Ci avviciniamo alla fine dell'anno e questo fa pensare a una sola cosa, la top 10 dei nostri e vostri album preferiti di questo 2024. Non va però erroneamente pensato che, dato che siamo al termine del calendario non vada più data la giusta attenzione alle nuove uscite, ascoltando in maniera superficiale.
'A Story To Tell', debut album dei
Timeless Fairytale è qui a smentire tutto ciò, testimoniando anche l'importanza che il Power Metal ancora ricopre, e che è possibile fare ancora grande musica in questo genere senza puntare il tutto sul fattore estetico, ma suonando con grande passione e talento. Sarebbe stato un crimine quindi non fare due chiacchere con il chitarrista
Luca Sellitto e il cantante
Henrik Brockmann, dalla quale sono emerse tante curiosità sulla nascita e sul futuro della band. Buona lettura!
Ciao ragazzi, benvenuti su Metal.it, e grazie mille per la vostra disponibilità. Cominciamo dalle basi, Luca, con ‘A Story To Tell’ si pone la prima pietra per la carriera dei Timeless Fairytale. Da che cosa è scaturita la voglia di far partire questo nuovo progetto, era da molto che avevi in cantiere questa idea o è un qualcosa che ha preso piede solo negli ultimi anni?
Luca: Ciao! Innanzitutto grazie a voi di Metal.it, è un piacere. L’idea di formare i Timeless Fairytale è nata accidentalmente nell’estate del 2019, quando Henrik fu ospite a casa mia per circa una settimana, in quanto lo avevo invitato a registrare le parti di voce sul brano ‘What if’ incluso nel mio album solista ‘The voice within’. Un pomeriggio Henrik mi chiese se avessi del materiale ‘work in progress’ per eventuali album futuri e gli feci ascoltare una demo di quello che poi sarebbe diventato il brano ‘Forever and a day’, seconda traccia del nostro album come sai. La canzone gli piacque subito molto e così si offrì gentilmente di riregistrare al volo la traccia demo di voce solista originariamente incisa da me ed il risultato piacque così tanto ad entrambi che capimmo in quell’istante che sarebbe stato fantastico formare una nuova band insieme.
Henrik, quando hai collaborato per la prima volta con Luca e cosa ti ha ispirato a creare una band con lui?
Henrik: ‘Io e Luca ci conosciamo da molto tempo. In un primo momento iniziammo a parlare via mail, probabilmente quasi vent’ anni fa. Successivamente ho registrato alcune parti vocali come ospite su un vecchio album della sua band STAMINA e poi di nuovo sul suo album solista cinque anni fa. Quando sono stato in Italia nel 2019 per registrare una canzone del suo album solista, ci siamo divertiti così tanto oltre a registrare in studio, che abbiamo anche trovato il tempo per fare una piccola registrazione a casa sua, come Luca ha appena raccontato. Quella registrazione è stata il primo segnale che avremmo dovuto fare di più. Quindi, prima che io tornassi nella fredda Danimarca, avevamo già pianificato di realizzare insieme un album completo. Il motivo per cui ci è voluto così tanto tempo è stata la pandemia e le difficoltà nel viaggiare in quel momento.
Il titolo dell’album fa pensare che il gruppo abbia davanti a sé ancora molto, per l’appunto, da raccontare. Siete già al lavoro su nuovi pezzi?
Luca: Sì, ho già qualche idea da parte che potrebbe andare bene per un secondo album, anche se il tutto è ancora in fase molto embrionale. In più c’è da dire che entrambe le nostre label, la giapponese Avalon/Marquee per il mercato nipponico e la svedese Vicisolum Productions per il resto del mondo, ci hanno messo sotto contratto per due album, con condizioni niente male per noi anche dal punto di vista prettamente finanziario, considerando i tempi che corrono per il mercato discografico.
Come ti sei approcciato al processo di songwriting delle varie canzoni? C’è stata qualche differenza rispetto agli altri tuoi progetti?
Luca: La differenza principale è stata che sin dall’inizio sapevo di dover scrivere brani per la voce di Henrik, il che non è stato molto difficile in fondo, per due motivi principali: primo, sono un suo grandissimo fan sin dalla mia adolescenza e conosco molto bene le sue caratteristiche vocali, a tal punto che mentre scrivevo a volte riuscivo già a sentire con la mia immaginazione il risultato finale che avremmo ottenuto con la sua voce; secondo, Henrik è un bravissimo interprete, capace di adattarsi perfettamente ad ogni tipologia di brano. Lui va sempre ben al di là del semplice ‘prendere le note’ della melodia. Cerca di capire a fondo il mood di ogni brano e si sforza molto di provare vari approcci, con sfumature differenti, prima di decidere quale sia il migliore di volta in volta. Per me è questo a renderlo un cantante speciale, oltre che un vero artista.
Ho trovato l’album molto vario, capace di spaziare tra sonorità tipicamente power metal, mi riferisco ad esempio a Timo Tolkki o agli Stratovarius degli anni 90’, ai ritornelli catchy di gruppi come Magnum e Rhapsody, ma anche guardando a un approccio più neoclassico di stampo Malmsteeniano, soprattutto del periodo fine 80’ / inizio 90’, penso ad esempio a pezzi come ‘Emptiness’ o ‘Trust Your Heart’. Quanto impatto hanno avuto musicisti e band del genere nella creazione del disco, e nella tua crescita come musicista in generale? E se ce ne sono altri che ti hanno influenzato, quali sono?
Luca: Malmsteen e Stratovarius sono tra le mie influenze principali, a cui aggiungerei sicuramente i Royal Hunt, di cui Henrik è stato cantante sui primi due album come sai. Chiaramente ho anche molte altre influenze e non tutte di genere rock o metal. Comunque restando in ambito heavy/rock vorrei citare anche Vinnie Moore, Symphony X (quelli dei primi album), i Johansson Brothers (fantastico l’album The Last Viking!) gli Europe e ovviamente i primi Dream Theater.
Domanda da pettegola: cosa ne pensi degli ultimi lavori di Yngwie Malmsteen, hanno la tua approvazione?
Luca: ‘Malmsteen per me è una religione e cerco di non bestemmiare mai per non andare all’inferno ahah! Scherzi a parte, mi risulta molto difficile dire qualcosa di non positivo su di lui, forse perché l’aver scoperto a 12 anni la sua musica ha cambiato il corso della mia vita e gli sono molto affezionato. Ma in effetti rimpiango i tempi in cui aveva sempre grandi musicisti e cantanti in formazione. Molti fan sostengono che il suo ultimo disco di valore sia ‘Facing the animal’ del 1997, mentre io ritengo che la sua discografia sia tutta di un certo spessore fino a ‘Perpetual Flame’ del 2008 compreso.
[Band photo provided by Timeless Fairytale for free promotional use]
Luca, parlando di te, sei coinvolto in molti altri gruppi, come gli Stamina, i Marco Garau’s Magic Opera, o il tuo progetto solista Luca Sellitto. Per chi fosse incuriosito ad avvicinarsi a questa tua nuova creazione, come ti sentiresti di definire la proposta dei Timeless Fairytale, in che maniera si discosta da tutte le altre band?
Luca: ‘Colgo l’occasione per chiarire che attualmente l’unica mia band sono i Timeless Fairytale. Gli Stamina li ho messi in stand-by a tempo indeterminato da quasi cinque anni ormai e nel sound dei brani che scrivevo per loro c’erano molte influenze prog e fusion, molto meno evidenti nei Timeless, che considero più una sorta di band spin-off del mio disco solista neoclassico che citavo prima, ma con brani più articolati ed arrangiamenti di cori e tastiere più maestosi . Invece i Marco Garau’s Magic Opera sono appunto la band di Marco, con cui collaboro in veste di turnista in studio. Questo significa che il mio compito lì non è scrivere le canzoni o prendere decisioni, ma fare al meglio quello di cui Marco ha bisogno per realizzare la sua visione artistica, com’è giusto che sia. Il suo stile di scrittura ha alcuni punti in comune con il mio, in particolare le influenze barocche e classiche. Ma Marco rispetto a me è molto più vicino all’epic metal sinfonico con tematiche fantasy, stile Rhapsody e simili. Ho stima di lui come compositore e in fondo riesco ad esprimermi bene anche nel suo contesto stilistico, principalmente perché si fida di me e mi lascia piuttosto libero di creare gli assoli di chitarra come meglio credo nei punti dei brani in cui lui mi indica di inserirli.
Parlaci della copertina dell’album, da chi è stata realizzata, come è venuta l’idea?
Luca: L’ha realizzata Vittorio ‘Kufa’ Citro, un mio amico grafico che ha creato gran parte delle copertine degli album su cui ho suonato finora. Gli ho semplicemente rivelato in anticipo il titolo dell’album e gli ho parlato di un certo tipo di atmosfera che stavo ricercando per la copertina, a metà strada tra il fiabesco e l’inquietante. Credo che abbia fatto davvero un bel lavoro.
Henrik, ho trovato la tua voce molto attinente alle canzoni. Mi viene in mente una ‘The Last Chance’ dove ti trovi perfettamente in sincronia con i cori del ritornello, o a ‘New Dawn’. Suona tutto come se tu ti sia adattato immediatamente, senza fatica, è stato tutto molto veloce come ho immaginato, o c’è voluto del tempo prima di trovare la sincronia giusta?
Henrik: Abbiamo registarto le parti vocali dell'intero album in soli quattro giorni. Quindi è stato tutto registrato abbastanza velocemente. E dovevamo trovare in fretta il suono giusto per ogni traccia. Ho avuto un po' di tempo in Danimarca per lavorare su ogni canzone, ma si trattava più di trovare la giusta interpretazione che si adattasse bene alla storia raccontata da ogni singola canzone. La maggior parte del tempo di registrazione è stato dedicato all'espressione e alla ricerca del suono vocale adatto a ciascuna delle canzoni. Ma il tutto con delle restrizioni di tempo in studio a disposizione . Ma probabilmente è per questo che pensi che sia stato un po' veloce. Perché lo è stato.
Restando in tema di racconti Henrik, sembri ricoprire alla perfezione il ruolo di ‘cantastorie’, se mi passi il termine. Dalla Titletrack dove le molte sfaccettature del tuo timbro si apprezzano maggiormente, passando a ‘Forsaken Dream’. Era questo un obiettivo durante la scrittura del disco, portare l’ascoltatore verso una sorta di viaggio, fatto di diverse tappe raccontate ogni volta in maniera diversa?
Henrik: Il mio obiettivo è sempre stato quello di cercare di essere uno storyteller. Quindi grazie per aver notato questo aspetto. Penso al cantante come a colui che legge la storia agli ascoltatori. Come quando leggi le favole ai bambini prima che dormano, come un clown in un circo, o un attore a teatro. Un cantante deve essere in grado di “catturare” l’attenzione delle persone. E questo è il mio approccio al canto. È una mia fortuna che il resto della band mi abbia lasciato fare così,anche perchè non conosco altro modo. Quando canti, devi anche recitare molto. Anche se nessuno ti vede. Ogni volta che sono in studio, salto su e giù, agito le mani e recito tutto ciò che posso. Se fa suonare meglio la voce, allora è quello che ci vuole. Si tratta di raccontare una storia.
Come vedi l’attuale scena Power Metal in generale? Trovi che ci sia un’importanza talvolta esagerata rivolta all’estetica e poca alla sostanza, o pensi che ci sia comunque un equilibrio fra le due? Cambieresti qualcosa in generale?
Luca: ‘ Mi dispiace ma non sono ben aggiornato sulla scena power attuale. Tutte le band che ancora seguo hanno cominciato minimo trent’anni fa. Comunque, in generale l’estetica ha sempre avuto una certa importanza nell’ambito musicale, inutile negarlo, soprattutto se parliamo di ‘rock n’roll’ .Qualche volta mi è capitato di notare per caso tramite il web come alcune giovani band prestino a mio parere troppa attenzione a pubblicare videoclip ‘stile film’, con grossi investimenti a monte in alcuni casi, e poi magari non hanno ancora pubblicato nemmeno un album full-lenght,perché non hanno creato abbastanza materiale. Capisco che i tempi cambiano e che magari io sono troppo old fashioned su alcune cose, ma in tanti gruppi giovani non vedo più la stessa dedizione per lo strumento e lo spirito di sacrificio che contraddistinguevano la maggior parte delle band della mia generazione e di quelle precedenti. Passano più tempo a pubblicare foto e contenuti di vario genere sui social che a creare musica, purtroppo. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.
Luca, ‘A Story To Tell’ rappresenta il tuo secondo lavoro, oltre all’album dei Marco Garau’s Opera uscito lo scorso anno, uscito dopo la fine della pandemia, se escludiamo le tue apparizioni da guest assieme agli Ian Parry’s Rock Emporium e Mike Bertoli’s Avatar. Quanto hanno inciso sulla tua creatività quei tre anni di stop del mondo in generale (2020 – 2023)?
Luca: A dire il vero hanno inciso in senso positivo, perché ho avuto a disposizione più tempo del solito, come un po’ tutti del resto. Innanzitutto, ho scritto una buona metà dell’album dei Timeless Fairytale nel corso della prima metà del 2020. In più la collaborazione con il grande cantante Ian Parry ha coinvolto molto anche la mia sfera creativa, in quanto Ian mi ha ingaggiato non solo come esecutore, ma anche come compositore. Abbiamo scritto a quattro mani praticamente metà del suo album ‘Brute Force’. Forse è anche vero che nell’arco del periodo pandemia ho trascorso anche alcuni mesi senza comporre nulla, ma oltre a tutti i dischi che hai già citato tu c’è da precisare che ho inciso anche tutte le chitarre per l’album di debutto della band californiana ‘In Search of’, a cui hanno preso parte in veste di special guests anche il noto cantante Mark Boals ed il tastierista dei Royal Hunt, Andrè Andersen. In più ho registrato la maggior parte degli assoli sul disco ‘Scream’ dei Die For My Sins, per fare un favore al mio amico Fabio Calluori, chitarrista degli Heimdall e mio fonico in studio da molti anni. L’album vede la partecipazione del noto cantante tedesco Ralf Scheepers ed sarà pubblicato il prossimo 22 novembre. Non perdetevelo, ho suonato tante note ahahah! Mi sono tenuto sempre piuttosto occupato insomma nel corso della pandemia, in alcuni casi sia in veste di compositore che di esecutore, in altri solo di esecutore.
Quali sono i tuoi piani per il futuro adesso? Delle date live per promuovere ‘A Story To Tell’, o ti vuoi concentrare sugli altri tuoi progetti?
Luca: ‘Ci piacerebbe portare dal vivo ‘A Story To Tell’ e stiamo già valutando delle offerte a riguardo. Come ho detto prima, i Timeless Fairytale ora sono la mia priorità e, a prescindere da se ci esibiremo o meno live con questo primo album, nei prossimi mesi mi dedicherò alla stesura dei brani per il secondo album, senza concentrarmi anche su altri progetti musicali, fatta eccezione per eventuali lavori da turnista. Mi piacerebbe ad esempio suonare anche sul prossimo album dei Magic Opera ed è probabile che Marco mi chiamerà quando sarà il momento di procedere con le registrazioni.
Bene Luca, l’intervista è giunta al termine e io approfitto per ringraziarti ancora della tua disponibilità. Lascio a te la chiusura!
Luca: Vogliamo ringraziare ancora una volta te e tutta la redazione per lo spazio concessoci e per il supporto! Invitiamo inoltre tutti i vostri lettori ad ascoltare il nostro album ‘A Story To Tell’ dalla prima all’ultima traccia, per coglierne a fondo la sua natura suggestiva. Ci abbiamo messo tanto cuore in questo disco e ci auguriamo di poter regalare forti emozioni a tutti voi.