Per gli Eluveitie la scoperta della propria tradizione e cultura è da sempre stato uno dei punti chiave della loro storia. Di album in album Chrigel Glanzmann ci ha accompagnati in un mondo fatto di leggende, miti e storie sconosciute, argomenti tanto cari alla band quanto ai fan del combo svizzero, da sempre affascinati da queste tematiche inesplorate e ora maggiormente più amplificate grazie alla release dell'ultimo album del sestetto, "Origins", album che, come lo stesso titolo rimanda, analizza nel dettaglio la nascita dei miti e delle leggende legate alla cultura celtica. In esclusiva per i nostri lettori di Metal Hammer Italia, vi presentiamo una nuova intervista con il mastermind della band che ci presenta orgogliosamente questo nuovo capitolo discografico.
Ciao Chrigel e benvenuto su Metal Hammer. A distanza di qualche mese dalla vostra ultima performance in Italia, in compagnia degli Skalmold, siete di nuovo in nostra compagnia! Bentornati! Quanto tempo! Come stai? Il tour è iniziato da meno di due settimane. So che siete appena arrivati direttamente da Trezzo sull’Adda. Come sta andando? Vi state divertendo?
Sì. Sta andando tutto bene. La tranche europea è iniziata due settimane fa, mentre la tranche americana è iniziata tra settembre e ottobre. Non ricordo esattamente quando è iniziata, comunque sì! Sta andando tutto bene e credo che questo sia un bel pacchetto!
Sono sicura che anche stasera ci sarà da divertirsi. Ok, vorrei iniziare la nostra chiacchierata parlando ovviamente della vostra ultima release, “Origins”. Come il titolo stesso suggerisce, l'album narra delle origini della mitologia celtica e delle storie eziologiche della antica Gallia. Nonostante l'album non sia un concept come lo era a tutti gli effetti “Helvetios”, ha comunque una sorta di filo rosso che lega le tracce e i testi. Ti andrebbe di raccontarci qualcosa in più sull'album?
Certamente. L’album, ovviamente, tratta della mitologia celtica, ma tratta anche tutte le altre culture presenti nel mondo, parla delle origini di ognuno di noi. Essendo noi Europei, abbiamo più a che fare con le nostre origini, che come sappiamo, derivano dalla nascita di Adamo ed Eva e tutte queste storie. Come ben sappiamo, ogni cultura umana è legata ad una sua storia, alla nascita del mondo e dell’universo, racconta chi siamo, da dove veniamo e via discorrendo… E, ovviamente, i Celti hanno fatto lo stesso e questo è il filo conduttore dell’album. Ogni brano racconta una storia legata alla cultura celtica.
So che la scrittura dei brani e la ricerca delle fonti necessarie alla documentazione della storia ha richiesto tantissimo tempo. Ti andrebbe di dirci qualcosa in più in merito al songwriting e alla tua collaborazione con gli scienziati con i quali avete collaborato? Sappiamo che tu stesso devi necessariamente controllare che le fonti siano attendibili e verificate...
È vero, questo album in particolar modo ha richiesto più tempo del previsto per quel che riguarda la composizione dei testi. Il problema principale è che i Celti non hanno lasciato alcuna traccia scritta riguardante le loro credenze, la loro fede, la loro mitologia e via discorrendo. Non vi è alcuna traccia perché i Celti credevano che tutto dovesse rimanere ancorato nella loro testa e nel loro cuore e non dovesse essere impresso in un libro da sfogliare. Per questa ragione non hanno mai lasciato una documentazione scritta in merito alla loro fede. Tutto ciò che noi conosciamo della loro religione o della loro cultura ci è stato tramandato da altre persone, perlopiù da scienziati greci che hanno viaggiato e hanno documentato le loro storie tramite fonti. Il problema principale è che non puoi prelevare quelle risorse. Provo a spiegartela meglio: pensa di avere davanti 10 italiani, dieci persone prese a caso e pensa di mandare questa gente in Africa per una settimana, magari a far compagnia a qualche tribù locale. Pensa poi di chiedere a ciascuno di loro di descriverti cosa hanno visto e avrai esattamente dieci descrizioni diverse. Tutte e dieci le persone si saranno trovate di fronte a una religione che per loro risulta “aliena”, completamente estranea a loro, una religione che non riescono a comprendere affatto. Ogni persona è diversa, la propria percezione è diversa, per cui ogni individuo si ritroverà a descrivere le proprie cose in maniera completamente diversa dalle altre persone. Lo stesso succedeva all’epoca dei Celti. Se ti trovi ad avere per le mani anche solo una fonte tramandata da uno scienziato greco o da uno studioso, dovrai sempre confrontarti con mille altri fattori: prima di tutto, devi domandarti chi sia questa persona, dove è cresciuta, in quale università ha studiato e, ovviamente, devi porti la domanda più importante. “Perché ha iniziato a studiare questa particolare materia? Qual’era il suo obiettivo?”. Devi porti domande del genere. Per poter quindi appurare e consultare le fonti, devi prima di tutto considerare tantissimi fattori, milioni di cose ed è questo che rende il lavoro così “intenso”. È anche per questo motivo che ho intrapreso una collaborazione con degli scienziati, anche se la maggior parte del lavoro è stato svolto da loro, poiché io non posso fare determinate cose. Questo è il succo del discorso, è quello che è successo durante la realizzazione del disco.
Gli Eluveitie sono noti per i temi trattati nei vari album, particolarmente interessanti soprattutto per chi vorrebbe scoprire qualcosa in più sulla band o sulla cultura celtica, ma anche per la lingua gallica. In molti se lo saranno chiesto, ma su quali basi scegliete i vari temi che affrontate di disco in disco?
Non ne ho idea. Penso che gli argomenti siano casuali, anche se si rifanno sulla storia della band. È un processo naturale, spontaneo.
Una cosa che da subito attira l'attenzione è l'artwork di copertina, semplice ma diretta. Al contrario delle precedenti, come ad esempio “Slania” o “Everything Remains”, o ancora “Helvetios”, qui abbiamo una sorta di un disegno che rappresenta il dio Sucellos. So che la realizzazione non è stata semplice proprio perchè volevate avere per le mani qualcosa che rappresentasse in toto l'album. Ti andrebbe di dirci qualcosa di più?
All’inizio, quando ci siamo ritrovati a lavorare all’album, abbiamo pensato di voler un artwork molto semplice, qualcosa che fosse simbolico. Mi sono messo, quindi, alla ricerca di simboli su alcuni libri e questa è stata una specie di sfida, perché quando si parla di album che hanno a che fare con la religione, ad esempio, spesso si tende a disegnare un crocifisso, se capisci quello che intendo… Per quel che riguarda la cultura celtica, purtroppo non vi sono simbologie che rappresentino la mitologia, la cultura, per cui mi sono messo alla ricerca di qualcosa che potesse rappresentare il disco. Ai tempi stavo lavorando con alcuni scienziati dell’Università di Zurigo specializzati proprio nell’arte celtica, anche perché volevamo creare qualcosa che non si sarebbe potuta realizzare a quei tempi. Volevamo avere tra le mani qualcosa che potesse essere datato duemila anni fa. Durante il processo di scrittura del disco veniva sempre più fuori l’argomento dedicato al dio Sucellos, poiché ci sono così tante storie legate a lui e al suo mito, anche se alla fine tutto quanto, tutta la storia si ricollegava sempre ad un solo personaggio: lo sconosciuto (The Unknown). Ovviamente la scienza ha avuto modo di parlare e scoprire di più di questo personaggio, ha cercato di capire chi fosse e che ruolo ricoprisse nella storia. Molte tesi hanno sempre riconosciuto nell’unknown, nello sconosciuto il Dio Sucellos. Non è stato ancora provato e dimostrato ma molte tesi sostengono che sia lui e noi stessi, alla fine, abbiamo pensato di rappresentare il disco con questo simbolo, collegato per l’appunto a questa divinità.
L’album vanta la partecipazione di alcuni ospiti, tra cui Alexander Morton, che già avevamo imparato a conoscere in “Helvetios”, un’attrice scozzese, Karen Bartke e Christine Lauterburg. Ti andrebbe di dirci qualcosa in più sugli special guest e sulla vostra collaborazione?
Sandy, ovvero Alexander Morton – ci piace chiamarlo Sandy, scusa – beh, non vedo nessuna ragione per la quale non dovremmo lavorare con lui anche in futuro. Finora ha svolto un lavoro eccellente. Per quel che riguarda Karen, stavo cercando una persona da usare come voce fuori campo con un accento abbastanza particolare. Certo, avrei preferito avere una donna matura, anziana, ma è difficile riuscire a trovare una persona del genere, per cui mi sono messo alla ricerca di queste persone scozzesi che si cimentassero in questo campo, mi sono rivolto a delle agenzie ed è stato proprio così che mi sono imbattuto in Karen. Abbiamo chiamato circa 3, 4 o forse addirittura 5 donne da testare per la registrazione e Karen è stata la migliore, ha fatto un lavoro fantastico e così l’abbiamo inclusa nell’album. Christine Lauterburg è un personaggio molto famoso in Svizzera. Da sempre, o meglio, da un po’ di tempo, avevamo in mente di tentare una collaborazione con lei e c’era questo brano specifico, “The Call Of The Mountain”, che si rifà in particolar modo alla cultura elvetica, agli elvetici, per cui abbiamo creduto che avesse senso chiamarla per la realizzazione di questa canzone. È stato divertente poter realizzare con lei qualcosa di concreto, la conosciamo da anni! A dir la verità è stato il nostro primo ghirondista, colui che ha preso parte alla registrazione del nostro primo demo, a presentarci Christine perché attualmente lui suona nella sua band, quindi è stato lui a metterci in contatto! È stato divertente registrare con lei in studio, perché lei è esattamente come la si vede sul palcoscenico, ovvero una fuori di testa! È completamente fuori di testa! È adorabile ma è completamente pazza! Lo è davvero!
I personaggi che ho menzionato non sono le uniche “novità” in casa Eluveitie: infatti, il disco segna il “debutto” in lineup di Rafael e Nicole, la quale ha recentemente abbandonato la band. Cosa puoi dirci in merito al lavoro da loro svolto sul disco?
A dire la verità non posso affermare le stesse cose per entrambi. Voglio dire: entrambi sono bravissimi musicisti, una cosa che mi ha impressionato moltissimo di Rafi (Rafael) è la sua non appartenenza alla sfera metal, lui non è un musicista metal, ha dovuto imparare a suonare questo genere appositamente per gli Eluveitie e ha svolto un lavoro eccellente! A distanza di due anni dalla sua entrata nella band, lo considero uno dei migliori chitarristi metal di sempre, perché se, ad esempio, suoni “Thousandfold” non è alla fine così difficile e io conosco le sue abilità, so cosa suonare! La vedi la sua chitarra là? Ecco, lui si alza al mattino, si fa il suo caffè, imbraccia la sua chitarra e suona, si esercita tutto il giorno! Ha costantemente portato avanti questo rito per tutta la durata del tour! È fantastico! Potrei dire lo stesso anche di Nicole, è una delle migliori violiniste con le quali abbia mai lavorato. È una persona fantastica!
Al momento avete trovato un’altra violinista o vi state affidando a un musicista temporaneo…?
Sì, per ora abbiamo una persona che starà con noi per un periodo limitato di tempo. A causa della famiglia, Nicole ha dovuto abbandonare, non poteva più portare avanti il tour e doveva necessariamente rientrare a casa. Ovviamente è stata una situazione sfortunata, perché ci è stato comunicato questo fatto due o tre settimane prima dell’inizio del tour e noi stessi avevamo bisogno di qualcuno. Abbiamo fatto questa specie di ricerca pubblica dove specificavamo la necessità di avere un musicista, abbiamo ricevuto un sacco di richieste/offerte e siamo incappati in Shi Ran, ovvero la turnista che ci accompagna in questo tour. Per ora ha fatto un bel lavoro, lei è una violinista classica, ovvero da un canto non è abituata a suonare questa “schifezza folk”, dall’altro abbiamo appurato come lei sia stata straordinariamente brava ad imparare i brani velocemente! Ha svolto un bel lavoro!
Vorrei focalizzarmi un secondo su un brano particolare del disco. Si tratta di “The Call Of The Mountain”. Questo pezzo è stato riproposto ben in 5 versioni per un'edizione limitata rilasciata da Nuclear Blast. Da dove è nata l'idea di proporre questo brano, tuttora uno dei miei preferiti della vostra discografia, nelle lingue ufficiali svizzere?
È nata tanto per divertirsi. Avevamo in mente l’idea già da alcuni anni, ancor prima di iniziare la produzione di “Helvetios”, ma all’epoca non avevamo tempo di realizzare questa cosa. È stata una cosa molto spontanea, addirittura penso che l’idea sia stata suggerita dal nostro manager. È stato tutto molto spontaneo e abbiamo pensato che fosse divertente cimentarsi in una proposta del genere! È stato divertente anche per noi registrare un nostro brano e cantarlo nella nostra lingua o proporlo in francese, in italiano e via discorrendo. Risultava completamente diverso rispetto alla versione originale! È stato fantastico!
Il richiamo dei monti!
Sì, esattamente!
È stato difficile per Anna doversi cimentare con lingue che non mastica bene?
Sì. Lo è stato! Per me son tutte lingue difficile. Ovviamente Anna era avvantaggiata, perché parla francese, mentre per quel che riguarda l’italiano e il reddik ci siamo affidati a delle persone che vivono nel Canton Ticino e nelle zone limitrofe. Si sono recate in studio di registrazione e l’hanno aiutata, per cui è andato tutto bene.
Avrete modo di riproporla questa sera live in italiano? Se ben ricordi, l'anno scorso ti diedi il suggerimento e vedo con piacere che hai accettato il consiglio!
Lo vedrai tu stessa!
Essendo che ti ho appena menzionato un brano che potreste eseguire dal vivo, non posso non chiederti questo: gli Eluveitie avranno da sfoderare qualche altro asso nella manica?
Sì! (ride, ndr).
Io mi aspetto sempre le uillean pipe, perché presumo siano già pronte, giusto?
Adesso sono pronte e sì, le vedrai questa sera!
Qualche settimana fa, avete annunciato l’arrivo di un altro album acustico. Finalmente, dopo svariate interviste in cui te lo chiedevo e la risposta era sempre “Forse”, ora sappiamo che arriverà. Ti andrebbe di accennarci qualcosa in merito?
Il mio laptop è sul quel tavolo, ho avuto modo di lavorare al disco oggi pomeriggio e sì. La cosa è ora ufficiale! Sarà la naturale conseguenza di “Evocation Part I” ma credo sarà più folky, a livello di musica sarà molto più ‘tradizionale’, sarà molto orientato sulla musica tradizionale irlandese e cose così… Anche se credo che sarà più pesante sotto un certo punto di vista! Sarà molto più intenso! A livello di concept e di tematiche avrà a che fare con le tematiche trattate in “Origins” e potrebbe intitolarsi “Evocation II – Pantheon”. Sarà una sorta di viaggio che esplorerà questi luoghi e ogni brano sarà dedicato a un Dio Gallico o ad una Dea.
Presumo che ne conseguirà un tour acustico, è esatto?
Presumo, sì!
Ci accingiamo ad arrivare alla fine della nostra intervista, purtroppo. Stasera suonerete qui a Bologna, dopo svariati anni di assenza, come già citato poco fa e sarete in compagnia di altre due band “di casa Nuclear Blast”: gli Epica e gli Scar Symmetry. Cosa puoi dirci della scelta di questo pacchetto?
Ad essere sinceri, credo sia un bel pacchetto, non pensavo nemmeno che tutte le band fossero sotto la stessa etichetta! A dire la verità, la Nuclear Blast non era coinvolta nell’organizzazione del tour, ma dato che l’hai menzionato, sì, è vero! Siamo tutte e tre sotto la stessa etichetta! Sia gli Epica che gli Scar Symmetry sono band super eccellenti, spaccano anche dal vivo. Credo anche che tutte e tre le band abbiano in comune qualcosa: ad esempio, gli Epica hanno questo mix musicale che si rifà alle colonne sonore dei film, è una proposta molto classica che si abbina al metal. Per quel che riguarda gli Scar Symmetry – e l’ho scoperto solamente ieri sera, quando mi sono unito al loro festino sul tourbus – mi è stato detto da un membro della band che c’è molta musica folk svedese incorporato nel loro sound… e io non lo sapevo! Molte delle loro parti di chitarra si rifanno alla musica folk svedese, io non lo sapevo e trovo che sia una cosa piuttosto interessante! Sì, penso che sia proprio un bel pacchetto! Ovviamente, tutti i membri delle band sono persone fantastiche, molto alla mano! È bello essere in tour con loro!
Sì. Credo che tutte le band riescano ugualmente a raggiungere diverse tipologie di pubblico, dato che ognuno offre una proposta musicale diversa…
Sì. Lo penso anche io!
Il tempo è giunto al termine. Come sempre, vorrei ringraziarti per averci concesso questo spazio. Come da tradizione, invitiamo l’intervistato a concludere la chiacchierata nel modo più adeguato, per cui a te le parole finali… in italiano!
No! (E qui Chrigel tira una bestemmia grossa quanto una casa, ndr). Vaffanculo? Dai, queste son le cose basilari che tutti gli stranieri imparano! Sai, la prima cosa che si impara quando si studia una lingua straniera è sempre correlata alle parolacce!
Ok, dovrò insegnarti qualcosa di meglio delle classiche parolacce e bestemmie!
Sì, per favore! Quel che posso dire è: “Grazie”, grazie per avermi dato questo spazio, grazie a tutti quanti per il vostro supporto e per il vostro interesse verso gli Eluveitie e, ovviamente, grazie a te!