Foto prese dal sito dei Mothercare, realizzate da Antonio Benedetti
Le parole di Guillermo, singer dei Mothercare, ci introducono al nuovo disco “Traumaturgic”, già uscito da un bel po’ e che a quanto pare sta raccogliendo numerosi consensi. L’intervista ci da il senso del livello raggiunto dalla band, anche dal punto di vista culturale, capace com’è di spaziare su numerosi temi. Tra l’altro la band ha il triste record di avere l’ultimo pezzo ufficiale cantato da Mieszko prima di morire.
"Traumaturgic" è una vera mazzata, è un disco molto ben rifinito e maturo. Quali sono le tappe della vostra evoluzione che vi hanno portato a questo sound?
“ Innanzitutto ti ringrazio per il giudizio lusinghiero. Fin dal 1994, quando i Mothercare sono nati, abbiamo sempre puntato alla ricerca di un sound originale e che fosse, ad un tempo, complesso e ben caratterizzato. All’epoca il livello di qualità degli studi di registrazione italiani non era certo eccelso, per cui, fin dall’inizio, abbiamo deciso di dedicarci personalmente alla registrazione della nostra musica; Mirko, in particolare, cominciando da completo autodidatta è diventato oggi un produttore coi fiocchi con la sua Bunkker Prod. Fin dal primo mini-cd autoprodotto (In a Hole, 1996) abbiamo lavorato in studio in modo paziente e meticoloso, imparando piano piano come ottenere i suoni che avevamo ben chiari in testa. È ovvio che un approccio di questo tipo paghi solo sul lungo periodo, quindi abbiamo impiegato molti anni a raggiungere un livello stilistico veramente maturo. Già in passato, tuttavia, abbiamo ricevuto buoni riscontri per il nostro lavoro: il primo full-lenght autoprodotto (Fusoku no Kigen, 1999) è stato “Demo of the month” sul magazine britannico The Mix e l’opener track, Mugon, ha vinto l’anno successivo il Demowar di Psycho! L’album precedente (Breathing Instructions, 2003) ha ricevuto ottime recensioni ovunque, ha venduto bene e ci ha permesso di supportare le date italiane dei Napalm Death. Traumaturgic rappresenta l’ultima tappa di questo percorso decennale, pieno di soddisfazioni come anche di difficoltà e sacrifici. La band crede molto in questo disco.”
Il disco punta sull’impatto, un impatto molto eterogeneo, ricco d’influenze e ben strutturato. Quale componente del vostro suono ci tenete a mettere maggiormente in evidenza?
“ Sicuramente il “marchio di fabbrica” dei Mothercare è il sound di chitarra di Mirko, aggressivo, tagliente, compatto. Il progresso stilistico della band è sempre andato di pari passo con l’evoluzione del sound di chitarra, che è stato rifinito con cura negli anni. Un’altra caratteristica peculiare della nostra band è la versatilità, come hai giustamente sottolineato tu. Anch’io ritengo che i brani di Traumaturgic siano molto vari, come struttura e come stile. Ogni canzone costituisce un mondo a sé stante, rappresenta un mood particolare. Questa varietà è sempre stata in cima agli obiettivi da raggiungere per noi: i dischi fatti di canzoni tutte uguali sono una noia mortale e in giro ce ne sono già troppi…. Con l'arrivo di Marco Piran alla batteria al posto di Mauro Zavattieri (ora alle percussioni), un altro fattore caratteristico del sound dei Mothercare sono diventate, appunto, le percussioni. Soprattutto dal vivo, questo aspetto del nostro sound ha acquisito sempre maggiore importanza, tanto che in un brano di Traumaturgic mi diletto anch’io a malmenare i tamburi di Mauro. Comunque, non si è trattato certo di una scelta “commerciale”: lo stile di Mauro è molto particolare, io definirei i suoi pattern percussivi “industrial-grind”. Niente a che vedere con l’uso delle percussioni che fanno gli Slipknot, per intenderci. Infine, per quanto riguarda il mio ruolo, tengo molto a costruire le vocals nella maniera più eclettica possibile, affidando a ogni differente timbro di voce una diversa funzione emotiva, strettamente legata alle idee espresse nei testi. Anche questo tipo di approccio, come quello che ho descritto nei confronti del nostro lavoro in studio, ha pagato sul lungo periodo: sono pienamente soddisfatto delle parti vocali di Traumaturgic e della loro interconnessione emotiva con i testi. Credo che anche questa caratteristica sia piuttosto riconoscibile e caratterizzi la peculiarità del sound dei Mothercare. Chiudo dicendo che, nonostante Traumaturgic sia un gran bel disco?, noi siamo principalmente una band da live. Venite a trovarci e non ve ne pentirete…”
Come sono nate le collaborazioni con Mieszko Talarczyck e Davide Tiso?
“ L’idea di invitare Mieszko è stata di Mirko, che già da un po' era in contatto con lui. Abbiamo spedito a Mieszko un demo con il pezzo e lui ha subito accettato di collaborare con noi. L’occasione propizia ce l’ha offerta Mattia Cabani della Hellfire, organizzando una data dei Nasum con Mothercare ed Ephel Duath come supporto. Dopo l’esperienza con Barney dei Napalm Death, eravamo ormai esperti di “registrazione al volo”: abbiamo approntato un mini-studio nel camerino del Transilvania e abbiamo registrato lì gli screams di Mieszko. Poche settimane dopo, siamo rimasti agghiacciati dalla notizia che Mieszko era rimasto ucciso in Thailandia. È stato un colpo durissimo. Tra l’altro, credo che le sue vocals in SenseSeedSex siano le ultime cose che ha registrato in vita sua. Non è facile portare una tale responsabilità, tuttavia non abbiamo esitato a mettere il pezzo sul disco: lui avrebbe sicuramente voluto così. Traumaturgic è dedicato a lui, assieme a Tiziano Soave, un altro caro amico scomparso troppo giovane. Per quanto riguarda Davide Tiso, l’idea è nata da me. Ultimamente io e Davide ci siamo frequentati spesso (viviamo entrambi a Venezia) e fra noi è nata una stretta amicizia. Ammiro moltissimo la musica di Davide e credo sinceramente che il nome degli Ephel Duath resterà scritto a lungo negli annali della musica. L’idea di registrare un suo assolo su NQNL è nata quindi piuttosto naturalmente. Poi c’è anche un pezzo, Reverse Vortex, cantato da Gianmaria Carneri degli Aneurysm, il quale già aveva cantato Seldom in Breathing Instructions.
“NQNL” è un po’ atipica rispetto al resto del disco, ritengo sia in qualche misura influenzata dalle ultime cose degli Ephel Duath. Sei d’accordo?
“ Sicuramente The Painter’s Palette degli Ephel Duath è un disco che diversi Mothercare hanno macinato nei loro lettori cd. Non a caso abbiamo scelto proprio NQNL per ospitare l’assolo di chitarra di Davide. NQNL è probabilmente il brano più eclettico e schizoide di Traumaturgic, sia a livello di vocals sia a livello di strutture ritmiche, per non parlare poi del finale, atmosferico e un po' jazzato, dove appunto s’inserisce la chitarra di Davide, con le sue tipiche melodie appese a un filo. Anche per quanto riguarda il testo c’è una particolarità da segnalare: ho scritto NQNL il giorno del decennale della morte di Kurt Cobain, una figura a cui mi sento tuttora molto legato. NQNL è dedicata a lui e il testo contiene una fitta serie di rimandi a cose scritte da Cobain, oltre a essere composto, nel suo complesso, utilizzando le tecniche di libera associazione tipiche di tante liriche dei Nirvana. Per la cronaca, NQNL ha in realtà un doppio titolo: NQNL sta per Nosebleed Quicksand Neural Lure, ma anche per No Questions No Lies.”
La vostra passione per i Napalm Death si è concretizzata in passato con una collaborazione con “Barney Greenway” e con la cover di “Breed To Breathe”. Da cosa nasce questa passione? Come l’avete conosciuto? Come mai avete coverizzato un pezzo che fa parte della discografia meno apprezzata, a livello generale, della band?
“ La passione è nata semplicemente ascoltando i loro dischi e seguendo le orme di una band che da più di vent’anni rimane coerente con sé stessa e non teme le scelte coraggiose. Credo che l’attitudine dei Napalm Death sia un vero esempio da seguire per le band emergenti. Quando abbiamo contattato Mark per cantare su Copy/Paste si è subito dimostrato una persona gentile e disponibile. Lo abbiamo registrato nel camerino del Transilvania di Milano e non ci ha chiesto una lira per la sua performance. In seguito, passare quattro giorni in tour con i Napalm ci ha dato la possibilità di toccare con mano la passione e la serietà con cui la band inglese porta avanti la sua attività dopo così tanti anni on the road. Un’esperienza indimenticabile. Per quanto riguarda infine Breed to Breathe, sappiamo bene che Inside the Torn Apart (1997) non è fra gli album più apprezzati dai fan, eppure i Napalm la suonano tuttora dal vivo, e sembrano pure divertirsi a farlo! Allo stesso modo, è molto tempo che facciamo dal vivo Breed to Breathe, così ci è sembrato naturale includerla sul disco. Per la cronaca, dal vivo suoniamo spesso anche You Suffer, giusto per segnalare che apprezziamo i Napalm Death nella totalità della loro storia.”
Come mai questa passione per il Giappone? Quali sono le cose della cultura giapponese che vi piacciono di più e quali quelle meno?
“ Io mi sto laureando in lingue e civiltà orientali all’università, da qui la passione per la cultura nipponica e l’uso di liriche in lingua giapponese. Una delle cose che apprezzo di più della cultura giapponese è la la predilezione per l’estremismo, e in particolare l’espressione sonora che tale estremismo incarna in alcune fantastiche band di culto - qualche nome per stimolare i curiosi: Merzbow, Der Eisenrost, Acid Mother’s Temple, Envy, Boris, Zeni Geva e mille altre. Stesso discorso vale per il cinema giapponese, soprattutto quello underground, uno dei più vitali e originali del mondo. Purtroppo nei cinema italiani arriva solo il blockbuster di turno: i film di Kitano oppure i vari The Ring, The Call, The Phone (quest’ultimo coreano, per la verità). Per vedere i film veramente importanti bisogna frequentare i festival del cinema oppure acquistare i dvd su internet, cose che io faccio assiduamente. Se c’è una cosa difficile da capire della cultura giapponese è sicuramente il loro sistema sociale molto strutturato e gerarchico, che tende ad annullare l’individualità e lo spunto personale. È anche per questo che le menti nipponiche più brillanti spesso emigrano all’estero.”
Quali bands nella scena italiana meritano il vostro rispetto, e l’attenzione dei fans, in virtù della loro musica?
“ Sono molte, a dispetto di chi afferma che in Italia non ci sia una scena. Purtroppo nel nostro paese dedicare la propria vita alla musica richiede sacrifici durissimi, quindi meritano rispetto tutti coloro che riescono a mantenere in vita il proprio progetto sul lungo periodo, indipendentemente dal genere proposto e dai risultati commerciali. Le band con cui ci sentiamo affini e che apprezziamo sono molte, ma un lungo elenco di nomi non crediamo renda giustizia all’identità e all’impegno di ognuna di esse. Ultimamente siamo molto in contatto con gli Slowmotion Apocalypse di Pordenone, con cui stiamo anche organizzando alcune date assieme.”
So che Mirko ha un side-project chiamato “Fear Of Fours”, di che si tratta? Ci sono altri side che riguardano membri della band?
“ Giro la palla a Mirko per questa risposta:
I Fear Of Fours nascono dall’incontro avvenuto nell’estate 2004 di alcuni artisti dalle più disparate estrazioni musicali ed appartenenti a differenti band, alcune delle quali note a livello nazionale ed internazionale (Arthemis, Power Quest, Mothercare, Lymph, Promised Lie ed Aneurysm. Nel Gennaio 2005, dopo alcuni mesi di lavoro fatto soprattutto di confronto la band ha deciso di entrare in Studio per registrare i primi brani che andranno a comporre un full lenght di prossima produzione dal titolo “NEVER HEAVEN”.
Le personalità musicali confluite nei Fear of Fours sono così differenti tra loro da non rendere semplice la definizione della proposta creativa: un death metal melodico fortemente influenzato dal rock progressivo di band quali Pink Floyd e Porcupine Tree. L’intera produzione e promozione della band è affidata a Bunkker.”
Come intendete promuovere dal vivo il disco?
“ Suonando il più possibile in giro, come sempre. La dimensione live è certamente quella che dà più soddisfazioni a noi e al pubblico: stiamo lavorando duramente in prima persona per organizzare più date possibili per la promozione di Traumaturgic. A Settembre siamo stati in Germania per qualche data e già stiamo programmando di tornarci la prossima primavera: è stato veramente un successo. Per quanto riguarda l’Italia, nei prossimi mesi contiamo di girarla il più possibile. Le città più o meno confermate a ora sono: Milano, Ascoli Piceno, Caserta, Trento, Udine, Trieste, Cuneo, Padova, Venezia e, ovviamente, Verona. Aggiornamenti in tempo reale sul nostro sito www.mothercare.it o sulla nostra pagina myspace, dove tra l’altro potete si possono ascoltare in streaming alcuni brani del nuovo album: www.myspace.com/mothercare.”
Venendo alle passioni extramusicali, quali ad esempio il cinema o la letteratura, quali sono le opere che più sentite come vostre o che vi piacciono di più?
“ Qui sfondi una porta aperta. Fra di noi ci sono lettori voracissimi e cinefili altrettanto insaziabili. Personalmente amo molto il cinema orientale, giapponese e coreano in particolare; in campo letterario invece le mie ultime letture sono state i nuovi libri di Palahniuk e Houellebecq, oltre a Il paradosso di Plazzi di Riccardo Raccis, un giovane ma promettente autore italiano. Registi preferiti di sempre: Von Trier, Kubrick, Tsukamoto, Lynch.”
Ok, chiudete pure come volete.
“ Vogliamo ringraziare tutti coloro che ci supportano, in particolare i fan che affollano sempre di più i nostri live. È grazie a voi se dopo più di dieci anni siamo ancora in attività."