A distanza di quattro anni tornano in pompa magna i Trick Or Treat. I conigli del power metal italiano sono pronti a rilasciare quella che, per la sottoscritta, è una pura meraviglia discografica: "Rabbits Hill part II" ha richiesto un impegno cospicuo e un duro lavoro che ha portato la band di Alle Conti a mettere mano al materiale, già pronto da parecchio tempo, per renderlo ancora più intrigante ed interessante. L'avventura, basata sul romanzo di Richard Adams, prosegue la sua storia là dove l'avevamo lasciata con la prima parte di questo interessante concept e per l'occasione, il mattatore Alessandro Conti ha voluto rivelarci in questa esclusiva intervista alcune gustose chicche di questo secondo capitolo che delizieranno il palato dei fan del combo modenese.
Ciao Alle e benvenuto su Metal.it! finalmente il tempo è giunto! Il nuovo album dei Trick Or Treat esce oggi. Come ti senti? Non sei un po’ emozionato?
Bene bene, adesso finalmente l’album esce… Sono molto entusiasta dopo “il parto”, c’è un po’ di attesa…
A distanza di tre anni, l’attesa giunge al suo termine e siamo pronti per la seconda parte di questo concept basato sul romanzo di Richard Adams, “La collina dei conigli”. C’è da dire che c’è stata veramente tanta, ma tanta attesa per questo nuovo album e personalmente devo dire che le attese non sono stato affatto deluse. Anche le reazioni dei fan non si è fatta attendere: basti vedere quante visualizzazioni ha raccolto il video di “The Great Escape”, ben oltre 12mila. Ti aspettavi un simile entusiasmo?
Mi aspettavo un feedback migliore rispetto al passato, ho visto Frontiers che lavora bene, visto che è un’etichetta molto grossa! Prima con Valery ci trovavamo bene, faceva il suo, però Frontiers ha un potenziale diverso. È quasi una major metal, no? C’era un po’ di attesa per noi, un po’ di emozione da questo punto di vista ed effettivamente il feedback ci ha aperto dei canali che prima era difficile ottenere, tutto lì! Speriamo che la musica sia all’altezza!
Se non erro, questa seconda parte era già bella che pronta da subito, praticamente.
Inizialmente sì, anche se poi abbiamo riscritto tutto l’album! Effettivamente sono passati tre anni e mezzo, perché comunque è un album nuovo, ci sono in mezzo forse un paio di pezzi della sessione della parte “uno” che abbiamo tenuto. Sì, abbiamo un attimo riscritto perché secondo noi il materiale non era convincente al 100% e avevamo il tempo per farlo, per cui in questo attimo di transazione abbiamo approfittato per scrivere del materiale più figo.
Come mai avete aspettato tutti questi anni prima di dare alle stampe questo nuovo capitolo? Era forse dovuto ai tuoi impegni con i Rhapsody?
Un po’ sì. Fai conto che l’album è stato registrato, anzi abbiamo finito di registrarlo ad agosto del 2015, quindi è un anno che è praticamente fermo, un po’ per il cambio di etichetta, un po’ per i miei impegni con i Rhapsody dovevamo incastrare tutto al meglio! Adesso torno a casa ancora per un mesetto, abbiamo un mesetto per promuovere l’album, abbiamo cinque o sei date, poi riparto per il Sud America e poi per l’autunno vediamo cosa fare…
Cimentarsi nel concepimento, nella realizzazione di un concept album non è mai un’impresa facile, soprattutto quando hai per le mani molto materiale e quest’ultimo viene suddiviso in due album ben distinti. Rispetto alla prima parte, quest’ultima ha un’atmosfera molto più “cupa”, se mi passi il termine, poiché la musica segue la storia e la storia, man mano che si sviluppa, diventa quasi più “violenta”. Qual è stata la parte più difficile della realizzazione del concept album?
Ci vuole un po’ di metodo… e poi devi scrivere la musica in base all’atmosfera. Il primo step è stato dividere la storia in una ventina di capitoli da cui trarre una ventina di canzoni; ad ogni capitolo abbiamo pensato quale tipo di atmosfera fargli corrispondere, quindi non è una cosa facile, perché quando fai un album vecchi, una canzone così la registravamo. Per questa sessione, per dire, alcune canzoni sono rimaste fuori e magari le riutilizzeremo in futuro, perché non rientravano nei canoni dei capitoli scelti. Come hai detto, giustamente la seconda parte è un po’ più cupa, un po’ più violenta, più veloce, perché la storia volge verso uno scontro importante, quindi è anche un po’ più power l’album in sé. Il primo ha un’atmosfera un po’ più diversa, diciamo. Dovevamo seguire il concept, non è facile da fare, però è stimolante! Se ti riesce, fai qualcosa di più di un normale album: infatti, è una via di mezzo tra un album metal e una colonna sonora, il che secondo noi è un valore aggiunto alla fine.
Possiamo dire che, nel corso degli anni, l’interesse rivolto alla band è cresciuto in maniera esponenziale, tant’è che la Frontiers, storica etichetta italiana, vi ha presi sotto la propria ala protettrice per la release di questo album. Cosa puoi dirci di questo sodalizio?
Beh, guarda… Con Frontiers in realtà collaboriamo dagli inizi perché era la distribuzione di Valery Records. I ragazzi, poi, ci conoscevano, sapevano comunque che eravamo una band piccola, però sapevano che eravamo una band sulla quale potevano puntare, quindi, in collaborazione con Valery Records, visto che è stato Niki a farci da ponte, da tramite con loro, il sodalizio è tuttora attivo ed è stato un passaggio totalmente naturale.
Un’altra chicca, una marcia in più se cosi possiamo dire, ci è stata data anche dalla presenza di ospiti di altissima caratura. Abbiamo infatti Sara Squadrani, che ha partecipato in “Never Say Goodbye”, Tony Kakko guest in “United”, uno dei primi singoli che avete lanciato in rete per dare un’idea del disco e ultimo, ma non meno importante, Tim Owens in “They Must Die”. Cosa puoi dirci a riguardo?
Noi abbiamo sempre puntato sulle guest, perché da una parte pensiamo che sia un valore aggiunto promozionale. Detto terra a terra, è un valore aggiunto anche per quel che riguardano le vendite, quindi è un investimento! Noi, in realtà, abbiamo sempre cercato di fare un connubio tra la musica che poteva essere arricchita dal tipo di voce che sceglievamo e, onestamente, anche da un fattore personale, di soddisfazione personale... Quindi il nostro iter, il nostro obiettivo quando abbiamo iniziato a chiamare i guest era racimolare tutti i nostri miti adolescenziali poiché alla fine fai musica ai nostri livelli non per arricchirti ma per soddisfazione personale; poi se hai il seguito è tutto riguadagnato e ben venga! È bello, però, anche guardarsi indietro e dire: “Io ascoltavo questi cantanti e ci ho cantato insieme”, insomma, una bella soddisfazione che va al di fuori delle copie che vendi o dei soldi che guadagni… o che non guadagni, soprattutto!
Le collaborazioni in casa Trick Or Treat non sono mai mancate: da Andre Matos a Kiske, da Luppi a Kakko e via discorrendo. Ce ne è una che ti ha lasciato qualcosa a livello personale o musicale o che ricordi con maggior entusiasmo o affetto?
Sicuramente Kiske è stato un po’ un sogno realizzato, sicuramente lui! Tutti quanti, in realtà, me li porto dentro con dei bei ricordi, diciamo! Kiske è un valore in più perché era, a livello affettivo mio, un traguardo diverso dagli altri; anche Tony, con il quale abbiamo legato molto in tour, è stato bello averlo. Rippers, per dire, era perfetto per la parte, quindi ci serviva la voce come la sua. Penso che tra tutte le collaborazioni che abbiamo avuto, probabilmente quella con Rippers è quella che ha dato di più a livello musicale, è quella che svolge veramente un ruolo e dà un senso al pezzo, mentre gli altri danno un valore aggiunto, grandi voci, però il pezzo esiste anche con un altro cantante; invece, per Ripper sarebbe stato difficile trovare qualcun altro.
Tornando a noi, parliamo della copertina. So che è stata curata esclusivamente da te ma non tutti sanno questo piccolo aneddoto: affiancandola a quella del precedente album, la nuova immagine compone una sorta di puzzle completo. Cosa puoi dirci in merito?
Brava! Beh sì, è come hai detto tu benissimo, brava! La parte uno e la parte due sono state disegnate insieme, perciò era già pronta da quattro anni o cinque… È la stessa copertina divisa in due, perciò se comprate il cd – comprate! – e le mettete a fianco, crea un’immagine unica ed è una cosa carina; per il booklet, volevo fare quasi una sorta di libro illustrato, non sono riuscito a fare un’illustrazione per ogni canzone ma quasi, perciò è come leggere un libro con le immagini che accompagnano. Io penso che oggigiorno in pochi comprano il CD ed è bello avere un prodotto da collezione, perché già è una cosa riservata ai collezionisti… se poi i collezionisti comprano il libretto di quattro pagine con i testi e non leggono manco quelli, allora scaricatelo o ascoltalo su Spotify e fai prima!
Il booklet quindi ha richiesto un certo studio, se così possiamo dire, nel suo sviluppo e nella sua creazione.
Sì, per i Trick c’è sempre molto lavoro dietro. Quello su cui ho speso più lavoro nella mia vita è stato “Tin Soldiers”, sono stato alcuni mesi, tutti giorni, su quel booklet, un lavoraccio! Vale anche per questo, ma qui è più facile perché c’era il cartone animato che consigliava un po’ di immagini da fare… insomma, non sono stato lì tanto.
E per i video invece? So che, per esempio, “The Great Escape”, che si ricollega comunque al video di “Rabbits Hill” poiché unito da un filo conduttore, diciamo, ha richiesto qualcosa come la partecipazione di un numero nutrito di comparse. Quanto è importante la cura dei dettagli anche per la realizzazione di un video che, volendo, si potrebbe anche considerare come un cortometraggio?
In realtà il nostro regista, Domenico Guidetti - amico e regista di tutti i video dei Trick Or Treat a parte l’ultimo con Sara (Squadrani, ndr) che abbiamo fatto in studio con Saverio, un altro ragazzo – ha seguito tutti i video e l’idea era di creare un corto da 3 o 4 video, sempre ambientati nel mondo di “Rabbits Hill”. Ovviamente, però, come hai visto “The Great Escape” è un video di un certo spessore, ha un certo budget, non riuscivamo a fare più di due video, però Domenico sta lavorando alla versione cortometraggio dei due video con dei girati che abbiamo tagliato, quindi dovrebbe venir fuori un corto di una quindicina di minuti, accompagnato dalla nostra musica ovviamente! La mia idea sarebbe di non comparire nemmeno come band…
Per celebrare l’uscita del disco, avete pensato bene di tenere un release party oggi. Ho letto in giro che alcune persone verranno a vedervi questa sera per la prima volta…
Ah sì? Dove l’hai letta ‘sta cosa?
Eh, ma io ho le mie fonti, caro!
Ah, ok! Questo è un buon segno!
Io ho già avuto modo di vedervi un paio di volte in concerti più intimi, giocati in casa, sia di supporto ai Sonata Arctica due anni fa a Milano, per cui so già a cosa vado incontro, ma cosa dovrà aspettarsi, secondo te, la gente che verrà a vedervi questa sera?
È lo show dei Trick Or Treat come sempre, forse ci sono un po’ meno gag rispetto al solito… Stasera saremo probabilmente un po’ più concentrati, perché è una setlist totalmente nuova, abbiamo cambiato 7 pezzi sui 12 che suoniamo stasera, quindi 2/3 della scaletta sarà suonata per la prima volta. Stasera è una “data zero” anche per noi, ci abbiamo provato ovviamente, però… insomma… garantiamo all’85% della riuscita del live! Confidiamo, però, nel fatto che l’album è uscito oggi, per cui la gente non lo conosce… quindi se anche suoniamo male… Va bene! Esatto!
A proposito del tour che avete avuto insieme ai Sonata, ricordo benissimo le reazioni degli astanti italiani ma soprattutto esteri. Sono state oltremodo entusiastiche e, nonostante gli headliner, molti personaggi erano là per voi. Lo abbiamo scoperto tramite un sondaggio effettuato sul posto...
Ah perfetto! Mandiamo l’intervista al management e al booking dei Sonata, così combiniamo qualcosa per l’anno prossimo!
Che tipo di percezione hanno di voi in Europa? Voglio dire, quanto cambia l’accoglienza del pubblico europeo rispetto a quello italiano? Avete notato delle differenze? C’è più calore in determinati paesi rispetto all’Italia?
Un po’ è vero, anche se non è una regola fissa! Io me ne sono già accorto: per dirti, in Germania se vai in Baviera piuttosto che in Basilea già cambia tutto!
Sempre rimanendo in tema tour, quale è il ricordo più bello che hai legato a quella esperienza con i Sonata Arctica?
A parte il nocino… Un episodio nello specifico potrei raccontartelo, ma non te lo racconto.. Invece, nel generale ti dico proprio il sodalizio che si è creato tra i ragazzi dei Sonata, perché non era una cosa assolutamente scontata. Io ho fatto tanti tour con diverse band e solitamente il rapporto che ci stava tra una band e l’altra è quello di lavoro e cortesia, o anche ci si può divertire… Con i Sonata c’era un bel feeling. Siamo rimasti molto contenti della data spagnola, per dire: nell’ultima data sono saliti sul palco e abbiamo fatto “Girls Just Want To Have Fun”… Insomma, sono cose che ti lasciano un bel ricordo anche negli anni a venire, perché è una cosa in più per divertirci… ma anche loro si sono divertiti!
Al momento avete programmato pochissime date estive. Per l’autunno avete programmato la partecipazione al Frontiers Metal a Trezzo, ma avete già pianificato qualcos’altro o ci state ancora lavorando?
Sì, sì! Faremo probabilmente nei primi mesi dell’anno prossimo un tour con altre due band. Adesso non posso dirti più di tanto perché non è ancora sicuro, però ci stiamo lavorando e ci sarà un tour europeo. Dovremo riuscire a fare una cosa proprio carina; tra l’altro sono due band fighe. Sarà un tour meno grosso rispetto a quello fatto da headliner, però proviamo! Vediamo un po’ come va in base alle vendite, i feedback sono quasi sempre buoni!
Per quel che riguardano i Rhapsody? Sappiamo che c’è in ballo un altro tour in Sud America…
Dopodiché c’è qualcosa in pentola, ma anche qui non posso dire niente… lì è tutto top secret, altrimenti rischio il licenziamento! No, Luca è veramente pieno di risorse, di idee e non è mai fermo, mai domo con i suoi progetti, quindi ci saranno delle belle news anche sotto quel fronte. Ci sarà un album nuovo più avanti, ci saranno le date in Sud America e poi presto svelerà qualche chicca delle sue…
Non possiamo concludere questa conversazione con una domanda un po’ scemotta, altrimenti troppa serietà a noi due fa male: artista, musicista, cantante, padre, tatuatore, disegnatore. Una persona eclettica e versatile! Quale sarà il prossimo passo? Non menzionarmi la conquista del mondo, perché quella spetta a me!
Io pensavo l’esaurimento nervoso e mi sembra molto più probabile in questo momento. Ti piace come risposta? La risposta onesta è quella lì! No, basta, qui mi fermo. Come hai detto tu prima, so fare tre cose nella vita, mentre per tutto il resto sono un inetto, un inetto totale, quindi ci vuole molta pazienza a sopportarmi per la mia inettitudine al di fuori delle mie tre cose. Queste cose qua mi impegnano molto, tra musica e tatuaggi, soprattutto i tatuaggi, sto lavorando tante ore al giorno, sette giorni su sette. Non ci si ferma mai!
Bene, Alle! Siamo giunti alla conclusione di questa piacevole intervista. Come da tradizione, ti lascio concludere la chiacchierata come meglio credi...
Io ringrazio tutti i lettori di Metal.it e venite a vederci live, le solite cose… Comprate il cd, se vi va. Vi consiglio anche di guardare il film o il cartone, poi se avete tempo quest’estate leggetevi anche il libro, accompagnato dalla nostra musica, perché vi piacerà! È un consiglio che do sempre, poi chiederò i diritti alla Rizzoli per l’aumento delle vendite. A parte gli scherzi, è un concept sul quale abbiamo puntato gli ultimi cinque anni della nostra vita, perché effettivamente è una storia bella e ne valeva la pena fare un concept… quindi guardatelo perché ha un valore intrinseco che va al di fuori della storia dei conigli ed è figo! Dategli una chance… e leggete un po’, capre!