Grimorio: sul Sentiero verso la Stella del Mattino.

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Gruppo:Grimorio

Il fascino sinistro della narrativa gotica, il turbamento fomentato dall’esplorazione delle dottrine esoteriche e delle profondità del soprannaturale, l’intrigante patrimonio ancestrale di leggende e stregonerie, il tutto trasformato in note … un crogiolo di suggestioni di certo non “inedito” eppure sempre seducente, soprattutto se ad alimentare tali “sublimi inquietudini” sono gruppi musicali preparati e talentuosi come i Grimorio, newcomer di una “scena” piuttosto affollata e spesso “superficiale”, da cui emergere in maniera credibile non è semplicissimo.
On the path of the morning star”, il loro recente debutto discografico, rappresenta un bel guizzo verso tale “emersione”, così promettente da rendersi meritevole di un supplemento d’indagine, dipanato grazie alla disponibilità di Mirko Di Bella e Christian Balsamo, i primari artefici della band italica.

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Ciao ragazzi, complimenti per “On the path of the morning star” e benvenuti sulle pagine di Metal.it! Con analogo trattamento riservato a tutti i gruppi esordienti, inizio con il chiedervi di presentarvi ai nostri lettori, attraverso la terna di domande (di “cinematografica” memoria …) “da dove venite”, “chi siete” e soprattutto “perché siete”?
Mirko Di Bella: Ciao, grazie a voi per l’ospitalità e per i complimenti! I Grimorio sono geograficamente ubicati nella remota Sicilia; più precisamente, a Catania e provincia. Spiritualmente, invece, girovaghiamo nelle più disparate lande del metallo. Io (voce, chitarra e synth) e Christian Balsamo (chitarra e synth) ci conosciamo da tempo immemorabile e insieme abbiamo messo in piedi diversi progetti che vanno dal glam metal (Hot Rod) al death melodico (Whispering Haze). Liliana Teobaldi, bassista, e Francesco Paladino, dietro le pelli, scorrazzano abitualmente in territori più abrasivi, militando in band come Nerobove (death/thrash), Mariner (post-black), Consumer (sludge/death) e One Day in Fukushima (grindcore).
Il progetto Grimorio nasce a maggio 2023. Covavo da tempo il desiderio di realizzare qualcosa avente queste determinate sonorità che, per amore di brevità, possiamo definire horror metal. Volendo invece spendere qualche parola in più, il sound della band è descrivibile come un heavy metal dalle tinte sinistre, rese vivide grazie all’apporto delle tastiere, e avente tematiche che spaziano dalla narrativa gotica/orrorifica all’esoterismo/occultismo.
A partire dal suddetto maggio, ho avuto qualche istante di tempo libero per dedicarmi a concretizzare questa visione. Nel giro di due settimane, sono riuscito a scrivere, comporre, arrangiare e registrare (sotto forma di demo) due brani: “Unholy communion” e “Morning star”. Incoraggiato da questa velocità d’esecuzione, accompagnata da risultati più che soddisfacenti, ho subito convocato il sodale di mille avventure: Christian. Illustratogli il progetto, abbiamo pianificato il da farsi. L’obiettivo prefissatoci era quello di scrivere, complessivamente, metà album a testa e di registrarlo il prima possibile. Così è stato. Nel giro di un anno o poco più dalla “posa della prima pietra”, abbiamo completato scrittura, registrazioni e missaggio. A seguire, abbiamo sottoposto il nostro lavoro all’attenzione delle etichette, ed eccoci così giunti alla pubblicazione di “On the path of the morning star”.
Il vostro primo album è da poco uscito per la Logic Il Logic Records … come siete entrati in contatto con loro e cosa vi ha convinto a scegliere questa sezione del Burning Minds Music Group per il vostro debutto?
Mirko: Conoscevo da anni la Burning Minds Music Group e in particolare la Street Symphonies, l’etichetta del gruppo BM votata a sonorità glam, sleaze et similia. La scelta di pubblicare con la Logic Il Logic Records, la label di Burning Minds che si occupa di heavy metal e zone limitrofe, è stata presa, molto semplicemente, alla luce dell’analisi di ciò che l’etichetta poteva offrirci e dalla comparazione coi competitor interessati all’album dei Grimorio. La Logic Il Logic/Burning Minds ci ha trasmesso un senso di maggiore serietà e dedizione al lavoro. Le sensazioni non sono state sconfessate dai fatti: Stefano Gottardi, il boss della Burning Minds, è un lavoratore indefesso, precisissimo e, last but non least, dotato di grandissima cordialità e disponibilità.
Christian Balsamo: Il nome di Stefano Gottardi lo ricordo come firma tra le pagine di Metal Shock, e per me ha costituito un valore aggiunto.

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I Grimorio s’inseriscono nella grande tradizione italica nel campo del dark / horror metal, sostenuta dai capostipiti Death SS … per voi esiste concretamente una “via italiana” al genere? E se sì, vi sentite parte di questo “movimento”? Quali sono i gruppi del settore che ritenete più affini al vostro approccio espressivo?
Mirko: Sì, ritengo che esista una “via italiana”. Il solare Belpaese ha un pulsante lato oscuro che serpeggia da Torino, una delle capitali europee dell’esoterismo/occultismo, fino alla crowleyana Abbazia di Thélema in quel di Cefalù. C’è un’attitudine particolare che non mi sembra di riscontrare altrove nel mondo e che, pur declinandosi in modi variegati, ha un carattere piuttosto riconoscibile. Non è facile spiegarla a parole: bisogna “viverla”, ascoltando un disco horror metal nostrano o anche, perché no, visionando una pellicola di Bava, Avati, Fulci o Argento. Seppur con l’umiltà dei nuovi accoliti appena unitisi alla congrega, ci sentiamo orgogliosamente parte del “movimento”. Fra tutti, riteniamo di essere più vicini, come intuibile, ai Death SS. Anche i Deathless Legacy, per forza di cose, sono piuttosto analoghi alla nostra proposta musicale. Cito anche i Mater a Clivis Imperat: un po' più distanti stilisticamente, ma spiritualmente li percepisco affini.
Christian: Mi trovo d’accordo: l’Italia è stata e continua ad essere culla di culti e tradizioni in ambito esoterico, ed è come se queste conoscenze ancestrali permeassero la terra, filtrando nelle menti ricettive. Oltre ai gruppi ovviamente portabandiera del genere, ce ne sono tanti, di (sotto)generi diversi che si portano dietro un’aura oscura: Mortuary Drape, Necrodeath, Stormlord, per citare i primi che mi vengono in mente.
Dal punto di vista dei testi, l’albo è alimentato dalla letteratura di riferimento e dai miti del folklore europeo … quanto è stata importante, se lo è stata, la “conoscenza” specifica della materia per lo sviluppo del vostro apprendistato?
Mirko: L’interesse verso la letteratura di genere, il folklore e l’esoterismo/occultismo – nonché verso le magnetiche figure (reali o immaginifiche) protagoniste di questi ambiti – è stato un elemento fondante del progetto, necessario per modellare sia i testi che le musiche, le quali possono essere considerate come degli abiti su misura con le quali abbiamo “vestito” le parole. Avere conoscenza della materia permette di maneggiarla e riproporla in maniera credibile e convincente sia nella forma che nel contenuto.
Christian: Personalmente ho abbracciato il Paganesimo da qualche anno, e quando Mirko mi ha chiamato a collaborare al progetto Grimorio sono stato doppiamente contento perché, oltre a fare un genere che adoro, ho avuto modo di esprimere l’esperienza di questo percorso anche musicalmente. La letteratura gotica e il folklore sono degli amori di più vecchia data, ed è stato stimolante amalgamare questi input nei testi di “On the path of the morning star”.

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Avete dichiarato apertamente la vostra stima nei confronti di Death SS e King Diamond e, in effetti, è abbastanza facile individuare, anzitutto, certe affinità fra la vostra musica e quella della band di Steve Sylvester … per quanto mi riguarda, la “dipendenza” non è mai eccessiva ed è trattata con buongusto, ma non temete che un’ispirazione così palese, riconoscibile e prestigiosa rischi di trasformarsi in un addebito di “carenza di personalità”?
Mirko: Ciò che ci preme, prima d’ogni cosa, è confezionare un buon lavoro: obiettivo da perseguire con animo sereno che non deve lasciarsi inquietare dallo spettro di tale ipotetica critica. I richiami stilistici a Death SS e King Diamond ci sono e, con ogni probabilità, continueranno a persistere, più o meno riconoscibili, nelle produzioni future della band. Come da te evidenziato, i Grimorio non sono tuttavia una band clone alla stregua, per intenderci, degli Attic – sia chiaro, lo dico senza intenti denigratori: seguo e ascolto gli Attic con molto piacere – quindi si tratta di una preoccupazione che, invero, non alberga in noi.
Christian: Credo che anche se ci fossimo sforzati di ricreare al 100% il sound e lo stile dei gruppi che hai citato, non ci saremmo riusciti! Per quanto mi riguarda, mi fa piacere inserire qui e là delle idee e delle linee strumentali che ricordino i Death SS o King Diamond: lo vedo come un piccolo tributo agli artisti che ci hanno ispirato. Come diceva Mirko, penso che siamo riusciti in qualche modo a dare una nostra impronta personale ai brani del disco.
Personalità che in realtà affiora, in particolare, in brani come “Serenade from the abyss” e “As above, so below” … vi va di raccontarci qualcosa di quelli che ritengo due dei pezzi più riusciti della raccolta?
Christian: Innanzitutto ti ringrazio, e sono contento ti siano piaciuti! “As above, so below” musicalmente ha avuto un parto un po’ tribolato perché non riuscivo a trovare un collegamento convincente tra le strofe e i ritornelli, e mi ci è voluta una mezza dozzina di tentativi per arrivare alla versione presente sul disco, che mi soddisfa appieno. “Serenade from the abyss” è nata attorno al riff della strofa, che è una “cavalcata” à la Iron Maiden, e in questo caso la sfida è stata cercare di non farla suonare troppo simile al materiale della Vergine di Ferro. A livello di testi invece, “As above, so below” parla di uno dei principi contenuti nella tavola di smeraldo, un testo Ermetico attribuito alla leggendaria figura di Ermete Trismegisto, mentre “Serenade from the abyss” parla della figura dell’Incubo/Succubo, un demone (rispettivamente in forma maschile o femminile) che infestava i sogni degli esseri umani, a volte sedendo loro fisicamente sul petto, tentando di avere con loro rapporti sessuali, dai quali si credeva venissero generate creature quali streghe, altri demoni, o uomini deformi. Ci è sembrato azzeccato inserire nel finale una parte narrata e abbiamo utilizzato una voce un po’ androgina, femminile ma profonda.

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E sempre in tema di “approfondimento” sulla genesi e sulle peculiarità delle tracce di “On the path of the morning star”, non posso non chiedervi qualche dettaglio supplementare sul primo singolo “Unholy communion” e su “The lady in the crimson cloak”, altri momenti particolarmente efficaci del disco …
Mirko: “Unholy communion” è stato il primo pezzo scritto per il progetto: la pietra angolare sulla quale è stata edificata la cattedrale sonora dei Grimorio. Le caratteristiche stilistiche del brano (mid-tempo, atmosfere liturgiche e synth inquietanti) le avevo in mente in maniera piuttosto nitida ancor prima che imbracciassi lo strumento per comporlo. Avendo una “visione” precisa di quanto ricercato, il brano si è quasi scritto da solo in poco tempo. Mi sono reso conto subito della bontà del risultato e che poteva essere, come poi è stato, uno dei singoli del disco. Il brano mette in scena un’eucaristia sulfurea: una messa nera riconducibile al satanismo occultista e rappresentata mediante i classici e accattivanti topoi del genere horror o della narrativa pulp.
The lady in the crimson cloak” è la canzone nella quale, ritengo, gli insegnamenti del Re Diamante sono più intuibili, sia dal punto di vista musicale che tematico. È stato il brano più complesso da progettare, realizzare e registrare. È altresì il più lungo del disco: oltre nove minuti; durata necessaria ai fini del dispiegamento della vicenda narrata. Il testo della canzone, difatti, non è nient’altro che un breve racconto gotico da me immaginato. Ogni notte, al protagonista della storia appare in sogno una misteriosa e affascinante donna dalla chioma corvina e ammantata da una cappa cremisi. Una notte, tuttavia, destatosi dall’ennesima visione onirica, il protagonista si affaccia alla finestra e nota una figura delineata dall’argentea luce lunare: è lei, la donna in rosso. Non può quindi fare a meno di precipitarsi da lei, la quale, senza proferire verbo, lo invita a seguirla nel fitto della foresta… per sapere come prosegue la narrazione, cari lettori di Metal.it, vi tocca fare vostra una copia di “On the path of the morning star” così che possiate inoltrarvi anche voi, muniti di booklet, nella selva oscura e nelle voluttuose profondità del brano.

Ritengo che per un gruppo come il vostro la possibilità di esibirsi live, magari con il supporto di un adeguato apparato “scenografico”, sia particolarmente produttiva … quali sono le prospettive da questo punto di vista?
Mirko: Il desiderio di trasportare il progetto dal disco al palco lo coltiviamo. La genesi e la celere concretizzazione dei Grimorio, unitamente alla produzione dei video e alla promozione in genere, ci hanno assorbito parecchio; quindi, ad oggi non abbiamo potuto dedicarci all’attuazione di tale proposito. A partire dall’autunno del corrente anno potremmo avere la lucidità e le energie necessarie per metterlo in pratica. Concordo: la musica che proponiamo richiede qualcosa che vada oltre la sola e semplice band che esegue il repertorio. Qualche idea la abbiamo, ma siamo ancora in fase progettuale.
Christian: In tutte le band in cui abbiamo militato io e Mirko abbiamo sempre cercato di aggiungere una componente visuale, che non distogliesse l’attenzione dalla musica, che resta il focus principale, ma che accompagnasse la performance, offrendo uno spettacolo più completo allo spettatore.
Rilevo un uso veramente sagace e ammaliante delle tastiere … quanto è importante il keyboard-sound nell’economia generale di un pezzo dei Grimorio?
Mirko: Estremamente importante. Farò un esempio per spiegarmi meglio. Il tema principale di “Unholy communion”, in origine lo avevo scritto per la sola chitarra. Provando ad affiancare alla chitarra un synth che ne ricalcasse pedissequamente il riff, è avvenuto un netto cambio di atmosfera: il brano è andato incanalandosi nella direzione sulfurea e occulta da me desiderata e che potete sentire nella versione finale. Le tastiere permettono di ampliare la gamma espressiva, raggiungendo territori che, con le sole chitarre elettriche, rimarrebbero inesplorati.
Christian: La fase in cui “i gruppi con le tastiere non sono metal” l’ho superata presto, per fortuna. Un genere d’atmosfera come quello che proponiamo sarebbe praticamente irrealizzabile senza l’utilizzo dei synth.

Riuscite ad immaginare come il vostro stile si evolverà nel prossimo futuro? Avete già in mente qualcosa in merito?
Mirko: La scrittura del secondo album è già iniziata, quindi qualche dettaglio posso già svelarlo. Sarà un lavoro analogo al debutto; nessuno stravolgimento, quindi. Per quanto concerne i miei amati synth, probabilmente adotterò scelte più elettroniche, aspre e stranianti. I classici organi da chiesa, i cori liturgici e le sessioni d'archi non saranno comunque abbandonati. Credo altresì che ci saranno dei momenti nei quali si pigerà di più sul pedale dell’acceleratore in termini di bpm.
Christian: Confermo quanto detto da Mirko: sarà sicuramente ricollegabile a “On the path of the morning star”, con l’introduzione di piccoli accorgimenti e arrangiamenti che serviranno a dare freschezza al tutto.
Come valutate il successo dei Ghost? Anche se musicalmente piuttosto distanti dal vostro orientamento, ritenete che possa essere in qualche modo proficuo per l’intero “filone” artistico?
Mirko: Sarò sincero. I Ghost non li ho mai capiti, né, di conseguenza, ho mai capito l’enorme successo ottenuto. Spero di non risultare come una sorta di true metaller oltranzista e ottuso: non lo sono mai stato neanche nella mia adolescenza, fase della vita nella quale si è particolarmente stupidi, e men che meno lo sono oggi. Semplicemente, vanno oltre le mie capacità di comprensione. Rispondendo alla domanda: no, non li ritengo utili al filone horror metal/rock; fra l’altro, la loro “svolta AOR” degli ultimi lavori mi rende ancor più convinto della mia posizione (non ho nulla contro l’AOR in sé; spero sia chiaro ciò che intendo). La platea dei Ghost credo sia composta da aficionados parecchio eterogenei: dal metalhead d'acciaio inox (ma di ampie vedute) a quello piuttosto basic (che si limita ai Metallica e a Virgin Radio) fino ad ascoltatori estranei al metal. Irretiti da un incantesimo al quale io sono immune, il secondo e il terzo gruppo di fan continueranno ad ascoltare i Ghost e, parallelamente, ignoreranno i Grimorio e le altre band appartenenti al calderone horror metal. I primi, invece, non hanno bisogno dei Ghost per addentrarsi nei meandri di un genere che, con ogni probabilità, già frequentano abitualmente.
Christian: Credo di avere ascoltato qualcosa di sfuggita, ma devo dire che non hanno catturato la mia attenzione. Sicuramente sono un “prodotto” ben confezionato, prova ne sia l’avere riscosso le simpatie di un pubblico piuttosto eterogeneo, ma la cosa finisce lì.

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Siamo alla fine e a questo punto, come di consueto, lascio a voi, dopo aver rinnovato ringraziamenti e complimenti, le ultime parole dell’intervista …
Mirko: Grazie mille per lo spazio dedicato ai Grimorio e per i complimenti. Con l’auspicio che quest’amabile chiacchierata abbia piacevolmente intrattenuto e incuriosito i lettori di Metal.it, invito gli amici capitati fra queste pagine a fiondarsi ad ascoltare “On the path of the morning star”, debut album dei Grimorio, disponibile in digitale e nel caro vecchio formato fisico, che consiglio caldamente per meglio “vivere” i brani. Sono certo che non ve ne pentirete. Alla prossima!
Christian: Grazie mille a Metal.it per lo spazio dedicato ai Grimorio e per questa chiacchierata, che spero avrà incuriosito i lettori. Vi voglio incontrare tutti sul sentiero che porta alla stella del mattino!


Band photos provided by Burning Minds Music Group for free promotional use.
Intervista a cura di Marco Aimasso

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