Children Of Bodom: tra musica e chaos

In occasione della release della nuova, ottava fatica discografica dei Children Of Bodom, noi di MH Italia abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il frontman della band, Alexi Laiho. Considerato da sempre uno dei musicisti più in vista degli ultimi anni, il Wildchild ci ha regalato in esclusiva qualche chicca legata a questo nuovo album, parlandoci delle tematiche, dei suoi progetti futuri e, ovviamente, della imminente data italiana!

Ciao Alexi, benvenuto su Metal Hammer. Per noi è un grandissimo piacere ospitarti!
Grazie mille a te!
Ad un mese e mezzo dalla release europea, cosa puoi dirci del nuovo album? Vorresti fornirci una breve anteprima? Se posso dare una mia opinione, sembra che, almeno a livello di struttura, i brani siano più semplici…
Sono completamente d’accordo con te su questo! Gli arrangiamenti e la struttura dei brani sono sicuramente più semplici, il tutto è certamente più orecchiabile e questa non può che essere una buona cosa! Quando la gente avrà modo di ascoltare l’album, si ritroverà a pensare: “Oddio, cosa sta succedendo?”. I membri attuali hanno cantato i brani tutti assieme la prima volta che hanno ascoltato questo nuovo disco. È un album sicuramente orecchiabile!
Cosa puoi dirci del processo di composizione e di scrittura dell’album? È stato facile riuscire a comporre questo nono album, nonostante i numerosi live e tour?
Per me è molto importante non pensare a niente o meglio, a non pensare a come la gente potrebbe reagire, a chiedermi: “Alla gente potrebbe piacere questo o quello?”. Si tratta più di una cosa che nasce spontaneamente e, si spera, che nasca nel migliore dei modi.
La cosa più grande è sicuramente legata al processo di registrazione: in seguito alla separazione con Roope, avvenuta in maniera pacifica, vi siete ritrovati a lavorare in quattro e tu, in particolar modo, ti sei dovuto districare nell’esecuzione sia delle parti soliste che quelle ritmiche. Cosa ci puoi dire in merito a questo “nuovo approccio”? Sembra che questa nuova “sfida”, se così possiamo chiamarla, abbia rinnovato lo spirito più giovane dei Bodom.
Già, Roope non ha suonato o preso parte in alcun modo nell’album, sono stato io ad occuparmi delle chitarre. È stata certamente una questione importante, così come lo è stata anche la dipartita da Roope. Sapevo già che prima o poi sarebbe successo questo, per cui ho suonato tutto quanto io e mi verrebbe quasi da dire che tutto suona ad un livello più alto, è uscito veramente qualcosa di buono da questo mio tentativo. Per quel che riguarda la parte legata ai live di quest’anno, posso dirti che subentrerà il fratello di Janne(Antti Wirman, ndr) e attualmente stiamo lavorando nella ricerca di un nuovo membro, per cui… Vedremo!

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Perché avete scelto proprio “I Worship Chaos” come titolo di questo album?
Beh, è anche il nome di uno dei brani dell’album. Ho iniziato a cercare qualcosa che potesse adeguarsi all’album insieme a Henkka, il nostro bassista, e non so il perché. Sostanzialmente Henkka ha scelto quel titolo e mi ha detto: “Hey, questo si adatterebbe bene in questo contesto”. È un titolo che va dritto al punto, non ci sono significati schifosi o niente del genere. È quel che è! Il titolo descrive abbastanza bene il disco!
Cosa puoi dirci, invece, dell’artwork? Perché avete scelto questa grafica raffigurante Reaper in uno scenario desolato su sfondo giallo? Si collega in qualche modo a qualche traccia in particolare?
No, non proprio. È semplicemente un artwork figo. Abbiamo voluto mantenere una copertina abbastanza semplice, basata su questo colore. Ovviamente c’è da dire che il giallo non era mai stato utilizzato prima d’ora e la copertina, sostanzialmente, rappresenta questo scenario post-apocalittico. È in pieno stile Bodom, vedi questi album completamente rovinati e, seppur sia di colore giallo, rimane comunque molto cupo. Ne sono molto soddisfatto!
Cosa puoi dirmi del processo di batteria? So che le parti di batteria sono state registrate nel vostro quartier generale. Come è andata?

A dire il vero, per quel che riguarda il precedente album solo le parti di batteria erano state registrate in uno studio di registrazione diverso, mentre tutto il resto era stato registrato nei nostri Headquarters. Questa volta abbiamo registrato tutto quanto nel medesimo posto, inclusa la batteria.
Avete nuovamente lavorato con Mikko Karmila, tutto si è svolto come al solito?
Mikko è certamente una parte importante della band, dato che cura e ha curato il sound di tutti I nostri dischi, ma non è mai stato coinvolto nel processo di songwriting o cose del genere. Non è quel tipo di produttore, poiché sa che noi ci presentiamo in studio con tutte le nostre cose già preparate e pronte. Non dà peso a questo tipo di cose, lui dà più attenzione alla produzione e lo fa in modo giusto. Sa esattamente quel che fa, così come sa quello che noi vogliamo. Sicuramente torneremo a lavorare insieme in futuro.

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“I Worship Chaos” è stato più volte definito “un album cupo, dalle atmosfere dark”. Sei d’accordo? Hai da aggiungere o smentire qualcosa?
Beh, sicuramente è un po’ più oscuro su circa tutti i livelli. Io direi che suona anche più heavy, a dire il vero abbiamo abbassato le chitarre proprio per dare questo tocco più heavy. Ne parlavamo proprio poco fa, è un disco molto più orecchiabile, sì!
Nuclear Blast ha fornito un primo appetizer proponendo alla vostra fanbase “Morrigan”, un brano mid-tempo dalle atmosfere cupe. In seguito, proprio pochi giorni fa, è stata pubblicata online la titletrack dell’album. Sono due canzoni completamente diverse, ma proprio quest’ultima mi ha incuriosita per l’assenza del solito assolo di chitarra, tant’è che troviamo solo un assolo di tastiera. A cosa è dovuta questa decisione?
(Alexi inizialmente ride). Credo che sia successo e basta! Ho pensato che desse un tocco diverso. Questa volta mi son ritrovato a pensare in linea generale a quali riff poter proporre, mi son ritrovato a pensare al modo in cui li realizzo e a come mi piace farli… Oggi giorno mi ritrovo a pensare che i riff servano più per completare un brano e non per dimostrare le proprie abilità tecniche. Voglio dire, darne una prova è una cosa altrettanto importante, mostra chi sono. A volte senti di dover gettare da qualche parte qualche assolo solo per il gusto di farlo, ma per me ora questo non ha più senso ormai. Voglio dire, se la canzone è buona, perché dovremmo fare qualcosa di indesiderato, qualcosa che non è stato richiesto? D’altronde, si possono trovare altri assoli di chitarra in tutto l’album, anche se alcuni brani non ne offrono. La titletrack è certamente uno di quei pezzi.
Ricollegandomi a “Morrigan”, vorrei farti una domanda che vien un po’ da sé: ho notato che in “Halo Of Blood” c’era la Dea Kali (che ti sei anche tatuato sulla mano), mentre in “I Worship Chaos” hai voluto dar spazio a Morrigan, dea degli inferi. Entrambe sono due divinità oscure, legate al massacro, alla distruzione. Perché hai scelto queste due figure per due album così distinti?

Sai, l’aldilà e la stregoneria sono argomenti per i quali ho sempre provato interesse e, nel corso degli anni, sono diventati una fonte di ispirazione. Fanno parte della mia vita, per cui credo sia stata una cosa naturale inglobare questi due argomenti nella musica.
Cosa puoi dirci delle tematiche dei testi?

La maggior parte dei testi tratta dei miei demoni interiori, del mio lato oscuro. So per certo di avere un lato cupo e non posso farci nulla, se non cercare di sopportarlo. Nel corso degli anni ho imparato a gestirlo, a controllarlo, cercando di non fare del male a nessuno, tanto meno a me stesso, soprattutto quando reagisco male a cose che mi succedono. Posso essere una persona molto impulsiva, soprattutto per quel che riguardano i fattori negativi, se cercassi di agire ancor prima di pensare – e la maggior delle volte lo faccio – finirei per fare qualcosa di stupido. Ora sto cercando di salvare quelle brutte cose e incanalarle nella musica, trasformando il negativo in positivo. Utilizzo ciò che di brutto mi succede, usandole per creare qualcosa di buono.

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Vorrei spostare ora la mia attenzione su un altro argomento. Sappiamo che hai avuto le mani in pasta tra tanti progetti, in particolar modo quello del Guitars From Hell, che si è tenuto proprio un paio di giorni fa a Piazza del senato. Innanzittutto come è andata? Ti sei divertito?
Oh, sì, assolutamente! È stato fantastico! È stato faticoso, molto stressante, ehehe, ma alla fine sapevo che tutto il duro lavoro mi avrebbe ripagato, perché una volta ospitati quei musicisti sul palcoscenico il tutto si è rivelato strabiliante! È stato bellissimo e una cosa che non dimenticherò facilmente è quella sensazione nell’essere riuscito a realizzare questo progetto! L’organizzazione se ne è uscita con questa idea ed è stato molto sorprendente. È stato un grandissimo onore essere scelto per questo progetto, perché si trattava di uno di quei festival prestigiosi che solitamente si affidano a roba più classica, sostanzialmente diversa. Credo che stessero cercando di realizzare qualcosa di diverso e fare presa su diversi tipi di pubblico. È stata una proposta molto interessante e ci siamo divertiti tutti quanti!
Ti andrebbe di dirci come è nata questa idea e quali sono state le difficoltà legate alla realizzazione di questo progetto che, ricordiamo, ha richiesto una selezione di 100 chitarristi che hanno poi suonato con te?
Beh a dire il vero un sacco di persone sono arrivate da tutto il mondo, non solo dall’Europa. C’è gente che è venuta dal Giappone, dal Venezuela, dalla Polonia, ovunque! C’era chi è venuto dagli Stati Uniti, chi dal Canada… Fondamentalmente questi ragazzi hanno inviato i loro video dove suonavano quel riff che io stesso avevo registrato e messo poi su Internet. Nel video io stesso dicevo: “Suonate questo riff e inviate il vostro video”. Devo ammettere di aver ricevuto tantissimo aiuto per affrontare le cosiddette audizioni e, come ti dicevo prima, è stato un duro lavoro (it was a lot of hard work to make it work) . Sai, quando hai a che fare con 100 persone che suonano la chitarra, 100 persone che non conosci, non è facile riuscire a prendere il controllo della situazione, ma alla fine tutto è funzionato alla perfezione.
Tornando, invece, a noi, sappiamo proprio che recentemente avete “arruolato” Antti Wirman: come è stato suonare in giro per l’Europa con questo ragazzo durante l’estate?

È un ragazzo figo, fantastico. È un bravissimo chitarrista ed è un ragazzo divertente con il quale uscire. Tutto è andato molto bene, anche perché avevamo moltissimi concerti programmati per quest’anno e sarebbe stato un grosso peccato se avessimo dovuto cancellare tutto quanto. Fortunatamente non abbiamo dovuto cancellare niente, tutto si svolgerà come previsto e Antti suonerà con noi per tutto il resto dell’anno. Antti non sarà comunque un membro permanente della band, proprio mentre io e te stiamo parlando, noi Bodom stiamo lavorando anche su questa questione. Abbiamo un paio di opzioni, ma purtroppo non posso fornirti alcun nome solamente perché non vi è ancora niente di certo al 100%. Lo scoprirete presto!
Ad ottobre/novembre intraprenderete un nuovo tour europeo che vi vedrà condividere il palcoscenico con i Lamb Of God. Una decisione che, sinceramente, ha spiazzato un po’ la vostra fanbase. Personalmente, cosa ci puoi dire di questo abbinamento, vista l’importanza e la grandiosità di entrambe le band?
Io credo che sia un pacchetto più che favoloso! Non so cosa abbiano da dire le persone in merito a questa scelta, non so veramente di cosa si debbano lamentare… Siamo stati in tour con i Lamb Of God già svariate volte e tutte le volte entrambe le band hanno offerto dei concerti straordinari. Il pubblico stesso si è molto divertito. Per quel che mi riguarda, credo che questo pacchetto, questo abbinamento sia fantastico!

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Per chi come me, purtroppo, non ha mai assistito dal vivo a Milano ad un vostro live, cosa dovrebbe aspettarsi? Cosa dobbiamo aspettarci sia dai COB che da questo nuovo live che proporrete a Milano?
Dovreste aspettarvi uno show metal veramente, veramente aggressivo ed intenso! Sicuramente sarà molto intenso e ci sarà da divertirsi! Questo è palese!
Con quale criterio preparate le scalette degli show avendo voi nove album all’attivo? Avrete modo di proporre anche qualche pezzo old-school o qualcosa che non avete mai suonato prima d’ora? O la scaletta comprenderà la maggior parte dei nuovi brani?

Suoneremo dei brani presi da ogni album, suoneremo anche pezzi old school. È un dato di fatto che la gente voglia sentire quel che più le piace, vogliamo dare al pubblico quello che richiede, quello che vuol ascoltare. Sicuramente proporremo molti brani old school, ma offriremo anche qualcosa di nuovo. Faremo del nostro meglio per tirar fuori una scaletta che possa includere pezzi estratti da ciascun album, in modo da accontentare tutti i fan. Sai, le persone son diverse e alla gente piace cose differenti, per cui sì…
So che per Milano avete offerto il pacchetto VIP che consentirà agli spettatori che lo acquisteranno di poter entrare nel locale anticipatamente e di incontrarvi per un breve meet and greet. La domanda potrebbe sembrare scontata ma qual è la cosa che più ti piace riguardo l’Italia?
Fondamentalmente tutto! Fin dal primo giorno, dalla prima volta in cui ci siamo esibiti nel vostro paese, le cose sono sempre andate nel verso giusto! È sempre stato fantastico! Il pubblico italiano è veramente rumoroso! Fa veramente tanto casino, è molto intenso! È come vivere in un fottuto trip! Tutte le volte che calco il palcoscenico mi trovo a dire: “Wow, è fantastico!”. Sono veramente contento di poter tornare in Italia e non vedo l’ora che arrivi il momento per affrontare questo show.
Temo che il mio tempo a disposizione sia terminato. Ti ringrazio Alexi per questo spazio, o meglio: kiitos paljon. In attesa di vederti a Milano ed accogliere sia te che i ragazzi a braccia aperte, ti auguro ogni bene e ti lascio concludere a modo tuo questa intervista! Ci vediamo a Milano!
Non vedo l’ora! Oh, parli finlandese! Grande! Vorrei solamente dirvi “Grazie” e dare un enorme abbraccio a tutti i fan italiani. Non vedo veramente l’ora di tornare da voi e suonare metal per voi ragazzi!
Intervista a cura di Arianna G.

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