Nel turbinio musicale delle eccellenze di questo fantastico anno , i milanesi Boleskine House sono riusciti a ritagliarsi il loro momento e ad attirare la nostra attenzione , é stato naturale ed inevitabile decidere di scambiare due interessantissime chiacchiere, con Niccoloè e Raven...
Ciao ragazzi cominciamo questa intervista in modo classico, ma doveroso, quando e perché sono nati i Boleskine House ?
N : Boleskine House è nato nel 2020 al culmine di tutta una serie di eventi che hanno portato me e Raven a dire: " Ok, è arrivato il momento di mettere giù un riff". L'idea di fare musica assieme era in incubazione da tanti anni, contando che ci conosciamo da 11 e che la musica ci ha legato sin da
subito. Prima del 2018 io non sapevo neanche comporre e parecchie dinamiche hanno ostacolato il momento propizio. Ma alla fine io e Raven avevamo assolutamente delle cose da dire assieme, che ci portavamo dentro da molto tempo, perciò ho pensato "fanculo facciamolo!".
Qual é il significato del monicker ? Qualche ragione particolare per averlo scelto ?
N : Un giorno Raven mi disse: "Ci dobbiamo chiamare Boleskine House". Io non sapevo neanche cosa
fosse perciò mi spiegò tutta la storia di quella casa sulle rive del lago e cosa significasse per lui. Pensai subito fosse fighissimo e mega in tono con le nostre stronzate. Inoltre me lo propose assieme alla bozza del vecchio logo (che tutt'ora mi piace un fottio e secondo me piacerebbe anche voi!) e
mi gasai molto.
'Miserabilist Blues' é il vostro debut uscito da poco, cosa ne penso dell'album l'ho scritto nella mia recensione, voi ne siete pienamente soddisfatti ? Quali sono state le reazioni fin qui a livello di critica ?
N : Innanzitutto voglio ringraziarvi tantissimo per il vostro supporto e per l'ottima recensione che ci avete fatto. Forse è scontato dirlo, ma mi fa piacere immenso quando ci sono persone che hanno apprezzato il nostro lavoro e decidono di fare una critica positiva. Fino ad ora c'è stata una ottima (anzi ottimissima) risposta da parte di tutti e ne sono rimasto
sorpreso! Prima di 'Miserabilist Blues' non avevo mai composto roba così e soprattutto mai seguendo anche i
gusti di un'altra persona. Raven è ed è stata l'unica persona con cui io abbia composto qualcosa assieme. Perciò per me è stato tutto nuovo. Ma non avevo la più pallida idea se delle persone avrebbero poi apprezzato o no il lavoro. Noi abbiamo solo pensato che volevamo fare quello e in
quel modo. Ciò non toglie che ovviamente speravo (e spero) che la musica potesse parlare a qualcuno e farlo emozionare/ispirare come è stato per noi. Ricordo la giornata in cui (penso fosse l'inverno del 2021) a Milano nevicò e una gita nelle campagne si trasformò in un vero e proprio viaggio. Mi ascoltai l'album ancora in bozza, dall'inizio alla fine tutto d'un fiato e mi emozionai, nel
bianco della neve e della nebbia, si vedevano solo i tralicci dell'alta tensione. Pensai "l'abbiamo fatto!".
R : Personalmente sono estremamente felice del risultato di 'Miserabilist Blues'. È una parte sincera di entrambi e racchiude tematiche,suoni e sentimenti a cui siamo molto
legati. Secondo me le critiche sono state molto buone fino ad adesso, è stato scritto che si tratta di un album difficile da assorbire a un primo ascolto ma di oggettiva qualità, bisogna immergercisi più volte…e io sono d’accordo. La sua caratteristica è che sia ostico,per pochi ma che quei pochi lo possano amare.
L'album é costituito da 3 pezzi originali più una cover, partiamo dagli originali, due dei tre sono pezzi veramente lunghi, un'esigenza o una semplice casualità ? Qual é il vostro modo ci comporre ?
N : Dunque, non è una casualità, anzi, una vera e propria esigenza. Capisco che possa essere intesa come prolissità, ma credetemi qui non c'entra. Avevamo bisogno di esprimere quelle emozioni, e nel dirle tutte con efficacia ci serviva quella durata. Per sviscerare "il discorso", farlo sentire, farlo vivere e farlo vostro, per entrare nell'onda, non poteva esaurirsi in breve. Proprio per un bisogno di rimarcare il messaggio emotivo. Per capirci: la paura e
il disarmo innanzi al tempo che avanza e non riuscire ad essere presenti mentalmente per accettarlo, è tremendo e costante, ti martella la testa. Questi brani perciò devono scavare nell'ascoltatore con insistenza come quei pensieri che vanno avanti e non ti risparmiano. Solo così restituiscono questa idea, penso. Prima di creare un brano abbiamo più o meno idea di ciò che vogliamo dire, dello story telling principale. 'Need', che è più corta, l'abbiamo voluta così sin dall'inizio. I concept sono di Raven e
sono temi che comprendo alla perfezione, per questo per me è facile collaborare con lui e costruirci la musica. Raven mi mette nella mood diciamo, fa tutto per calarmi nell'ispirazione e allora inizio a buttare giù la musica improvvisando con la chitarra. Lui mi segue e mi indirizza sulle melodie in tempo reale, dicendo cosa effettivamente per lui funziona, cosa no, cosa secondo lui si puo
velocizzare, magari rallentare ecc. Dopodiché, su quei riff, ci costruisco tutto il resto: armonizzo con più voci di chitarra, costruisco apposta effetti "ambientosi" che rendono alcune parti di chitarra acustica quasi dei pad/sinth, basso, batteria e via dicendo.
R : Entrambi siamo amanti di composizioni più lunghe che attraversano diverse atmosfere, velocità e forme all’interno di una singola canzone, è stato più naturale esprimerci in canzoni di un minutaggio attorno i 13 minuti, anche la cover era più lunga in fase di composizione e poi abbiamo
pensato di accorciarla dopo qualche ascolto. Abbiamo messo sul tavolo uno spettro emotivo vasto e con molte sfumature da voler sentire e possiamo confermare che è stata una necessità quella di iniziare con un brano lungo oltre i 10 minuti, era l’intento di entrambi ancora prima di pensare al primissimo riff di ‘Black House Painters’, non volevamo un singolo che potesse essere un assaggio di quello che potevamo fare con questo disco ma una vera e propria dichiarazione di intenti.
Qual é la necessità primaria che cercate di soddisfare con le vostre composizioni ?
N : È una bella domanda! Credo quella che mi spinge a dipingere, disegnare, costruire e creare in generale. È un misto di cose. Il voler comunicare agli altri quello che sentiamo, voler condividere, forse per sentirci meno soli. Forse per trasmettere "bellezza" o la stessa soddisfazione agli altri, come quella che sentiamo noi a lavoro svolto. C'è una componente puramente egoista e altruista allo stesso tempo. Per intenderci: io mi impegno e faccio un qualcosa che mi/ci soddisfa, che sublima dei sentimenti e degli stati d'animo. Ma voglio che anche gli altri, usufruendo della nostra opera, possano sentire la stessa cosa, o almeno una parte di essa.
Il mio pezzo preferito é 'A Place To Mourn Forever' dove credo si possa sentire una forte influenza dei primi Opeth, innazitutto vi chiedo se siete d'accordo, se vi piace la band di Mike Akerfeld e cosa ne pensate della loro evoluzione... poi parlateci un po' di questo brano , un continua sali e scendi emozionale …
N : È da tempo che mi chiedo quale sia la mia preferita. Tuttavia ho capito che in realtà, forse è scontato anche questo, ma avendo messo tanto di noi in tutto l'album, sono tutte un po' le mie preferite (lo dico ridendo, non sono un tipo che vuole fare il menoso della situazione)! Assolutamente si, gli Opeth sono stati molto importanti per me e Raven, e per me lo sono ancora. Penso di aver interiorizzato molto la loro musica, e l'ho sempre trovata molto vicina al mio carattere, al mio modo di sentire la vita. Penso sia così anche per Raven. A me piace molto tutta la loro evoluzione, non importa se si tratti di roba trita e ritrita sentita già negli anni '70. Lo hanno fatto a modo loro secondo me, ed è sempre molto piacevole ascoltare anche gli ultimissimi lavori. Certo, anche io spero (inutilmente) come un bambino di sentire altro growl in un nuovo lavoro! Anche se non ce n'è assolutamente bisogno (ride). 'A Place...' è un po' forse il riassunto di un lato del nostro carattere: forte emotività nei confronti di quello che accade ogni giorno. È un compito faticoso stare dietro a questa faccenda, e ci fa riflettere
spesso sui soliti temi esistenziali di noi esseri umani, classici di questo genere di musica (si, non abbiamo inventato nulla di nuovo purtroppo). Perciò è tutto un saliscendi continuo portato "all'estremo", un po' come la mia giornata tipo, ecco. Quindi per rispondere alla domanda: si, è voluto. 'A Place...' per noi è fondamentalmente pessimismo cosmico tinto di nostalgia con sprazzi di vana speranza in un ciclo infinito. Può qualcosa ad un certo punto interromperlo?
R : Siamo devoti alla musica degli Opeth. In fase di composizione non è stata la prima band a cui pensavamo a dire il vero, ci lasciavamo ispirare, in ambito metal, dai Katatonia, Paradise Lost, Anathema e band fuori da questi generi; penso che ogni caratteristica simile alla band di Akerfeldt sia stata indiretta ma innegabile. Penso che la loro evoluzione sia naturale e sincera, per quanto io sia follemente innamorato dei loro album fino a 'Watershed'. Gli Opeth, dopo, hanno insistito sul genere che era di contorno nei primi lavori e ne hanno fatto prioritài; cosa che rispetto e che potrà essere la nostra stessa direzione in futuro.
Che importanza ricoprono all'interno della vostra musica i testi ? Ce ne potete parlare ?
R : Ho scritto i testi in maniera per cui chi li legge possa pensare alle proprie esperienze personali, non ho esplicitato nomi propri di persone,luoghi e non sempre le frasi che ho scritto le ho pensate unicamente data la mia percezione della vita. Preferisco dare libertà di interpretazione a chi legge i nostri testi. La sensazione più bella per me è quando mi imbatto in libri, poesie o testi di band che sembrano
essere loro a leggere me e volevo provare a fare la medesima cosa. I temi più espliciti sono anche rimandi ai dettagli della copertina che abbiamo creato, come ad
esempio la percezione e il peso del tempo: “Our golden days,now withering and dying; It feels like I have been a prisoner of time…”
N : i testi sono il concept in sostanza, e sono quelli che mi hanno ispirato per la musica, perciò sono gran parte di tutto il quadro.
Come detto il pezzo conclusivo é una cover, perché ?
R : Penso che siamo stati l’unico progetto di questo genere a proporre uno stravolgimento di una canzone di un gruppo shoegaze, a quanto ne so. Ci tenevo a evidenziare quali sono i nostri gusti in parte, fuori dal metal, facendo omaggio a una band enorme che ha segnato la mia adolescenza !
Della canzone originale rimane ben poco e abbiamo estremizzato a nostro modo le caratteristiche principali facendola nostra. L’impegno per questa cover non è meno rilevante rispetto quello per la composizione delle altre
tracce!
Non pensate che l'album di per se sia un po' corto e vista la grande capacità creativa che avete avreste potuto aggiungere almeno un altro pezzo personale ?
N : Innanzitutto tutto ringraziamo tantissimo per il complimento, e siamo molto contenti di questo!
Parlando per noi, dico che in realtà non ce la sentivamo di aggiungere altro, pensavamo fosse già abbastanza per questo capitolo, avevamo proprio previsto questo minutaggio. Volevamo fosse tutto ben dosato senza strafare o eccedere. Parlando per me, dico anche che avevo paura di essere troppo prolisso. Sarei andato avanti anche
con quattro altre canzoni da dieci minuti ma temevo di annoiare, di essere troppo ridondante e fare
finire tutto in vacca, ecco. Però sapere che chi ascolta avrebbe approfittato volentieri di qualche altro minuto di musica, è molto interessante!
R : Io preferisco gli album che hanno un minutaggio tra i 40 e i 45 minuti tendenzialmente. Si,certamente potevamo aggiungere qualcosa in più, ma arrivati alla fine della composizione di queste 4 tracce abbiamo sentito entrambi una soddisfazione particolare. Non volevamo aggiungere un’altra canzone per qualche minuto in più e fare una copia di ‘Need’ ad esempio, nella maniera in cui abbiamo creato ‘Miserabilist Blues’ ci sentivamo soddisfatti e lo
sentivamo completo.
Quanto c'é di prog nella vostra musica ?
N : Anche questa è una bella domanda: ce lo siamo chiesti anche noi. Una volta finito tutto, scherzando, ci chiedevamo se fosse tutto un po' prog o niente affatto. Dirò la verità, l'idea di essere etichettati anche un poco progressive mi stuzzica di brutto! D'altro canto l'idea iniziale era proprio quella di (per quanto il genere lo possa permettere) non annoiare troppo chi ascolta e quindi di giocare molto
con i vari ritmi.
Dove pensate di andare a livello musicale in futuro ?
N : In realtà non so se vogliamo fare spoiler... Ma sicuramente ci saranno dei cambiamenti, dal punto di
vista compositivo, approccio, temi ecc. Abbiamo già materiale nuovo e stiamo pian piano andando avanti. Raven è da più di un anno che ha anche già pensato a nuova copertina, visual design ecc. L'intento però è sempre lo stesso, cercare di portarvi del "bello" da poter mangiucchiare, del "bello" sincero però.
R : Stiamo lavorando a qualcosa attualmente. Si tratta di una evoluzione naturale di quello che abbiamo proposto in ‘Miserabilist’ ma già diverso, ovviamente, non intendiamo ripeterci. Boleskine House è una creatura nata come nostro personale sfogo artistico che funge da catarsi delle nostre esperienze e periodi più bui della nostra esistenza fino ad oggi, ma mi piace pensare che sia una costante
metamorfosi e che possa risaltare nuovi e diversi aspetti di noi due sotto questo monicker. Per ora posso dirvi che stiamo sperimentando con voci clean e atmosfere meno aggressive ma non per questo meno intrise di emotività e pathos.
Pensate di esibirvi live o per il momento non é nelle vostre intenzioni ?
N : Purtroppo al momento si tratta di un impegno troppo grande in vista di tutta la mole di lavoro e faccende varie che devo sbrigare in settimana. Si spera vivamente in tempi migliori e più permissivi!
Mi potete parlare/spiegare un po' la copertina ?
R : Desideravo creare qualcosa di materico e tangibile per la copertina del nostro primo lavoro. Io e Nic abbiamo lavorato assieme una nostra cara amica fotografa, Giulia Frump.
Noi tre ci conosciamo da più di 10 anni e abbiamo un’ intesa artistica che non ho mai provato altrove nella mia vita.
Sostanzialmente volevamo creare visivamente un altare decadente e abbandonato che fosse un tributo ai temi che abbiamo trattato nel nostro album, che risultasse quasi improvvisato e di manifattura acerba e cui significati e dettagli potessero essere scoperti poco a poco. Ho desiderato personalmente non inserire il logo che io stesso ho disegnato, all’interno della copertina, perché apprezzo molto il risultato finale e penso che a volte un logo e un titolo,anche se non lasciati al caso, possono privare del mistero e della magia che può avere l’artwork.
Siamo in chiusura ....Progetti e desideri futuri ...
R : La nostra speranza è quella di riuscire a trovare il tempo e membri aggiuntivi per poter suonare dal vivo, in futuro. Fino ad allora continueremo a creare musica sotto il nome di Boleskine House quando avremo l’ispirazione necessaria per comporre qualcosa che valga la pena di essere ascoltato.