Kernel Generation: Forward the Future (Paolo Luciano, vocals/guitars)

Oggi Metal Hammer incontra per voi i Kernel Generation, duo piemontese che ha riscosso ampio successo nell'underground prima con l'EP "Human Awakening" e poi con il primo full-length "MM12 - Forward the Future". Ne parliamo con il mastermind Paolo Luciano, affrontando argomenti che spaziano dalle ispirazioni per le composizioni sino ai live e ai progetti futuri. Buona lettura!

Ciao Paolo! Benvenuto su Metal Hammer Italia! Grazie per il tuo tempo! Come va?
Ciao Steve! Grazie a te e tutta la redazione di MH per questa piacevolissima conversazione! Tutto bene dai, non ci lamentiamo.
Siamo qui per parlare dei Kernel Generation, un tuo progetto che sta raccogliendo molti consensi con il debut album "MM12". Ti va di introdurci un po' il gruppo?
Il progetto nasce nel settembre 2013 quando io e Mariano, con il quale stavo collaborando in precedenti esperienze musicali, abbiamo deciso di costituire un duo al fine di sperimentare nuove sonorità sempre su matrice metal, ma con un taglio più sperimentale grazie al contributo offerto da strumenti elettronici e programmazioni. La mia idea era quella di realizzare un qualcosa di totalmente strumentale, Mariano invece nutriva qualche perplessità in merito…così abbiamo raggiunto un compromesso realizzando musiche strumentali e cantate.
Non posso fare a meno di chiederti da dove deriva il nome della band "Kernel Generation"...Ci spieghi questa scelta?
Certamente! Il nome della band comprende “Kernel” ovvero il nucleo di un sistema operativo e “Generation” ovvero generazione; in pratica significa “la generazione informatica”, oppure la “generazione tecnologica”, insomma quella attuale in cui stiamo vivendo. Mi ha sempre affascinato il concetto di “modernità” nella società umana; noi stiamo vivendo una fase ancora molto arcaica di questa modernità, ricca di contrasti, ambiguità, e forti contrapposizioni spirituali…una fase che potrebbe essere definita un secondo medioevo per alcuni aspetti, ma che nell’arco di un periodo relativamente breve potrebbe portare a cambiamenti velocissimi e radicali. “Kernel Generation” vuole riproporre questo concetto anche sotto il profilo musicale.

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Parliamo subito del vostro genere, a mio parere molto affascinante ed allo stesso tempo non definibile. Come spiegheresti il vostro sound, senza per forza etichettarvi?
In effetti c’è sempre un po’ la tendenza ad etichettare, anche per creare dei punti di riferimento ma a volte non è facile…Intanto mi ha fatto molto piacere che il nostro progetto sia stato considerato in qualche modo “innovativo” nel genere musicale, questa è sicuramente la gratificazione maggiore; ti confesso all’inizio che avevo qualche dubbio sul fatto che l’idea potesse essere accolta con questo entusiasmo dalla critica! Il nostro sound intanto vuole essere un qualcosa che trova le sue radici nel thash/death/prog metal ma che allo stesso tempo si apre a sonorità elettroniche vintage/classic/sci-fi, quasi cinematografiche diciamo, al fine di creare una fusione musicale in grado di rappresentare i dinamismi, le contrapposizioni, le inquietudini dell’era in cui viviamo insomma. Penso che l’unione di queste due tipologie di sonorità sia un qualcosa che ne amplifica le potenzialità reciproche.
Ascoltando i vostri pezzi ci si accorge che le influenze sono molteplici. Quali sono i tuoi ascolti e quelli del tuo collega Mariano? Avete punti in comune nelle ispirazioni musicali?
Entrambi siamo figli del thrash più classico, nel senso che siamo cresciuti a Megadeth/Metallica/Testament/Slayer, ma anche death e progressive metal. Io poi nella fattispecie adoro anche altri generi musicali tra cui l’elettronica appunto, la classica, la musica etnica/tribale. All’interno dei brani proposti credo ci sia un po’ di tutto ciò.
Oltre alla musica una parte importantissima del vostro progetto sono i testi. Quali sono le tue fonti di ispirazione? Letteratura, fantasia, vita quotidiana?
Diciamo che i testi non sono stati lasciati al caso in quanto svolgono il ruolo di filo conduttore tra i brani strumentali e quelli cantati all’interno del disco; in pratica contestualizzano l’argomento dopo le lunghe pause riflessive strumentali. Nello specifico dei testi contenuti in "MM12" sono stati ispirati da tutto ciò, da articoli di giornale piuttosto che libri scientifici, storici, ma anche da semplici riflessioni e ragionamenti personali; in fondo, come la musica, anche le parole nascono da sensazioni.

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Quando scorre la musica del vostro album si intuisce che dietro c'è un gran lavoro. Puoi raccontarci come nasce un pezzo dei Kernel Generation?
Dunque…ogni brano ha una sua storia ovviamente e dipende da ciò che il subconscio percepisce a livello di emozioni, sensazioni, immagini….Questi ingredienti vagano nella mente secondo la legge del caos, ma in un preciso istante è come se confluissero in un punto… e da li nasce l’idea; lo strumento è il tramite per tradurla in musica. Pertanto può essere un riff di chitarra piuttosto che un fraseggio di synth, oppure ancora un ritmo di batteria…Una volta nata l’idea poi tutto il resto viene da sé, più o meno velocemente, fino a definire la struttura del brano. Poi c’è tutta la fase di arrangiamento, che io cerco sempre di curare al massimo, perché sono dell’idea che sono i piccoli dettagli a fare la differenza nel risultato finale.
Parliamo del vostro debut album, "MM12". Qual è l'idea che sta alla base del disco? Vuoi dirci quali sono gli argomenti affrontati?
Il disco è un concept album che ha come linea portante la profezia dei Maya del Dicembre 2012, affrontata dal punto di vista esoterico, cosmologico, storico, sociale e ovviamente apocalittico. Più che altro trovo interessante il tema profetico se associato al periodo storico che stiamo vivendo; al di là del catastrofismo fine a se stesso bisogna effettivamente riconoscere che qualcosa sta cambiando, nel nostro pianeta sotto molteplici punti di vista. In fondo, per il concetto del “tutto in equilibrio”, cambiamenti intorno a noi generano cambiamenti in noi…è inevitabile, siamo legati al contesto in cui viviamo e all’Universo esterno. L’album pertanto si articola secondo un percorso che parte dalla cosmogenesi per giungere al risveglio della coscienza umana, finalizzata ad un’evoluzione anatomica/culturale/sociologica dell’essere umano e del suo rapporto con il pianeta.
"MM12" segue un EP che ha riscosso un bel successo da parte della critica. Quanto tempo ci è voluto per preparare i pezzi che fanno parte dell'album?
Il processo di composizione è durato circa un anno più o meno, altri sei mesi sono stati dedicati agli arrangiamenti dei singoli brani e ai reciproci collegamenti. Si è cercato di dare al tutto un aspetto omogeneo e coinvolgente il più possibile. Sicuramente questa è stata la parte “scenograficamente” più importante.

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Come vi siete organizzati per le registrazioni, il mixing ed il mastering?
Le tracce di chitarra, voce e synth me le sono gestite personalmente nel mio studio. La registrazione della batteria e i mixaggi sono stati effettuati presso il “MAM Studio” di Cavallermaggiore (CN) mentre il mastering è stato seguito da Pietro Caramelli al “Nutilis Mastering” di Milano.
Domanda immancabile: qual è il pezzo di "MM12" che rappresenta maggiormente i Kernel Generation?
Senza dubbio scelgo "Dead Brain" tra i brani cantati, poiché lo reputo un brano essenziale ma piuttosto efficace a livello di “botta” per il groove che lo caratterizza; mi piace molto anche il bilanciamento tra metal/elettronica. Tra i brani strumentali invece scelgo “Welcome to Decadence”, perché aggressivo/cupo/moderno; credo incarni abbastanza bene il tipo di sound che ci rappresenta.
Per il futuro avete in mente di continuare la strada dell'autoproduzione o siete in cerca di un'etichetta che vi appoggi?
Domanda difficile….Credo che il nostro progetto abbia delle buone potenzialità, ma credo anche che abbia bisogno di una produzione molto elevata per uscire fuori pienamente. "MM12" è un lavoro piuttosto complesso che ha visto la luce in un periodo piuttosto breve, pertanto abbiamo dovuto accettare dei compromessi, privilegiando su tutto l’aspetto musicale puro, che forse non hanno pagato. Uno tra tutti l’immagine e la promozione. Ma dagli errori si impara, pertanto per il prossimo lavoro verrà data pari importanza anche a ciò che è stato tralasciato perché avere un’etichetta sarebbe sicuramente uno stimolo in più per cercare di lavorare sempre meglio.
Legata alla precedente; ritieni che l'autoproduzione sia la strada ottimale per un progetto come il vostro? Sai, spesso legarsi ad un'etichetta significa spesso accettare dei compromessi...
Vero anche questo, purtroppo c’è questo rischio. Per me la purezza creativa è l’unica forma di divertimento e realizzazione in campo musicale, pertanto ti posso dire che farò sempre ciò che mi piace fare indipendentemente dai fattori esterni.
Riguardo ai concerti, avete già iniziato a farne? Immagino che un sound come il vostro, molto elaborato, sia difficile da riproporre live...
È difficile la gestione degli strumenti elettronici. Talvolta sono stati portati sul palco, talvolta semplicemente gestiti su pc. Ma a parte questi aspetti puramente tecnici, uniti al fatto che la nostra può essere anche considerata musica da ascolto introspettivo, devo dire che ho notato una buona partecipazione da parte del pubblico e il sound si è comunque rivelato efficace.
L’esperienza live si è rilevata tesoro per capire come gestire al meglio l’elettronica in fase compositiva al fine di dare il giusto spazio a tutte le dinamiche.
Bene Paolo, abbiamo finito, ti ringraziamo ancora per il tuo tempo. Ti lasciamo uno spazio per i saluti ai fans di Metal Hammer! Ciao!
Ringrazio tutti coloro che ci ascoltano, che ci leggono, che ci seguono e ci supportano. Siamo una band ancora molto underground ma abbiamo ricevuto tanta stima e affetto e di questo siamo grati a tutti….Da parte nostra ci sarà sempre il massimo impegno per cercare di regalarvi qualche emozione musicale! Grazie ancora a voi! Ciao e a presto…forse già nel MM16 ;-)

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Intervista a cura di Stefano Giorgianni

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