Antonello Giliberto: guitar heroism made in Sicily

“Guitar hero” è una definizione certamente affascinante e invidiata, che però negli anni ha acquisito anche un’accezione un po’ “negativa”, da associare a musicisti “onanistici” ed egocentrici, più interessati alla competizione tecnica che non alla fondamentale comunicazione emozionale.
Il siracusano Antonello Giliberto è uno di quegli artisti in grado di cancellare ogni eventuale connotazione autoreferenziale dalla suddetta classificazione, uno di quelli che riescono a far passare “quasi” in secondo piano la loro straordinaria perizia esecutiva, asservendola costantemente alla pura soddisfazione cardio-uditiva.
Di questa sua illuminata capacità (evidente in un intrigante percorso discografico di cui l’ottimo "The Strategy of Chaos" è il capitolo più recente), di influenze e di molto altro abbiamo amabilmente chiacchierato nell’intervista “conoscitiva” che state per leggere ...

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Ciao Antonello! Benvenuto sulle nostre gloriose pagine! Presentati al popolo di Metal.it …
Un grande saluto a te e a tutti i lettori di Metal.it, so che è un sito web molto seguito e non nascondo di leggerlo quotidianamente anch’io, quindi trovarmi protagonista al suo interno, è un vero onore! Sono un chitarrista di un piccolo paesino in provincia di Siracusa, Palazzolo Acreide, ricco di storia e tradizioni secolari. Pur avendo la chitarra come mezzo d'espressione, mi ritengo più un compositore a tutto tondo, scrivendo anche per altri strumenti, in particolare strumenti orchestrali. Vengo da un background prettamente classico, con l'assimilazione, e direi anche ossessione, per i maestri del passato, in particolare del periodo barocco, come J.S. Bach, Vivaldi, Corelli, ma sono anche un grande appassionato della musica di Mozart, Beethoven, e Paganini. Questo mi ha portato quasi naturalmente a interessarmi del genere metal neoclassico e symphonic metal in un secondo tempo. Mi ritengo un musicista eclettico e versatile, e lo dimostra il fatto che collaboro in molti, disparati progetti. Certo, quando trovo il tempo di comporre, torno a quello che so fare meglio, ed è quello che trovi in “The Strategy of Chaos”.
Ritengo il tuo nuovo lavoro, "The Strategy of Chaos", un ottimo esempio di come il disco di un “chitarrista” possa non essere solo un disco per “chitarristi” … cosa ci racconti della sua genesi e dei suoi “caliginosi” ed evocativi contenuti?
In effetti, sin dal mio primo album, ho sempre cercato di creare musica accessibile a tutti. Quello che voglio dire è che faccio musica che mi piacerebbe ascoltare. Oramai ci sono migliaia di dischi strumentali in cui si fa sfoggio di tecnica, ma si va perdendo quella che è la forma canzone. Non si può, ma questa è una mia opinione, scrivere una canzone e incentrarla sugli assoli, bisogna che la struttura sia accattivante, fresca e non scontata, e non bisogna per forza correre. Quando compongo, ho una visione d'insieme, e la chitarra non è altro che uno strumento come un altro, certo preponderante, ma pur sempre uno strumento, ovvero un mezzo. Diciamo la verità, là fuori ci sono chitarristi mostruosi, ma spesso mancano di anima, ed è proprio questo che voglio mantenere nei miei lavori, un anelito emozionale. Per carità, in passato ho divorato anch'io dischi di certi chitarristi che viaggiavano a 2000, ma dopo un po' mi sono venuti a noia, ho cercato altro. Sono focalizzato nella melodia e nell'arrangiamento, che reputo gli aspetti compositivi più importanti. Riguardo “Strategy” ho iniziato a scrivere i pezzi i primi mesi del 2016, e non avendo particolarmente fretta, ho continuato a buttar giù canzoni su canzoni tra il 2017 e il 2018, ritornando spesso sugli arrangiamenti fin quando non mi sembravano perfetti. L'ultima canzone scritta è stata “Artemisia's Revenge”, e dopo di che, prima di mixare, mi è venuta l'idea di inserire la cover dei Rondò Veneziano “Odissea Veneziana”.
Direi di spendere anche alcune parole sui tuoi partners in crime in questo lavoro … Dino Fiorenza, Salvo Grasso e lo special guest Gabriels
Che dire, la loro performance sull'album è stata stellare! Ritengo, e lo dico in ogni sede, Dino Fiorenza uno dei migliori bassisti del mondo, oltre che un grande amico e un grande professionista! Ha suonato alcune cose sull'album veramente incredibili, un virtuoso che fa sembrare tutto facile ... è pazzesco! Salvo Grasso è la sorpresa dell'album! Il suo drumming su “Strategy" è pauroso! Quando gli ho affidato gli arrangiamenti della batteria, gli avevo chiesto tocco, tecnica e fantasia: non avrei potuto fare scelta migliore! Spesso mi ha dato degli spunti ritmici così creativi, che qualche volta ho dovuto ri-registrare delle chitarre ritmiche per incastrarmi bene con la batteria! Gabriels non lo scopro certo io! Negli anni ha dimostrato di essere compositore sopraffino e virtuoso della tastiera, quindi quando si è trattato di registrare dei botta e risposta, come ai vecchi tempi dei Rising Force, ho pensato a lui! Tra l'altro ho avuto il piacere di registrare alcune canzoni nella sua Saga di Hokuto, quindi dovevo ricambiare il favore! Ci tengo a dire che “The Strategy of Chaos” è un album interamente “Made in Sicily”, pensato, scritto, registrato, mixato e masterizzato in Sicilia.

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Pur avendo ampiamente gradito anche il precedente “Journey through my Memory”, ritengo la tua opera più recente maggiormente “a fuoco”, in cui tutte le diverse sfumature stilistiche si amalgamano in maniera più coerente … quali sono, dal tuo “privilegiato” punto di vista, le principali differenze tra i due album?
Ti ringrazio! Beh, molto probabilmente sono cresciuto come compositore. Ritengo “Journey” un disco pieno di entusiasmo, ma riascoltandolo oggi, magari avrei cambiato qualcosina qui e là. C'erano alcuni elementi un po' avulsi dal genere, e non riusciti al 100% ... ma appunto, dagli errori s’impara sempre qualcosa! In “Strategy” mi sono sin da subito focalizzato verso un suono più oscuro, e considera che la maggior parte dei pezzi sono registrati con una sette corde. Inoltre ho perso molto tempo negli arrangiamenti, per renderli più bombastici ed emozionali che potevo! Ritengo che sia un album da ascoltare dall'inizio alla fine, non ci sono dei riempitivi, tutte le canzoni mi piacciono per un motivo o per un altro.
Scorrendo il tuo ricco curriculum, si apprezza (a conferma del tuo modo di suonare, tra l’altro …) la varietà delle tue esperienze e s’intuisce una notevole “curiosità” artistica … quanto credi sia importante per un musicista tentare di ampliare il più possibile i propri orizzonti espressivi?
Beh credo sia fondamentale! Non avrei potuto comporre alcune cose senza avere la conoscenza dell'armonia jazz o dell'uso dei modi, per esempio. E' molto importante essere versatili. Nella mia crescita artistica ho suonato, e suono ancora, di tutto. Innanzitutto è un accrescimento personale, e poi, essendo io stesso un insegnante, è un dovere verso gli allievi. Tutto quello che ho studiato in passato, mi ha portato a essere un compositore migliore. Se uno si fossilizza su un solo stile, allora non si evolverà mai. Io collaboro con diversi gruppi, che fanno musica molto diversa da quella che suono io, ma non ha importanza, è sempre un'esperienza che fa crescere e insegna qualcosa.
Ritornando al tuo approccio alla “materia chitarristica”, mi piacerebbe ci descrivessi brevemente le tue influenze ... quali sono i musicisti che consideri “maestri”? E quali sono le loro singole caratteristiche che li hanno resi tali nel tuo percorso artistico?
Allora, in questa risposta potrei essere chilometrico, ma mi fermerò all'essenziale. Fondamentalmente, nella mia crescita come chitarrista, i musicisti che considero maestri sono due: Jimmy Page e Yngwie Malmsteen. So che sono due chitarristi agli antipodi, ma sono stati di grande ispirazione e stimolo. Jimmy Page per me è il genio compositivo, il costruttore di riff, lo stregone esoterico che quand'ero più giovane mi ha affascinato di più con il suo carisma. Ricordo ancora bene quando riuscii a eseguire per intero l'assolo di “Stairway to Heaven”... fu un momento magico! Apprezzo Page anche come produttore: quando ascolto i dischi dei Led Zeppelin, sembrano registrati ieri! Quando vidi per la prima volta “Live in Leningrad” di Malmsteen, restai completamente shockato! Fu una grande botta alla mia autostima, ma un grandissimo stimolo per migliorarmi. Di Yngwie apprezzo tanto la tecnica, l'intonazione, il vibrato e la presenza scenica ... è un vero animale da palco! Anche se non ho per nulla apprezzato i suoi ultimi album, è innegabile che rimanga un caposcuola.
Nonostante la sua spiccata forza espressiva, "The Strategy of Chaos" è fatalmente un album "guitar oriented", indirizzato soprattutto a un certo tipo di target di ascoltatori … quali sono le ragioni di questa scelta? Non credi che inserire anche solo alcuni pezzi “cantati” (è un mio vecchio “pallino” …) in un lavoro strumentale, possa riuscire a diversificare ulteriormente la proposta e renderla più fruibile anche per un pubblico meno “specialistico”?
In effetti ritengo di essere un grande fan di dischi strumentali, anche se ciò che faccio io è lievemente diverso, in quanto, pur prediligendo la chitarra come strumento principale, ho una visione d'insieme più classica, ovvero come un insieme orchestrale in cui la chitarra è solo un altro strumento. Comporre per un cantante è certamente un proposito per il futuro, ma a oggi ritengo di dare il meglio scrivendo solo musica strumentale. Mi piace in particolare il fatto che, non essendo traviato da parole, l'ascoltatore, come me in primis, riesca a vivere l'immagine mentale che si crea da solo, ascoltando una canzone, e questo cambia da persona a persona.

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Conclusasi la collaborazione con la prestigiosa Minotauro Records, "The Strategy of Chaos" esce in forma “autoprodotta” … novità sotto il profilo di un eventuale nuovo patrocinio discografico?
A oggi sono in contatto con diverse etichette serie, quindi in futuro chissà. Non ti nascondo che ho fatto ascoltare l'album a tantissime case discografiche, quasi tutte mi hanno dato pareri entusiastici, ma arrivando al sodo, chiedevano cifre semplicemente folli! Purtroppo siamo arrivati al punto in cui è l'artista a pagare per essere prodotto e promosso in giro, e questa cosa a me non va per niente bene. Ci sono senz'altro delle eccezioni, come la Minotauro appunto, che pur apprezzando tanto l'album, mi ha fornito valide spiegazioni sul perché non si poteva continuare la collaborazione. Volente o nolente, ho deciso dunque per un'autoproduzione, in cui naturalmente oneri e onori ricadranno solo su di me ... è stata una scelta coraggiosa, ma ponderata a lungo.
Dopo tante domande da “profano” e da semplice appassionato di questi suoni, arriva il momento di assecondare anche le esigenze dei “tecnici” … quali sono le scale o le tecniche esecutive che prediligi? Quale tipo d'equipaggiamento utilizzi?
Riguardo alle tecniche che prediligo, uso molto la plettrata alternata, il legato, lo sweep picking, insomma tecniche abbastanza avanzate tipiche dello stile che suono. Do anche molta importanza al bending, e soprattutto al vibrato, che spesso è una tecnica sottovaluta. Tuttora mi esercito tutti i giorni per essere sempre in grado di essere al 100% durante i miei concerti. Riguardo al mio equipaggiamento, beh tutte le chitarre e le parti orchestrali le ho registrate nel mio studio, tramite plugins e librerie che oggi hanno raggiunto un realismo incredibile. Le chitarre che utilizzo di più sono due Fender Stratocaster, una del '96 e l'altra del '99, mentre per la sette corde mi affido a una chitarra di liuteria costruita apposta per me dal liutaio Corrado Carpinteri. Dal vivo suono quasi sempre con una testata Marshall con la sua cassa 4x12, anche se ultimamente ho acquistato una testata Bogner Alchemist che mi piace tanto.
Alex Masi e Yngwie Malmsteen, in passato, dovettero "emigrare" dai rispettivi paesi d'origine per trovare delle opportunità importanti di valorizzazione del proprio talento. Ritieni che, viste le "nuove" possibilità tecnologiche e i mezzi attuali della "globalizzazione", questa possa ancora essere un'opzione potenzialmente vincente?
Sinceramente sì, soprattutto se sei italiano! Il fatto è che qui manca veramente quella mentalità aperta che permette a un artista che non fa musica mainstream, di emergere. E' un dato di fatto. Internet dà una grossa mano, ti mette in contatto con persone con cui mai avresti pensato di avvicinarti, ma purtroppo non permette di organizzare concerti, per non parlare poi della pirateria. Sicuramente all'estero, e mi riferisco agli Stati Uniti o al Giappone, c'è ancora terreno fertile per gli artisti underground. Noi che restiamo, e mi riferisco anche a tutte le persone che hanno collaborato nella realizzazione dell'album, siamo veramente dei pazzi, degli eroi, perché amiamo talmente tanto il nostro paese, che magari aspettiamo che cambi qualcosa ...

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Non mi rimane, in dirittura d’arrivo di questa chiacchierata, di chiederti qualcosa sui proverbiali “progetti futuri” …
Intanto la realizzazione di un videoclip per promuovere il disco, e di suonare più possibile in giro per far conoscere la mia musica. Ho in cantiere molte idee, ancora in fase embrionale, ma che potrebbero entrare in un prossimo album. Sto collaborando con diverse realtà della scena siciliana, anche non metal, e vedremo cosa potremo realizzare in futuro. Ogni incontro è prezioso, ogni incontro è un miglioramento e una crescita.
Siamo alla fine, nel ringraziarti per la tua cortesia e per il tempo dedicato (e augurandoti un clamoroso "in bocca al lupo" per tutto …), come a scuola, chiusura "a piacere" …
Sono io che ringrazio voi! Come ho detto è veramente un grande piacere far parte delle vostre pagine virtuali! Invito chi legge a supportarmi, magari acquistando i miei album qui https://antonellogiliberto.jimdo.com/shop/ o nei vari negozi digitali, e a seguirmi nelle mie avventure musicali tramite la pagina Facebook o Youtube.
Intervista a cura di Marco Aimasso

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