Otto anni di silenzio... e poi il grande, inaspettato ritorno! Il 2016 segna con grande sorpresa uno dei ritorni più attesi dell'ultima decade: dopo una lunga pausa che li ha costretti ad un abbandono dalle scene musicali, gli italiani Novembre tornano in pompa magna con una nuova luce interiore ed un ritrovato entusiasmo che si traduce nel nuovo capitolo discografico della band, "URSA", album che sembra aver già conquistato il cuore di fan vecchi e nuovi! In occasione della data bolognese, abbiamo avuto modo di scambiare quattro amichevoli chiacchierate con il mastermind Carmelo Orlando, il quale ci ha raccontato delle ultime vicende legate alla band e di questa nuova creatura musicale.
Ciao Carmelo, benvenuto sulle pagine di Metal.it! è un grande piacere averti con noi oggi! Come sai, oggi ci troviamo qui a Bologna per una nuova tappa del tour volto a promuovere il vostro nuovo album “URSA”. Vorrei incominciare la nostra chiacchierata con una domanda che potrebbe essere sì, scontata, ma che ha “devastato” la mente dei vostri fan a lungo. Cosa ti ha spinto, o meglio, cosa vi ha spinto a rimanere silenti per otto anni?
Mah, ci sono stati tanti motivi, però quello più determinante, la cosa più grossa di tutte che ci ha fatto dire che era il caso di aspettare un po’ e tutto quanto era il discorso che in quell’anno, il 2008-2009, stava cambiando tutto fondamentalmente… Con l’avvento degli smartphone, con l’avvento di Youtube, Internet, il peer-to-peer, fare dischi sembrava quasi inutile, soprattutto perché a volte capitava addirittura che gli album finissero online prima ancora che uscissero. Bastava spedire un promo ad una testata e questi insomma… e questo aveva anche un effetto sulle vendite, nel senso che il nome del gruppo cresceva, ma le vendite non crescevano di pari passo. Di conseguenza, si creava una certa frustrazione fra di noi, con la casa discografica… insomma, era un mondo che andava capito un pochettino sulla direzione nella quale stava andando. Noi venendo da un periodo in cui il disco lo andavi a comprare, abbiamo pensato che magari un gruppo nuovo che nasce direttamente con questa situazione già affaccia la mente inquadrata su questo ragionamento. Noi magari no! Abbiamo pensato che, forse, era meglio capire dove ci stavamo dirigendo e in quale modo insomma! Per il resto, il fatto che comunque due anni diventano nove e non te ne accorgi, … Ognuno fa le sue cose, ognuno si interessa alle proprie cose personali, etc… poi è arrivato il momento di tornare, perché avevo scritto tanta di quella roba che forse era il caso di pubblicarla. Ho sentito un po’ chi c’era e chi no e siamo partiti!
Il 2016 segna una sorta di svolta per i Novembre: prima l’annuncio del ritorno sulle scene con un nuovo album, poi la conferma di alcuni cambi in lineup... proprio a proposito dei nuovi membri, vorresti presentarceli e dirci cosa ti ha spinto a reclutare questa nuova formazione?
Due ce li abbiamo qui (
l’intervista si è svolta in una sala prove all’interno dell’Alchemica e al momento della chiacchierata erano presenti due nuovi membri, ndr): Fabio Fraschini, che suona con noi in fase alterne da tantissimi anni, era in “Dreams d'Azur” perciò… se non prima?
Fabio: Anche prima.
Carmelo: Eeeh, capirai! Loro sono i fratelli Ferilli, sono di fuori Roma, vengono da Lecce e suonano un genere musicale molto vicino al nostro, perciò ci troviamo su tutto, ecco! È praticamente il nostro stesso identico ramo, c’è un’intesa totale. Giuseppe non è presente, poi c’è Massimiliano che conosciamo un po’ tutti e… questi siamo!
Il titolo “URSA” è abbastanza semplice, ma altrettanto originale. So che tecnicamente fa riferimento alla “Fattoria degli animali” di Orwell, ma mi è parso di leggere che si riferisce alla costellazione dell'orsa. Potresti illustrarci meglio il suo significato?
Il significato del titolo dell’album ha sicuramente un riferimento al lavoro di Orwell, al fatto che avevo letto questa cosa da qualche parte che lui avrebbe voluto intitolarlo proprio così, però poi gli editori hanno scelto di evitarlo perché era un chiaro riferimento all’URSS, che a quel tempo era molto pericolosa, per cui hanno preferito evitare. Mi è sembrata un’idea geniale, era in linea con i nostri testi che hanno cominciato ad assumere delle venature animaliste. Loro sono entrambi vegani (
Carmelo indica il bassista e il batterista, ndr), io è da un po’ di tempo che mi sono avvicinato molto al veganesimo, Massimiliano pure, perciò mi è sembrato naturale chiamarlo così. In realtà era il titolo di un pezzo però poi quando abbiamo dovuto scegliere il titolo dell’album è quello che stava meglio.
Nel giro di pochissime settimane, il disco ha avuto un riscontro veramente grandioso. Le review sono state entusiastiche, molti hanno descritto questo album come una sorta di viaggio mentale, che tocca l’anima dell’ascoltatore, dove le emozioni viaggiano incontrollate. È un disco in cui si percepisce anche uno snellimento delle strutture dei brani ma che, allo stesso tempo, mostra anche una raffinatezza negli arrangiamenti e una grande cura per i dettagli. Sei d’accordo con queste affermazioni?
E’ chiaro che ognuno sente la musica come persona individuale, mi trovo d’accordo perché è chiaro che crea le stesse sensazioni anche a me, che le scrivo e loro che le suonano… Direi di sì!
Cosa puoi dirci del processo di creazione del disco? E' risaputo che in passato componevi musica “a memoria”, come tu stesso hai definito, mentre per “URSA” la questione è stata un po' diversa. Potresti illustrarci meglio il processo? Cosa è cambiato?
L’unica cosa che è cambiata è che finalmente riesco a passare i riff che mi vengono sul computer in multitraccia e perciò svilupparli. A volte ci sono dei riff che penso abbiamo bisogno di due tracce al massimo, mentre poi lavorandoci dieci minuti arrivo anche a quattro o cinque… Insomma, ti rendi conto che anche lì c’è bisogno anche di un arpeggio pulito… Adesso col computer in quattro e quattr’otto si arrangia meglio un qualcosa che, se poi dipende da altre persone, si fa più complicata, perché poi devono tradurre loro per me tutto quanto e il risultato non è quasi mai quello che ho in testa. Sono un po’ più indipendente da questo punto di vista e sicuramente arrivo prima al risultato che mi serve… Sì, questa è la differenza.
A quale brano in particolare sei maggiormente legato? Inoltre, vi è un brano che non ti convince e che, magari cambieresti se potessi tornare indietro?
Guarda, ti dico la verità! Quest’album, per vari motivi, è venuto molto vicino a come lo volevo… talmente vicino che non cambierei praticamente niente. Ho avuto modo di registrare l’intero demo dell’album, per cui quando l’abbiamo trasformato nell’album che tu ascolti abbiamo semplicemente risuonato qualcosa che era già pronto! Stavo pensando che io questi pezzi ho iniziato a metterli insieme con lui, non so se ti ricordi che venivi a casa mia (
Carmelo per un attimo si rivolge a Fabio, ndr)… poi per un attimo c’è stata l’amalgama. Pezzi preferiti? Mmh, magari l’instrumental, “Agathae”, è il pezzo più lungo e mai avrei creduto di essere in grado di poter mettere in piedi da solo… e invece, essendoci riuscito da solo, è una grande soddisfazione, è una cosa inaspettata da parte mia, essendo io allergico a tutto ciò che sono cavi, computer, ecc… C’era lui che mi aiutava tantissimo a mettere insieme tutto, però… poi per il resto dell’album diciamo che sono tutti dei spezzi dove mi rispecchio a pieno, adesso come adesso!
Per questo lavoro vi siete affidati ad uno dei massimi esperti nel campo della produzione, Dan Swano. E' risaputo che Dan ha una sua visione del lavoro. Oltre ad essere un grande produttore di successo, è anche un polistrumentista e riesce quasi a calarsi nei panni del musicista quando deve approcciarsi al lavoro di produttore. Cosa puoi dirci in merito al lavoro svolto con lui? Come sono cambiate le cose oggi rispetto a molti anni fa?
Guarda, nel nostro ambito, nel nostro ambiente ci sono due anime: c’è l’anima più tecnica e l’anima più artistica! Più passa il tempo e più l’anima tecnica viene fuori! C’è chi, magari, sta molto attento a che tipo di sonorità, che tipo di strumento, che tipo di distorsore… Ecco, quello che posso dire di Dan Swano è che lui, col tempo, è diventato molto più tecnico di quello che era all’epoca. All’epoca era molto più “artistoide”, guardava molto di più l’aspetto musicale, mentre ora, crescendo, è diventato un fonico, esperto di ogni cosa che c’è nella fonia, per cui è diventato anche patito di queste cose. Io sono rimasto di più nel lato artistico. Adesso non so quale dei due aspetti prevalga in lui, credo che siano ancora lì insomma, perché lui compone e registra contemporaneamente, però Dan Swano è una persona che, durante una chiacchierata, ti parla solo di testate, di mixer, di software… Io credo che si destreggi tranquillamente tra le due anime!
Una cosa che mi ha colpita è legata ai testi. Mi è parso di capire che parte dell'ispirazione per comporre l'album sia derivata da alcuni scritti di Carl Jung, personaggio che io apprezzo tantissimo, ma non hai nemmeno disdegnato Orwell e Krishnamurti. Se non sbaglio, vi è un brano di “Ursa” che cita chiaramente Krishnamurti ed è “Umana”, traccia per la quale avete reso disponibile un lyric video. Cosa puoi dirmi in merito a questa scelta?
Jung mi ha interessato tantissimo da sempre, perché ha avuto un approccio alla psicologia completamente diverso da quello tradizionale… Lui vedeva la moltitudine di noi umani come se fossimo un’entità sola, con una coscienza unica, per cui vedeva una fotografia molto più da lontano e questo, per me, è molto interessante. Per quel che riguarda Krishnamurti, non sono un gran lettore di queste cose, di filosofia, ma ho visto dei documentari che lo riguardavano, che trattava le cose che diceva ed è un tipo di filosofia che è estremamente presente, contemporanea, nonostante stiamo parlando degli anni ’60 e dei casini socio-politici degli anni ’70. Ciò che dice rispecchia perfettamente il giorno d’oggi, perciò preso anche fuori contesto funziona perfettamente, perciò io prendo un po’ a destra e a sinistra, taglio, cucio…
Già da qualche giorno è partito questa specie di mini tour italiano. Avete già avuto modo di suonare a Trezzo e a Firenze. Le aspettative dei fan, ovviamente, erano molto alte, essendo voi spariti dalle scene per otto lunghi anni. Che tipo di riscontro c'è stato dal pubblico?
Devo dire che è sempre stato fuori dal comune, sempre un grandissimo entusiasmo, gente contenta, le persone erano molto calorose e devo dire che non mi ricordo di date “moscette”. No, direi di no. Adesso siamo anche nella fase del ritorno, perciò è normale; tra l’altro ci fa piacere vedere che la gente è così vicina.
Stasera siete qua a Bologna. Chi vi ha visti in passato, avrà un'idea ben definita di ciò che andrà ad assistere, ma cosa dovranno aspettarsi coloro che, invece, non vi hanno mai visti dal vivo e avranno modo di farlo oggi?
Mah, io devo dire che si possono aspettare un grande show, perché devo dire che con una band così non ci ho mai suonato. Si è creata veramente questa amalgama e devo dire che ogni volta che riascoltiamo qualcosa nei video e magari vado a confrontare con i nostri live di dieci o quindici anni fa… non c’è proprio paragone, anche perché questa scelta che ho avuto io di lasciare la chitarra gioca molto, perché suo fratello Giuseppe è molto preciso e fa coppia perfetta con Massimiliano, che è un altro grande precisone! Viene fuori un discorso che è molto “macignoso”… insomma, voglio dire, adesso che abbiamo molta meno cura di certe cose guarda caso funziona tutto molto meglio! Non abbiamo un fonico nostro, ce la sbrighiamo noi da soli e tutto funziona molto meglio di quando avevamo una crew di più persone… Valle a capire certe cose!
Molti ancora riscontrano una difficoltà nel riuscire a collocare la band in un determinato filone musicale e, in effetti, risulta complicato riuscire a definirvi in un particolare genere, poiché la vostra musica ha sempre inglobato diverse sfaccettature. Voi dove vi collochereste all'interno della scena odierna?
Non conosco molto bene la scena odierna… Ci sono dei gruppi emergenti che, secondo me, cercano con molto successo di continuare ciò che hanno iniziato i grandi Paradise Lost, i grandi Anathema, perciò io parlerei sempre del famoso “gothic-death-doom”… insomma, quell’area lì! Molte persone che ci recensiscono mettono anche la parola “prog” in mezzo e credo che derivi dal fatto che a volte noi abbiamo delle fuoriuscite un po’ più tecnicheggianti… Ecco, quello è un termine che viene menzionato un po’ più spesso! Ultimamente hanno parlato di noi anche in siti prog americani, per cui quando inizi a suonare un pochettino benino vieni messo in un’area più intesa come “Prog”. A me non disturba affatto, a me il prog piace!
Con la Century Media i Lacuna Coil sono decollati, voi pur avendo avuto un notevole successo non siete riusciti a spiccare commercialmente ma solo artisticamente. Hai qualche rimpianto?
No, no, assolutamente! Il discorso che facciamo con i Lacuna Coil è sicuramente improponibile. Io sono amico e, anche volendo, un fan dei Lacuna e loro hanno un successo che è da ricercarsi anche sul fatto che in America c’è questa visione di noi italiani che loro rispecchiano molto bene! Si sono saputi commercializzare, non nel senso brutto, ma nel senso buono del termine, molto egregio secondo me! Cristina, oltre che essere una grandissima, è il sogno erotico dei maschi americani… insomma, voglio dire, è un po’ Monica Bellucci… perciò i Lacuna hanno molto il fattore “america” che conta molto! Noi non centriamo niente, siamo un gruppo molto difficile da leggere, forse oggi è un po’ più facile, ma prima che le cose cambiassero, facevamo dei dischi anche un po’ duri da digerire, perciò è anche comprensibile questa differenza.
Bene, il nostro tempo è giunto alla fine. Io ti ringrazio per la disponibilità fornitaci. Come la tradizione vuole, ti lascio la possibilità di rivolgere le parole finali ai nostri lettori e ai vostri fan!
Un saluto a tutti! Grazie, grazie a te e nient’altro…
E ci vediamo sul palco!
Esatto, ci vediamo sul palco!