LEGGERE ATTENTAMENTE LE AVVERTENZE
Tanto atteso, tanto anticipato, il nuovo monumentale “
The Astonishing” dei
Dream Theater è finalmente a mia disposizione per l’ascolto in streaming dalla casa discografica. Due cd, 34 brani, personaggi, mappe e tutto quello che serve per creare l’acquolina in bocca, per questo mega-concept fantasy di cui già tanto si è detto... Ovviamente non sono provvisto di booklet o testi, e ovviamente l’attesa è talmente alta, anche nella mia mente da fanboy (che cercherò di tenere a debita distanza!), che alla fine ho optato per un metodo inusuale, ma credo più onesto possibile:
il qui presente track-by-track verrà scritto LIVE, in diretta, ‘
stream of consciousness’ dei più puri mentre ascolto le varie tracce, senza premere pausa, senza tornare indietro, senza concedere alla mia testa di potersi aggrappare a qualcosa. Per cui, amici lettori, prendetelo per quello che è: un esperimento di ‘recensione istantanea’, sono la vostra cavia, sarò le vostre orecchie, almeno fino al 29 gennaio. Per due ore e passa saremo solo io e i Nomacs, adesso vediamo che succede. Play!
CD 1
1.
Descent of the NOMACS – Una intro di pura atmosfera, rumori assordanti ed inquietanti che ci porteranno alla vera overture….
2.
Dystopian Overture – Ci siamo! La band ci regala una overture molto melodica, roboante, un mid tempo governato dal pianoforte, suono che mancava all’appello dell’arsenale di Rudess da tempo. Epica? Maestosa? No, carina… Seconda parte in cui si comincia a giocare, mille suoni di tastiere, tempi spezzati, per poi costruire lentamente un crescendo… Che cade subito. Dal minuto 2:30 viene finalmente introdotto il tema portante, eseguito da ottoni (trombe per la maggior parte), accompagnato da un coro femminile. Bello, ma niente che rimanga in mente più di tanto, soprattutto a causa del continuo cambiare del tema. Verso la fine un momento arioso, in cui Petrucci si lancia in un solo drammatico. Prime impressioni sul mix: la batteria è avanti, il rullante MOLTO avanti, almeno ha un bel suono….
3.
The Gift of Music – Questa la conosciamo già, è il primo singolo che i DT hanno rilasciato. Bel pezzo, fa ben sperare, belli i cori, me la riascolto volentieri… Fotta alle stelle, non mi sbagliate il disco dreamoni, ve prego…
4.
The Answer – Partenza in punta di acustica, pianoforte e violini, molto suggestiva... Ecco James, voce morbidissima, linea vocale già sentita, mmm. Sembra un brano di Neal Morse, delicatissimo. Ma già finito! Solo 1,52…
5.
A Better Life – Soldati in marcia, passi di stivali, un sergente che impartisce ordini… Apre pianoforte più violino, poi finalmente torna la chitarrona di John, con un James più ‘maschio’ alla voce, un mid tempo sempre drammatico. Il fill rouge per ora è questa ambientazione drammatica, più da musical che da album prog metal, il ritornello sembra quello di “Beyond the Veil”… Bel solo melodico, poi ancora solo pianoforte e voce, prima di riaprire. Melodico, drammatico, mi sento in chiesa, manca il tipo col piattino che raccoglie le offerte…
6.
Lord Nafaryus – Ok, siamo a Broadway definitivamente. La partenza è tanguera, l’atmosfera è un po’ ‘Mindcrime’ un po’ ‘il fantasma dell’Opera’, metal-tango…. E poi solito break di solo pianoforte. La seconda parte si arrabbia un po’ di più, ma finora The Astonishing è il trionfo della melodia, i pochi momenti prog sono solo brevi passaggi, ma finora è metal giusto per il rotto della cuffia, prog ancora meno…
7.
A Savior in the Square – Ancora chitarre acustiche e/o pulite e archi in apertura, mmm, la cosa comincia ad essere un po’ troppo consistente per essere non voluta. Verso il minuto 1:40 arrivano le trombe e i razzi, poi si va finalmente su un bel riffone metallone, credo il primo dall’inizio, stiamo parlando di un 4/4, pochi fronzoli, troppo pochi per i DT… Mangini riesce ad infilare un fill una volta ogni quaranta minuti, sacrificatissimo, lui e tutti… E’ un disco solista di Rudess? Altro intermezzo di pianoforte e voce, qualche arco in lontananza… Mio dio, dove stiamo andando? Comincio ad avere paura…
8.
When you Time has come – Song direttamente collegata alla precedente (come un pò tutte). E indovinate? Pianoforte, poi un synth di Jordan, poi strofa con CHITARRE ACUSTICHE E PIANOFORTE. Ma stiamo scherzando? Carino, melodico, ma… Dream Theater!? Ma santoddio, non c’è niente, NIENTE, del trademark della band, potrebbe essere un qualsiasi five-piece con un discreto LaBrie alla voce, potrebbe essere chiunque. Noioso, molle, acustico, AOR. Un solo in wah di Petrucci, ma non esageriamo, si torna subito giù, che il parroco si è lamentato…
9.
Act of Faythe – Suona suona per me, o violino zigano… Pffff. Rudess, la pagherai cara. Voglio sentire METAL PROGRESSIVE. Niente, violini, solito tema drammatico, potrebbero essere i titoli di coda de ‘Il Segreto’. E poi? Chi indovina? Pianoforte, esatto! Una bella melodia morbidina, e la voce di James che cerca di fare la donna, credo sia uno dei personaggi femminili, non ho i testi sottomano, purtroppo. Mamma mia, un altro lento, carino e dimenticabilissimo, chitarre distorte non pervenute, qualcosina in sottofondo, ma senza mai dar fastidio, mi raccomando. “My muuuusic playeeer” premio Ritornello Brutto 2016. Madonna mia. Chiude il brano una voce soprano sulle note dell’immortale pianoforte, ovvio.
10.
Three Days – Meno male, finalmente pianoforte e violini ad aprire, sulla voce di James che stavolta se la canta da spaccone, interpreta, almeno ci prova, questo glielo devo riconoscere. Oh, un riff in 5-7-5-6, ma niente per cui impazzire eh. Almeno il pezzo è vitale, il solito cantato corale, e nella seconda parte per la prima volta si pesta un po’, credo il primo uso costante della doppia cassa. Ovviamente finisce dopo 5 secondi e si va in una sezione di pura interpretazione, con tanto di risate sataniche di James (bravo, niente da dire!). Il ritornello terzinato almeno mi suona in testa. Forse il primo vero brano apprezzabile finora, il giusto equilibrio tra prog-metal e rock opera. Al brano 10. E vabbé, non sono mai contento… Finale in puro avanspettacolo, mancano i muppets, ma almeno c’è della cattiveria.
11.
The Hovering Sojourn – Tornano i NOMACS a far danni, per ventisette secondi…
12.
Brother, can you hear me – Rumore di guerra e passi di soldati in sottofondo introducono una fanfara che fa molto “Outside the wall”, accompagnata da un coro, prima che James inizi a cantare su un brano epico e drammatico, emozionante devo ammettere. Finalmente torna il pedalino del distorsore, per poco, visto che la track scivola subito in una partitura per archi, prima di far tornare James sul pianoforte a cantare con voce dolce di rivoluzione e sacrificio. Bel pezzo, molto “the spirit carries on”.
13.
A life left behind – Apre la chitarra acustica su un riff dispari ripreso subito dopo dalla band, finalmente c’è del prog! Prog rock, molto elegante e pianistico, ma almeno è prog rock, santoddio! E ovviamente, di nuovo, appena James comincia a cantare, tutto si ammoscia e si quattroquartizza, dovessi tirare fuori l’accendino per ogni lento mi ci vorrebbe una stecca da venti… Le linee vocali sono molto curate e molto adatte a James, almeno questo glielo devo concedere, ma sto povero cristo dal vivo si dovrà sdoppiare…
14.
Ravenskill – Intro pianistica e voce dolce e suadente (ma và!) ci portano nel villaggio ribelle di Ravenskill, dove è nato ed esercita Gabriel, ossia il “The Astonishing” del titolo, una sorta di Gesù Cristo con l’X Factor, che riporterà la musica in questo nuovo mondo controllato dai cattivoni. Il brano è tipicamente da musical, potrebbe essere un estratto da Cats, belle linee vocali, mi ripeto, che servono per portare avanti la storia, prima che al secondo minuto la band entri in pieno, con un classico mid tempo theateriano, molto simile alle ultime cose. Ma come quasi in tutti i pezzi, qui si entra e si esce dal brano in continuazione, per tornare al narrato-cantato; i momenti di musica di insieme sono sempre piccoli, anche all’interno della singola traccia.
15.
Chosen – Piano e voce, e voilà. La storia continua a dipanarsi, anche Myung stavolta azzarda delle note e si fa notare, discretamente, eh. Il brano è morbido come gli altri, piacevolmente soporifero nella prima parte; e di nuovo andiamo nel lentone simil-Spirit, ma davvero tutti sti lenti? Uno dietro l’altro? Per carità, sono anche carini, ma ormai ho perso il conto!
16.
A Tempting Offer – La storia si tinge di drammatico, gli eventi precipitano, e la band comincia a farsi sentire, ennesimo mid tempo, ennesimo dominio del pianoforte, ma qui e là finalmente i DT cominciano a portare avanti qualcosa di più, ma giusto un paio di assoli, prima che, sul ritornello, si torni su bpm lenti e 4/4 innocui. Qua è la storia al centro, ed i cattivoni cercano di convincere la gente di Ravenskill a tradire e consegnare l’eletto ed evitare una guerra potenzialmente fatale per il piccolo villaggio.
17.
Digital Discord – Altro momento NOMACS, che finalmente ho capito servire a niente, se non a dividere le scene.
18.
The X Aspect – L’avevo detto io che c’entrava l’X factor! Ma dev’essere quello di Rudess, o del suo pianoforte, qua siamo ormai dalle parti di “Opera per pianoforte e quegli altri”, come sottotitolo del cd… Arriva la chitarra acustica e un organo, prima del solito cantato morbido e melodico, la storia continua, ormai sulla musica ho mollato, meglio cerchi di concentrarmi sulle parole, è l’unica cosa che cambia da una song all’altra… Solita struttura, con la band che entra nella seconda parte per ripetere il ritornello ma con gli strumenti elettrici, per poi uscire di nuovo dopo un minuto scarso. Ecco, mi mancava in finale una bella zampogna che ripete il tema portante (quello di ‘Brother can you hear me’).
19.
A new Beginning – Oh, un riff in 7 e un pò di prog metal! Bello, sembra un brano da Jesus Christ un filo più metal, ecco, questa era la direzione giusta, mannaggia al piano di Rudess! Brano complicato ma perfettamente coerente con l’idea musical del cd, finalmente! Grandi saliscendi, siamo in piena Metal Opera, ci voleva tanto?! Ottimo l’unisono a metà brano con un bell’organone distorto a giocare prima che finalmente Petrucci si lasci andare ad un solo dei suoi. Ho quasi piacere ad ascoltare Rudess suonare i suoi MorphWiz, ma pensa te! Highlight dell’album al momento. Certo che finire in fade out… sei così pieno di idee e poi chiudi l’unico brano valido in fade out??
20.
The Road to Revolution – Siamo alla fine del primo cd, e parte un lentone rock che conduce la storia ad un punto cruciale. È il momento di decidere se rinunciare e salvare la pelle, o combattere per la libertà a costo di rischiare tutto. James passa da un personaggio all’altro, molto bravo, il range che ha ormai è quello che è, ma qui fornisce una prova d’attore memorabile. Musicalmente state pure tranquilli, la solita pappardella pseudo/musical, con giusto un po’ di band in più del solito, ma siamo moooolto al di qua di quello che mi aspettavo.
CD 2
21.
2285 Entr’acte – Il secondo cd si apre con una nuova overture, e il numero che leggete è l’anno in cui si svolge l’intera vicenda, in questo futuro distopico. La musica di questa overture mi ricorda subito quella di Six Degrees, i temi vengono richiamati, ben incastrati, e finalmente sento una band che suona. Incoraggiante!
22.
Moment of Betrayal – OOOOH bene! Brano carico, la battaglia finale si avvicina e la band comincia a spingere sull’acceleratore, ecco un altro dei pochi pezzi che potrebbe esistere a sé come singolo. Entusiasmante, finalmente, come vedere dei cavalli di razza finalmente liberi dopo una giornata in stalla. È una gioia sentire Mangini che pesta sui piatti come un dannato, ci siamo! Unisono stravolgente di basso e chitarra prima di esplodere in un gran solo di Petrucci, seguito da un ritornello drammatico, stupendo!
23.
Heaven’s Cove – Altro tema drammatico introdotto dalla 12 corde acustica. La band interviene solo nella seconda parte, portando un mid-tempo roccioso, stavolta i suoni di batteria sono ottimi, come tutti gli altri, gran lavoro in fase di mixing e mastering.
24.
Begin Again – Intro per pianoforte (e daje) e chitarra, per introdurre l’ennesimo lentone drammatico. James canta morbido sull’acustica di John, delicato e commovente, potrebbe essere un brano di Celine Dion, o della Disney, fa molto Re Leone…
25.
The Path that Divides – Brano interlocutorio; la storia ci porta al momento delle scelte difficili, è come vedere un grande atleta riflettere, prima di prendere la rincorsa e tentare il salto che potrebbe valere il record del mondo. Molto Savatage, if you know what I mean. Bellissimo il riffone della seconda parte accompagnato dal coro, prima di esplodere in un uptempo mozzafiato, su cui James rilascia l’ennesima prestazione sorprendente, cambiando tre-quattro personaggi mentre la battaglia infuria. Il secondo cd comincia ad essere davvero succoso…
26.
Machine Chatter – Un altro minutino di NOMACS, adesso sembrano quasi frenetici, evidentemente qui c’è da pararsi il sederino di latta…
27.
The Walking Shadow – Brano drammatico, James si lascia andare ad urla di odio, mentre l’atmosfera si incupisce decisamente. Bello, marziale su un riffone dispari tenuto asciutto e cattivo sotto le svisate elettroniche di Jordan. Finale con morte di uno dei protagonisti, non spoilero…
28.
My last Farewell – Ed infatti, ecco che James ci canta del lutto della perdita. Il momento doloroso dura poco, la band rientra a supportare la voglia di vendetta del protagonista, alzando il tiro e tornando in territori prog-metal, con il solito saliscendi emozionale e strumentale, non c’è una song che resti fissa su una struttura per più di 30 secondi. La cosa può essere un gran bene, se fatta con criterio e senza sacrificare la natura dei Dream Theater, come quasi tutti i brani di questo secondo cd stanno dimostrando.
29.
Losing Faythe – Ok, qui va a finire che mi commuovo… Gente che piange, un LaBrie sempre più sorprendente e intenso nell’interpretazione, e questo nuovo brano lento e triste diventa qualcosa che dà i brividi. Se ci si assuefà all’idea di star ascoltando un musical e non un album prog-metal, obiettivamente, ci sono momenti (come questo) da brividi. Evidentemente i dreamoni si erano tenuti le cartucce buone per il finale…
30.
Whispers on the Wind – Piccolo intermezzo piano/voce, mi sa che ci si prepara alla grande scena finale…
31.
Hymn of a Thousand Voices – Non me l’aspettavo. Apertura quasi country, sa molto di “Solitary Shell”, con un bel violino che accompagna tutto, prima dell’apertura finale, in cui il coro sorregge James in un momento quasi gospel. Ma che c’entra a sto punto? Dov’è la costruzione del climax??
32.
Our New World – Oh un riffone di Petrucci! Miracolo! Niente di metal comunque, siamo più o meno dalle parti di “About to Crash (reprise)” per intenderci. Non quello che mi aspettavo, ormai siamo alla fine, dov’è il climax di tutto sto popò di roba? Voglio vedere il sangue, e qua si lanciano rose AOR!
33.
Power Down – Ultimo momento NOMACS, mi sa che il titolo spoilera già abbastanza, no? Siamo alla fine… Se non si giocano il caricone con l’ultimo pezzo mi inca**o…
34.
Astonishing – Ultimi 6 minuti di questo lunghissimo viaggio sonoro, e si apre con il tema iniziale, qui reso se possibile ancora più morbido e drammatico di prima. James riprende il tema di “Brother…” cantando su un coro di voci e archi, mi sta venendo voglia di fare il presepe… Niente, chitarra acustica per raccontare com’è andata a finire, senza farci praticamente ‘sentire’ la battaglia finale, ma andando direttamente al ‘dopo’. Ecco, ora arriva una marcetta militare a riprendere un altro tema, si stanno tirando tutte le fila sonore del megadisco, titoli di coda insomma, mentre James ci racconta di un nuovo inizio e della speranza, del sacrificio e dell’amore che tutto il mondo salverà. Ci sono rimasto male.
Ce l’ho fatta, l’ho finito, tutto d’un fiato. Sono provato. Considerazioni sparse al volo, che già ho scritto pure troppo e sarete stanchi almeno quanto me! Allora: James LaBrie applausi a scena aperta, un vero professionista; quando ha capito di non potersela giocare con l’estensione, finalmente ha virato sull’aspetto dove è più forte, ossia l’interpretazione. Per il resto: troppo lungo, troppi momenti morti, troppi momenti lenti e/o atmosferici e basta, senza trasmettere alcun mordente, soprattutto nella prima parte. Questo doppio cd è una colonna sonora, così a caldo mi viene da salvare 6-7 tracce, e seppur percepisca perfettamente l’intento dei Dream Theater, credo che la resa sia molto spiazzante, per il fan medio e per l’ascoltatore impreparato. Ma la verità è secondo me un’altra: i DT sono ormai rispettabili musicisti di 50 anni e passa l’uno. Non hanno più intenzione di sciropparsi colate di metallo fumante, i loro gusti sono cambiati, i loro ascolti lo sono. Dobbiamo arrenderci all’evidenza, questo disco ci consegna una band di mostruosi professionisti dello strumento, che veleggiano serenamente verso i sessant’anni.
Ho cercato disperatamente il prog in “
The Astonishing”, per poi capire solo alla fine che il prog sono proprio loro, i cinque
Dream Theater. Persone in progressione verso qualcos’altro, uomini che crescono, invecchiano, ne hanno coscienza e sono forse troppo intelligenti per giocare a fare i ragazzini metallosi, ancora alla loro età, con figli e nipoti. Respect.
p.s. Sarà una delle mie teorie strampalate e sarà sicuramente sbagliata, ma adesso andate a rileggere il testo di "Illumination Theory". C'è tutta la storia di "The Astonishing" in una sola canzone.