Alla vigilia dell'uscita di Celestial Violence, nuova fatica discografica dei friulani Revoltons, prevista per il prossimo 12-05 per la Sleaszy Rider Records, Alex Corona, lo storico chitarrista della band, nonché unico membro fondatore rimasto, ci ha gentilmente concesso questa lunga e piacevolissima chiacchierata che trovate di seguito:
Alex Corona
Ciao Alex, innanzitutto bentrovato sulle pagine di metal.it e complimenti per il nuovo disco dei Revoltons, il sesto in studio della vostra discografia, intitolato Celestial Violence
Alex: Ciao Ettore! Grazie per averci concesso questa intervista, siamo felicissimi di essere
qui a parlare con te e con i lettori di metal.it del nostro nuovo lavoro! Grazie per aver apprezzato il disco!
Entriamo subito nel vivo di questo nuovo lavoro. Si tratta di un album, le cui tematiche si riferiscono chiaramente agli ultimi 3 anni surreali che abbiamo vissuto, tra pandemia, lockdown e tutto quello che c’è stato intorno. Partiamo dal titolo, molto affascinante, perché Celestial Violence?
Alex: Il titolo è un pò provocatorio e potrebbe superficialmente indurre a pensare che venga data la colpa ad un’entità celestiale, e quindi a Dio, per quel che è successo in questi ultimi tre anni orribili ma, in realtà, il concetto che vogliamo esprimere è ben più complesso. Nella nostra personale visione delle cose, il credo religioso non c’entra nulla, anche perché francamente non crediamo in nessun dio creatore, abbiamo una concezione molto interiore della fede e crediamo che Dio risieda dentro ognuno di noi. Siamo energia e siamo tutti collegati, crediamo che ogni azione quotidiana di ciascuno di noi ha delle ripercussioni in tutto ciò che ci circonda, influenzando la vita di tutti! Siamo tutti “facce della stessa medaglia” e quindi causa ed effetto del punto in cui l'umanità si trova! Con questo non vogliamo tirare in ballo teorie di complotti, nè siamo d’accordo con le tesi di “nuovo ordine mondiale”, anche se siamo ben consci che esiste gente che fa del male e specula sulle sofferenze altrui. Il discorso è molto complesso ed articolato e questa non è la sede adatta per andare a fondo alla questione: in definitiva la “Violenza Celeste” non è altro che la violenza che l'uomo, in quanto essere divino ad uno stadio evolutivo ancora primitivo, fa a se stesso e al pianeta!
A livello di song-writing, rispetto al precedente “Underwater Bells pt.2”, questo nuovo lavoro è indubbiamente molto più diretto e suona molto più “in your face”. Frutto di una scelta stilistica ponderata o della tanta rabbia accumulata in questo periodo?
Alex: Entrambe. Diciamo che è tanto tempo che sto cercando di allontanarmi da soluzioni power metal che mi hanno un pò stancato e non mi rappresentano più, anche se non rinnego assolutamente quello che abbiamo fatto in passato e creato negli anni. Però, è anche vero, che i brani hanno avuto una genesi naturale diretta e potente dettata da rabbia e dolore!
il video del singolo "Escape Or Drown"
Si tratta di un concept vero e proprio?
Alex: E' un concept a livello di tematiche, ma non c'è un vero e proprio filo conduttore tra i testi delle canzoni, se non per quanto riguarda la tetralogia: '
The Game- Reality is a crime-Spiritual Monster-Cosmic Disabled' che affronta la vita di un ricercatore spirituale durante il lockdown e il suo rapporto d'amore ed odio con 'Dio'.
Entrando nel dettaglio di Celestial Violence, mi sembra che l’intero disco possa idealmente essere suddiviso in distinti 2 capitoli, intervallati dall’intermezzo The Game; troviamo una prima parte, per cosi dire, più descrittiva, che va da Escape Or Drown a Low Ranking Businessman ed una seconda parte, che va da Reality is a Crime a Lockdown Diaries, forse più intensa ed arrabbiata, in cui viene dato più risalto ai sentimenti che pervadono l’animo umano. C’è qualcosa di vero in questa considerazione o è solo una mia (errata) impressione?
Alex: Hai colto nel segno! A dire il vero, la prima parte non è meno arrabbiata, ma comunque, come dici giustamente, è più descrittiva, nel senso che tratta di situazioni orribili che abbiamo vissuto personalmente durante il lockdown, in contesti differenti. La seconda parte invece, entra proprio nel rapporto che l'uomo ha con il suo credo interiore che, secondo la nostra particolare concezione di cui ti parlavo prima, ha portato a questo disastro!
Nel booklet, tra i ringraziamenti, si legge che il disco è dedicato a Giovanni Corona e nella tracklist compare anche un brano toccante, intitolato Nany John Skennon. Si tratta di un tuo caro che è stato vittima del covid?
Alex: Purtroppo si. Si tratta di mio zio, Giovanni Corona, colui che ha anche dato il nome a questa band!
“Nany John Skennon” era il suo soprannome. E' stato vittima del lockdown, nel senso che questo periodo di isolamento forzato lo ha portato a togliersi la vita. Ha vissuto un’esistenza all’insegna della sofferenza fin da quando era bambino, considerando che ha vissuto in prima persona il disastro del Vajont, perdendo molti amici, poi, durante gli anni seguenti, ha perso due figli giovanissimi tra il 2002 e il 2005, uno dei quali era Pietro Corona, il nostro primo drummer. Gli anni seguenti sono stati per lui un disastro totale. Le chiusure forzate di cui siamo stati vittima lo hanno portato al gesto estremo. Ho voluto ricordarlo con questa ballata ed è stato molto doloroso per me scriverne le liriche.
Posso immaginare! Tra l'altro, nel brano questa tua sofferenza si stente in maniera tangibile. Passiamo ad argomenti più leggeri. Ancora una volta, hai dovuto fare i conti con una line-up quasi totalmente rinnovata rispetto al precedente disco, cosa ha portato a questa rivoluzione interna? E’ stato qualcosa di voluto, oppure frutto di elementi esterni?
Alex: Beh questa è la mia storia da sempre ahahah! Diciamo che questa ennesima rivoluzione interna è dovuta sia a dei dissapori con alcuni componenti ma, in altri casi, anche a scelte di vita. Mio fratello ad esempio, ora ha una famiglia e per dedicarsi ai suoi progetti musicali personali non aveva il tempo necessario per seguire anche i
Revoltons, perciò ha deciso di lasciare, anche se è ospite in tre guitar solos del disco.
Parlando dei nuovi componenti dei Revoltons, ho notato una grande intesa tra il tuo stile e quello del nuovo chitarrista Carlo Venuti. Com’è nata la collaborazione con lui?
Alex: Quando mio fratello ha lasciato, Andras Csaszar, il precedente cantante, ce lo ha presentato ed è stato il classico “amore a prima vista” sia a livello personale, che musicale! E' il chitarrista con cui mi sono trovato meglio da quando suono. Abbiamo un’alchimia pazzesca!
Carlo Venuti e Alex Corona
E invece la collaborazione con il nuovo cantante Antonio Boscari?
Alex: Il nostro precedente cantante ci ha lasciati improvvisamente a maggio 2022 e avevamo due festival da fare, il “Summer Metal” e il “Masters of Rock” in Rep Ceca. Abbiamo dovuto trovare un sostituto alla svelta e
Carlo ce lo ha presentato, perchè aveva già suonato con lui! Abbiamo fatto i festival ed è andata alla grande! Gli abbiamo poi proposto di entrare nella band e lui è stato felicissimo della cosa!
Facciamo un passo indietro e torniamo ancora al precedente disco
Underwater Bells pt.2: October 9th 1963, act. I. L’album, ovviamente ispirato alla tragedia del Vajont era, a mio modo di vedere, di un’intensità emotiva unica. Sarebbe stato bello portarlo per intero dal vivo, ma ovviamente, causa covid, non è stato possibile. Hai magari intenzione di farlo in un futuro prossimo? Anche per rendere giustizia ad un lavoro fin troppo “sfigato” e penalizzato da circostanze esterne
Alex: Eh si, il covid è arrivato quando stavamo per partire per un tour europeo. Mi piacerebbe portarlo tutto dal vivo in futuro, ma solo quando faremo uscire l'atto 2 del concept!
Appunto! Tre anni fa mi avevi confessato di avere in programma la continuazione di "Underwater Bells 2" e di aver già iniziato a lavorare su un “atto II”; difatti ingenuamente, quando ho saputo di questo nuovo disco in cantiere, mi aspettavo la prosecuzione del concept precedente. Non ti starai mica rimangiando la parola data? Possiamo rimanere fiduciosi che, prima o poi, arriverà la continuazione del concept del 2020?
Alex: No no, affatto! Hahaha! Purtroppo il primo atto è andato “bruciato” col lockdown, perché non è stato né possibile portarlo dal vivo, né promuoverlo a dovere. Non ha avuto il giusto risalto. Parallelamente, l'interesse per la band è andato scemando negli ultimi tre anni, ma ora è tempo di ricostruire! Considera poi che nel 2020, come tutti, eravamo incazzati neri e non ero proprio nel "mood" di concentrarmi sulla tragedia del Vajont, ma piuttosto maggiormente su quella del Covid che stavamo vivendo in prima persona, perciò le composizioni sono state dettate da quello. Quando i tempi saranno maturi vorrei ri-registrare il primo atto con
Antonio Boscari alla voce! Questo perché il cambio di cantante, che è il protagonista della storia, tra un capitolo e quello successivo, crea inevitabilmente una certa discontinuità, è un qualcosa che infastidisce. Per farti un parallelo cinematografico, visto che siamo entrambi fans di “Ritorno al Futuro”, pensa un pò a Jennifer: Elisabeth Shue mi disturba nella seconda parte, rispetto alla mitica Claudia Wells...ahahah! Quindi vorrei fare uscire gli atti 1 e 2 contemporaneamente per dare il giusto risalto ad un concept su cui ho lavorato per anni e che amo alla follia. Comunque, non sarà nemmeno il prossimo disco, quindi dovrai aspettare qualche anno, mi dispiace per te!
Perfettamente d’accordo con te: Claudia Wells tutta la vita! A proposito di “Ritorno al Futuro”, adesso andiamo ancora più indietro nel tempo: sono passati circa 20 anni dal vostro esordio intitolato
Night Visions, un album che, senza nulla togliere ai dischi successivi, occupa un posto speciale nelle mie personali preferenze della vostra discografia. Che ricordi hai di quegli anni? Fatta eccezione per il singer Andro che, se non sbaglio, ha collaborato anche in
Celestial Violence, in che rapporti sei rimasto con gli ex componenti della band (se puoi/vuoi dircelo)?
Alex: Quegli anni sono stati mitici! I primi demo, il contratto discografico con
LIMB Music. Era tutto fantastico, sembrava ancora tutto possibile! Oggi stiamo molto più con i piedi per terra e siamo parecchio disillusi, ma anche più sereni. "Night Visions" è un disco speciale, dove figura '
Hands of Magellano' il cui testo fu scritto dal mio defunto cugino Pietro Corona che aveva suonato la batteria nella versione demo del pezzo, lo considero ancora il pezzo più bello mai scritto dalla band! C’erano divergenze artistiche con mio cugino Andrea Corona che lo portarono a lasciare e le tensioni all’epoca erano alte! Questo è l'unico brutto ricordo che ho di quel periodo meraviglioso, ma oggi i rapporti con lui sono splendidi! Passiamo il tempo a scherzare sui diversi gusti musicali e a punzecchiarci, mentre Andro lo sento spesso, il rapporto con lui è ottimo ed è stato bello averlo sul disco. A volte sento il bassista Alessandro Carli. Sono invece più di 10 anni che non vedo ne sento Giorgio Murer, ma so che ha una carriera musicale pazzesca.
Ma quanto è diverso fare musica oggi, rispetto ad allora? E soprattutto, quanto è difficile oggi farsi notare per una band emergente?
Alex: Per questo dicevo che oggi, dove tutti fanno musica, siamo disillusi! Escono milioni di dischi ogni giorno e la qualità, secondo me, è veramente bassa! E' come nel cinema, tornando al parallelismo di prima. Ci sono film coreani, argentini o spagnoli 'old school oriented” che, sono fantastici, ma rimangono schiacciati dalle imponenti produzioni Hollywoodiane, piene di effetti speciali, ma senza cuore e sostanza. Sembra che più tu faccia musica ricercata e profonda, meno interessi al pubblico ed è come se ti meritassi di restare semi-sconosciuto. Noi componiamo alla vecchia maniera, entrando in studio di registrazione, stampando CD ecc.. ma, allo stesso tempo, non rinunciamo ai canali digitali e ai social che al giorno d’oggi sono imprescindibili per avere un buon riscontro, anche se hanno inevitabilmente creato una confusione pazzesca su cosa sia di valore, oppure no, indipendentemente dai gusti personali. Ci sono band che personalmente non amo qualitativamente nella scena metal attuale, ma ne riconosco il loro indubbio valore. Altre band invece non hanno alcun merito, ma sono li perché, triste da dire, hanno più mezzi (soprattutto economici) di altre per entrare nei canali giusti. C'è chi crede che se una band ha più risalto di altre è questione di merito, ma dalla mia esperienza personale, questa cosa non è sempre vera. Poi magari questi gruppi ci credono davvero e, per carità, sono felice per loro, ma il livello artistico è un’altra cosa. Il bello dei Revoltons, al di là delle difficoltà, è che stiamo bene tra di noi, siamo liberi di comporre la musica che vogliamo e tutto sommato riusciamo ancora a suonare in Italia e all’estero e, da questo punto di vista, mi reputo un musicista realizzato!
Rispetto a quegli anni, il songwriting dei Revoltons è cambiato parecchio, irrobustendosi e diventando più “sporco” se paragonato agli esordi, maggiormente vicini a sonorità prog metal. E’ stata una precisa scelta stilistica o una naturale evoluzione compositiva?
Alex: Guarda, le mie influenze musicali sono infinite, quindi è stata una naturale evoluzione, anche se considero i
Revoltons una band di Heavy Metal, con molteplici influenze e sfaccettature. Le sonorità prog metal di cui parli sono solamente una delle tante che abbiamo. Quelle power erano invece caratteristiche dei primi anni. Oggi mi piace definire i Revoltons come una band semplicemente Heavy Metal!
Domanda generica: quali sono le tue influenze musicali e quali sono gli artisti che ti hanno segnato maggiormente nella tua formazione?
Alex: Come già detto, sono molteplici, ma posso dirti che ci sono 3 band che metto una spanna sopra tutte le altre: The Beatles, Iron Maiden e Guns n' Roses!
Poi, adoro artisti di ogni tipo ed ogni genere, non solo metal, potrei citarti, in ordine sparso: Paradise Lost, Sepultura, Helloween, Motley Crue ma anche Duran Duran, The Cure, Poison, Led Zeppelin, Skid Row, Sly and The Family Stone, Aerosmith, Dream Theater, Queensryche, Pantera, Billy Idol, Sex Pistols, Nirvana, Frank Zappa, Steve Vai....mi fermo qui, la lista è infinita!
Come vedi il panorama metal italiano attuale? Revoltons a parte, c’è qualche band emergente che ti piace particolarmente?
Alex: Sarò onesto, non lo seguo più da anni. Ho avuto tante brutte esperienze con band della scena metal tricolore e me ne sono staccato naturalmente, fatta eccezione per i mitici
Eldritch del grande
Eugene Simone e di
Terence Holler che però purtroppo ha recentemente abbandonato la band. Sono due grandi persone, oltre che dei grandi artisti e mi sento molto legato a entrambi da una profonda amicizia e da stima reciproca. Poi, potrei dirti che l'estate scorsa abbiamo aperto per i
Trick or Treat al “Summer Metal” e mi sono sembrati grandiosi! So che ci sono tante altre bands bravissime, ma non seguo più la scena metal italiana, penso solo ai
Revoltons e a come promuoverli, soprattutto fuori dall’Italia, non lo faccio apposta, ma è la naturale evoluzione delle cose!
A livello internazionale invece?
Alex: Mi spiace deluderti nuovamente, ma anche qui mi trovi impreparato! Sono vergognoso, lo so, ma sono diversi anni che ascolto solo grandi classici. Parecchi miei amici mi criticano per questo ed hanno dannatamente ragione, ma a 46 anni ormai sono diventato un “orso”. Devo ravvedermi un pò...ahahah!
Beh, allora, mi sento di consigliarti di rimanere regolarmente sintonizzato sulle pagine di “metal.it”...CONSIGLIO DISINTERESSATISSIMO, sia chiaro! Che opinione ti sei fatto riguardo ai servizi di streaming musicali? Credi che siano più utili o più dannosi per voi musicisti?
Alex: Da un lato sono dannosi, per i motivi di cui parlavamo sopra, ma riconosco che sono anche utili, perché è più facile raggiungere ogni parte del globo con un “click”, anche in mezzo al caos totale, com’è appena capitato proprio negli ultimi 3 anni.
Abbiamo quasi finito Alex, non svenire proprio adesso...Prima di lasciarti, avete in programma un tour per promuovere Celestial Violence?
Alex: Ahahah...Ci stiamo lavorando, ma non se ne parla prima di fine anno o col 2024.
Bene Alex, nel ringraziarti infinitamente per la tua disponibilità e nel fare un grosso in bocca al lupo a te e a tutti i Revoltons per i vostri progetti futuri (continuate cosi!), ti lascio, in queste ultime righe, la possibilità di salutare i “GLORIOSI” lettori di metal.it!
Alex: Grazie a voi per lo spazio che ci avete concesso e grazie a tutti quelli che leggeranno questa intervista!
Spero la troviate divertente e anche interessante, visto le bellissime domande di Ettore!
Ci si vede in tour, speriamo di suonare dalle vostre parti!
Revoltons 2023
Tutte le foto della band sono state prese dalle pagine Facebook di
Revoltons e
Alex Corona e autorizzati dai proprietari