Terzo disco per gli Hell In The Club e terzo centro pieno. “Shadow of the Monster” costituisce un’ulteriore testimonianza del valore inoppugnabile di una band che all’inizio poteva sembrare solo uno dei tanti side-project del rockrama contemporaneo e che invece si è rivelata una delle realtà più accattivanti e agguerrite della “scena”, attrezzata per rivendicare un ruolo di spicco nell’Olimpo del genere. Rispetto per la “tradizione”, accompagnato da un temperamento capace di eliminare ogni sensazione di “stantio”, rappresentano ancora una volta i punti di forza di un album molto intrigante anche sotto il profilo dei contenuti … di questo e di molto altro abbiamo parlato con Andy (basso) e Dave (voce), come di consueto molto disponibili nel rispondere alle nostre domande …
Ciao ragazzi! Grazie e bentornati sulle pagine di metalhammer.it! Dopo un periodo abbastanza breve, in realtà, cosa a cui non siamo più tanto abituati … raccontateci tutto di questa vostra urgenza espressiva e di cosa è successo tra “Devil On My Shoulder” e la pubblicazione del nuovo “Shadow of the Monster” … tra l’altro c’è da ragguagliarci su un nuovo ingresso nel Club, se non erro …
Andy: Esatto! Abbiamo un nuovo membro del club: Marco “Lancs” Lanciotti alla batteria! Durante le date in supporto a "
Devil on my Shoulder" Fede (Pennazzato) ha deciso di abbandonare la musica come musicista e di concentrarsi solo alla sua carriera di sound engineer, cosi abbiamo continuato in sede live temporaneamente con Marco Lazzarini, già con me nei Secret Sphere, e Simone Morettin, già con Dave negli Elvenking. In seguito grazie a Simone Mularoni siamo entrati in contatto con Lancs scoprendo davvero un super batterista che non avevamo mai conosciuto prima. Ha preparato nel pochissimo tempo a disposizioni delle parti perfette per il disco nuovo e ora anche in sede live si sta dimostrando magnifico. Siamo contentissimi di averlo con noi. Per quanto riguarda il poco tempo passato fra “
Devil on my Shoulder” e “
Shadow of the Monster” semplicemente c’eravamo ripromessi di non ripetere quanto successo fra il nostro primo disco e il secondo. In più i pezzi nuovi sono arrivati in modo naturale molto velocemente e cosi abbiamo deciso di ributtarci subito in studio per questo nuovo lavoro!
Chi è il “mostruoso burattinaio” a cui si fa riferimento nel titolo e nell’artwork dell’albo? E sempre a proposito della veste grafica dell’opera, cosa ci potete raccontare del lavoro di Nathan Thomas Milliner (noto disegnatore, scrittore e regista americano)?
Dave: Il mostro della copertina rappresenta tutte quelle cose che praticamente ogni giorno ci influenzano e spesso ci obbligano a ignorare la nostra vera natura e a comportarci come non vorremmo. Il lavoro, le opinioni degli altri per fare un paio di esempi … tutte cose che, contro la nostra volontà, ci fanno spesso sentire come fossimo per l’appunto delle marionette movimentate da un grande brutto mostro. Milliner ha capito subito di cosa stavamo parlando leggendo il testo della title track e in pochissimo tempo ha realizzato una cover strepitosa, che non vediamo l’ora di vedere stampata in particolare sulla versione limitata in vinile!
Nel disco precedente dal punto di vista dei testi avevate combinato una classica attitudine “ricreativa” a temi più profondi, ispirati anche da influssi letterari importanti … cosa ci potete dire a proposito delle liriche di “Shadow of the Monster”?
Dave: Direi che abbiamo continuato su quella strada, anzi forse abbiamo sviluppato ulteriormente i temi più profondi. D’altronde è nella nostra natura scrivere testi che abbiano un forte significato e se nei primi tempi ci siamo lasciati trascinare più dal lato “divertente” della nostra musica, ora abbiamo equilibrato un po’ le cose. Ovviamente non abbandoneremo mai la nostra attitudine più spensierata e “rock” nel vero senso della parola, per noi è vitale sviscerare le nostre stesse vite ed esperienze tramite i testi, quindi ci sarà sempre un certo equilibrio tra queste due sfaccettature delle nostre personalità.
Apprezzo particolarmente il vostro approccio artistico, capace di celebrare senza eccessi la “storia” del genere e al tempo stesso orientato a evitare di adagiarsi sugli “allori” di quanto da voi già prodotto in passato … come si arriva a questa “maturità” e quali sono state le fonti primarie d’ispirazione adottate per la stesura di “Shadow of the Monster”?
Andy: Solitamente non pianifichiamo mai i pezzi che dobbiamo ancora scrivere. Lasciamo che le canzoni arrivino da sole senza imporre una direzione artistica. Con gli Hell in the Club proponiamo il genere musicale che più abbiamo nel cuore e cioè l'hard rock e lasciamo che questa grande passione che abbiamo verso questo genere faccia da sola il suo corso tirandoci fuori musiche e parole che andranno poi a comporre il disco. E' stato cosi per tutti i dischi che abbiamo fatto. Forse però ormai il fatto di suonare insieme da un po’ di anni ha iniziato a creare un feeling di maturità compositiva che inizialmente c'era meno, anche se considero il nostro primo “
Let the Games Begin” un bellissimo debut con canzoni che adoro ancora oggi.
Il disco è molto bello e coinvolgente, anche se sinceramente devo confessare di non aver trovato tra i suoi solchi una “nuova” “Proud”, probabilmente tuttora il Vs. vertice espressivo … quali sono i pezzi che ritenete più rappresentativi del Cd? Credete che, magari con il proseguimento degli ascolti, avrò modo di cancellare questa piccolissima (per davvero, eh …) “delusione”? Nel caso, su quale brano mi consigliate di “puntare”?
Andy: Sembrerà una frase fatta ma è sempre difficile per un musicista parlare dei suoi brani esprimendo delle preferenze. E' ciò che ci esce dal cuore quindi è difficile per noi dire cosa è meglio o cosa è peggio. Verso l'ascoltare invece sicuramente la musica fa effetti diversi che possono anche mutare nel tempo. Ci sono persone che apprezzeranno di più "
Monster", altre rimarranno più legate a "
Devil". Poi canzone per canzone succede spesso che ciò che non colpisce subito si amerà poi in un secondo momento e ciò che si è amato subito possa con il tempo stufare. È tutto molto soggettivo essendo la musica legata alle emozioni e quindi con tantissime sfumature da individuo a individuo.
Analogamente a quanto realizzato nell’album d’esordio, anche nella nuova release avete deciso di proporre una cover piuttosto “inusuale” … perché avete scelto “Money Changes Everything” dei The Brains (più nota per la versione di Cyndi Lauper)?
Andy: Picco, il nostro chitarrista, ama cimentarsi nel rifacimento di brani già esistenti senza coverizzarli identici ma stravolgendoli con arrangiamenti tutti nuovi. Nel caso appunto di "
Money Changes Everything" ha preso un brano molto allegro e l'ha stravolto creando una ballata molto toccante, anche grazie alla perfomance stupenda di Dave. Ci aveva fatto sentire il suo provino di questa canzone diversi mesi prima e ci era piaciuto moltissimo. Cosi abbiamo deciso di inserirlo nel disco. Mi piacerebbe tantissimo conoscere il parere di Cyndi Lauper :-)
Tornando alle questioni stilistiche, qualcuno ha individuato nella vostra miscela di “classico” e “moderno”, di melodia e grinta delle similitudini con gli H.E.A.T. … personalmente non rilevo moltissime somiglianze tra voi e gli svedesi … cosa ne pensate? Quali sono i vostri odierni modelli di riferimento o perlomeno i gruppi che ritenete al momento più affini a voi?
Andy: Sicuramente fra tutte le band che propongono Hard Rock ci sono dei punti in comune fra tutte che sono certi "standard" del genere. Mi piacciono molto gli H.E.A.T. e credo siano una delle band migliori uscite negli ultimi anni. Non amo però mai paragonare le band. Non solo noi ad altri ma anche le altre band fra di loro. Posso dire che cerco di ascoltare sempre tantissime band e tantissimi generi differenti, anche se il rock n’ roll e l’hard rock rimarranno sempre i miei preferiti.
Dave: Leggendo le varie recensioni mi sono stupito di una cosa. A parte che sono tutte estremamente positive (ma per davvero, oltre ogni aspettativa), la cosa che mi ha colpito è che nonostante un po’ tutti concordino – giustamente - sul fatto che il disco sia a tratti “nostalgico” e riconducibile a un genere ma anche a un’epoca ben precisi, quasi ogni recensore cerca di descrivere le nostre canzoni citando band completamente diverse. C’è chi parla di Motley Crue, chi parla di Bon Jovi, chi parla di Hardcore Superstar o chi, come quelli da te citati, parla di H.E.A.T. (e così via). O addirittura chi trova similitudini con band che nemmeno abbiamo mai ascoltato! Ho quindi evinto che la nostra musica ha sì un flavour riconoscibile, ma che bene o male evoca in ogni ascoltatore una sensazione diversa, tocca in qualche modo corde diverse e mi dà la conferma, dopo tre album, del fatto che la nostra volontà di ricercare un sound personale e unico (per quanto sia difficile facendo questo genere) sia stato un obiettivo che siamo riusciti a raggiungere. Poi magari mi sbaglio, ma questa è la mia sensazione al momento. In ogni caso facciamo quello che amiamo, e questo ci basta!!!
I live show rappresentano un’occasione importante per ammirare le vostre comprovate doti di eccellenti rockers … cosa ci potete anticipare da questo punto di vista?
Andy: Stiamo preparando proprio in questi giorni lo show nuovo con l'aggiunta in scaletta dei brani tratti da "Shadow of the monster" e anche a qualche nuova chicca. Ma preferisco che chi vuole venga a vedere il tutto in sede live :-)
Alcuni pensano che il rock debba evolversi per “sopravvivere”, soprattutto in previsione del momento in cui l’attuale ”indigestione” di revival arriverà al suo culmine, mentre altri ritengono che così facendo possa perdere la sua identità … Qual è la posizione degli HITC?
Andy: Non credo che il rock morirà mai. In nessuna sua forma. E' un genere troppo genuino e ha delle caratteristiche che colpiranno sempre l'ascoltatore. Credo che però si debba variare sempre nei propri ascolti non fossilizzandosi su un unico genere ma cercando di scoprire i diversi volti che ormai il rock ha. Non si arriverà più agli antichi fasti, credo, ma questo immagino sia un po’ il destino di tutta la musica in generale e non solo quello del rock.
Il 2015 si è appena concluso … è tempo di consuntivi … come giudicate l’anno passato dal punto di vista personale e professionale? E poi, da tradizione, vi chiedo anche i propositi per il 2016 …
Andy: dal punto di vista personale no comment ahahahah! Per quanto riguarda invece la musica direi che siamo contenti. La band è cresciuta, ci sono nuove persone che ci seguono, a cui piace la nostra musica e siamo pronti per continuare on the road con un nuovo disco e nuove canzoni. Siamo stati molto attivi e ciò mi rende felice.
Dave: La cosa bella degli Hell in the Club è che non abbiamo nessuna pressione, nessuna aspettativa se non quella di divertirci e di poter continuare a suonare sui palchi e fare nuova musica. La purezza di questa cosa è la forza degli HITC e quindi spero che tutto questo continui ancora nel 2016 e per anni a venire!
Già che ci siamo, rispolvero pure un intramontabile “tormentone” da intervista … quali sono i tre dischi che vi hanno cambiato la vita?
Andy: “
Appetite For Destruction” , “
Dr. Feelgood” e “
Slave to the Grind”! Anche se ce ne sono a vagonate di dischi che mi hanno cambiato la vita :-)
Dave: Domanda troppo difficile. Sono sempre in difficoltà quando si tratta di scegliere dischi e band preferite…! Cito i primi dischi rock che mi hanno fatto appassionare alla musica e a questo genere ovvero “
Appetite for Destruction” e “
Dr. Feelgood” (come per Andy) e “
Slippery When Wet” dei Bon Jovi. Poi davvero ce ne sono talmente tanti altri … “
Seventh Son of a Seventh Son” dei Maiden, “
The FInal Countdown” degli Europe, “
Pump” degli Aerosmith, “
And Justice for All” dei Metallica, “
Trash” di Alice Cooper… devo continuare…??
Ok, siamo alla fine, grazie ancora di tutto e complimenti per il vostro splendido lavoro … a voi i saluti conclusivi!
Andy: Grazie infinite per lo spazio il tempo che ci hai dedicato e i complimenti! Ci vediamo on the road !!! !E grazie a tutti i lettori e tutte le persone che dedicheranno anche solo un momento ad ascoltare la nostra musica!
Dave: Grazie mille!! Ancora un saluto gigante a tutta la redazione e un in bocca al lupo speciale per il vostro futuro!