Ciao Gabriele e bentornato sulle nostre pagine! Innanzitutto direi di iniziare da dove c’eravamo lasciati, nel frattempo è uscito il vostro nuovo EP “Make Your Stand” che qui da noi in redazione ha riscosso un ottimo successo. Siete soddisfatti di come è venuto fuori e come è stato recepito dal pubblico?
Assolutamente si! Il pubblico ha accolto “
Make your Stand” in modo esaltante. Sinceramente non ci aspettavamo questa reazione visto che il lavoro contiene due brani nuovi, un remake di un brano di Black Snow ed un live di 10 brani, quindi è un disco un po’ particolare.
L’energia del live si può respirare ascoltando il disco e credo che sia questo che il pubblico ha percepito e recepito. Siamo molto orgogliosi del risultato e felici che chi ci segue abbia compreso ciò che volevamo esprimere.
Sappiamo che da qualche settimana siete al lavoro sul vostro terzo disco, avete una stima del periodo in cui uscirà? Musicalmente parlando, dove lo registrerete e seguirà la direzione presa dal buonissimo “Black Snow?
Sarà un lavoro lungo! Io e
PQ (chitarrista) abbiamo iniziato a scambiarci idee e materiale a maggio, dopo aver ricevuto una mail che ci ha cambiato le prospettive.
“Qualcuno” di realmente interessato alla nostra musica e al potenziale nascosto. Questo ci ha dato nuova spinta ed energia. A luglio abbiamo iniziato a scrivere i pezzi e ora stiamo sistemando la pre-produzione. Probabilmente registreremo allo Zeta Factory, ma non dipende da noi. Il periodo d’uscita spero che sia entro il 2016.
Musicalmente credo che sia più maturo ed articolato.
Il processo di scrittura è stato un mix tra stomaco e mente. Prima abbiamo buttato giù tutte le parti istintive poi abbiamo lavorato di “fino” (e stiamo ancora lavorando) sui dettagli. Non vediamo l’ora di iniziare la produzione.
Nel frattempo, ma come al solito oseremmo dire dato che spesso siete in giro a suonare – anche per il mondo! - , la vostra attività live è proseguita in maniera incessante. Al momento quali sono state le date ed in generale i ricordi che vi hanno consegnato le maggiori soddisfazioni? E, perché no, anche le più cocenti delusioni, sia umane sia professionali?
Per quanto riguarda le date fatte in Italia di certo il concerto di apertura dei
Limp Bizkit è stato grandioso.
Non ci aspettavamo una reazione così spontanea e positiva da parte del pubblico (specie di un pubblico che era li, davanti a te, ma in attesa di un band internazionale). Quel live è stata anche una conferma per noi! Se suoni davanti a gente predisposta ad ascoltare un live la comunicazione band/pubblico aumenta in maniera esponenziale.
Delusioni? Se prendi le cose per quel che sono non rimani deluso. A livello umano purtroppo ci sono diversi episodi ma è sempre tutto rapportato al peso che gli dai.
Ad esempio ci sono persone con cui avrei voluto instaurare collaborazioni più solide ma sembra non essere possibile visto l’atteggiamento degli stessi, a quel punto lasci stare e non forzi su cose che non sono spontanee.
Siamo più predisposti a pensare a quel che saranno le soddisfazioni che arriveranno dal prossimo lavoro.
E, a proposito di delusioni… la buttiamo là, dato che avete avuto modo di girare parecchio, anche all’estero: come siamo messi in Italia? In generale molto male, lo sappiamo. Per la scena musicale rock metal? Presumiamo male ugualmente, ma potresti smentirci…
Il problema dell’Italia credo che sia una questione di attitudine e di dna.
Non ci va bene mai nulla, sempre pronti a lamentarci in modo distruttivo e sempre pronti ad “
insegnare a tutti come si fa la cosa che noi non stiamo facendo!” (eheheh)
In Italia ci sono molte ottime band e diversi promoter che si sbattono per i live. Non è un problema della scena musicale, è un problema di atteggiamento.
L’Italiano in genere ha un approccio alle cose un po’ presuntuoso forse (che non deve essere confuso con essere sicuri di se o crederci fino alla morte).
Avremmo bisogno di più condivisione e piacere di fare le cose. Poi purtroppo siamo un po’ sfigati per quel che riguarda possibilità di suonare in giro…e questo crea molta frustrazione nelle band e di conseguenza alimenta atteggiamenti non espansivi o eccessivamente espansivi (sorrisi falsi e pacche sulle spalle, tutti amici e fratelli, con coltelli nella schiena! eheh). La competizione è sacrosanta e insita nell’uomo ma deve essere una cosa che ti sprona a far meglio e non a demolire l’altro.
Dall’ultimo EP se non erro avete anche realizzato dei video per due dei tre inediti presenti…ed anche questa è una costante! Basta andare sul vostro canale youtube per vedere una montagna di video, trailer ed altro, peraltro tutti realizzati in maniera molto curata e professionale, persino quelli con le riprese live. Quanto è importante per voi tenere alta la qualità sotto ogni aspetto e quanta parte del vostro tempo riservate per questo aspetto di promozione, marketing e social?
Fa tutto parte di un modo di essere. Non si fanno queste cose per apparire, si fanno perché tu sei così. Non c’è molta “strategia” nei video, c’è la necessità di condividere con il pubblico quello che si fa e il modo in cui si è. Il 90% dei video sono fatti da noi (abbiamo la fortuna di avere persone vicine che lavorano nel settore e che ci danno una mano) molte delle cose che sono sul nostro canale YouTube le ho montate io o
Jo (bassista) e le riprese sono di
Roberto Zampa (che lavora allo Zeta).
Al giorno d’oggi non puoi ignorare i social e il marketing (anche se a volte odio questi meccanismi) sono mezzi di comunicazione.
O sei i Tool che si possono permettere di non essere su Spotify o iTunes oppure trovi il modo migliore per arrivare alla gente.
Non è il modo in cui ci arrivi, è cosa proponi la cosa fondamentale.
Se due progetti utilizzano gli stessi mezzi per arrivare alla massa ma uno ha del valore e l’altro no, uno rimarrà al pubblico e l’altro sparirà come una macchietta.
Questo accade ogni giorno con artisti sfornati dai talent. Esposizione massima per progetti o artisti che hanno poco da dire. Ma l’uomo è dedito al consumismo. A usare e buttare via e fa questo anche nella musica. Riserviamo il tempo necessario alla promozione. Personalmente componiamo musica per condividerla con il nostro pubblico e non per ascoltarcela in macchina, quindi per farla arrivare a più persone possibile serve promuoverla.
Parliamo un po’ di te come chitarrista, qual è il tuo equipaggiamento tecnico e quanto lo hai variato nel corso degli ultimi anni? Sei il tipo che trovata una chitarra non la molla più o sei desideroso di cambiare spesso?
Nel 2003 sono stato folgorato dalle chitarre
PRS e non le ho mai più lasciate (e loro non hanno più mollato me!). Ne ho cambiate diverse ma sono rimasto sempre fedele al marchio. Sono strumenti incredibili per me e mi trovo benissimo.
Credo che tra musicista e strumento debba essere un feeling unico (a prescindere dalla perfezione tecnica dello stesso o dal genere musicale). Con PRS è nato questo per me. Questa “fede” mi ha portato a diventare endorser e poter essere inserito nella lista degli artisti sul sito internazionale (per questo ringrazio la Eko).
Per quanto riguarda amplificatori ho usato per molto tempo Mesa poi sono approdato in Diezel e Bogner e non le ho più lasciate (anche qui parliamo del 2003/2004).
Come effetti (molto importanti per me) ho sempre usato Eventide, T.C. electronic e Line 6.
Siamo quasi giunti al termine di questo 2015, dal punto di vista musicale come ascoltatore come lo giudichi? Soddisfacente, decente o pessimo? E quale il disco o la band che hai più apprezzato negli ultimi mesi?
Sinceramente non sono uno che è super aggiornato con tutto quello che esce e mi stanco velocemente delle novità fatte solo per alimentare il mercato.
Negli ultimi mesi ho apprezzato molto il nuovo lavoro dei
Sevendust.
Il 2015 non mi sembra ne migliore ne peggiore degli ultimi 5, credo che molto si sia perso dopo il 2000 ma è anche specchio della società in cui viviamo.
E, parlando della tua adolescenza e della tua crescita come persona e come musicista, quale pensi che sia il disco più importante della tua vita?
Sicuramente “
Master of Puppets” dei
Metallica. Ma dai 14 ai 25 ho davvero ingurgitato tantissima musica, entrando nel dettaglio di ogni disco. Passavo ore e ore ad ascoltare dischi, ad analizzarli ed immaginare lo stato emozionale di chi li aveva composti e suonati.
Quando non sei impegnatissimo con i Klogr, come trascorre la tua giornata in quel di Carpi, ammesso che tu abiti ancora lì?
Si, vivo a Carpi, sopra allo Zeta Factory. Passo tempo con la mia famiglia e le mie figlie, coordino le attività dello Zeta (struttura dove abbiamo scuola, sale prove, studio, label), cerco di suonare il più possibile e quando riesco faccio immersioni o vado in moto.
Quali sono i prossimi passi per i Klogr, oltre all’ovvia preparazione del terzo disco? C’è qualche altra novità che bolle in pentola?
Sono dell’idea che il terzo disco sia il disco della svolta (è stato così per molti progetti in passato).
Per noi è un po’ il disco del “o la va o la spacca”. Stiamo realizzando un sogno di cui ora non posso fare parola ma vi assicuro che lo verrete a sapere molto presto!
Grazie per il tempo concessoci e lascio spazio a te per le ultime parole di questa intervista!
Grazie a voi, per il vostro supporto e per la passione che mettete nel tener viva una scena musicale così complessa.
Ci sentiamo nei prossimi mesi, appena ci saranno news sul disco!
Grazie ancora e a presto!