Warlord: l'epic metal vive!

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Gruppo:Warlord

Tornati sulle scene con il loro nuovo lavoro 'Free Spirit Soar', gli americani Warlord hanno saputo ancora una volta cementificare il loro status di band dal talento indubbio, e al contempo omaggiare nel migliore dei modi il compianto William. J. Tsamis, co-fondatore della band assieme al batterista Mark Zonder. Ed è proprio con quest'ultimo che abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchere non solo sull'album, ma sull'eredità lasciata da Tsamis sulle canzoni presenti, sul futuro del gruppo, e tanto altro. Buona lettura!

Ciao Mark! Innanzitutto, benvenuto su Metal.it, e grazie per la tua disponibilità. Era da molto tempo che i Warlord non si affacciavano sulle scene, dai tempi di The Holy Empire se parliamo di materiale inedito. Quali sono state, e quali sono le sensazioni che provi attualmente con la band tornata attiva?
Nel 2016 io e Bill stavamo lavorando a del materiale, ma a causa della sua malattia non siamo riusciti a portare avanti molte delle canzoni. Avevamo anche alcuni pezzi che abbiamo suonato nei primi anni '80, e che non sono mai stati registrati. Mi piace l'idea di essere attivi, e che non vediamo l'ora di suonare dal vivo e di offrire ai fan la nostra musica.
La copertina di Free Spirit Soar tributa in maniera esplicita quella dello storico EP ‘Deliver Us’ del 1983. Da parte tua si è trattato solamente di, appunto un tributo, o anche di un ritorno verso quelle sonorità?
La High Roller si è occupata di tutte le idee per la copertina. Hanno fatto un lavoro straordinario. Mi piace il modo in cui si collega alla copertina dell'album Deliver Us ed è molto rappresentativa del look dei Warlord. Ci siamo anche assicurati di mantenere inalterato il sound degli Warlord.

Musicalmente parlando, ho trovato che le tastiere giochino un ruolo essenziale nell’album, specialmente su canzoni come ‘Worms Of The Earth’ o la Titletrack, prendendosi spesso il ruolo di protagonista, e riuscendo nell’intento. Come mai questa scelta di dare un ruolo così preponderante a questo strumento?
Non direi che le tastiere abbiano assunto un ruolo di primo piano. Nelle registrazioni successive Bill ha iniziato a usare sempre di più le tastiere per creare uno stato d'animo e un'atmosfera. Abbiamo continuato così. Così come in molti dei demo che io e Bill avevamo realizzato, era lui a gestire le tastiere.
Il cantante Giles Lavery aveva già lavorato con la band in occasione del live ad Atene e al Keep It True Festival, entrambi risalenti al 2015. La scelta di tornarvi a collaborare è stata dettata sia dall’esperienza con lui in sede live e sia dall’adattabilità del suo timbro sulle canzoni dell’album? O vi sono state altre ragioni?
Giles ha partecipato allo show del Keep It True e ad altri nel 2013. Ha anche cantato la canzone Kill Zone su The Holy Empire. Bill e Giles erano davvero buoni amici. Giles aveva trascorso mesi con Bill. ed erano molto amici. Era molto importante avere un cantante che capisse davvero cosa Bill volesse e come quest'ultimo la pensasse riguardo ai Warlord. Non c'era nessun altro singer all'epoca che si avvicinasse, o che fosse stato preso in considerazione per queste ragioni. Era più importante avere un cantante che capisse davvero lo stile dei Warlord.
Questo è il vostro primo lavoro con la High Roller Records. Come è stato lavorare con loro?
Avevano già fatto un paio di ristampe straordinarie per la band. Sono un'ottima etichetta e ci trattano molto bene. Sono estremamente professionali, e sono grandi fan della band. Sono stati fantastici, non c'è una parola negativa da dire. Tutto positivo. Non vediamo l'ora di lavorare con loro in futuro.
Nel 2017 annunciaste la firma con la Frontiers Music. Cosa accadde poi?
Con la malattia di Bill, non siamo riusciti a mettere insieme la musica. Molte delle canzoni che si sentono nel nuovo disco sono canzoni e idee sulle quali stavamo lavorando.

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[Foto fornita dalla band]
A Settembre sarete in Italia per suonare al Metalitalia Festival assieme a molte altre band, tra le quali i Cirith Ungol. Qual è stato, e qual è il tuo rapporto con le diverse band che si sono annoverate negli anni, quindi sia nuove che vecchie, facenti parte del filone epic/heavy metal e con la loro proposta?
Nessun tipo di relazione. Nel corso degli anni sono stato impegnato con varie altre band, e ho registrato per altre persone ancora. L'unico rapporto che ho è con Joacim Cans degli Hammerfall, con il quale siamo buoni amici.
Contate di tornare a lavorare su un nuovo album una volta finito il tour promozionale? C’è ancora materiale a cura di William, o si tratterà di materiale nuovo, non curato precedentemente da te e lui?
Al momento non ne siamo sicuri. Dobbiamo vedere come andranno i live, che dovrebbero essere grandiosi, visto che abbiamo una coppia di chitarristi “Warlord style” davvero bravi come Eric Juris e Diego Pires. Suoneremo i 17 classici nota per nota. Il futuro è aperto e faremo ciò che riteniamo giusto. Ma non c'è nulla da escludere.
Deliver Us è un manifesto dell’heavy metal, oltre che dell’epic. Ti va di raccontarci qualcosa dei ricordi che hai di quei tempi, o qualche aneddoto che ritieni interessante?
DU (Deliver Us) era un album di otto tracce registrato per 800 dollari. I due bassi e la chitarra furono mixati in una sola traccia. La gente deve rendersi conto che all'inizio degli anni '80 le cose erano molto diverse per quanto riguarda i budget e la tecnologia. Fu un periodo fantastico, e l'emozione di sentire la musica dei Warlord per la prima volta registrata “correttamente” fu un qualcosa ancora oggi difficile da dimenticare.

Trovo che l’album, come molti altri nel genere, esprima il massimo delle sue potenzialità se ascoltato nella sua interezza, dalla prima all’ultima nota, e che sia capace di trasportarti con un pizzico di effetto nostalgia in tempi ormai passati. Attualmente invece, il calo dell’attenzione nella società odierna sembra portare verso una diminuzione della concentrazione, e allo stancarsi velocemente dopo pochi minuti, ascoltando ma non prestando quasi mai un reale interesse a ciò che si ha davanti (o in cuffia, in questo caso. Qual è la tua opinione in merito?
Penso che la maggior parte delle persone che ascoltano gli Warlord siano fan sfegatati che, come dici tu, apprezzerebbero l'esperienza completa. Sì, non sono sicuro che un pubblico più giovane ascolti il disco quattro volte prima di formarsi un'opinione come facevamo noi. Sì, i tempi sono cambiati, ma un fan dei Warlord è sempre un fan dei Warlord.
Bene Mark, l’intervista è arrivata alla fine. Ti ringrazio ancora della disponibilità, e lascio questo spazio finale a te!
Vogliamo solo far sapere a tutti che abbiamo in programma di suonare molto dal vivo, e speriamo che tutti possano venire e sperimentare la musica dei Warlord dal vivo!!!
Intervista a cura di Francesco Metelli

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