Gli Screaming Shadows provengono geograficamente dalla stupenda Sardegna, mentre le loro ispirazioni musicale si riallacciano ad un Heavy Metal di chiara matrice eighties. Tutte questo emerge dal loro secondo album “In the name of God”, che esce per la My Graveyard Productions e che ci offre la possibilità di scambiare qualche opinone con Francesco Marras, chitarrista e fondatore della band.Per gli Screaming Shadows sono cambiate un sacco di cose rispetto alla vostra precedente apparizione su Eutk da cosa iniziamo? Che dici, andiamo in senso cronologico: eravamo rimasti a "Behind The Mask"...Un saluto a te e a tutti i lettori di Eutk! Si, hai ragione, sono cambiate tante cose, la line-up, il songwriting, la produzione… “In the name of God” è un altro passo in avanti nella nostra evoluzione naturale, nella nostra costante crescita. Dopo “Behind…” attraversammo un periodo molto positivo e creativo, in cui riuscimmo anche a prenderci qualche piccola soddisfazione
Passo indietro: come sono nati e si sono poi "consolidati" nel tempo, gli Screaming Shadows? Ho fondato la band nel ’98 insieme a dei ragazzi che condividevano con me la passione per l’heavy metal. Da subito si creò un nucleo stabile intorno al quale nel tempo hanno ruotato due batteristi e diversi cantanti. Come line-up non siamo mai riusciti ad avere una stabilità longeva.
Aver ripreso "Dark Shadow" nasce solamente dalla necessità di avere una bonus track oppure è uno sguardo indietro al vostro passato?In realtà la mia idea di partenza era di riregistrare le parti di batteria e di voce di tutto “Behind…”, poi per problemi di tempo non si è potuto fare, ma ti posso assicurare che non è nata come bonus track. E’ un brano a cui siamo molto legati, uno dei brani che ci piace di più suonare dal vivo, è molto melodica e malinconica ma allo stesso tempo potente e di forte impatto, è semplice e diretta.
"In The Name Of God" è uscito nella seconda metà del 2005, autoprodotto da voialtri, poi la My Graveyard Productions ha pensato bene di ripubblicarlo, come sono andate le cose?Il grande Beppe Diana, che ancora oggi ringrazio, mi parlò di un etichetta che si occupava solamente di heavy metal classico, mi spiegò che la casa era gestita da una persona con le palle quadrate (Giuliano Mazzardi) mossa dalla più pura passione per l’heavy, che non produceva dischi con il solo intento del guadagno, ma in onore alla musica che amava, una persona anche un po’ ambiziosa che si muoveva bene e che si dava da fare per le sue band. Capii subito che era la persona giusta anche perché riuscì a capire, ad estrapolare e ad amare al meglio anche il più piccolo aspetto e dettaglio del nostro lavoro. Devo ammettere che lui mi è stato (e continua ad essere) di grande supporto per me e per la band.
E oltre alla bonus track già citata, cos'altro è cambiato rispetto alla precedente versione?La veste grafica del cd è stata rivista completamente ed il master è stato rimixato. La versione autoprodotta era destinata più che altro ai giornali e alle case discografiche, venne stampata in un numero limitato di copie.
A proposito, è stato duro ed oneroso realizzare il vostro album?Dal punto di vista economico meno di “Behind…” perché questa volta ho voluto registrare io nel mio piccolo studio di registrazione. Dal punto di vista del tempo e dell’impegno per tutti gli altri componenti della band è stato molto più facile, ma per me che ho dovuto lavorare per circa un anno tutti i giorni e per tutto il giorno è stato massacrante, un esperienza che probabilmente non ripeterò più, io mi sono occupato della registrazione (ripresa, mix e mastering), ho seguito tutto il lavoro della grafica, ho fatto carico di tutte le spese economiche e molto altro. Chi mi è stato vicino in quel periodo sa quanto mi è costato, ho sacrificato la mia vita privata e anche un po’ la mia salute.
Puoi descriverci quindi quelli che sono i contenuti dell'album, a livello musicale e per quanto riguarda le liriche? A livello musicale volevamo creare un disco che esprimesse al meglio la nostra crescita e che mettesse in luce tutte le nostre influenze musicali, per questo “In the name of God” è un disco molto eterogeneo, si va dal power europeo al progressive passando per il thrash, il power americano anni ’80, il neoclassicismo e non so cos’altro…. Ho scritto io tutti i testi e non ho seguito schemi , ci sono testi dal gusto leggermente fantasy, testi di protesta come “The shits are everywhere” (e tutti sapete cosa significa, vero?), testi più riflessivi.
Le vostre radici musicali sono sicuramente negli anni '80, quali sono le band che più vi hanno influenzato? Sono cambiate con il passare degli anni?La scintilla che ha fatto iniziare tutto è stata la musica degli Iron Maiden, poi durante gli anni il background culturale si è fatto sempre più vasto. Quelle band che hanno reso grandi gli anni ’80 esistono ancora, ma hanno perso quel qualcosa che rendeva magico quel periodo, così come lo ha perso tutto quello che gira intorno al music business, giornali, case discografiche, fans, non voglio mancare di rispetto ma sembra che oggi si faccia più musica per business che per passione e chi ascolta musica è abituato ad avere troppo e subito, comodamente da casa sua e anche l’approccio all’ascolto della musica sembra essere rivolto all’immediatezza. Se vuoi ricevere le grandi emozioni che la musica può trasmettere devi essere disposto a dedicarle molta attenzione proprio come fosse una storia d’amore con una donna!!!!! Se invece ascolti i dischi come sottofondo mentre chatti con gli amici non riuscirai mai a coglierne i significati più profondi. La musica è una dimensione che ti apre le sue porte solo se dimentichi il tempo e i pensieri della vita di tutti i giorni, solo così riesce a renderti libero e a muovere la tua anima.
Se è stato facile parlare delle vostre influenze metalliche... c'è anche qualcosa di insolito e lontano dal metal che vi piace ascoltare?Io sono un chitarrista di estrazione classica, ho iniziato sulla chitarra classica e ho studiato al conservatorio per circa 7 anni, quindi ascolto sicuramente musica classica. Poi il blues, l’hard rock, il progressive italiano anni ’70.
Ovviamente "In The Name Of God" è stato scritto già da qualche tempo, nel frattempo avete preparato altro materiale? Quando avremo la possibilità di ascoltarlo? Prevedete grosse novità?Ho in cantiere diversi nuovi pezzi ma ci vorrà molto tempo prima di pensare ad un nuovo lavoro, anche perché il sound sta prendendo nuove direzioni molto diverse e devo ancora capire dove mi porterà questo nuovo percorso, dove arriverò è ancora troppo presto per dirlo.
A proposito dal vivo proponete anche delle covers o preferite concentrarvi sul vostro repertorio? Ci sono in vista delle date live?Solitamente ci concentriamo sui nostri brani, poche covers. Attualmente non ci sono date live programmate.
La scena metal italiana è migliorata rispetto a non molti anni fa, ed all'estero cominciano a guardarci con un altro occhio, spesso prendendoci anche come punto di riferimento. Credete si possa fare dell'altro per renderla ancora più competitiva ?Ha fatto grandi passi in avanti ma sicuramente si può fare ancora qualcosa, l’importante è smettere di rivolgere tutta l’attenzione verso i soliti tre o quattro nomi e di cercare di uscire dagli schemi delineati da questi gruppi, cercare qualcosa di diverso e di personale, produrre dischi di gruppi che suonano per passione e che hanno un identità propria e non l’ennesimo gruppo fotocopia. Non vorrei sembrare presuntuoso e neanche sembrare un venditore di fumo ma gli Screaming Shadows hanno un loro sound personale e riconoscibile e sicuramente questo aspetto diventerà più evidente in futuro.
Ok... passo infine a te la parola per chiudere l'intervista, fatene buon uso!!Ti ringrazio per l’intervista. Saluto tutti i lettori di Eutk, li invito a visitare il sito della band www.screamingshadows.com, a supportare gli Screaming Shadows e naturalmente a comprare il nostro ultimo cd “In the name of God”!!!
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