Lelio Padovani

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Riuscire ad essere tecnici e fantasiosi senza sacrificare il fondamentale feeling, è per un chitarrista (o meglio ancora per un musicista in generale) uno degli obiettivi imprescindibili da perseguire (ancora di più se decide di non avvalersi di un supporto vocale) e una delle prerogative principali di tutti i "grandi" dello strumento.
Lelio Padovani, con due lavori autoprodotti completamente strumentali (tre, se consideriamo anche quello con gli A2A) all'attivo e una solidissima base formativa alle spalle, dimostra di aver assimilato piuttosto bene questa "lezione" e si presenta come un considerevole talento italiano, la cui conoscenza era assolutamente d'uopo approfondire ...

Se sei d'accordo, direi di iniziare con una tua breve "scheda" di presentazione per i nostri lettori: "storia", esperienze passate, attività svolte ...
Ho suonato per anni in diversi gruppi metal della mia città, Parma (vorrei ricordare i Legacy, con cui ho aperto per gli Elektradrive); in seguito ho capito che dovevo migliorare la mia formazione ed ho seguito un corso di tecnico del suono a Bologna, che mi è molto utile adesso per registrare "in casa" i miei album; poi ho frequentato l'Accademia di musica moderna a Modena, dove mi sono diplomato con Alex Stornello e dove tuttora insegno. Per perfezionarmi ho seguito un corso estivo, il "National Guitar Summer Workshop", negli Stati Uniti. L'insegnamento è poi diventato la mia professione a Modena, Piacenza, Padova e Parma. Ho collaborato con Chitarre ed Axe; ho fatto da traduttore ad alcuni seminari di artisti americani, tra cui la chitarrista Jennifer Batten. In più registro i miei Cd strumentali ed ultimamente ho fatto alcuni turni in studio ed un seminario didattico.

La seconda domanda non può che riguardare le tue influenze ... Quali sono i musicisti che consideri come tali? Quali sono i tuoi preferiti in assoluto? Hai qualche "consiglio per gli acquisti" che ritieni utile per i fans del genere (e non solo)?
Potrei citare decine d'album interessanti dal punto di vista chitarristico, alcuni li ho elencati sul mio sito. Tra quelli più importanti citerei:
- Joe Satriani, che ha fatto da apripista al genere rock strumentale chitarristico; suggerirei "Surfing With The Alien" e "The Extremist". Grandi melodie, brani strutturati come canzoni, evidente influenza blues.
- Eric Johnson, che ha dei suoni incredibili. "Ah Via Musicom".
- George Lynch: molto aggressivo, soli sempre memorabili: "Lynch Mob". Ho avuto la possibilità di vederlo dal vivo, di spalla ai Queensryche ... Fantastica serata.
- Vinnie Moore, che è il chitarrista "neoclassico" che mi piace di più. "Meltdown".

"The Big Picture" è nuovamente un disco completamente "home-made" ... E' una scelta che ha a che fare con il fatto di avere tutto assolutamente sotto il tuo controllo? Avremo mai la possibilità di vederti impegnato in una band vera e propria (come avrai intuito si tratta di una sorta di mia piccola "fissazione" personale ...)? E se ciò avvenisse, in quale genere prediligeresti cimentarti?
Il fatto di avere tutto sotto controllo nasce dalla necessità di produrre i miei Cd, che nascono senza un budget a causa della scarsa commerciabilità del genere che propongo: sono fuori dal jazz / fusion e dall'alternativo strumentale alla Tortoise...
Oltre a questo c'è il problema degli orari: quando lavoro torno a casa troppo tardi per provare od andare in studio, e non ho abbastanza tempo per prenotare continuativamente uno studio di registrazione.
Detto questo, mi piacerebbe moltissimo creare un gruppo per proporre la mia musica dal vivo, ma non vorrei provare per mesi per non suonare mai fuori, problema non solo della musica strumentale ma di chi propone musica propria in genere. Un gruppo darebbe più varietà ai miei pezzi, con la possibilità di crearne di nuovi in collaborazione: non escludo infatti di poter scrivere in futuro brani cantati, il genere sarebbe sempre rock / metal, basato sulla chitarra.

Hai deciso di realizzare un Cd ancora una volta "guitar oriented", nonostante la minore visibilità di questo tipo di prodotto, rispetto al passato ... Quali sono le ragioni di questa scelta? Quali ritieni possano essere i motivi per i quali questo tipo di proposta è oggi, escludendo gli "addetti ai lavori", un po' meno popolare?
Penso che venga naturale creare musica per il proprio strumento.
Sicuramente la musica strumentale, di qualunque genere, in molti casi richiede un tipo di ascolto più attento, è più impegnativa rispetto alla musica che passa per radio o per televisione; queste non aiutano il pubblico trasmettendo sempre le stesse cose, negando così la possibilità di farsi un'idea su generi nuovi. In più il pubblico in generale non ha una minima preparazione musicale, che permetterebbe di apprezzarne le sfumature. Non voglio dire che dovrebbero andare tutti al conservatorio, ci mancherebbe; penso però che sia assente, specie nelle nuove generazioni, un lavoro sull'ascolto guidato, che metta in grado di dare un giudizio critico su ciò che si ascolta.

Ho trovato il nuovo "The Big Picture" maggiormente originale del precedente "Unknown Evolution", ma, allo stesso tempo, lievemente più complesso e meno immediatamente fruibile (anche se la linea melodica di "Escape" e "The Novel" si sono "istallate" per parecchi giorni nella mia corteccia cerebrale ...). Si tratta di una scelta voluta o solo di una mia personalissima impressione? Quali sono le principali differenze tra i due dischi? Che tipo di feedback hai ricevuto finora?
Hai centrato le differenze tra i due album. "The Big Picture" è nato come ricerca sulle melodie, dalle quali sono partito in fase di composizione prima ancora di pensare agli arrangiamenti. Tutto è quindi partito dalla scrittura, più pensato; le uniche parti improvvisate sono i soli di chitarra sint su "On The Beach". Il risultato è di una certa complessità, perché ho cercato di evitare troppe ripetizioni per mantenere vivo l'interesse dell'ascoltatore.
L'altra grossa differenza è una maggiore varietà di suoni, specie quelli di tastiera, che spesso sono dati sommando più suoni insieme.
Il pubblico ed i recensori rimangono all'inizio piuttosto spiazzati, che era l'effetto che mi aspettavo... La chiave per capire questo cd è semplicemente lasciarsi trasportare dalle melodie.

Non essendo un chitarrista, ma un semplice appassionato di questi suoni, non mi sono mai addentrato, in fase d'analisi dei tuoi lavori, in dissertazioni e approfondimenti tecnici, privilegiando il valore generale che questi possedevano al di là d'aspetti troppo specifici, limitati ad "iniziati" del settore. Ora hai, finalmente forse, la possibilità di "sbizzarrirti" in questo senso ... Quali sono le scale o le tecniche esecutive che prediligi? Quale tipo d'equipaggiamento utilizzi? Vista la tua importante attività d'insegnante, c'è qualche consiglio che puoi dare ai nostri lettori con velleità da "guitar hero"? E tornando alle tipologie di recensione, preferisci che i tuoi dischi siano "sezionati" con rigoroso approccio "da esperto" o che la disamina coinvolga maggiormente aspetti legati alla loro efficacia in senso "generale"?
Come accennavo prima, sul cd le parti sono state scritte prima di essere suonate, quindi ogni tecnica che ho usato è al servizio della musica, al contrario di quello che capita partendo da improvvisazioni, in cui può succedere che da una tecnica, un suono od un riff venga tutto il resto. In generale non ho scale o tecniche preferite, da chitarrista elettrico moderno le conosco e le uso un po' tutte.
Per quanto riguarda la strumentazione ho diverse chitarre elettriche: sul cd ho usato una Fender Strat Hm, una chitarra di liuteria Bertoni che uso per il sint Roland GR33ed una Dean Avalanche 7 corde. Tutte queste chitarre montano pickup Seymour Duncan e corde D'Addario 9-42 (la settima è 52 o 56). Il basso è uno Yamaha 5 corde con elettronica attiva e l'acustica è una Yamaha.
Tutti i suoni distorti sono stati ottenuti con un fantastico preampli Mesa/Boogie Triaxis ed un finale Rocktron Velocity 300, microfonando un cono Celestion Vintage 30; i suoni puliti sono stati registrati andando in diretta nel computer tramite un preampli Focusrite.
Essere un guitar-hero od un musicista in generale è fantastico, ma è un lavoro solitario e che impone grossi sacrifici; bisogna credere nelle proprie capacità e lavorare duro.
Le recensioni sono sempre benvenute, perché mi danno un punto di vista diverso sui miei brani, non ho preferenze sulla forma, purché abbiano senso.

Ricevere apprezzamenti da parte del "vate" Mike Varney, credo sia, per un chitarrista, una bella soddisfazione. Ti va di raccontarci com'è andata?
E' fantastico, eccezionale. Ho semplicemente mandato un demo a "Guitar World" e dopo un po' di tempo ho avuto la sorpresa di vedermi sullo stesso giornale... Quel numero lo conservo gelosamente: Novembre 1993, pagina 125.

Alex Masi e Yngwie Malmsteen, in passato, dovettero "emigrare" dai rispettivi paesi d'origine per trovare delle opportunità importanti di valorizzazione del proprio talento. Ritieni che, viste le "nuove" possibilità tecnologiche e i mezzi attuali della "globalizzazione", questa possa ancora essere un'opzione potenzialmente vincente?
Sicuramente gli Stati Uniti danno più possibilità, a patto però di lavorare molto duramente: ci sono più musicisti ben preparati, quindi la concorrenza è molto maggiore. Questo lo capii ben presto quando un giorno, durante la mia permanenza di studio, sentii qualcuno, indistinguibile da Malmsteen, che suonava in una stanza in fondo al corridoio del college: era un allievo... Il trasferimento naturalmente è una scelta impegnativa sia dal punto di vista personale che da quello economico, e per alcuni non è possibile. La rete dà l'indubbio vantaggio di potersi fare conoscere con meno sforzo ma anche in questo caso bisogna lavorare duramente, senza stancarsi mai.

Ho apprezzato parecchio anche la tua attività con gli A2A; ci saranno delle novità in quella direzione?
Purtroppo il cd A2A ha rappresentato il riassunto conclusivo dell'attività del gruppo, che non si è sciolto in senso stretto ma col quale non proviamo più, per i problemi legati al fare musica originale che dicevo... Ho insistito molto per incidere i quattro pezzi perché ero sicuro del loro valore musicale ma purtroppo non ci sono sbocchi che possano motivare la continuazione dell'attività.

Hai ricevuto qualche proposta interessante a livello discografico "ufficiale"? Insomma l'"appello" della recensione è servito? Steve Vai ti ha già contattato, no?
Certamente, anzi mi ha detto di salutarti! A parte gli scherzi, al momento non mi aspetto alcun interesse da etichette discografiche di qualunque grandezza... Vedremo con i prossimi lavori.

Ed ora, nel ringraziarti per la tua cortesia e per il tempo dedicato (e augurandoti un clamoroso "in bocca al lupo" per tutto), come a scuola, chiusura "a piacere" ... A te il "microfono" ...
Crepi!!! Vorrei ringraziare tantissimo te e tutta la redazione di Eutk.net per la recensione e l'intervista; vi terrò informati sulla mia attività.

Intervista a cura di Marco Aimasso

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