In occasione dell'uscita del suo ultimo album, “Dog eat Dog”, abbiamo avuto l'occasione di intervistare Pino Scotto. Amato o odiato, Pino è innegabilmente un personaggio carismatico e schietto, oltre che uno degli artisti più longevi della scena rock italiana. Gli abbiamo fatto alcune domande, ecco cosa ci ha risposto:
Il tuo nuovo album "Dog eat Dog" è uscito il 27 marzo. Molte case discografiche hanno posticipato l'uscita delle release per le conseguenze del Coronavirus, dal momento che tutti i tour sono sospesi e anche le spedizioni sono in difficoltà. Pensi che l'album sarà in qualche modo penalizzato dal periodo che stiamo vivendo?
Pino: Abbiamo deciso di far uscire comunque il disco sulle piattaforme digitali e in digital download per dare a tutti la possibilità di ascoltarlo, mentre per il disco fisico bisogna aspettare che la situazione migliori.
Hai dichiarato che il titolo dell'album fa riferimento alle piccole battaglie sociali che scoppiano quotidianamente, ma considerando anche la copertina, così cruenta, il messaggio che vuoi mandare è più positivo o negativo?
Pino: “Dog Eat Dog” è un detto vecchissimo, e il significato è semplice: descrive la guerra dei poveri. Gli ultimi si scannano tra di loro, mentre chi sta al potere li usa per fare quello che vogliono loro. Non è negativo o positivo, è una constatazione dei fatti, di come gira la società, da sempre.
Cosa ci puoi dire sulla scelta dei brani che compongono l'album? Ce n'è qualcuno che senti ti rappresenti maggiormente?
Questo è il mio ventunesimo album, di cui 17 sono di inediti. Ogni volta è una nuova avventura, non c’è mai stato niente di calcolato. In questo nuovo album ho voluto 11 inediti che mi rappresentassero, dal primo all’ultimo. Ho scritto in libertà tutto quello che avevo in testa, e in queste undici tracce ho racchiuso il rock e la musica che piace a me. C’è un brano prog, uno blues, uno trash, uno più rock’n’roll…è quello che vorrei ascoltare io in un album di un artista che mi piace, e a detta della critica l’album sta piacendo!
Come mai la scelta di aggiungere il brano “Don’t Be Looking Back”, cover dei Vanadium? Essendo stato il front-man di quella band, non è un po' come fare una cover di se stessi?
Pino: “Don’t Be Looking Back” è una ballad dei Vanadium che era piaciuta tantissimo, e nel 1982 avevamo realizzato anche un video, uno dei primi a girare a quell’epoca. Mentre eravamo in studio a registrare, durante un momento di pausa, il mio chitarrista Steve ha iniziato ad accennarla, e visto che la conoscevano anche gli altri ragazzi l’abbiamo suonata. E così, un po’ per caso, abbiamo deciso di registrarla e inserirla nel disco. Mi è piaciuto tantissimo cantarla, non ho nemmeno dovuto ripassare il testo! Penso proprio che la porterò anche in tour.
Hai detto che ti piace sperimentare e che ogni nuovo album dovrebbe essere diverso dai precedenti, pur seguendo un filo comune. Questo vale anche per i compagni di band che ti seguono in questa avventura? Ci sono elementi fissi con i quali sei particolarmente in sintonia o cambiano di volta in volta?
Pino: Ogni album è stata un'avventura, ma ovviamente quando sei con una band non hai una totale libertà di movimento, ognuno dice la sua come è giusto che sia, e quindi si arriva a compromessi. Dopo lo scioglimento dei Vanadium avrei potuto vivere di rendita, invece no: quando ho iniziato a fare il solista, prima mi sono messo a cantare in italiano, e poi sono tornato al blues, al rock, ho cominciato a contaminarlo con il rap, l’hip hop. Ho fatto un brano con Caparezza, uno con J-Ax, uno con i Modena City Ramblers…la contaminazione è energia, è l’essenza della musica, sennò diventa tutto un copiare, uno standard. Come dicevo prima, ho sempre fatto tutto in totale libertà. In ogni album ci sono musicisti diversi che scelgo di volta in volta, che non sono neanche quelli che vengono in tour di solito.
Quando tutto tornerà alla normalità, come avete pensato di promuovere l'album?
Pino: È già un mese che faccio promozione, purtroppo chiuso in casa, e i riscontri sono molto positivi. C’è chi ha detto che è il mio album più bello, e questo ovviamente mi fa davvero piacere. Il problema è che da metà aprile doveva partire il tour da Piacenza e Genova, avevamo già un sacco di date fissate, ma ovviamente vista la situazione sono rimandate a data da destinarsi. Perché poi è quello, gli album si fanno per andare in tour, per respirare il vero rock’n’roll su un palco. Ogni 2 anni scrivo un disco e poi parto per fare un sacco di date, mi prendo 6 mesi di pausa e ricomincio a registrare. Con l’ultimo tour abbiamo fatto 140 date! Qualcuno di recente ha scritto in un articolo: “Pino afferma che non scenderà mai dal palco”, e io dico “non è una promessa, è una minaccia!”.
Guardando il video del tuo ultimo singolo “Don’t Waste Your Time” non si può fare a meno di notare come tu sia sempre in splendida forma, sia dal punto di vista fisico che vocale... ma come fai?
Pino: Grazie mille! Ho compiuto 70 anni a ottobre scorso, e sono 3 anni che ho smesso con tutti gli eccessi, sarà anche per questo che sono tornato in forma! Per quanto riguarda la voce, sembra che nonostante tutto il bere e il fumo fortunatamente le corde vocali stiano ancora bene.
Sei sempre stato un tipo molto schietto e diretto, senza compromessi, un'attitudine molto "rock" se vogliamo. Pensi che questo ti abbia precluso delle possibilità in passato?
Pino: Sicuramente. Non voglio fare l’eroe, ma di questa mia schiettezza sono davvero fiero. È una cosa che mi hanno insegnato mio padre e mio nonno: sii sempre te stesso, non mettere mai maschere. Ho pagato tanto questa cosa, molti si irritano quando critico gli altri perché tutti vorrebbero vedere solo facce sorridenti. Ma io non ci riesco, sono fatto così, nel bene e nel male.
Arrivato a questo punto della tua vita, dopo una carriera costellata di tanti successi e soddisfazioni, tendi a guardare più indietro, verso il passato o avanti verso il futuro?
Pino: No, io di buono ho questo: a quello che faccio oggi, domani già non ci penso più. Di 21 album che ho fatto, io a casa conservo solo gli ultimi 2, non ho niente del passato (anche per i vari traslochi…). Non mi lego al passato, sono uno che non va nemmeno al cimitero, i miei cari defunti li ho nel cuore. Guardo sempre al domani, mai a ieri.
Riesci a trovare ispirazione e stimoli per comporre nuovo materiale durante questo periodo di quarantena forzata? O preferisci dedicarti ad altre cose?
Pino: Non pensavo di avere questo spirito di adattamento, invece ho riscoperto tante cose. La voglia di leggere, il tempo per guardare tanti DVD musicali mai visti. E in più continuo a scrivere, comporre: prendo in mano la chitarra e mi vengono nuove idee, è la mia natura! Mi piace, anche se ovviamente spero finisca tutto al più presto.
Per concludere, hai un messaggio per i lettori, in particolare per la Lombardia, tua regione d'adozione, che sta vivendo un periodo così drammatico?
Pino: Più che per la Lombardia, che è la terra che mi ha adottato, per tutto il Paese: innanzitutto, state a casa, sennò non ne usciremo più! Poi è drammatico quante persone abbiamo perso, penso a tutte le famiglie che hanno perso qualcuno in questa pandemia, deve essere un dolore terribile. L’atmosfera che si respira è da guerra, quindi facciamoci forza tutti quanti: ce la faremo. Ci costerà caro, in tutti i sensi, ma spero che per una volta il popolo italiano impari quali sono i valori e le cose importanti. E che forse prima non si stava così male…
Ciao a tutti, rock on!