al punk; quindi i Die Krupps sono sostanzialmente nati grazie a “Metal Machine Music” e ai Pere Ubu.
Visto che abbiamo toccato l’argomento, mi piacerebbe chiederti qualcosa in merito alla scena industrial tedesca odierna. C’è qualche band attuale che ti ha incuriosito di recente? Se posso dare una mia opinione, trovo che tutte le band odierne tentino in tutti i modi di emulare qualcuno.
Brava. Hai centrato il punto! È questo il problema. Questo è il problema più grande! È anche per questa ragione che non abbiamo più nessun movimento e nessuna nuova musica. Fondamentalmente tutte le band non fanno altro che riproporre cose che sono state fatte in passato. Non c’è più quello spirito nel tentare di fare qualcosa di diverso! Lo spirito di re-inventarsi è completamente scomparso! Se ripensiamo agli anni ’70, o perlomeno alla fine di quel periodo, avevamo il punk e molte band offrivano una proposta musicale veramente unica. Potevi chiaramente riconoscere i The Clash, i Sex Pistols e i Pere Ubu da tutte le altre band, all’epoca tutte le band si differenziavano le une dalle altre, ciascuna di esse era unica e si distingueva da tutte le altre proprio grazie al sound, così diverso ed unico… Oggi giorno è impossibile ritrovare queste band, poiché nessuno vuole più sperimentare cose nuove.
Sembra quasi che nessuno abbia più quella fiamma, quella voglia di cercare il proprio stile…
Esatto! Sembra che la gente veda nelle altre persone una sorta di nemico. Sai, ai miei tempi il nemico poteva essere identificato in una band che proponeva la disco, al giorno d’oggi nessuno ci fa più caso, tutto sembra uguale, per la gente qualsiasi cosa va bene. Nessuno tenta più di proporre qualcosa di diverso, forse perché al momento non esiste più un vero movimento e questo succede perché la musica, sostanzialmente, fa schifo! È vero! Voglio dire, non abbiamo più realmente nuova musica, nuove band.
Ecco. Ti ho fatto questa domanda specifica perché so che, lavorando con la Cleopatra Records, hai modo di valutare molta nuova musica e quindi volevo avere un tuo parere specifico riguardo questo argomento! Davvero non c’è nessun nuovo gruppo che di recente ti ha lasciato senza parole?
Beh, posso dirti che al momento mi piace molto una band italiana, i Goblin Rebirth. Il loro album rientra assolutamente nei miei album preferiti di quest’anno. Per me l’album che hanno pubblicato è davvero fantastico! La prima cosa che ti viene da dire dopo averlo ascoltato è che è un disco bellissimo!
Tornando a noi, qualche mese fa avevi affermato di essere al lavoro su un dvd e un live CD. Cosa ci puoi dire in merito?
Sì, ci stiamo lavorando! Il dvd verrà completato alla fine di ottobre, mentre la pubblicazione sarà programmata per gli inizi dell’anno prossimo, intorno a febbraio; inoltre, abbiamo in arrivo una nuova versione di “Stahlwerksinfonie”. Questa nuova versione vanterà la partecipazione di alcuni special guest, tra cui Mani Neumeier dei Guru Guru, due ragazzi dei Faust, ovvero Jean-Hervé Péron e Werner "Zappi" Diermaier, poi ci sarà Perlato dei Dead Plan. Questa versione sarà molto più rumorosa, avrà diversi approcci, vista la partecipazione dei guest e posso dirti che sarà fantastica!
Bene, mi hai anticipato la domanda relativa alla ri-registrazione di “Stahlwerksinfonie”. Hai detto che questa nuova versione vanterà la partecipazione di alcuni guests. Cosa ti ha spinto a una simile decisione?
Presumo che la scelta sia scaturita dal fatto che conosco molto bene queste persone. Sono tutti amici di vecchia data, ho anche collaborato in alcuni album dei Faust e dei Guru Guru, per cui sono ferrato in questa “scena old-school”. Sono bravi ragazzi e buoni amici!
Stasera suonerete qui a Bologna, è la vostra unica data italiana. Cosa dovranno aspettarsi i vostri fan?
Sostanzialmente dovranno aspettarsi tutto il meglio dei Die Krupps. Offriremo un set basato sui brani più moderni, più rock della band e proporremo anche pezzi come “Machineries Of Joy” e “Road Rage Warrior”. Suoneremo un po’ di tutto, sarà una sorta di best of.
Cosa puoi dirci dei progetti futuri?
Come dicevo prima, ci sarà il dvd in uscita a febbraio, poi suoneremo a qualche festival, andremo avanti con il tour che toccherà anche gli Stati Uniti… forse potremmo iniziare a lavorare a un altro album che potrebbe uscire entro la fine dell’anno prossimo, ancora non ne sono sicuro. Vedremo come andrà a finire. Abbiamo un sacco di progetti
Niente più pause così lunghe. Bisogna focalizzarsi su cose positive, come un altro nuovo album!
No, no, no! Niente più pause. Adesso stiamo attraverso una bellissima fase, siamo caldi, ahahah! Abbiamo un bell’impeto, abbiamo una grandissima lineup e siamo molto felici di stare assieme!
Ti ringrazio Jurgen per averci concesso questo spazio, ti ringrazio per la gentilezza e l’alta professionalità dimostrata! Ti invito, se ti va, a condividere con i nostri lettori le ultime parole finali in attesa di calcare il palcoscenico!
(Jurgen è inizialmente imbarazzato a causa di un arabo che si è messo a cantare poco distante da noi, ndr). Beh, quello che posso dire è che mi piacerebbe poter suonare di più in Italia. Fortunatamente, avremo più concerti in futuro e non vediamo l’ora di suonare questa sera! È un posto piccolino, ma spero che la gente possa venire a vederci! Sarà fantastico, ne sono sicuro!