Difficile non indulgere nella metafora “pokeristica” quando si tratta di commentare un disco intitolato “All In” (Art Of Melody Music / Burning Minds Music Group) e questo anche se tale scelta può sembrare “vagamente” prevedibile. Ciò che invece non è scontato per nulla sono i contenuti di un album che conferma i Wheels Of Fire nel novero delle band di livello superiore, in grado di addizionare di nuova linfa espressiva i sacri dogmi dell’hard melodico.
Sedersi al tavolo dei migliori player del settore con in mano le “carte” artistiche giuste per affrontare adeguatamente l’agguerrita competizione, diventa così un’opportunità che la band italiana si conquista “sul campo” e senza timori reverenziali.
Ora sta agli appassionati del genere sostenerli in quest’impresa, magari approfondendo anche un po’ la questione grazie alle parole di Davide "Dave Rox" Barbieri (voce e mastermind del gruppo), pure loro, per la cronaca, tutt’altro che banali …

Ciao Davide, e bentornato sulle pagine di Metal.it … da qualche giorno è uscito il nuovo disco dei Wheels Of Fire e l’unica cosa che posso dire in merito è: favoloso! Iniziamo ad approfondirne brevemente i contenuti partendo dal titolo … perché si chiama “All In”? Puntate davvero tutto sulla sua affermazione?
Grazie a voi per questo spazio e per l’interesse! Abbiamo aspettato 6 anni prima di pubblicare questo disco, e dall’uscita di “
Begin Again” nel 2019 sono successe tante cose, basti pensare alla pandemia che ha sconvolto la vita e le abitudini di moltissime persone, compresi noi artisti. Con questo album abbiamo cercato di condensare in 12 pezzi (13 per l’edizione Giapponese) tutto ciò che ci rende riconoscibili, la nostra maturità artistica, le nostre esperienze a livello umano, e il nostro retaggio musicale che affonda le sue radici negli anni ‘80, ma strizza l’occhio a sonorità contemporanee e di facile ascolto. Mi sento di dire che a livello compositivo e come qualità nella produzione abbiamo davvero investito tanto in questo disco, e per questo motivo ci giochiamo tutto, proprio come si fa a Poker.
Subito dopo passiamo alle novità nella line-up del gruppo … a cosa sono dovute le fuoriuscite di Federico De Biase e Marcello Suzzani e l’entrata di Simon Dredo?
Federico ‘Ayra’ di Biase è un amico e un talentuoso tastierista, e ha dato un contributo eccezionale alla realizzazione di “
Begin Again”. Potete ascoltare le sue tastiere anche sul nuovo album, precisamente su “
End of Time” e “
Under Your Spell”. Nutriamo una profonda stima reciproca tutt’ora, ma come è normale che accada, Federico ha deciso di concentrarsi sul suo progetto AYRA a tempo pieno. Anche Marcello Suzzani è un grande amico e super bassista purtroppo per noi si è dovuto trasferire in Toscana e veniva complicato proseguire la nostra collaborazione. Anche lui è presente su “
All In” in “
End of Time”. Abbiamo così trovato in Simon Dredo un ottimo sostituto, con lui avevo già collaborato nel progetto di Gianluca Firmo “Room Experience”.
In particolare mi ha “stupito” un po’ la decisione di rinunciare ad un tastierista di “ruolo” … quali sono le ragioni che vi hanno portato ad una scelta che poi, in realtà, alla prova dei fatti non ha ridotto la componente “pomposa” della Vs. proposta musicale?
Per questo disco ho registrato io le tastiere, in fase compositiva e in pre-produzione avevo già scritto tutte le parti e sono partito da queste per costruire le versioni definitive. Chissà, magari in sede live avremo modo di reclutare qualche vecchia conoscenza per supportarci.
La tua gestione diretta delle tastiere, anzi, mi sembra abbia reso, a tratti, addirittura più “magniloquente” la formula espressiva di “All In” … puoi confermare, o si tratta semplicemente di una mia impressione?
Ti ringrazio, ma lascio questa riflessione a chi ascolterà il disco, posso dire che suonare i pezzi dopo averli scritti aggiunge sicuramente una nota distintiva e personale alla tensione emotiva che si spera sempre di trasmettere al pubblico. Ho fatto tanta ricerca sui suoni, provando tantissimi Synth e sperimentando nuove soluzioni. Ho cercato di trasferire in toto le mie emozioni in ogni melodia, e spero davvero che arrivino a destinazione.
E sempre nell’ottica dello sviluppo espressivo dei Wheels Of Fire, il nuovo disco evidenzia anche qualche piccola diversione stilistica (penso al tocco symphonic-prog concesso a “End of time”) e, più in generale, un’attitudine leggermente “attualizzata”, dipanata ad hoc nella solidità del vostro tipico trademark artistico. Quali sono le differenze principali tra “All In” e quanto prodotto finora dalla band?
In questo album ci sono moltissimi elementi “moderni”, o come dici tu “attuali”. Abbiamo proposto una varietà stilistica piuttosto particolare, per esempio “
End of Time” è un’evoluzione di “
Another Step in the Dark” che trovate su “
Begin Again” (2019) con delle atmosfere più “sinfoniche” che tutta la band ai tempi aveva apprezzato, e ci siamo sentiti di dargli una sorta di seguito.
Ci sono poi brani come “
9.29” o “
99 Lies” su questo album che sono intrisi di un sound fortemente moderno e a tratti insolito, ma come dicevi tu, cerchiamo sempre di rimanere fedeli al nostro sound. Dopotutto sono passati quindici anni da quando abbiamo mosso i primi passi con “
Hollywood Rocks”, ed è giusto aggiungere esperienza e consapevolezza al proprio lavoro mantenendo intatto l’entusiasmo degli esordi per il puro piacere di fare musica.
In passato vi siete spesso avvalsi della presenza di graditi e prestigiosi ospiti nei vostri dischi, mentre stavolta questo non è accaduto … c’è una ragione particolare dietro a questa scelta?
In passato abbiamo avuto il piacere di collaborare con grandi nomi della scena e l’onore di avere ospiti illustri come James Christian, Robin Beck, Michele Luppi, Rob Marcello, Frank Nemola, Alessandro Del Vecchio … davvero tanti straordinari musicisti e autori. Sono tutte collaborazioni che sicuramente hanno aggiunto prestigio alla nostra proposta e bellissime esperienze che ci hanno dato tanto a livello artistico. Per questo disco però, abbiamo avuto una sorta di “momento di grazia” a livello compositivo e creativo che ha fatto nascere in noi anche il desiderio di lasciare le cose esattamente come le avevamo immaginate. Ogni brano ha una storia molto particolare, ci sono temi importanti e molto personali in quanto si parla di malattie (“
Invisible”), di fatti di cronaca che ci hanno molto colpito (“
9.29”), di depressione (“
99 Lies”) ma anche dell’amore per la musica e per la vita, e vogliamo vederlo come un tributo all’essenza pura dei Wheels of Fire.
Ritengo la tua prestazione vocale particolarmente emozionante e “matura”, rilevando soprattutto una significativa crescita nelle tue già notevoli capacità interpretative … come definiresti il tuo personale percorso espressivo come primo catalizzatore delle canzoni dei Wheels Of Fire?
Ti ringrazio molto. La voce è uno strumento estremamente personale, e il percorso di ogni cantante viene influenzato da moltissimi fattori: lo studio, l’esperienza, l’allenamento, il prendersi cura della propria salute, ma soprattutto delle proprie emozioni. Ho sempre amato la musica, iniziando a suonare il piano a 8 anni, ma ho approcciato lo studio del canto a livello professionale nel 2001 e successivamente nel 2005 con Michele Luppi (Whitesnake) che non finirò mai di ringraziare anche per avermi aiutato a comporre i pezzi del primo disco. Crescendo e diventando a mia volta un insegnante di canto, e aiutando tante persone a trovare la propria voce, mi sono accorto che maturando come artista, ma soprattutto come essere umano, è inevitabile che il proprio vissuto apporti delle sfumature alla propria espressività ed è senz’altro un bene. Riconosco anche io che soprattutto rispetto al primo disco (“
Hollywood Rocks” - 2010) sono cambiate in meglio molte cose, e continuo a studiare tutt’oggi perché non si finisce mai di cercare la versione migliore di sé.
Inevitabile questione live … quali sono le prospettive attuali da questo punto di vista?
Abbiamo da poco suonato al Rock’n’Roll di Rho (MI) che è anche una delle poche ma solide realtà della scena live rimaste a dare spazio alle band che suonano musica originale. Il 21 marzo abbiamo infatti presentato il nuovo disco, e siamo ancora commossi ed emozionati per il responso e la partecipazione che ci hanno ripagato di questi ultimi anni lontani dalle scene. Ovviamente questo disco verrà suonato live tutte le volte che potremo, stiamo lavorando in questa direzione e abbiamo già un paio di appuntamenti live che possiamo svelarvi in anticipo: il 6 settembre saremo a Trieste, al Rock Camp, un festival che si tiene ormai da qualche anno e raccoglie sempre moltissimi affezionati del genere. Il 15 novembre invece, suoneremo in Svizzera, al Mischu’s, insieme agli amici Black Diamonds. Per il resto dovrete aspettare i prossimi annunci ufficiali rimanendo aggiornati sui nostri canali social.
Il vostro lavoro è stato sempre (giustamente!) assai apprezzato dalla critica … vi ritenete soddisfatti di come invece è stato accolto dal pubblico? E, a questo proposito, come valuti il livello di “attenzione” dell’audience dell’hard melodico?
Negli ultimi 10 anni è diventato davvero complicato percepire il responso reale del pubblico nei confronti di un disco, perché come sai, con tutte le piattaforme di streaming e i canali social che utilizzano la musica, far uscire un disco è come ridurre qualcosa di intero in mille pezzi e gettarli nel mare sperando di tenere il conto di quanti pesci se li spartiscono. Una volta si leggeva su una rivista di settore dell’uscita di un disco, poi le persone andavano fisicamente in un negozio a comprarlo e se lo portavano a casa, per finire chiusi in camera a consumare l’LP o il CD o ancor prima la musicassetta, gustandosi ogni brano, leggendo i testi sul booklet, assaporandone le atmosfere e facendo sì che quel particolare disco diventasse parte della loro memoria, la colonna sonora di un particolare momento o di tutta la loro vita. E poi quelle stesse persone venivano a sentirti dal vivo chiudendo un cerchio, e trasmettendoti la reale sensazione di apprezzamento che oggi viene dimostrata attraverso likes, cuoricini e riproduzioni in streaming. Oggi le persone vedono di sfuggita un pop up su una piattaforma online che annuncia un’uscita insieme ad altre 20 nello stesso giorno, gli algoritmi suggeriscono gli ascolti e nei negozi si trovano al massimo una decina di persone che ancora collezionano le copie fisiche degli album. Dopotutto è la normale evoluzione della tecnologia, se pensiamo che perfino sulle nuove automobili ormai è diventato impossibile trovare un lettore CD … Noi abbiamo avuto la fortuna di realizzare che ci sono moltissimi nostri fans che ancora seguono la scena e che hanno dimostrato tutto il loro entusiasmo anche nei confronti di quest’ultima release fin dall’uscita del primo singolo, ma è presto per fare bilanci, il disco è “appena nato”.
Siete attivi discograficamente da una quindicina d’anni e se, forte della consapevolezza attuale, dovessi selezionare un brano per ognuno dei vostri quattro dischi che illustri al meglio l’evoluzione della band, quali sarebbero le tue scelte e perché?
Da “
Hollywood Rocks” scelgo proprio la title track con la quale tutto è iniziato. Sono molto legato a questo brano scritto di getto proprio mentre mi trovavo a Hollywood nel lontano 2005.
Da “
Up for Anything” scelgo “
Web of Lies”. Un brano dal sound diverso da tutte le altre canzoni di quel disco e che secondo me ci ha fatto crescere dal punto di vista compositivo.
Da “
Begin Again” scelgo “
For You”. Sono legatissimo a questa canzone scritta per mia figlia in cui ho messo tutto il mio cuore ed il mio amore per lei. Prima ballad in cui abbiamo inserito parti orchestrali.
Da “
All In” scelgo “
99 Lies”. Anche questo brano ha qualcosa di diverso e di “mai sentito” nei nostri precedenti lavori. Ha un sound fresco e attuale.
Il 2025 finora è stato parecchio proficuo nell’ambito del melodic rock (Perfect Plan, Night Flight Orchestra, Streetlight, W.E.T. …) e altri nomi importanti del settore a breve irromperanno nella “scena” (Harem Scarem, H.E.A.T, … ma ci metto anche i Soul Seller) … quali sono i “giocatori” che consideri maggiormente “temibili” nella partita musicale di riferimento?
Ci sono moltissimi nomi degni di nota, e credo che il 2025 sia l’anno dei grandi ritorni, cosa che fa ben sperare per quanto riguarda l’entusiasmo del pubblico nei confronti di questo genere.
Siamo felicissimi di essere parte di questo maestoso elenco … che vinca il migliore! Hahaha
Siamo alla fine ... nel ringraziarti per la disponibilità e rinnovandoti i miei complimenti per lo splendido itinerario musicale intrapreso dai Wheels Of Fire, come di consueto, lascio a te le ultime parole dell’intervista ...
Grazie a te Marco per questa intervista e per i tuoi graditissimi complimenti.
Ringrazio, a nome di tutta la band, tutti i lettori di metal.it e speriamo di vederci presto on the road!
Band photos provided by Burning Minds Music Group for free promotional use.