Michael Kratz: a rock deluxe big surprise!

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Live your life” è stata una delle grandi “rivelazioni” di questo primo scorcio del 2018, un radioso disco di soft-rock / AOR, curato in tutte le sue parti e impregnato d’ispirazione e di passionalità.
L’autore di tanta magnificenza si chiama Michael Kratz, un artista danese a me (ma non credo di essere l’unico …) finora completamente “sconosciuto”, capace di perfezionare il suo magistrale operato grazie al contributo di alcuni dei principali “monumenti” della scena.
Scoprire che in realtà il nostro può contare su un ricco curriculum costruito soprattutto in madrepatria, contribuisce a spiegare la notevole maturità del prodotto e accresce ulteriormente la qualità del lavoro di “esplorazione” della scena melodica internazionale svolto con competenza, professionalità e dedizione dall’italiana Art Of Melody Music.
A voi il doveroso approfondimento …

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Ciao Michael! Prima di tutto complimenti per “Live your life”, grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo e benvenuto su Metal.it! Devo ammettere che tu e il tuo disco siete stati per me una vera “sorpresa” … splendida, tra l’altro … comincerei chiedendoti di raccontarci qualcosa di te e dei tuoi “eroi” musicali …
Ciao Marco, e grazie per i complimenti e l’attenzione riservatami … :)
Ho cominciato a suonare la batteria nel 1980 all’età di otto anni. Nel 1985, con quattro amici, abbiamo fondato la prima vera band chiamata Way Up e quando avevo quindici anni abbiano firmato il nostro primo contratto discografico. Abbiano suonato assieme fino al 1992.
Successivamente ho preso parte a diverse band e nel 1995 mi è stato chiesto di entrare in un gruppo danese chiamato The Donkeys. Da quel giorno in poi sono riuscito a guadagnarmi da vivere come batterista. Sono entrato nei Kandis nel 2004 e ho lasciato la band nel 2012. Durante questi otto anni, abbiamo suonato quasi 2000 concerti e pubblicato sei album in studio che hanno venduto più di un milione di copie in Danimarca.
Dal 2012 mi sono dedicato alle mie registrazioni personali e sebbene suoni ancora la batteria per altre formazioni, riservo le attenzioni principali alla mia musica.
Crescendo negli anni '80 sono ovviamente rimasto colpito soprattutto dalla musica di quel periodo. In particolare dalla scena AOR / WestCoast e Pop / Rock. È difficile scegliere tra i molti miei “eroi” musicali, ma devo confessare che i Toto hanno avuto un enorme impatto su di me durante gli anni '80 ... e continuano ad averlo anche ora, in realtà. Un'altra grande fonte d’ispirazione per me sono stati i Duran Duran … scrivono cori orecchiabili come nessun altro.
Apprezzo anche il movimento grunge, che è iniziato con i Nirvana negli anni '90 e in qualche modo prosegue con caratteristiche leggermente differenti … come vedi, è un bel mix di generi e artisti diversi.
Dopodiché, ti chiedo anche di presentarci Kasper Viinberg, il tuo “complice” principale di questo magnifico “attentato” alle coronarie dei melomani …
Kasper è davvero il mio primo “complice”. Ci siamo incontrati mentre stavo registrando nello studio di suo padre nel 2010. Ho capito subito che sia Kasper che Ole (il padre di Kasper) avevano inteso perfettamente che cosa stavo cercando di ottenere con la mia musica, così ho chiesto loro di unirsi a me per le sessioni di “Cross That Line” (il mio album precedente).
Abbiamo registrato la maggior parte dell'album nello studio di Ole, il KOMO.
Kasper è un musicista giovane ma molto preparato e così ho deciso di coinvolgerlo negli arrangiamenti delle mie canzoni e penso che abbia fatto davvero un ottimo lavoro.
Quindi, quando abbiamo iniziato le sessioni di “Live Your Life” e Ole era impegnato a produrre altre cose, abbiamo deciso di spostare le registrazioni nello studio di Kasper e praticamente abbiamo fatto tutto da soli, tranne le parti in cui abbiamo invitato alcuni dei miei suddetti “eroi” (Lukather, Landau, Brown, Warburg, Garfield, ecc.) a unirsi a noi.
Ho anche chiesto a Kasper di scrivere alcune delle canzoni con me. La nostra collaborazione funziona veramente bene e sono davvero felice di averlo come “spalla”.

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Quanto tempo avete dedicato alla fase di composizione? Avete seguito una “procedura”particolare per la realizzazione di “Live your life”?
Le registrazioni per l'album sono iniziate nel 2015, quando abbiamo inciso “This Town Is Lost Without You”. A quel tempo avevo finito di scrivere quattro canzoni per “Live Your Life”. A causa di una serie piuttosto intensa d’impegni professionali, non abbiamo registrato altri pezzi fino alla fine del 2016, e la maggior parte di essi è stata poi incisa nel 2017. Quando ho deciso la tracklist di quest’album, mi sono venuti in mente due brani che avevo scritto da adolescente. Queste due canzoni erano “Paradise Lost” e “Dying Young” e così le ho incluse entrambe nella scaletta, perché sembravano adattarsi perfettamente al clima di quest’album.
Possiamo dunque dire che mi ci sono voluti circa trent’anni per completare il disco … :)
Abbiamo già accennato agli incredibili “special guest” che hanno contribuito fattivamente alla riuscita del disco … raccontaci qualcosa di più sul loro coinvolgimento …
Come dicevo prima, loro sono davvero tutti annoverabili tra i miei modelli artistici!
Ho incontrato David Garfield a Copenaghen alcuni anni fa e gli ho chiesto semplicemente di collaborare a un paio di tracce e lui ha subito accettato.
Per "This Town Is Lost Without You" poi avevo l'idea di avere Steve Lukather a suonare l'assolo insieme a David. Quando David è tornato a Los Angeles, gli ha chiesto se era disponibile e in quel momento lo era. David mi ha chiamato e mi ha detto che avrebbero realizzato le sessioni del pezzo la settimana successiva.
Lukather è sempre stato una delle mie più grandi ispirazioni, quindi sono stato davvero felice che avesse tempo per la sessione e che fosse disponibile a farla. Era anche la prima volta in cui Garfield e Lukather s’incontravano da quando avevano sospeso l’attività dei Los Lobotomys.
Michael Landau era anche lui a L.A. nello stesso periodo e, se non ricordo male, David e Landau dovevano registrare qualcosa insieme. E’ stato di nuovo David a chiamarmi, dicendomi che anche Landau era libero da impegni e che avrebbe suonato in "We All Live In This Nation". Direi che hanno fatto un lavoro eccellente!
Quando abbiamo registrato "What Did I ...?", ho pensato che nel brano ci fosse qualcosa di “Ordinary World” dei Duran Duran, quindi per me era “ovvio” chiedere al chitarrista dei Duran Duran Dom Brown di suonarci. L'ho chiamato e la sua reazione fu "certo, nessun problema". È un bravissimo ragazzo e un chitarrista molto abile.
Prima di partire per Londra per le sessioni con lui, Kasper ed io abbiamo deciso di scrivere una nuova canzone che fosse ancora più Duran-iana, più funky e orecchiabile. Abbiamo scritto “Never Take Us Alive” e abbiamo avuto il prezioso contributo di Dom su entrambe le canzoni.

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I testi delle canzoni di “Live your life” sembrano essere molto interessanti, profondi e personali. Cosa ci puoi dire sui temi che hai voluto trattare in questo disco?
Tutti i miei testi sono, in un modo o nell'altro, basati su esperienze personali.
Molte delle liriche di “Live Your Life” sono ispirate dalle persone intorno a me. Ad esempio, la titletrack è stata ispirata da un mio caro amico che è morto di cancro. Anche se lottava ogni giorno con la malattia, era l'uomo più positivo che si possa pensare. Voleva vivere e ha cercato stoicamente di farlo senza abbattersi mai, nonostante fosse perfettamente consapevole del suo destino.
Dying Young” parla dei due figli dei miei vicini di quando ero giovane, cresciuti con genitori alcolizzati. I bambini erano un paio di anni più piccoli di me … mi sembra fosse intorno al 1985.
Diversi giorni ogni settimana li ho visti seduti sulle scale della loro porta d'ingresso dopo la scuola in attesa che i loro genitori tornassero a casa. Spesso stavano seduti lì per ore ad aspettare. A volte mia madre chiedeva loro di venire a prendere una bibita ma credo che gli fosse stato detto di non andare da nessuna parte, perché solo molto raramente accettavano l'invito.
Dopo un po’ ho capito che spesso dovevano andare al pub locale per prendere i loro genitori. È stato straziante assistere a questa situazione quasi tutti i giorni. Questa esperienza mi ha portato a scrivere “Dying Young” alcuni anni dopo.
In generale mi piace scrivere i testi con una sorta di doppio significato. L’idea è di raccontare una storia, spesso la mia, in cui gli ascoltatori possano riconoscersi. Questa è un'altra grande cosa della musica e della scrittura dei testi.
So che gli artisti normalmente non amano molto questa domanda, ma ci provo lo stesso … quali sono I pezzi che ritieni più rappresentativi del disco? Personalmente considero “This Town is Lost Without You” “semplicemente” un vero gioiellino sonico a 24 carati …
Ah ah! Immagino sia perché è difficile scegliere solo uno dei propri figli :)
Le mie scelte cambiano spesso. In questo momento sono piuttosto soddisfatto di “Paradise Lost”.

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Per la pubblicazione dell’album avete scelto la Art Of Melody Music … com’è maturata questa decisione e come siete entrati in contatto con i ragazzi di questa “emergente” realtà discografica italiana?
La Art Of Melody Music mi è stata segnalata dal capo redattore di bluedesert.dk, Kenneth Bremer. Gli era stato chiesto di scrivere le note di copertina per il nuovo album dei Mindfeels, mi ha chiamato e mi ha parlato dell’etichetta, a me del tutto sconosciuta.
Ho realizzato quasi subito che AOM poteva essere l'etichetta giusta per me e per la mia musica, così li ho contattati e mi sono presentato.
Solo pochi giorni dopo abbiamo deciso di collaborare e abbiamo iniziato a pianificare le varie fasi della realizzazione del disco. Dopo così tanti anni nel business musicale è fantastico per me lavorare con i ragazzi di AOM. Il loro entusiasmo e il loro amore per la musica sono eccezionali e si fanno il “mazzo” per supportare nel migliore dei modi i loro artisti. Un aspetto che è molto raro di questi tempi.
Sono molto contento di far parte della famiglia Art Of Melody / Burning Minds Group.
Ora raccontaci qualcosa della tua esperienza durante la seconda edizione de "A Melodic Rock Night", qui in Italia, dove hai suonato insieme ai Mindfeels (e alla manifestazione hanno preso parte pure Soul Seller, Wheels Of Fire, Hungryheart e Danger Zone) … purtroppo l’ho persa e sono curioso di sapere com'è andata …
E' stata una grande serata e per me è stato incredibile incontrare tutte queste grandi band … mi sono fatto molti nuovi amici. È stato speciale incontrare i Mindfeels … quando sono stato presentato ai ragazzi avevamo già concordato che sarebbero stati loro a supportarmi per il concerto.
In realtà avevo qualche preoccupazione nell'usare una band che non conoscevo invece di portare con me la mia formazione dalla Danimarca, ma quando ci siamo incontrati il giorno del concerto e abbiamo avuto a disposizione un paio d'ore per provare, sono rimasto stupefatto dal modo in cui siamo riusciti a suonare assieme. Hanno centrato lo spirito delle canzoni al 100% e mi sono divertito molto a esibirmi con loro!
Approfitto della tua esperienza nel settore per chiederti cosa pensi del fenomeno del “revival” (che coinvolge sia gruppi nuovi e sia un sacco di “veterani di ritorno” …) e, più in generale, un giudizio sulla scena musicale contemporanea …
Molti dei generi rock che sono ritornati in auge negli ultimi tempi sono nati negli anni ottanta e novanta come conseguenza del successo delle scene New Wave e New Romantic che monopolizzavano le radio mainstream di quel periodo.
Penso che a tutti quelli che come noi sono cresciuti in quell'epoca, manchi quel tipo di musica - sia come artisti, sia come ascoltatori … ci ricorda i nostri giorni più spensierati e rievoca molti ricordi.
La cosa migliore di questo revival è che ci sono molti giovani che sembrano adorarlo, dimostrando che non è solo la musica di artisti adulti diretta ad ascoltatori adulti. Tutto ciò è fantastico.
Questa situazione per noi artisti di una certa generazione è una vera fortuna … dobbiamo suonare la musica che si adatta alla nostra epoca, giusto? Non credo che potrei suonare musica elettronica o K-Pop in modo onesto, ha ha! Magari potrei scrivere canzoni per quei generi ma di certo non eseguirle senza imbarazzo.

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Qual è il tuo sogno, come individuo e musicista? Qual è la tua idea del “successo”?
“Successo” è un termine strano e non è facile stabilire cos’è in maniera univoca … ho avuto molto successo nel mondo della musica. Ho venduto oltre un milione di album in Danimarca con i Kandis negli otto anni in cui sono stato il batterista della band. Abbiamo suonato un sacco in quel periodo e ottenuto una massiccia fanbase. Ciononostante ho lasciato il gruppo per creare la mia musica. Molti dei miei colleghi musicisti, che mi vedevano come un “artista di successo”, non hanno probabilmente capito perché ho lasciato la band, ma non mi sentivo soddisfatto, volevo qualcos'altro.
Guardando indietro, vedo la popolarità che abbiamo avuto (e che la band ha ancora) e sono felice di aver avuto tante esperienze fantastiche, ma quella situazione non mi manca.
Scrivere e suonare la mia musica mi dà una sensazione di appagamento speciale, anche se non vendo la stessa quantità di dischi dei Kandis. Per me il successo non è la vendita di tonnellate di album, ma l'opportunità di registrare e pubblicare la musica che voglio e, non ultimo, di poterla suonare dal vivo.
Vivo nella campagna della Danimarca con mia moglie e i miei due figli. Sono in grado di scrivere e registrare ogni volta che voglio, siamo tutti sani e ci divertiamo ancora insieme dopo venti anni di matrimonio. Questo è per me il vero “successo”.
Grazie di cuore per la piacevolissima chiacchierata e, per finire, non rimane che chiederti di lasciare un messaggio a tutti gli chic-rockers italiani ...
Grazie a te Marco!
Ai lettori di Metal.it e ai fans della musica rock dico solo grazie per la lettura e per aver mantenuto alto lo spirito del rock! Continuate così!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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