Hideous Divinity: cambiamento senza rivoluzione (Enrico "H." Di Lorenzo, vocals)

Uno dei dischi death metal più belli dell'anno (se non il migliore in assoluto, ma mancano ancora sei mesi alla fine del 2024) viene dall'Italia.
E perchè stupircene?
Ormai a sottovalutare il metal tricolore ci siamo rimasti solo noi, abitanti del Belpaese, che tendiamo a snobbare ed avere un certo atteggiamento reverenziale nei confronti di chiunque.
Da anni gli Hideous Divinity - e non solo - ci dimostrano che questo retaggio del passato va definitivamente eliminato.
Il loro ultimo "Unextinct" ne è la prova schiacciante.
Ne parliamo col loro cantante Enrico Di Lorenzo, tra una carbonara, fidanzate gelose ed iscrizioni in palestra a 45 anni.

Salve ragazzi, iniziamo dalle certezze: "Unextinct" è molto probabilmente il disco death metal del 2024, senza dubbio un album eccelso e già il mio favorito della vostra comunque impeccabile discografia. Che feedback state ricevendo in merito e siete parimenti orgogliosi di esso al pari dei vostri dischi passati o... c'è qualcosa di più?
Ecco, cominciamo pure con un enorme imbarazzo da gratitudine. L’intervista può finire qui per me hahaha!
Grazie mille, sul serio, siamo arrivati a questo disco dopo anni molto particolari e duri che indubbiamente hanno lasciato il segno su molte delle scelte stilistiche che abbiamo fatto. Non sapevamo assolutamente quali sarebbero state le reazioni del nostro pubblico e ho avuto l’impressione che neanche il nostro pubblico sapesse cosa aspettarsi. Fortunatamente per noi, però, il disco è stato accolto ottimamente. Chi ci segue da sempre ha colto l’inevitabile evoluzione del nostro suono, chi ci ha sentito per la prima volta con "Unexinct" è andato a cercarsi la nostra discografia. Non potremmo essere più soddisfatti di così!
Personalmente ritengo "Unextinct" il nostro lavoro migliore ma ogni musicista dice che il nuovo album è il migliore della propria discografia quindi non faccio testo! (però è vero heheheh).
C'è pur stato il breve ep "LV-426", con due brani ed una cover, ma rispetto ai classici due anni di pausa tra un disco e l'altro, forse complice anche la pandemia, con questo ultimo siamo arrivati a cinque. Tutto ciò ha influito in qualche modo sul songwriting di "Unextinct"?
Assolutamente SI. Avevamo appena rilasciato "Simulacrum", eravamo in tour coi Vader in Nord America e, tre settimane dopo essere tornati in Europa saremmo partiti in tour europeo coi Terrorizer.
Tutto fico, tutto bello, tutto perfettamente organizzato. E infatti è andato tutto in vacca. Mentre passavamo da una città all’altra a farci urlare in faccia da fan esaltati (in USA sono MOLTO esaltati) ricevevamo notizie da casa sempre più allarmanti. Atterrati a Roma abbiamo trovato un aeroporto praticamente deserto, un paio di settimane dopo lock down su lock down, ogni tour che annunciavamo veniva annullato, il mercato della musica Live così come lo conoscevamo veniva meno.
Oviamente tutto questo ti destabilizza non poco e ti costringe a uscire dal “classico” ciclo di produzione/promozione/composizione/produzione/ etc. etc.
Abbiamo accusato il colpo, certamente, ma abbiamo anche colto l’occasione per ragionare e sperimentare molto, quello che offriamo oggi è quello che abbiamo da dire qui ed ora.

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Foto promozionale ad uso gratuito fornita nel comunicato stampa dalla Century Media
A proposito di questo, a discapito di numerosi ascolti non sono riuscito a trovare tutte queste difformità rispetto a "Simulacrum": qualche atmosfera e rallentamento ma, anche grazie a brani come "Mysterium Tremendum" o "Against" ho trovato il passaggio tra i due album molto naturale ed in generale non così distante dal vostro marchio di fabbrica. Voi come vi siete approcciati a tutto questo?
Assolutamente vero. Ovviamente noi vediamo e percepiamo enormi differenze tra ogni album e l’album precedente ma per lo più è tutto nella nostra testa ahhaha. Credo sia anche normale quando non cerchi la rottura a tutti i costi ma semplicemente offri onestamente quello che sei. Gli Hideous Divinity sono cambiati? Certamente. Si sono rivoluzionati? Assolutamente no.
Due di noi hanno più di 40 anni, se non abbiamo capito adesso cosa ci piace suonare non lo capiremo mai. Prometto che se mai dovessi avere una crisi di mezza età avrò cura di farmi crescere la panza, segnarmi in palestra allenandomi male, comprare una moto, fare il trapianto di capelli e importunare le ventenni.
Non che fosse mai stata deficitaria in passato, ma la produzione di "Unextinct" è spaventosa e lo si capisce benissimo dopo i primi secondi dell'intro "Dust", in special modo per la batteria, letale. Avete sperimentato qualche novità in merito o "semplice" esperienza e maturità, non solo vostra ma anche di Morabito?
Ah, su questo concordiamo tutti! Quella di "Unextinct" è la nostra produzione migliore. E’ anche la produzione migliore del Maestro Morabito al quale, stavolta, abbiamo lasciato molto più spazio per lavorare.
Abbiamo ascoltato insieme a lui i nostri demo autoprodotti e discusso sul suono che avevamo in mente, ha detto che erano i nostri brani migliori e che sapeva come doveva suonare il disco. Così è stato.
Ci sono tante piccole chicche di produzione in ogni ambito. La voce è stata ripresa con attrezzature vintage sicuramente non pensate del l’uso immondo che ne avrei fatto io, il missaggio e il mastering hanno degli spazi variabili di silenzio ed una dinamica di volume come non si fa da decenni (la loudness war è una guerra senza vincitori…) e poi la batteria…io mi mordo le mani perchè vorrei urlare al mondo i trucchi del mestiere dei 16th cellar ma per correttezza non posso. Però posso dire che non ho mai visto fare certe cose e non vedo l’ora di vederle fare di nuovo.

A proposito di batteria, come siamo messi al momento? Come è stato ingaggiato Itri, era già stabilito che suonasse solo sul disco? Inoltre con "Unextinct" siete passati ad una lineup a quattro con solo Enrico alla chitarra: semplice stanchezza nel dover trovare sempre "quello giusto" o c'è dell'altro?
Giulio Galati, il nostro ex batterista, ci ha comunicato la sua decisione di lasciare la band quando ancora eravamo in preproduzione. Ad onor del vero non ci ha lasciati col culo per terra, si è offerto di onorare tutti gli impegni presi, disco incluso. Abbiamo preferito, però non averlo sull’album perchè Giulio non ha lasciato la band per malumori, motivi personali o per qualche motivo esterno: semplicemente si è stufato del metal estremo. E puoi fargliene una colpa?
Cazzo, il problema qui siamo noi che siamo ancora innamorati di urla folli e velocità sperimentali!!
Detto questo, il death metal come lo intendiamo noi non puoi suonarlo ob torto collo, lo devi amare più di quanto sia lecito amare un genere musicale e sarebbe stato strano avere il nostro ex batterista sul disco a suonare un genere che non lo esalta più, un po’ come fare sesso con la tua ex moglie perché vi sentite soli (il che ci riporta alla crisi di mezza età).
Abbiamo chiesto a Davide di aiutarci in studio mentre cercavamo un componente fisso che fosse “quello giusto” e alla fine lo abbiamo trovato: Edoardo Di Santo (ADE, Voltumna) che non ha bisogno di presentazioni ma che si è presentato alla grande pubblicando su youtube una cover di un nostro brano prima ancora che cominciassimo a cercare un membro fisso…ecco, batteristi lì fuori, pubblicate cover dei gruppi nei quali vorreste entrare perché a quanto pare funziona ahahah
Riguardo alla seconda chitarra, con tutti i nostri ex chitarristi non abbiamo mai avuto problemi personali o stilistici. Semplicemente hanno sempre avuto dei motivi esterni all’amicizia e alla musica che non gli hanno permesso di dedicarsi alla band per il tempo necessario. Alla fine abbiamo deciso di rimanere in quattro perché ci è sembrata semplicemente la soluzione più naturale. Questo ci ha costretto a inventarci un po’ di accorgimenti sulla chitarra per ricreare I classici giochi a due asce tipici del genere, ma grazie al covid avevamo tempo da perdere e ci piace molto smanettare.
La splendida cover di Burke ci introduce, sin dall'aspetto iniziale, al concept affrontato nella nuova opera. Ce ne volete parlare? Inoltre, la copertina era già nella vostra mente o vi è stata proposta?
Il concept dell’album è stato scelto durante una delle trasferte in macchina durante I primi concerti post lock down (quelli con soli posti a sedere, ricordi?).
Ogni nostro album è più o meno direttamente ispirato a un film e Unextinct non fa eccezione: questo album parla del NOSFERATU, in particolare del Nosferatu di Herzog.
"Unextinct”, come è intuibile dal titolo, rappresenta ciò che non muore, che persiste, un fuoco che brucia e che continua a voler esistere. Nosferatu è un emblema di questa forza incessante, ma anche della desolazione scaturita da una vita senza fine – inestinguibile, appunto. Nosferatu raffigura inoltre il concetto di numinoso (“The Numinous One”), coniato da Rudolf Otto per esprimere l’intersezione tra orrore e fascino, ovvero l’estremo sublime al cospetto di una creatura affascinante e abominevole. Insomma, il Vampiro, si. Ma non quello sexy che ci arrapa tanto, quello lo lasciamo a chi sa trattarlo meglio di noi. A noi serviva il mostro.
La copertina che vedi è una rielaborazione digitale ad opera di Dema Novakova di un quadro dipinto su nostra commissione da Adam Burke (se non erro il Quadro fisico è stato anche recentemente venduto!). Il risultato finale mi fa impazzire e ha tutta la tensione che cercavamo per la copertina!

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Tra un paio di giorni, venerdì 12 aprile, ci sarà il release party al Traffic di Roma, vostra (e nostra) città.
(SICCOME SONO STATO LENTISSIMO A RISPONDERE ALL’INTERVISTA IL RELEASE PARTY C’E’ GIA’ STATO, CHIEDO VENIA. Enrico H). Negli anni '90 e primi 2000 per una band capitolina suonare in casa spesso significava "giocare" fuori, tra gelosie, invidie, maldicenze, spesso ottenendo risultati più lusinghieri lontano dalle mura amiche. Oggi tutto è cambiato, anche a causa del web, come avvertite la situazione odierna in merito, è migliorata? Vi siete mai trovati "in mezzo" a storie che poco hanno a che fare con la musica, che alla fine è l'unica cosa che conta?
Se lo chiedi a me la situazione non è cambiata più di tanto.
C’è una rete di invidie, di malignità, di chi s’è scopato chi che ti fa passare la voglia non solo di suonare ma di vivere.
E’ una cosa comune a ogni comunità sufficientemente piccola e chiusa. Ma Roma non è SOLO questo, nella fitta rete di merda si aggirano belle persone per le quali è e sarà sempre un piacere suonare e mi piace pensare che prima o poi le cose possano cambiare.
Probabilmente in questo internet aiuta non poco, chi non si accontenta e vuole allargare la sua rete può farlo anche oltre i confini e nessun ragazzino deve più prendere per verità le sparate di noi vecchi quando diciamo di aver suonato in quella città, per quel numero di persone etc. etc….vai e controlli.
E’ comunque vero: a Roma suoniamo poco ma, scena a parte, Roma è una piazza molto strana con dei costi assurdi per i promoter che vogliano organizzare qualcosa. Cerchiamo di trovare il giusto equilibro.
Fortunatamente non siamo mai stati coinvolti in uno di quei melodrammi che caratterizzavano la gloriosa scena degli inizi del 2000. Giusto qualche scaramuccia con ex fidanzati gelosi e qualche fascistello un po’ troppo esaltato. Nulla degno di essere raccontato su MIRC o ICQ.
A proposito di suonar dal vivo, è un ambito in cui non vi siete mai tirati indietro, anzi. Avete già qualcosa di programmato per supportare il nuovo album, con tante date all'estero. Tra l'essere nel roster di una label celebre come la Century Media, una discografia d'acciaio ed un panorama italico estremo che da qualche anno non ha più nulla da invidiare ai grandi nomi, percepite fuori dall'Italia la stessa fiducia nella scena tricolore?
Assolutamente. La scena italiana all’estero non è più percepita come un paese in via di sviluppo, palesemente. In ambito Death Metal si parla anche di “Italian Sound” (che, stringi stringi si riferisce alle storiche produzioni del 16th Cellar).
Ormai sono solo gli italiani a considerare i gruppi italiani qualcosa di serie B. Quando siamo stati in tour con i Cannibal Corpse e i Krisiun, nonostante il tour fosse Cannibal Corpse, Krisiun, Hideous Divinity, le news italiane parlavano di “in apertura a Milano: Hideous Divinity”, non credo fosse cattiveria ma probabilmente nessuno si aspettava che i Cannibal ci avessero scritto chiedendoci di unirci al tour (neanche io ci credevo a onor del vero). Recentemente, poi, è stato annunciato il prossimo tour europeo dei Nile per il quale saremo supporto diretto.
Gli unici stupiti del fatto che un gruppo italiano sia in una posizione così buona in cartellone sono stati gli italiani. E tutto questo, per citare Stanis La Rochelle, “E’ molto Italiano”.
Chiudiamo in estrema serietà, da bravi romani: amatriciana, carbonara, gricia, pajata, cacio e pepe... cosa teniamo? La pajata forse è più death metal...ma sentiamo voi :D
Perchè scegliere? Me magno TUTTO.
Complimenti ancora per un disco IMMENSO
Grazie Mille, della bella chiacchierata e delle belle parole.
Butta la pasta che il guanciale sta già sudando!

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Foto tratta dalla pagina Facebook della band
Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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