Night Pleasure Hotel: all inclusive del rock melodico

Lasciate pure perdere le interfacce informatiche che vi segnalano le migliori “strutture ricettive” del globo terracqueo... ci pensa Metal.it, del resto un supporto costante nella ricerca delle eccellenze musicali del rockrama internazionale, a consigliarvi “dove” trascorrere il vostro prezioso “tempo di qualità” … affidatevi con fiducia al Night Pleasure Hotel, in cui troverete competenza, affabilità, sensibilità ed empatia, concentrate in un albo, “Portraits”, capace di stupire gli estimatori del rock melodico per la sua impellente urgenza espressiva.
Le parole dei tre valenti “gestori” dell’Hotel, Alex Mari, Sebastiano Barbirato e Gianluca “Pisu” Pisana, vi aiuteranno a capire ancora meglio perché, nonostante le volubili aspettative del pubblico di riferimento e le dinamiche di un mercato sempre più competitivo, le dodici “stanze” del loro esordio discografico rappresentano un’esperienza in grado di soddisfare ampiamente le vostre esigenze di melomani …

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Ciao ragazzi, complimenti vivissimi per il vostro favoloso debutto e benvenuti su Metal.it! Cominciamo dall’inizio … presentate la band ai nostri lettori e raccontateci “tutto” sulla genesi dei Night Pleasure Hotel e sui motivi che vi hanno indotto a scegliere un monicker così particolare …
Alex: Ciao Marco, grazie per averci invitato a questa intervista e per i complimenti.
Cercherò di essere breve perché se dovessi entrare nel dettaglio ci sarebbero troppi anni da raccontare. Premetto che conosco Gianluca da ventidue anni, con il quale nel 2002 fondavamo la nostra prima band chiamata O.D.U. poi trasformatasi in Ophiura nel 2007, e da vent'anni Sebastiano, da quando entravo come cantante nel suo tributo Iron Maiden chiamato Darkstalkers.

Circa dieci anni fa iniziavamo questa avventura; suonavamo come trio acustico tributo ai Queen e io ad un certo punto esprimevo la volontà di incidere un mio album solista poiché la situazione con gli Ophiura (band melodic metal con venature power e prog) stava per giungere ad un momento di inattività.
Avevo nel cassetto dei brani più “leggeri” per appagare anche quella parte rock e pop della mia anima che si era stancata di fare solo metal.
Dieci anni fa iniziavamo a registrare l'album e ad esibirci live con alcuni brani originali presenti poi in “Portraits” con il nome di Alex Mari & The Lovers (come Huey Lewis and The News ecc..), nome che abbiamo scelto proprio perché si evidenziasse il fatto che questo fosse un progetto solista senza dimenticare di citare la band ed evitando gli allora inflazionati “suffissi” tipo: “Project” o “Band”.
Ad un certo punto si sono concatenate diverse situazioni: la crescente richiesta di serate con il trio rock con repertorio misto (Queen, Toto, Bon Jovi, AC/DC, George Michael ecc.), il mio bisogno di lavorare, il non riuscire a trovare una stabilità con il progetto di brani originali e la nostra insoddisfazione di quello che stavamo registrando ci ha fatto dire: “D'ora in poi smetteremo di suonare i brani originali fino a quando non avremo un album registrato a regola d'arte, da presentare e vendere durante le serate altrimenti i brani diventeranno vecchi per tutti”.
Quindi in questi anni ci siamo esibiti sempre come trio rock con il nome di Alex Mari & The Lovers e nel frattempo l'album solista si è trasformato nell'album di una vera e propria band.
Lo so, abbiamo impiegato parecchi anni per farlo ma tra mille impegni non riuscivo a dedicarci troppo tempo, mi dicevo: “Durante il fine settimana registro!” e così le tempistiche si sono allungate.
Nell'estate del 2022 dissi a Sebastiano e a Gianluca: “Quest'estate non preparerò nemmeno un esame (di conservatorio) e la priorità sarà il nostro album. Farò un tour de force l'anno prossimo per recuperare ma questo album dev'essere finito” e così è stato.
Occorreva però un altro nome per la band e per il progetto, un nome più fresco e accattivante che parlasse comunque di noi; Night Pleasure Hotel nasce da un'elaborazione del nome che avevamo dato alla nostra sala prove che era una casa disabitata sopra ad un bar, in una frazione del comune in cui abito. Il nome era Villa O.D.U., dal nome della prima band che avevamo fondato io e Gianluca.
Tradurlo letteralmente in inglese non aveva un bel suono, quindi avevamo iniziato a pensare: “Cosa facevamo in quella sala prove?”: suonavamo, ci andavamo a rinchiudere nei momenti di tristezza quando si voleva rimanere da soli senza interferenze esterne, andavamo a giocare a D&D o con i PC collegati in rete, facevamo delle feste e portavamo le nostre fidanzate e non.
Quindi: Villa del Piacere? Hotel del Piacere? Motel? Palazzo? Esistevano già. Abbiamo combinato nomi fino a quando siamo arrivati a Night Pleasure Hotel... Ed il logo è stato pensato come fosse l'insegna di un hotel.

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Leggendo le note promozionali relative all’uscita di “Portraits”, mi ha incuriosito l’inclusione dei Prism, un gruppo tutt’altro che famoso dalle nostre parti, nell’elenco dei vostri “numi tutelari” … quali sono le peculiarità artistiche dei “Supertramp canadesi” che ritenete abbiano influenzato il vostro modo di fare musica?
Seba: Sarò sincero, non conoscevo i Prism in quanto non posso considerarmi un chitarrista/musicista di stampo 100% AOR, anzi, il mio background musicale che è prettamente “hard rock” verte molto di più sul lato hair-metal/pop-metal degli anni '80. Mi sono comunque documentato sui Prism scoprendo un'ottima quanto poco conosciuta band che mischiava AOR al pop.
Pisu: Noi, non abbiamo mai scelto l’influenza di una band o di un’altra per scrivere un brano. Il nostro background spazia dal metal al pop. Tre teste musicali che si uniscono, se questo ha portato ad un sound più AOR non lo so dire, certamente non abbiamo usato compromessi musicali per accaparrarci una futura fetta di pubblico. Quel che sentivamo usciva.
Citare band come Prism o a volte i Chicago, è lusinghiero, ma c’entra poco con noi, anche solo per l’uso smodato di fiati o tastiere che li ripercorrono.
Non ci sono artefatti o costruzioni nei nostri brani, c’è grande onestà che porta alla decisione di tenere un brano o di modificarlo, ma solo per adattarlo a noi.
Rimanendo in tema “influenze”, nell’elenco dei vostri “buoni maestri” troviamo anche i nomi ben più celebri di Foreigner, Survivor e Toto … anche qui vi chiedo di descrivere in che modo tali star del rock melodico hanno suggestionato il vostro approccio artistico …
Seba: Beh intanto inizierei con il dire che i Toto rappresentano uno dei mostri sacri nell'olimpo dei musicisti, capaci di mettere d'accordo quasi tutti i musicisti al di là dei gusti personali, è normale che abbiano una grossa influenza su chiunque ami o voglia ripercorrere il rock, pop e AOR. A mio gusto personale direi Survivor sicuramente, anche se nell'AOR propriamente detto le mie influenze maggiori riguardano i Journey e tutto il filone più pop-metal/hair metal quali i Bon Jovi in primis.
Pisu: Tengo a precisare che io ho un grande amore per la band Toto, soprattutto per Jeff Porcaro, per me ancora oggi il maestro unico e soprattutto inimitabile. Nel disco cerco sempre la semplicità e il gusto di quel batterista, cercando rispettosamente di portare il mio groove al brano, senza voler strafare (come oggi sempre più spesso accade).
Oltre ai Toto, cito i Foreigner, perché nel loro AOR, c’era e c’è quel tocco pop che cattura sempre la mia attenzione.
Alex: Sicuramente aggiungerei anche i Queen che è una band che amiamo tutti e tre.

Il risultato finale apprezzabile nel disco, come anticipato qui ed esplicitato in sede di recensione, mi ha indotto una balsamica forma di “dipendenza” … raccontateci come sono nati i brani, quanto tempo avete impiegato a svilupparli e se ci sono stati, sotto il profilo tecnico e compositivo, momenti particolarmente “critici” nell’allestimento dell’album …
Alex: Ci è voluto molto tempo, infatti come ti dicevo prima non eravamo soddisfatti ed abbiamo rifatto alcuni brani molte volte, tipo “Shivers” e “For You”, quest'ultima avrebbe dovuto essere solamente suonata con una chitarra acustica. “Niko” e “Just This Once”, ad esempio, le abbiamo azzeccate al primo colpo. “Con “Sweet Melodies of Rain”, che è un brano scritto nel 2007, ho avuto difficoltà a riarrangiarlo, tant’è vero che l'hanno riarrangiata i ragazzi poiché non ero in grado di staccarmi dalla primissima versione.
Questi brani sono nati da momenti di vita che sono avvenuti in questi vent'anni infatti abbiamo voluto chiamare l'album “Portraits” per descrivere come questi brani siano ritratti, o istantanee, che immortalano e fissano un momento di vita, un po' come quando apri un album di fotografie o guardi dei ritratti.
Seba: Vorrei concentrarmi un attimo sul lato più tecnico della realizzazione del disco, dicendo che la condizione assolutamente necessaria era che tutti noi 3 fossimo assolutamente d'accordo sull'arrangiamento degli strumenti, sulle parti da mettere in evidenza o da omettere, “feeling” delle parti vocali o dei soli di chitarra, sonorità dei vari strumenti nel mix, suono globale del disco (importante che fosse di altissima qualità ma senza per forza scimmiottare gli stilemi classici degli anni '80, doveva suonare adatto al genere ma più “fresco”, contestualizzato alle produzioni attuali).
Pisu: Io invece ti dico che sono quello della band più fissato con la pancia, con l’emozione. Questo perché non ho la tecnica certosina di Sebastiano e lo studio di Alex (ricordo che è laureato al conservatorio) ma questo fa sì che io riporti spesso i ragazzi alla semplice e pura emozione di un brano, cioè su quello che vogliamo dire, trasmettere, mentre suoniamo e cantiamo. Solo Dio sa quante volte ho chiesto di ricantare e quindi registrare nuovamente una traccia vocale, solo perché non mi diceva niente. Magari perfetta tecnicamente, ma senza pugno nello stomaco, per me invece essenziale.
Il disco, seppur ricco di diverse sfumature, è ammantato da un’aura piuttosto melodrammatica, sentimentale e magniloquente, in cui, credo, i testi rappresentino una parte piuttosto importante … di cosa parlano le vostre liriche e che “peso” hanno nell’economia globale dell’opera?
Alex: Le liriche delle nostre canzoni sono molto importanti, vogliono portare l'ascoltatore ad immergersi nello stato d'animo delle canzoni e farlo diventare protagonista in modo che possa vivere in prima persona quello che sta ascoltando. Per usare delle frasi moderne un po' da marketing: vogliamo fare vivere un'esperienza sensoriale immersiva all'ascoltatore. Cosa ne dite, vi piace? AHAHA!
Pisu: Assolutamente sì, mi piace.

Seba: Questa è fantastica.
Alex: La cosa principale però è l'esigenza di mettere per iscritto i nostri sentimenti e/o le nostre impressioni ed ispirazioni.
E come ti dicevo prima, questi sono brani che parlano di momenti realmente vissuti.
Potrei parlarti di diversi brani ma impiegherei molto tempo.
Se doveste scegliere un brano (o anche più di uno …) di “Portraits”, che vi rappresenti pienamente, quale scegliereste e perché?
Alex: Per me è molto complicato scegliere perché molti dei brani dell’album li ho scritti nell’arco di circa 20 anni, tolti “What I Feel”, “Niko” scritti da Gianluca e “For you” scritta dal bassista degli O.D.U, band che come dicevo, avevamo formato nel 2002. Ognuno di essi mi rappresenta in un particolare momento della mia vita. Ad oggi sono ricordi ai quali ho scattato una fotografia fatta di musica.
Pisu: Io scelgo “What I Feel”, il brano rispecchia totalmente la vita che siamo costretti a vivere anche senza vera costrizione fisica, ma quella mentale, per me peggiore.

Sono un cultore dell’AOR cantato in italiano, un potenziale “azzardo” che denota coraggio e personalità … la vostra bonus “Quella sera” è riuscita a superare con disinvoltura i rischi insiti in una scelta del genere … come mai avete deciso di affidarvi anche alla madrelingua? In futuro prevedete di continuare, o magari estendere, tale forma espressiva?
Alex: La realtà è che questo brano nasce proprio in italiano, l'ho scritto nel 2006 e dedicato ad un caro amico scomparso l'anno prima, brano che veniva suonato solo una volta all'anno con gli Ophiura durante il memorial dedicato a questo amico. Ci è stato sconsigliato da molti di farla in italiano e di metterla in un album, così, abbiamo fatto la versione inglese chiamata “Suddenly”. Mi sono detto che sarebbe stato un peccato non fare girare questo brano solo perché cantato in italiano, anche se continuavo a vedere l'inserimento di un solo brano italiano, come un qualcosa che poteva affascinare alcuni ascoltatori stranieri, i Rhapsody of Fire, ad esempio, hanno fatto diversi brani in italiano.
Così quando abbiamo sentito la Burning Minds Music Group gli abbiamo girato il cd più un paio di bonus e sono stati loro a volerla inserire e ne siamo stati molto felici e grati. Io l'ho voluta registrare comunque in due lingue perché in qualche modo volevo fare un regalo ai genitori di questo mio amico e a tutti gli amici legati a lui.
Io onestamente voglio proseguire la scrittura in inglese ma non ci precludiamo la possibilità di scrivere un brano in italiano e magari proporlo a Sanremo, un brano chiaramente rock, sarebbe molto divertente.
Come definireste il vostro rapporto con gli altri interpreti della “scena italiana” di riferimento? Mi sembrano ottimi, a vedere il nutrito elenco di “ospiti” prestigiosi (Michele Luppi, Luca Zabbini, Paolo Caridi, Gianluca Tagliavini, Roberto Galli e Iarin Munari …) presenti in “Portraits” … vi va anche di raccontarci come li avete coinvolti?
Alex: In primo luogo, chi più e chi meno, sono tutti amici. Abbiamo chiesto loro se gli andava di registrarci qualcosa e hanno risposto tutti con grande entusiasmo. Anzi, li ringrazio tutti per la disponibilità e per aver messo un pezzo di cuore all'interno di questo album. Definirei quindi il rapporto con questi amici, un bellissimo rapporto.
Ci sarà la possibilità di ascoltare i pezzi di “Portraits” dal vivo?
Alex: La nostra intenzione è quella. Noi siamo un trio che ha bisogno di esibirsi live con un tastierista ed un bassista poiché io vorrei rimanere libero da strumenti ed eventualmente fare il musicista aggiunto. In “Sweet Melodies of Rain” sicuramente suonerò la chitarra acustica.
Seba: Assolutamente sì, il live è imprescindibile ed avvicina l'artista al pubblico come nient'altro.

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Parliamo di “obiettivi” … lasciando alla “provvidenza” (purtroppo le qualità artistiche non sono sufficienti a garantire il “successo” …) la gestione del limite massimo del target, sareste soddisfatti se almeno il vostro primo disco arrivasse ad ottenere … cosa?
Alex: Non ci ho mai pensato, in realtà mi sto lasciando stupire dai bellissimi feedback che stiamo ricevendo in questo periodo. Sarei comunque molto soddisfatto se come primo obbiettivo si creasse una solida fan base e magari anche un bel tour in giro per l’Europa o chissà per il mondo (ride).
Seba: Certamente sarebbe bello diventare un riferimento italiano nel genere, anche se mi piacerebbe che venisse valorizzata e messa in evidenza la nostra “versatilità” anche su generi diversi dall' AOR, credo che abbiamo fatto un buon lavoro nel nostro primo disco in tal senso. Poi io sogno sempre un tour europeo e uno in Giappone (ride).
Pisu: Io ho due sogni grandi, uno è Sanremo che seguo da quando avevo 4 anni e l’altro è il tour in Giappone, se il disco ci portasse a questo direi che la soddisfazione sarebbe incalcolabile.
Siamo alla fine e a questo punto, come di consueto, lascio a voi, dopo avervi ringraziato per la disponibilità, le ultime parole dell’intervista …
Alex: Intanto grazie di nuovo di averci ospitato, grazie a tutti i lettori che magari incuriositi andranno ad ascoltare la nostra musica o a comprarsi il disco o sui nostri social e a tutti quelli che ci apprezzano, che ci stanno conoscendo e ci stanno scrivendo.
La nostra musica non è nulla di mai ascoltato prima, ma viene dal cuore, da un momento di sconforto o di amore totale per un'altra persona.
Vivere il viaggio insieme a noi è certamente un momento che se ascoltato con sincerità e onestà, porterà l’ascoltatore fuori dal mondo contemporaneo musicale e a conoscere un po’ di più cosa gira nelle nostre teste. Ciao a tutti.


Foto della band incluse nel materiale promozionale fornito da Burning Minds Music Group (uso autorizzato dalla label).
Intervista a cura di Marco Aimasso

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