Francesco Grasso, il leader dei Room With A View, ci parla del loro nuovo e bellissimo disco “Collecting Shells At Lighthouse Hill” e dell’incredibile disavventura capitata al bonus cd che doveva accompagnare il disco e che non è stato edito semplicemente perché è stato mangiato da un fulmine!
Cosa è cambiato dai tempi del debut? Gradirei una panoramica a 360 gradi sul nuovo disco.
“ Non ci siamo fermati per un solo momento, dall’uscita di “First Year Departure”. Nonostante i problemi di line-up, concretizzatisi in numerosi e continui avvicendamenti nei ruoli di batterista e bassista, che ci hanno frenato dal punto di vista dei live, abbiamo comunque costantemente lavorato alla creazione di nuova musica. Le aspettative che si erano create attorno a noi, dopo gli ottimi responsi che avevamo ottenuto con il nostro debutto, erano decisamente alte, e hanno sicuramente costituito uno stimolo in più per lavorare sodo. Inoltre stavolta avevamo l’occasione di poterci confrontare con un genio del mixer come Jens Bogren, e questo ha ulteriormente contribuito ad aumentare l’entusiasmo durante la preparazione dell’album. Entusiasmo alimentato anche dall’ingresso nel gruppo, purtroppo solamente poco tempo prima di entrare in studio, di Gino al basso e Piero alla batteria, due musicisti che conoscevamo da tempo e che abbiamo sempre stimato molto. Si sono entrambi dovuti sobbarcare un lavoro enorme per “impadronirsi” in così poco tempo dei pezzi che io ed Alessandro avevamo scritto, ma da subito si è creata tra noi quattro una ottima sinergia ed uno spirito di gruppo come mai in passato eravamo riusciti a creare con nessuna delle precedenti line-up dei Room With A View. Sull’onda di questo entusiasmo siamo finalmente entrati in studio verso la metà di Agosto del 2004. Il disco è a tutti gli effetti pronto da più di un anno e mezzo ma, per motivi legati alla distribuzione, abbiamo dovuto attendere fino ad adesso per il lancio del cd. Ti confesso che si è trattato di un’attesa snervante, tant’è vero che abbiamo vissuto la release finale del disco quasi con un senso di liberazione… tuttavia i numerosi consensi ed attestati di stima che ci stanno arrivando da quando il disco è uscito ci stanno sicuramente ripagando della grossa mole di lavoro e della lunghissima attesa.”
Il nuovo disco è molto più rock oriented, stavolta avete curato molto la forma canzone, con songs più dirette e fruibili rispetto al debut. Come mai questa svolta?
“ Fondamentalmente perché sentivamo il bisogno di poterci esprimere anche sul palco. Si tratta di un processo spontaneo che abbiamo avvertito distintamente in sede di composizione. Dal momento che le songs del debut risultano estremamente problematiche da presentare in sede live nella loro forma originale (infiniti layer chitarristici sovrapposti, sample, fiati, fisarmoniche, ecc), questa volta abbiamo lavorato in modo che ogni traccia potesse essere strumentalmente riprodotta fedelmente con due chitarre, un basso ed una batteria.”
Stavolta in primo a piano ci sono le emozioni. Non che sul debutto non ci fossero, però adesso è evidente l’urgenza di trasmettere queste emozioni nella maniera più diretta e fruibile possibile, mettendo da parte certe visioni più auliche, più raffinate, più dandy.
“ Dopo un disco come “FYD”, era molto importante per noi non ripeterci. Uscire con un altro disco in quella medesima direzione musicale, concettuale ed iconografica ci avrebbe molto probabilmente vincolati in maniera definitiva alla riproposizione costante di certi schemi, al dover per forza giocare, anche in futuro, con lo stesso tipo di immaginario vintage e decadente. L’ultima cosa che vogliamo è che i RWAV diventino schiavi dei cliché. Con “CSALH” abbiamo quindi lavorato in maniera da esplicitare quanto nel debut era stato più nascosto, semplicemente accennato, e mi riferisco a quei timidi spunti emo-rock che già nel nostro debutto erano presenti, ad esempio in tracce come “Budapest Song”. Abbiamo chiaramente realizzato che “FYD” avrebbe potuto costituire un guscio, una corazza scomoda ed ingombrante per noi, se ci fossimo limitati a seguirne pedissequamente le orme, se non ci fossimo rimessi in gioco ancora una volta.”
Come è andata con Jens Bogren, come siete venuti in contatto con lui?
“ Il contatto con Jens è avvenuto in maniera molto semplice. Eravamo rimasti impressionati del suo lavoro su “Viva Emptiness” dei Katatonia, dettagliatamente descritto da Dan Swano in un’intervista che avevamo letto su una webzine straniera. Dopo un primo contatto via mail, avergli fatto ascoltare i nostri pezzi ed avergli illustrato ciò che desideravamo ottenere a livello di sound, Jens e ci confessò che sarebbe stato felicissimo di lavorare con noi. Siamo rimasti impressionati del suo talento e della sua professionalità: riusciva a lavorare fino 14 ore consecutive soltanto con un sandwich ed un caffè… e con i risultati che potete tranquillamente ascoltare sul disco! I contatti con lui sono continuati anche dopo il nostro soggiorno in Svezia: oltre ad un amichevole e costante rapporto epistolare, lo scorso autunno Jens è sceso in Italia a trovarci, e l’abbiamo ospitato per alcuni giorni. Inoltre ci sta dando una mano con la promozione di “CSALH”. I suoi consigli, la sua estrema competenza, il suo supporto morale nonché la sua amicizia sono stati elementi fondamentali sul riuscita finale dell’album.”
So che per voi è molto importante il concept lirico. Nella parte multimediale c’è tutta la spiegazione sulle conchiglie. Ti va di approfondire la cosa?
“ Il valore simbolico delle conchiglie del titolo è da ricollegare a quelle corazze, quei gusci protettivi nei quali durante la vita siamo portati a cercare rifugio. Spesso però senza renderci veramente conto che queste stesse conchiglie possono finire per ingabbiarci e renderci schiavi.”
C’è un significato particolare dietro la ghost-track “The Longest Summer”?
“ Il pezzo era nato, su suggerimento dell’etichetta, come una cover per arricchire il bonus cd che avrebbe dovuto accompagnare la prima edizione del disco. L’idea era buona, in quanto sarebbe stata un’ottima occasione per testare, per la prima volta, le nostre capacità in sede di autoproduzione alle prese con un pezzo totalmente elettrico, con tanto di batteria e chitarre distorte. Abbiamo infatti registrato tutto quanto nel nostro piccolo ed improvvisato studio casalingo, ed i restanti pezzi del bonus cd erano per la maggior parte pezzi acustici ed elettronici. Ma la sfortuna si è voluta accanire contro di noi. Dopo aver trascorso l’intero mese di Agosto 2005 a casa di Alessandro, a lavorare notte e giorno su questo fantomatico CD2 di “Collecting Shells at Lighthouse Hill”, dopo aver riposto un amore ed una cura estrema nelle riprese e nel mixaggio, come mai prima d’allora per un nostro disco, eravamo infine quasi arrivati alla conclusione totale del lavoro.
Proprio il pomeriggio prima che Alessandro ed io ci incontrassimo per definire gli ultimi dettagli di mixaggio e mastering, non appena rientrato a casa da lavoro, Alessandro ha avvertito immediatamente nell’aria il classico odore di componenti elettronici bruciati. All’avvio del PC, il Bios semplicemente non riconosceva più l’hard disk.
Durante il nubifragio che quella mattina si era abbattuto sulla nostra zona, l’hard disk nel quale stavamo archiviando tutti i dati era stato colpito da un fulmine, a PC spento, e si era completamente bruciato. Tutta la musica, tutte le ore insonni, tutto l’amore, tutta la dedizione estrema e la passione che avevamo dedicato a questo CD2 erano semplicemente scomparsi, volatilizzati, svaniti nel nulla. Anche i tentativi di recupero da parte di ditte specializzate sono risultati vani. Ed il tutto a meno di un mese dalla release del disco.
Non avevamo nessun backup recente del materiale, a parte una pre-produzione di “The Longest Summer” (che nel frattempo, da cover, come era nata, si era evoluta in un pezzo inedito).
Il rammarico è tanto, soprattutto se ripenso alle lyrics di “The Longest Summer”... un pezzo solare, permeato da un vibrante slancio emotivo, rivolto a quella bellissima stagione della vita, quella stagione di passione e speranza che vorremmo non terminasse mai... Sogni, buoni propositi, progetti riguardo l'imminente uscita di "Collecting Shells at Lighthouse Hill" durante il prossimo autunno: questo era ciò che faceva battere più forte i nostri cuori durante l'estate del 2005. Ed invece, l’acerba pre-produzione che abbiamo comunque deciso di inserire come ghost track è tutto ciò che ci rimane di questa lunghissima estate, insieme ad un fastidioso retrogusto amaro in gola che sarà difficile mandar via."
Il precedente concept sulla “belle epoque” è stato del tutto accantonato o possiamo ritrovarne tracce nel nuovo disco?
“ Come già detto, non volevamo riproporre pedissequamente un immaginario che sì, ci affascina ancora molto, ma che ci avrebbe molto probabilmente resi schiavi e ci avrebbe limitato nell’evoluzione del nostro discorso musicale. Il nuovo album è figlio di una iconografia meno collocabile storicamente, più surreale ed astratta, ma sicuramente non meno onirica, fantastica ed immaginaria.”
Avete già idee per il prossimo disco?
“ A tutti gli effetti, il bonus cd sfortunatamente andato perso lo consideravo il nuovo album dei Room With A View. Sia perché era stato registrato a parecchio tempo di distanza (un anno intero) da “Collecting Shells at Lighthouse Hill”, sia perché vi avevamo riposto una cura estrema in ogni fase della sua realizzazione, e infine perché questi nuovi pezzi segnavano un notevole passo avanti del gruppo nell’arrangiamento e nella scioltezza esecutiva… Speriamo magari in futuro di poter riregistrare qualcuno di quei pezzi, se ne avremo mai l’occasione.”
Come va con la My Kingdom Music? Pensate di proseguire il vostro rapporto di collaborazione?
“ La My Kingdom Music si è sempre data molto da fare per i RWAV. Francesco Palumbo ci ha costantemente supportato in ogni modo possibile, lasciandoci contemporaneamente, in ogni momento, la piena libertà artistica. Siamo consapevoli di come la sua dedizione e la sua integrità siano qualità straordinarie, veramente rare tra le persone di questo ambiente. Con questo nuovo album, scade il nostro contratto con la My Kingdom Music (erano previsti solo due cd). Abbiamo di recente accennato in merito ad un’eventuale rinnovo contrattuale, ma per il momento siamo totalmente presi dalla promozione di questo nuovo disco. Chi vivrà vedrà…”
Il 2005 è al termine, quali sono i dischi che più vi hanno impressionato?
“ Mi sono piaciuti molto gli ultimi lavori di Thrice, The Fall of Troy, e Trial of Dead. Veramente commovente il commiato degli Elliot con lo splendido “Photorecording”, tra i momenti più alti di questo 2005.”
Come intendete promuovere il disco? Suonerete dal vivo? I nuovi pezzi sembrano più adatti allo stage rispetto a quelli del debut.
“ Fino ad oggi siamo stati frenati sul fronte live dai continui cambi di line-up. Con Gino e Piero nel gruppo, semplicemente non vediamo l’ora di far esplodere sul palco l’energia di questi nuovi pezzi, e contemporaneamente riproporre qualcosa dal nostro debutto, riarrangiato per l’occasione, visto che, a giudicare dalle lettere che ci arrivano, molta gente è ancora attaccata a quell’album.”
Ok, chiudete pure come volete.
“ A chiunque sia curioso di ascoltarci, segnalo i nostri spazi web: www.roomwithaview.info e www.myspace.com/rwav . Grazie mille per l’interesse ed il supporto!”
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