Vigilhunter: un tuffo nel passato

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Emersi improvvisamente in questa prima parte del 2025, anno che sta sicuramente dando i suoi ottimi risultati per tutti i sostenitori ed ascoltatori del metal classico, i nostrani Vigilhunter hanno piazzato senza ombra di dubbio una prima prova a dir poco eccellente nel genre, posizionandosi in maniera estremamente bilanciato tra un heavy metal puramente ottantiano e con ritornelli di facile presa che sembrano fare un vero e proprio tuffo nel passato. Sarebbe quindi stato un peccato perdere l'occasione di scambiare due parole con il leader del gruppo, Alexx Panza, che ha svelato alcuni retroscena sulla formazione del gruppo e molto altro. Buona lettura!
Ciao Alexx e benvenuto su Metal.it! Ti ringrazio innanzitutto per la disponibilità, comincio con il chiederti quando è cominciato a balenare nella tua mente il progetto Vigilhunter, e quali sono state le principali motivazioni dietro la nascita di quest'ultimo.
Ciao e grazie a voi per l’interesse.
Vigilhunter nasce tantissimi anni fa, infatti il primo brano scritto (non presente tra quelli uscito sul disco) è datato 2011 (!!). Nasce semplicemente dalla volontà di fare un progetto orientato a una delle mie più grandi passioni ovvero il US Power Metal di fine anni 80. All’epoca militavo nei Walpurgis Night, il cui stile era indubbiamente di stampo più Heavy Metal europeo, Vigilhunter voleva essere la mia valvola di sfogo per le idee troppo a stelle e strisce per i WN.
Quali sono, a tuo parere, le differenze stilistiche con gli Hitten, altra tua band nella quale militi ormai da quasi dieci anni?
Entrambe le band sono dedite al sound USA della stessa epoca circa (o per lo meno parlando degli Hitten post mio ingresso), ma dagli approcci totalmente diversi. Hitten vira più su un sound Hard’n’Heavy e radiofonico e catchy, molto “MTV Headbangers Ball”...Tra l’Hard Rock dei Dokken, Whitesnake, XYZ e Ratt e l’Heavy classico dei Judas Priest o Fifth Angel per intenderci….mentre Vigilhunter è più strumentale e progressivo, più puramente Metal nonostante abbia sempre un forte approccio melodico. La “forma canzone” esiste sempre seppur meno enfatizzata che in Hitten.
I Vigilhunter avevano già pubblicato su YouTube tempo fa una demo di ‘Shadow Rider (Vigilante)’, poi rimossa fino a quando il progetto non è stato rimesso in piedi. Cosa portò all'epoca a fermarsi dopo la pubblicazione di quella versione embrionale del pezzo?
La demo di “Shadow Rider” (probabilmente il pezzo più vecchio presente sul full-lenght) fu registrata nel 2016 come introduzione alla band da mandare a label varie e sondare l’interesse...poco dopo la sua registrazione il progetto venne messo in ghiaccio per motivi...X direi...priorità varie, lavoro...decisi comunque di caricarla su YouTube nel 2020 (se non erro) come unreleased project, un piccolo ricordo di cosa avrebbe potuto essere ma non è stato.
Negli ultimi anni ho però ripreso a suonare la chitarra sovente, e mosso dalla voglia di fare qualcosa nei panni di chitarrista, oltre al amaro in bocca lasciato dal fatto che la grande parte del materiale per un full-lenght era già scritto e abbandonato sul hard drive del mio computer da troppi anni, ho ricontattato i vecchi compagni, con l’aggiunta di Mattia Itala alla chitarra, e abbiamo ripreso in mano il materiale, ritoccato e ultimato e finalmente portato a compimento.

All'interno dell'album ho sentito tantissime influenze dalla scena Power/Heavy/Progressive Metal degli anni 80’, da passaggi più immediati ma con un certo tratto elegante alla Queensryche dei primi album, prendendo anche molto dai Savatage, mi viene in mente ‘Titan Glory', o altri dove il lato più catchy emerge prepotentemente, come ‘Disconnected', o ‘Shadow Rider' dove sembrano venire fuori i Motley Crue con un pizzico di Dokken. Ti senti di aggiungere altri gruppi a quelli già citati che ti hanno ispirato per la composizione del disco, o che comunque fanno parte del tuo background?
Il progetto nasce con la volontà di fare un US Power molto ispirato ai Riot di fine anni 80 (Thrundersteel, The Privilege of Power), Vicious Rumors o roba Shrapnel Records come M.A.R.S Project...durante la scrittura del disco però la composizione è naturalmente cambiata verso un sound più progressivo, a là Queensryche e Savatage, come hai citato tu, a cui aggiungerei Fates Warning, Crimson Glory, Titan Force o Lethal per citare alcune band (nonostante le influenze più US Power dirette dei citati Riot e VR rimangono comunque presenti qui e là).
Mi fa sorridere sentire Motley Crue e Dokken, ho sentito anche molta gente citare gli Skid Row di Slave To The Grind! Diciamo che non è cosa voluta, ma penso che dopo tanti anni a suonare Hard’n’Heavy la vena e l’approccio nell’esecuzione di alcuni passaggi sia inconscia. Inoltre George Lynch è uno dei miei chitarristi preferiti ed è da sempre una mia grande influenza...dunque penso venga da sé.
Parlami invece della genesi di ‘Sacrifice For Love' e ‘So Cold…It Burns', le due canzoni che sicuramente possono definirsi quelle più romantiche e in certo modo decadenti.
Due prodotti del lavoro di squadra con colui che è effettivamente l’altro compositore in Vigilhunter, ovvero il bassista Mirko Negrino. Son due tra i miei pezzi preferiti del disco...”Sacrifice For Love”, mascherata da “love-song”, parla della sindrome di Stoccolma, e dell’infatuamento di una donna verso il suo rapitore. “So Cold...It Burns” parla di una razza aliena superiore regolatrice, che invade la terra ciclicamente, ghiacciandola e imponendo una nuova era glaciale, in modo da poter resettare la razza umana ogni volta che la sua evoluzione raggiunge un picco per cui diventa troppo pericolosa per l’equilibrio della galassia, oltre che per se stessa.
Nella tua carriera hai avuto l'occasione di cantare nell'ultimo album dei Jack Starr Burning Star. Parlaci di quell'esperienza, e di che cosa ha aggiunto al tuo bagaglio come musicista.
Sono fan dei Burning Starr (e dei Virgin Steele) da tantissimi anni, dunque non posso nasconderti la mia felicità quando mi arrivò la proposta. Sicuramente una fantastica esperienza che mi ha dato modo di confrontarmi con musicisti appartenenti a quella che era la scena originale di NY, di poter approfondire il loro modo di lavorare indubbiamente più vecchia scuola a quello a cui sono abitutato. Nelle file di Jack han militato alcuni tra i miei cantanti preferiti, tra cui Rhett Forrester, Mike Tirelli, Todd Michael Hall e nei VS ovviamente David DeFeis...trovo ancora oggi elettrizzante l’idea di essere il “next in line”.
L’anno scorso al Up The Hammers Festival di Atene abbiamo il piacere di esibirci come Headliner di una delle due giornate, per una setlist speciale dedicatà per metà ai primi due lavori dei Virgin Steele, che appunto vedono Jack alla chitarra...è stata un’emozione enorme vestire le scarpe di uno dei miei miti como DeFeis e poter cantare inni come “Don’t Say Goodbye”, “Danger Zone” o “Burn The Sun”.
Fatta eccezione per i Walpurgis Night, nei quali hai militato tre anni come solo chitarrista, i Vigilhunter hanno visto la tua partecipazione sia come cantante che come chitarrista, tornando allo strumento dopo quasi dieci anni. Come mai questa scelta?
Amo suonare la chitarra, ma a quanto pare questo mondo è pieno di chitarristi eccellenti, molto più bravi di me, ma vi è una gran mancanza di cantanti...di conseguenza mi trovo sempre “obbligato” a cantare ahaha...insomma, una gradevole condanna...ma almeno per il MIO progetto ci tenevo a suonare la chitarra….per lo meno per giustificare le migliaia di euro “investiti” in chitarre e amplificatori negli anni no? Ahah

Come vedi la scena metal classica degli ultimi anni, e il suo futuro, nella fattispecie quella italiana, se la segui?
La scena Metal classica è viva, vegeta e rosea oserei direi...potrei stare qui ad elencare band su band che portano avanti la bandiera del Metal classico in maniera eccellente, ma sono troppe e ne dimenticherei troppe per strada...dunque mi limito a citare due band che sono tra le mie preferite degli ultimi tempi, ovvero Crypt Sermon e Sumerlands (tra l’altro entrambe di Philadelphia), non a caso ho scelto Arthur Rizk (il chitarrista e main man dei Sumerlands) come ingegnere del mastering per il disco Vigilhunter.
Per quanto riguarda la scena italiana, sicuramente vi sono ancora diverse realtà interessanti...penso però che la voglia di Metal classico sia calata drasticamente negli ultimi anni. Avendo vissuto a pieno il revival (prima Thrash, poi Heavy) tra il (circa) 2008 e il 2014, penso la scena abbia vissuto tempi migliori, sopratutto per l’interesse del pubblico e l’affluenza ai concerti.
Data la nascita del progetto Vigilhunter, e in contemporanea il tuo lavoro con gli Hitten, e l’alta qualità dei singoli lavori, sembra evidente come tu abbia ancora molte cartucce da sparare, diciamo. Possiamo quindi aspettarci nuova musica in tempi brevi?
Sicuramente, non vi libererete così facilmente da me ahah. Attualmente siamo già al lavoro con la composizione dei primi brani per Vigilhunter II e per il prossimo lavoro degli Hitten. Ho anche parlato di recente con Ned Meloni che mi ha riferito che la composizione per i nuovi brani Burning Starr procede forte e che verrò inserito nel processo a breve.
I Vigilhunter hanno in programma anche dei concerti singoli, o anche tour?
Vigilhunter non nasce come una live band, ma stiamo già ricevendo diverse proposte per suonare, e dato l’interesse, le probabilità che finiremo a portare il progetto live per qualche occasione speciale e selezionata sono alte….non saremo mai una touring band però.
Bene Alex, l'intervista è giunta al termine, ti ringrazio ancora del tuo tempo, e lascio a te le ultime parole!
Grazie mille ancora per l’interesse e lo spazio dedicatomi. Grazie a tutto quelli che stanno acquistando l’album, sia in formato fisico che digitale, il vostro supporto è inestimabilmente prezioso! Per chiunque non abbia ancora sentito la nostra musica, ci può trovare su tutte le principali piattaforme di streaming.

Intervista a cura di Francesco Metelli

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