Sembra essere tornato il sereno in casa Megadeth. Dopo l'enorme tempesta mediatica suscitata in seguito ai vari rumours che volevano (o forse pretendevano) il ritorno di Menza e Friedman in seguito alla dipartita di Drover e Broderick, Dave Mustaine sembra splendere di nuova luce. Forte, quindi, di nuova linfa vitale perlopiù composta dai due nuovi innesti Chris Adler e Kiko Loureiro, l'accoppiata Ellefson/Mustaine ha dato nuova energia a una band che in molti, purtroppo, avevano già dato come "finita". In occasione dell'imminente uscita discografia di "Dystopia", quindicesima fatica discografica dei Megadeth, abbiamo avuto l'occasione di scambiare due chiacchiere proprio con il frontman della band il quale, con grande calma e rilassatezza, ci ha fatto il punto della situazione inerente alla band e non solo!
Ciao Dave e benvenuto su Metal Hammer. Cosa ha portato all’esclusione di Drover, dopo ben 10 anni di militanza, e Broderick dalla band, che erano stati presentati con tanto entusiasmo all’indomani di United Abominations e Endgame?
Non lo so. Non lo so veramente. Non è una domanda semplice. Posso dirti cosa penso sia successo, ma non lo so davvero. Non ho una risposta, voglio dire, Dave Ellefson mi ha chiamato per dirmi che i fan volevano Nick e Marty (rispettivamente Menza e Friedman, ndr), per quello che ho sentito e il nostro management, parlo sempre per quello che ho sentito dire e per quello che ho letto tramite email, si è sentito rispondere male e ha abbandonato l’idea.
Sono vere le voci che parlano di una loro insoddisfazione alla luce della richiesta dei fan di tornare alla formazione con Menza e Friedman?
Credo che tutti lo sappiano. Pensa che ci sono persone, alcuni nostri vecchi fan, che tuttora vorrebbero Chris Poland nella band, ma se ora non siamo di nuovo insieme c’è certamente una ragione. Ho cercato di non spingermi a tornare nel passato, io stesso ho creduto che fosse una cattiva idea, ci abbiamo provato e non ha funzionato. Ellefson se ne è uscito durante una conferenza dicendo che la cosa finiva lì e che la gente doveva smetterla di accusare me, questa è stata una cosa che ho apprezzato. Tutto ciò che è successo dopo si è svolto in maniera naturale.
In base a quale criterio sono stati reclutati al loro posto Adler dei Lamb of God e Loureiro? In particolar modo, la scelta dell’ex Angra ha destato più di una curiosità mentre bisogna ammettere che il suo inserimento nel riffing work classico dei Megadeth è stato assai naturale ed efficace. Mentre sinceramente l’apporto esecutivo di Adler è irrilevante, non si nota alcuna differenza perlomeno in studio, dal suo predecessore.
A Chris era stato chiesto di fare una sessione, mentre a Kiko era stato chiesto di unirsi alla band. Kiko già faceva parte degli Angra e ora sta nei Megadeth, Chris suona ancora nei Lamb Of God ed è stato facile “look for” Chris, perché ci sono molte persone che sanno fare il suo drumming a quel livello. È stato più difficile, invece, per Kiko perché non ci sono poi così tanti chitarristi adesso…
A proposito di questo, rispetto al precedente lavoro,“Super Collider”, c’è stato una netta inversione ad U per quanto riguarda la direzione musicale, da un approccio che strizzava l’occhiolino a sonorità più verso l’hard rock ad un nuovo ritorno al passato, verso un thrash metal talvolta ancora più pesante di Countdown, che punta ai primi dischi della carriera. A cosa è dovuta tutta questa differenza?
Oh, penso che tutti i dischi dei Megadeth siano diversi. Se li ascolti, noterai di certo la differenza, c’era una società diversa, un sacco di spazio per quel che riguarda la tecnologia, le canzoni che avevo composto e scritto trattavano della società e di ciò che sentivo e la tecnologia era diversa. La prestazione dei ragazzi era piuttosto diversa, se prendi l’assolo di Jeff Young è diverso, così come lo è quello di Kiko. Due diversi chitarristi che suonano roba completamente diversa. Se Kiko suonasse l’assolo di “In My Darkest Hour” sarebbe diverso? Assolutamente. Lo farebbe meglio? Non lo so. Forse, forse no!
Una cosa su cui sicuramente non sarai d’accordo, ma tant’è.. la produzione, ancora una volta, non ci soddisfa, presentando scarsa potenza ed un sound incredibilmente piatto. Vista tutta la tecnologia disponibile ed il budget attuale, è quindi una scelta precisa della band quella di non ricreare una produzione simile ai capolavori della band, tipo Rust in Peace?
Credo che se ascoltassi “Rust In Peace”, noteresti che la tecnologia non era poi così ottima. La tecnologia odierna avrebbe potuto far di meglio, se confrontassi le canzoni adesso, noteresti alcune cose, come ad esempio il fatto che ora ci sono quattro ragazzi nuovi (Dave si riferisce alla nuova lineup della band, ndr). I ragazzi sono gli stessi ma c’è una diversa alchimia. Molte persone erano state coinvolte nella produzione di quel disco, avevo iniziato a lavorare con un ragazzo chiamato Mike Clink e Micajah Ryan, che era il tecnico del suono, e a dire il vero avevamo iniziato a lavorare con un altro ragazzo, ma alla fine non ha funzionato. Ci siamo affidati ad un certo Dave Journey, anche lui era stato coinvolto all’inizio, ma non ha funzionato e l’abbiamo cacciato. Fondamentalmente i responsabili della produzione eravamo io, Mike Clink e Micajah Ryan, ma chi ha curato poi il missaggio è stato Max Norman.
Quale tipo di contributo hanno offerto i due nuovi membri, sia in fase di registrazione, che in fase compositiva?
Credo che ognuno di loro sia diverso, poiché le loro parti, i loro ruoli sono differenti. La domanda è interessante, quando si è trattato di scrivere le parti per la batteria, c’è qualcosa che veramente non ha molto a che fare con l’esecuzione e l’eccitazione. Quando ne ho parlato con Chris, gli ho dato la libertà di fare quello che voleva, sin dall’inizio gli avevo chiesto se volesse aiutarmi a scrivere qualcosa e lui ha risposto di no, anche se ha contribuito come meglio poteva. Kiko, invece, ha scritto tonnellate di roba, si è trattato di capire quanto volessi che fosse coinvolto nel processo e quanto si sentisse a suo agio. Ci siamo divertiti molto in studio.
A cosa è dovuta la scelta, dopo l’uscita di Thirteen nel 2011, di fondare la propria label Tradecraft e far uscire tutti i dischi seguenti per essa? Che rapporto ha con la madrina Universal?
La Tradecraft è un brand. È una cosa mia, che ho lanciato io, che mi permette di fare le mie cose. Tutto ciò che ora voglio fare e che mi richiede massima concentrazione ruota intorno a “Dystopia”.
Senza andare a ripescare tutti i vari periodi bui della band, qual è in particolare il disco che ritieni meno riuscito o che comunque non rifaresti in quel modo?
Credo che probabilmente potrebbe essere “Still Alive… And Well?” o “Rude Awakening”, una delle raccolte live che abbiamo realizzato quando ancora eravamo con la SanctuaryRecords. È strano da dire ma “Still Alive… And Well?” ha meno acustica, meno video, meno tracce dal vivo. Proprio per questo è strano e per questo lo metto nella lista dei miei “meno preferiti”.
Un paio di settimane fa la morte di Lemmy ha colpito e scosso l’intero panorama metal e non solo. Che ricordi hai di lui?
Il mio ricordo è legato al momento in cui siamo venuti in Italia in occasione del Gods Of Metal, qualche anno fa (Dave parla dell’edizione del 2001, ndr). Se ben ricordo, i Motorhead erano stati inseriti nel bill prima dei Megadeth, era saltato fuori un intoppo all'ultimo minuto, essendo noi loro amici gli siamo venuti incontro. Gli abbiamo detto: “Sì, è la cosa giusta da fare” e abbiamo cercato di risolvere la cosa. Sapevo che c’erano molte persone là fuori arrabbiate che ci stavano aspettando, ma se tutti avessero conosciuto Lemmy allo stesso modo in cui l’abbiamo conosciuto noi, avrebbero capito la situazione e avrebbero accettato.
Parlando di tour, sappiamo che a giugno farete tappa a Milano in occasione del Gods Of Metal. Cosa dovremmo aspettarci? Avremo modo di vedervi anche in un tour da headliner prossimamente?
Sì, suoneremo lì quest’estate e fortunatamente saremo in grado di tornare in Italia come eravamo soliti fare (Mustaine si riferisce ad un tour da headliner, ndr). Ci spetteranno un po’ di show, tra cui alcuni festival, cerchiamo di fare il possibile. Mi piacerebbe tornare e andare di nuovo in tour in maniera adeguata, per cui presumo che i fan possano aspettare di vederci al Gods Of Metal nella stessa giornata dei Rammstein e Korn. Credo che sarà un grande show e sarà eccitante. Non vedo l’ora, mi piace l’Italia!
Ok Dave, qua ci dicono che dobbiamo chiudere. C’è qualcosa che vorresti condividere con i nostri lettori e i vostri fan?
Oh sì, certo, certo! Mi piace l’Italia, è uno dei luoghi che amo visitare per tante ragioni: il romanticismo, le persone, il cibo, l’architettura, la storia, i monumenti storici… e anche la passione che gli Italiani hanno nei confronti della musica metal. Proprio l’altro ieri si stava scherzano sul fatto che in Italia qualcuno mi avesse rivolto qualche insulto qualcosa tempo fa. Si stava parlando del fatto che qualcuno mi avesse urlato qualcosa in italiano e a dire il vero ho risposto a questa persona dicendogli che durante la giornata avevo imparato due parole della vostra lingua. Io gli ho risposto: “Io ho imparato a dire “stronzo!”. Gli ho detto “You buddy, you are stronzo” e la gente acclamava… E’ sempre bello parlarne!