Joe Satriani, al di la' della propria carriera e della indubbia qualità di maestro assoluto della sei corde, rappresenta anche un'icona del mondo della chitarra, capace di attrarre gli interessi e le ovazioni di un'ampia pletora di ascoltatori, dal pop al metal, passando per il rock, la fusion, il jazz e tutto quello che c'è in mezzo.
Alla luce del nuovo splendido album "Shapeshifting" ne abbiamo parlato proprio con Joe, splendido interlocutore oltre che splendido musicista.
Joe: Ciao Francesco e grazie a te ed a voi.
Francesco: Partiamo subito con la prima domanda .
Il tuo nuovo album “Shapeshifting” è uscito’ il 10 aprile, quale reazione ti aspetti dal pubblico sul tuo nuovo lavoro?
J: Shapeshifting sarà un album differente dal resto dei mie lavori, il pubblico rimarrà sorpreso da questo lavoro. In ogni brano ho cambiato il mio stile, rendendo ogni canzone un evento molto speciale.
L’obiettivo è stato creare un album chitarristico, inteso come un viaggio, un viaggio molto interessante che porta l’ascoltatore a scoprire cose nuove ascoltandolo più e più volte, lasciandolo sorpreso ogni volta.
L’intento è stato creare un album molto emotivo e molto stimolante.
F: Come è nato questo lavoro? Ho visto che in studio hai cambiato musicisti, come mai hai scelto questa line-up?
J: la scelta della band è molto importante ed è fondamentale che ogni musicista comprenda lo stile e la tipologia di musica che si andrà ad esplorare, quindi ho iniziato a chiamare Eric Cadieux, lui fa parte della mia band dal 1996, ha suonato in molti dischi ed è un grandissimo tastierista, suona un sacco di cose su questo album e arriva sempre con tante idee, oltre ad essere un engineer fantastico.
Per quanto riguarda il basso ho chiamato Chris Chaney, un musicista di Los Angeles, bassista dei Jane’s Addiction, abbiamo già fatto con lui l’album “Unstoppable Momentum”, mentre alla batteria troviamo Kenny Aronoff (John Forgety).
F: Ascoltando il nuovo album ho sentito molte contaminazioni stilistiche, come mai hai fatto questa scelta?
J: normalmente anche negli anni passati, i produttori hanno sempre consigliato di fare dischi nello stesso stile, per esempio se fai un disco dance, rock o blues lo fai seguendo tutte le “regole” del genere, come ho fatto in passato.
In questo album ho voluto fare dei generi differenti, adattandomi alle canzoni, allo stile e di conseguenza ho dovuto imparare a gestire i differenti generi.
E’ stata una sfida, per me e per tutti i musicisti che hanno dovuto su questo disco adattarsi ogni volta alla canzone; ho utilizzato molti strumenti differenti per ottenere quel vibe ed è stato divertente ed eccitante allo stesso tempo.
In questo lavoro mi sono adattato alle canzoni, sono uscito dalla mia comfort-zone e dai miei schemi per fare e imparare altro.
F: quanto tempo hai impiegato a registrare il disco e dove è stato prodotto?
J: Questo disco è stato registrato nello studio Jim’s a Valencia, California, che è a soli 45 minuti da Los Angeles.
Lui ha un grande studio ed è un posto davvero divertente, lo studio ha una sala enorme per registrare e tira fuori dei suoni incredibili collegando tutto alla sua workstation. Davvero un ambiente divertente per lavorare.
Le registrazioni sono durate 34 settimane facendo ogni giorno tutte le parti di chitarra, sovraincisioni, parti di tastiera e tutto il resto.
Prima di Natale abbiamo completato le registrazioni e abbiamo spedito il lavoro al mio amico John Bertie che ha completato il mastering il primo gennaio.
F: In questi giorni stiamo vivendo un periodo veramente difficile a causa del coronavirus, come stai vivendo questa situazione?
J: E’ una sfida veramente dura per tutti noi, qui a San Francisco siamo tutti in isolamento, stiamo lavorando da casa prendendoci cura di noi stessi e dei nostri cari, mentre per quanto riguarda le date stiamo per ufficializzare il comunicato stampa che uscirà domani al pubblico, posticipando tutte le date del tour Europeo. (cosa che è puntualmente accaduta, Ndr)
Ci stiamo mettendo un po’ di tempo a far uscire i comunicati perché le regole del lockdown sono differenti da paese a paese e quindi i promoter sono in difficoltà a gestire il tutto in base alle regole dei paesi, una situazione surreale.
F: Ci sono dei chitarristi oltre a te che consiglieresti a tutti?
J: Mi stai chiedendo di altri chitarristi divertenti da ascoltare?
Ci sono tantissimi chitarristi/musicisti in giro veramente bravi da ascoltare,
sono tantissimi che in questo periodo stanno pubblicando qualcosa, come la grande Laura Basilio, oppure Jason Richardson che suona cose pazzesche.
E’ davvero bello vedere le nuove generazioni suonare cose strabilianti, è davvero esaltante sentire cose che non potrò mai suonare.
F: Oltre la musica quali sono le tue passioni? Sport, cinema?
J: Una delle mie passioni è dipingere, disegnare e ultimamente ho disegnato tantissimo.
Ho iniziato a lavorare con una compagnia d’arte concettuale, per delle mostre fuori Los Angeles ed è stato un grande sfogo per me.
Negli ultimi due anni ho dipinto tantissimo e il prossimo anno spero di riuscire a fare una mostra tutta mia, sempre dividendomi tra lo studio della chitarra che inizia ad essere un po’ faticoso e la pittura.
F: Quale album o artista ti ha fatto scattare la molla e dire “ok voglio diventare un musicista”?
J: in realtà ho iniziato come batterista quando avevo nove anni, come tanti altri bambini che hanno vissuto gli anni '60.
I gruppi che vedevo in tv da bambino erano i Beatles, Rolling Stones e ascoltavo la musica che sentivano i miei fratelli più grandi.
Rimasi impressionato quando ascoltai per la prima volta Hendrix, Led Zeppelin, Cream, Who, sempre grazie ai miei fratelli che ascoltavano queste cose.
Ho iniziato a suonare negli anni '70 ed ero un ragazzo con la passione per i Black Sabbath, Deep Purple e Led Zeppelin.
F: un consiglio a chi si vuole avvicinare alla chitarra o suonare come te? (ok, è impossibile)
J: penso che ci siano delle cose ovvie e delle cose che non sono cosi ovvie,
che sono il tempo trascorso sullo strumento, più si suona e più ci si trova a proprio agio e ci si esprime sempre meglio.
Non esagerare con la pratica su cose inutili! Siamo musicisti ed il nostro lavoro è quello di far sentire la musica alle persone e non esercizi, perché non sono interessate a sentire scale e frasi veloci.
Non sprecare il tempo a fare esercizi inutili ma dedicalo agli effetti che ha una nota, accordo, scala sulle persone che ti ascoltano e sulla musica che stiamo
accompagnando.
F: Qualche novità sul G3?
J: due mesi fa ti avrei risposto “forse nel 2021” ma oggi con questa situazione ed avendo spostato i tour di sei mesi non so nulla sulla situazione G3...
F: Puoi fare un saluto agli amici di Metal.it?
J: certamente, prima di tutto voglio ringraziarti per l’intervista, mi ha fatto molto piacere parlare con te e con tutti gli amici di Metal.it.
E’ una grande opportunità per far leggere e parlare della mia musica a tutti i metallari del mondo, anche se non sembro molto metal lo sono nel DNA e sono stato davvero felice di parlarti.
F: Grazie a te Joe per il tuo tempo, e spero di rivederti presto in Italia. Grazie!
J: Certamente, grazie a te Francesco.