In.si.dia: il viaggio è breve e va goduto (Manuel Merigo, guitars)

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Gruppo:Insidia

C'è poco da dire: gli In.si.dia per me sono quello che per la gente "normale" sono i grandi gruppi americani od europei. "Istinto e Rabbia", uscito ormai 24 anni fa, è lì nella mia splendida collezione di dischi insieme a "Kill'em All", "The Legacy" o "Peace Sells" e si alterna da sempre con loro per ascolti settimanali, quotidiani, nonostante le tonnellate di musica che entrano in questa casa da inizio anni '90 in poi.
Non potevamo farci sfuggire l'occasione di fare due chiacchiere con Manuel Merigo che dopo tantissimi anni di oblio ha riformato la band che qualche mese fa ha dato alla luce il terzo disco "Denso Inganno" su Punishment18 Records.
I sogni son desideri...e per una volta, si sono avverati: gl Insidia sono tornati!

Ma ricominciamo da dove ero rimasto: esce il primo disco degli Insidia, splendido e monumentale "Istinto e Rabbia"; esce il secondo non proprio ugualmente bello ma siamo lì come "Guarda Dentro Te"....e poi??? e poi che è successo??
E poi…dopo essere tornati dal tour promozionale di “Guarda Dentro Te” nel 1997 siamo andati in crisi, sia a livello artistico sia a livello personale tra di noi purtroppo. Siamo arrivati precocemente alla fine di un percorso che tutto sommato a posteriori avrebbe potuto anche continuare invece purtroppo non è andata così e uno alla volta il gruppo si è completamente sfaldato.
Quando una band si scioglie solitamente i membri al suo interno fanno altro, formano altre gruppi o confluiscono in altri già esistenti...voi scomparsi, tutti morti (tutti pazzi!), ma dove siete finiti?
C’è stata una crisi di identità della band in quegli anni che è stata impressionante. Partiamo dal fatto che eravamo sotto una major che cominciava non dico ad imporci ma diciamo…a consigliarci di scrivere qualcosa che non fosse così estremo, qualcosa che potesse arrivare alle orecchie di gente che non ascoltasse propriamente metal. Al nostro interno c’era qualcuno che voleva provare anche queste strade, chi invece era totalmente contrario… ti posso assicurare che quando ti trovi a dover comporre con una mentalità del genere quello che salta fuori è una porcheria. Infatti noi facemmo 5 o 6 pezzi, andammo anche in studio a fare una pre-produzione ma ne uscì…una cosa indegna, vergognosa. Ogni tanto mi capita di riascoltarli così…e devo dire che credo che una cosa del genere se fosse uscita sarebbe stata stroncata non solo da voi che recensite ma anche da tutti coloro che ci apprezzavano . Era veramente qualcosa di orribile.
In realtà, col senno di poi, avremmo dovuto continuare a fare quello che ci riusciva meglio. Considera che insieme a questa crisi di identità la Polygram ci aveva scaricato. Bello andare con una major, ti apre un sacco di strade e tutto il resto, ma se non raggiungi più certi risultati ti segano alla svelta…
La solita vecchia storia, che si esordisca o si passi successivamente ad una major sei carne da macello: appena scendi sotto la soglia di loro gradimento, sei out e scaricato in tempo zero.
Ed in quegli anni non è come adesso… Ora la gente è più addentro al genere, diciamo è più esperta, ma al tempo ti posso assicurare che parlare di heavy metal, specialmente thrash…ti assicuro che non è che ci fossero così tanti estimatori in Polygram! Rappresentavano unicamente un prodotto da vendere, come giusto che sia dato che il loro lavoro è vendere musica sulla quale loro investono, ma ti assicuro che per noi avere a che fare con gente che non masticava assolutamente di quello che noi suonavamo beh non era poi così piacevole.

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Con queste premesse piuttosto, come dire, arcigne, come otteneste quel contratto, vogliamo ricordarlo ai lettori più giovani?
Tutto partì da Omar Pedrini dei Timoria, bresciano come noi e che già conoscevamo da tempo, ci vide suonare e a quei tempi era uscito il black album dei Metallica, l’HM ebbe un momento di “splendore” commerciale e quindi anche le etichette e le major cercavano delle band che cantasse in italiano e che suonasse quel genere. Omar in questo caso fece proprio il talent scout, ci porto’ in studio, ci fece un provino, siamo poi con quel provino andati in Polygram, siamo andati in studio a registrare il primo album, la Polygram ha comprato il master e ci ha messo sotto contratto, esteso poi anche a “Guarda Dentro Te”.
Quindi, tornando al presente, come vi è venuta la fantastica idea di riprovarci?
Il grosso merito è stato di Saverio della Eagle Booking, incontrato presso un motoraduno in cui stavo suonando con la mia band di Bergamo, che mi ha proposto di riunire gli Insidia, che ci avrebbe fatto suonare al Metalitalia Festival e tutto questo mi sembrava una proposta interessante. Considera che nel corso degli anni via via qualcuno mi chiedeva di riformarli ma sinceramente ho sempre risposto che senza avere un obiettivo, riunirsi tanto per suonare così, non lo avrei mai fatto, però esibirsi al Metalitalia beh…era un po’ diverso! Ho contattato gli altri, ho reclutato il nuovo chitarrista e ci siamo preparati al meglio, imponendoci di fare un passo alla volta: se al Metalitalia avremo un buon seguito e la reazione del pubblico sarà importante allora andiamo avanti, altrimenti una botta e via. Questo procedimento a step lo abbiamo tenuto sempre, data dopo data, e siamo andati avanti grazie al riscontro ottenuto, Saverio sta svolgendo un ottimo lavoro con noi e alla fine siamo arrivati all’idea di comporre un nuovo disco e pubblicarlo tramite la Punishment18 Records.
Il limite maggiore che ho trovato in "Denso Inganno", come scritto nella recensione, l'ho trovato nell'aspetto vocale, un po' per l'abitudine ventennale di ascoltare la voce di Riccardo, un po' per la produzione che ha messo la voce di Fabio troppo "frontale" ed in primo piano sulle chitarre e tutto il resto. E dire che "Grido", che peraltro è proprio cantata da Fabio, è il mio pezzo preferito della vostra discografia...
Come ti dicevo prima, nel ’97 quando ci siamo sciolti il tutto non era legato solo alla sfera artistica ma anche a quella personale, abbiamo cominciato proprio a non andare d’accordo, come in un matrimonio in cui si rompe qualcosa ed inizia ad andare alla deriva, non riuscendo più a recuperare l’armonia precedente. Tieni conto che noi quattro eravamo amici ben prima degli Insidia, anzi abbiamo formato una band proprio perché eravamo amici molto stretti, quindi quando ci siamo resi conto che questa amicizia era svanita insieme all’aspetto artistico e compositivo alla fine purtroppo non siamo riusciti a superare questa fase di crisi. Peraltro nel corso degli anni Riccardo si è completamente allontanato dalla sfera musicale, ci tengo a precisare che quando abbiamo pensato di riformarci l’ho chiamato e gli ho chiesto se la cosa gli interessasse ma purtroppo non era minimamente interessato alla cosa: ci ha dato la sua “benedizione” ma tecnicamente non gliene poteva fregare di meno.
Una volta riscontrato il disinteresse di Riccardo a far parte della reunion, la scelta di far cantare Fabio è stata logica ed immediata o avete preso anche in considerazione la possibilità di assoldare qualcun altro?
Non ho mai avuto dubbi che a quel punto la scelta di Fabio era scontata, che non ci fosse l’esigenza di cercare un altro cantante. Fabio già nei due dischi precedenti aveva cantato due brani e mi sembrava la persona più adatta, conoscendo benissimo il nostro stile e sapendo che il suo timbro, pur essendo diverso, non è poi così lontano da quello che aveva Riccardo. Posso capire d’altronde che chi è dall’altra parte che ascolta possa rimanere un po’ disorientato ma c’è anche da considerare che il nuovo album è un po’ diverso da quelli vecchi e quindi la scelta di Fabio mi pare azzeccata. Non so dirti se con un altro cantante ci sarebbe stato un risultato migliore o peggiore ma siamo contenti di come è venuto fuori il risultato.
Se analizzi bene i dischi ti renderai conto che in questo album Fabio tiene a “cantare” di più rispetto al passato, Riccardo aveva uno stile molto più urlato grazie ad un’estrazione punk hardcore, arrivando dalla scena hardcore americana, seguiva molto il panorama punk italiano ed adorava i Negazione, tant’è vero che l’idea di inserire la cover di “Tutti Pazzi” fu sua. Quel modo di cantare, un po’ monocorde se vogliamo, è molto diverso dalla nostra idea attuale, anche perché “Denso Inganno” contiene dei testi molto più articolati rispetto al passato e quindi Fabio si è trovato ad avere delle basi su cui cantare che sono molto diverse da quelle dei primi due dischi.
La vostra particolarità di cantare in italiano vi comporta dei grossi problemi a scrivere dei testi che non risultino banali o semplicemente sciocchi? E' una cosa più difficile oppure non vi crea grosse difficoltà?
Il contenuto del testo non è una cosa di cui mi preoccupo molto… ovvero, Fabio ha scritto i testi ma non ha un approccio “oddio adesso devo scrivere qualcosa che comunichi questo piuttosto che quest’altro”, in realtà quello che lui ha scritto sono semplicemente sue sensazioni provate in quel momento e le butta giù, certamente molto profondi ed intimi e per questo spontanei. I nostri testi lasciano largo spazio non solo all’interpretazione di chi ascolta ma soprattutto all’immedesimazione, senza per forza dover mandare un messaggio diretto, ma il tutto è un processo naturale senza alcun tentativo “precostruito” dietro. Per quanto mi riguarda invece ti dico che ho sempre dato più importanza alla melodia che ai testi, anche considerando le band più blasonate a parte pochi esempi non ho la minima idea di cosa parlino i loro testi o sappia cosa stiano dicendo; non ho una grandissima conoscenza dell’inglese ma in ogni caso quando sento che mi piace quello che loro buttano fuori per me è abbastanza e non sento il bisogno di indagare oltre. Per quel che riguarda gli Insidia io ho sempre detto a Fabio “sai benissimo come suona un disco dei Testament o dei Megadeth, non che tu debba “copiarli” o cosa ma l’importante è che un disco degli Insidia non abbia delle linee vocali o un cantanto alla Litfiba o alla Timoria, vorrei che il disco suonasse in generale come se fossimo un gruppo americano”, questo per me era molto importante e credo che il risultato sia stato raggiunto. C’è una sottile linea che separa questa cosa, se ti sposti anche un minimo con il cantato in italiano rischi davvero di diventare i Litfiba…non che abbia nulla contro di loro ma la cosa non mi piacerebbe in un contesto come il nostro: io voglio sentire un muro davanti e un cantato che sia energico, rabbioso ed aggressivo.
A sostituire Riccardo avete chiamato Alessandro...
Alessandro è stato un acquisto azzeccato, lo conosco da tanti anni e sono contento che faccia parte del gruppo. A livello personale è una persona fantastica ed un ragazzo in gamba, a livello musicale posso dirti che è un chitarrista solista come me e questa cosa di avere negli Insidia due solisti è stato fantastico, ci alterniamo e ci intercambiamo negli assoli, scambiandoci i ruoli anche all’interno dello stesso brano ed è una cosa che dal vivo si nota molto. A livello compositivo è stato determinante, non ci sono problemi di ego ed abbiamo lavorato veramente bene in completa rilassatezza.
Il tornare dopo 20 e passa anni di assenza comporta un impatto assai più evidente con il presente rispetto al viverlo anno dopo anno. Quali sono le differenze più importanti che avete riscontrato rispetto alla scena che avete lasciato nel 1997?
Credo che oggigiorno le bands siano notevolmente più preparate di quanto lo fossero 25 anni fa, in questi mesi ci è capitato di suonare con ragazzi molto giovani e devo dire che suonano molto molto bene, dimostrando una preparazione tecnica superiore. Questo indubbiamente è dovuto anche alla tecnologia di oggi, ora per studiare vai su Youtube e hai tutto, io ho ancora i manuali che mi comperavo facendoli arrivare dall’America di Joe Satriani…era tutto molto più complicato, adesso con due clic sei a posto, poi certo c’è da studiare sullo strumento ma la preparazione preliminare è assai facilitata.
Credi che questo (ab)uso di tecnologia di oggi abbia arrichito o impoverito la scena musicale? Oppure ha solo cambiato noi ed il nostro approccio senza aver interferito con essa? Ti ritrovi oggi bene all'interno di tutto ciò o dal vostro punto di vista artistico poco è cambiato a riguardo?
Ti premetto che amo la tecnologia e ne usufruisco parecchio, da Youtube a Spotify, ma la parte negativa secondo me è quella più importante, ovvero che non si riesce più ad assaporare un album: se non ti convincono i primi 30 secondi o la prima canzone con un clic cancelli totalmente un disco, magari ideato e registrato con tanti mesi di sacrificio. Non sono un nostalgico e non amo i nostalgici ma non c’è più quella magia di un tempo: mi ricordo tante cose del passato, ho quasi 50 anni, ho fatto la fila per comprare Master of Puppets, ho acquistato ..and Justice for All ad un banchetto durante il concerto dei Death SS in provincia di Bergamo, non c’è più quella voglia spasmodica di aspettare un disco e dire “caspita domani esce quel disco, devo andare al negozio a prenderlo” ed era per me una cosa bellissima, la notte non dormivo perché la mattina non vedevo l’ora di alzarmi ed andarlo a comprare, adesso è diventato tutto semplice, tutto ovvio. E la stessa cosa anche per i concerti, non si riesce più ad assaporarli come una volta…ti faccio un esempio: giorni fa non sono andato al live dei Kreator, me li sono visti il giorno dopo, concerto intero su Youtube, in alta definizione spaparanzato sul divano. Da una parte bellissimo e comodissimo, dall’altra perdi veramente il sapore della novità e delle cose. Un disco non ha più la durata di un tempo, una volta usciva quel disco e te lo godevi, c’erano meno uscite e le produzioni … adesso le produzioni sono tutte belle praticamente, una volta si sentiva eccome se dietro un disco c’era un certo budget o meno, la differenza del disco che costava poco era palese. Adesso tutti i suoni sono standardizzati e suonano bene, l’unica cosa che manca a mia avviso (per fortuna) è il talento personale che per fortuna è rimasto l’unico elemento a caratterizzare un bel brano da uno brutto. Ci sono chitarristi che fanno 2000 note al secondo ma di Alex Skolnick ce n’è uno, è lui.
Visto che, a differenza mia, tu non sei un nostalgico scommetto che se ti chiedo il momento più bello della carriera degli Insidia potresti non citarmi per forza un ricordo del passato...
Senza dubbio aver composto un altro album è stato per noi una sfida meravigliosa, un qualcosa che non avrei mai pensato di fare. Ho dato per scontato per anni che gli Insidia avessero ormai terminato la loro corsa in maniera definitiva nel 1997 ed arrivare a riformarci, rimetterci in pista, risuonare dal vivo e comporre un nuovo album è stato davvero piacevole. Adesso, non essendo più giovanissimi, ci siamo imposti di vivere il tutto con tranquillità, senza paranoie, di cogliere tutto quello che viene con naturalezza ed apprezzandolo giorno per giorno. Ritrovarci ancora adesso a girare l’Italia perché c’è gente ancora appassionata ed affezionata agli Insidia è una cosa molto emozionante, davvero fantastico. Ti premetto che quando abbiamo suonato al Metalitalia vedere tutta la gente con le mani alzate che ci incitava…mi sono davvero emozionato, è stato elettrizzante.
Ma scusa, in tutti questi anni in cui io stesso, sui siti, nelle riunioni redazionali con lo staff, ai concerti parlando con la gente, sui forum e negli ultimi tempi sui social network, ho riscontrato un enorme passione verso gli Insidia ed i vostri primi due dischi, ripetendo come un mantra "madonna quanto erano fighi gli Insidia", possibile che voi non ve ne rendevate conto?
A dire la verità solo con l’avvento dei social abbiamo iniziato a percepire in maniera più insistente che c’era ancora interesse nei nostri confronti. Ti dico in tutta sincerità, soprattutto le prime volte che qualcuno veniva da me e mi parlava in questo modo lo ringraziavo ma con grande meraviglia, sai gli anni comunque erano tanti e non avrei mai pensato che noi fossimo stati così…interessanti! Non c’è stata mai nessuna forzatura in quello che abbiamo fatto, siamo stati semplicemente noi in maniera del tutto naturale, e quindi non ci aspettavamo tutti questi elogi e questi apprezzamenti.
Nessuno si offenda, mi ricordo che abbiamo suonato al Castello ma non ricordo altro! Questo concedimelo, son passati troppi anni e tante cose purtroppo le ho dimenticate. Ma a Maggio torneremo (stasera! Nda) e per noi tutto ciò rappresenta un nuovo inizio, dobbiamo iniziare una serie di date a promozione di un disco, e confidiamo che “Denso Inganno” non sia il terzo ed ultimo capitolo ma che ce ne sia anche un quarto, voglio pensare che le cose vadano bene ed in questo caso saremo contenti noi, sarà contenta la Punishment18, la Eagle Booking e noi ovviamente, sperando che in questo modo le cose andranno avanti.
Manuel, è stato un VERO piacere. A te i saluti!
Ringrazio tutti i lettori di Metal.it, spero di incontrarli in giro per l’Italia e spero proprio che “Denso Inganno” sia di loro gradimento.
Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 mag 2017 alle 21:07

Li ho sempre apprezzati e l'ultimo lo acquisto di sicuro! Però una cosa omessa non mi va molto giù: se si sono riformati può essere merito della Eagle B. ma al 40% non di più, l'altra Importante Spinta e stata la JRR di Antonio (che tra l'altro si è più che sbattuta per ristampare i primi 2 album, diventando pazzo per le licenze ed i master "inesistenti" senza aver aiuto da nessuno...) Capisco che sei sotto contratto con altri, ma ignorare completamente che ti ha aiutato a tornare in auge non lo condivido.

Inserito il 12 mag 2017 alle 23:38

grazie Graz per la bella intervista. ...essendo anch'io over 40 trovo alcuni particolari descritti ahimè terribilmente veri...