“Circles”, il nuovo prodotto dei “veterani” Shooting Star, ha conquistato (perlomeno fino al momento in cui scrivo queste parole!) la palma di “Miglior Disco di Hard Rock Melodico” dell’estate 2006. Si tratta ovviamente di un “titolo” del tutto personale, ma Vi assicuro che la scelta è stata attentamente ponderata, con tanto di “supplemento d’indagine” a posteriori, sviluppata dopo aver appreso che una parte della critica specializzata l’aveva invece accolto in maniera meno “calorosa” di quanto fatto dal sottoscritto. Il risultato dell’analisi integrativa ha confermato totalmente il primo verdetto, respingendo il rischio di un’effimera infatuazione a favore di un “sentimento” vero, in grado di superare indenne una “frequentazione” assidua e capace di tradursi in una “relazione” solida, volubile e sempre emotivamente coinvolgente. Ad un effetto così clamoroso è chiaro che ha contribuito in maniera importante anche la nuova voce della band, quel Kevin Chalfant la cui ugola rigogliosa sembra aver trovato, da queste parti, un terreno veramente fertile dove far rifiorire tutta la floridezza timbrica di cui è dotata. La più classica delle “questioni di gusto”, dunque, ed eccoci a disquisire con Van McLain del percorso “vitale” abbastanza travagliato, ma assolutamente vincente della sua creatura …
Cosa ne dici di raccontarci per sommi capi il percorso “storico” di questa brillante “Stella Cadente”?
La storia degli Shooting Star iniziò nel 1978 a Kansas City. Il bassista Ron ed io vivevamo entrambi a Londra in Inghilterra e avevamo ottenuto un contratto discografico con la Bell per una canzone intitolata “Take the money and run”. Poco prima della data prevista per la nostra uscita, Steve Miller pubblicò un brano diverso con lo stesso titolo. Questa situazione causò un sacco di casini e perdemmo il nostro deal discografico. Il nostro batterista ne uscì frustrato e alla fine decise di abbandonarci, così ci venne in mente il nome di Gary West, un drummer di Kansas City che aveva suonato in una band locale chiamata Chesmann. In quel periodo viveva a New York e aveva un contratto con un gruppo chiamato Beckies, in cui c’era anche Michael Brown (“Walk away Renee”), ma le cose non andavano bene e non riuscì a conservarlo. Ci trasferimmo tutti a Kansas City, per formare quelli che a breve sarebbero divenuti gli Shooting Star. Fummo la prima band americana a firmare per la Virgin e riuscimmo a conquistare il primo posto nelle classifiche delle radio statunitensi con il brano “Last chance”, ma la Virgin perse il suo contratto di distribuzione e di conseguenza ci trovammo a non avere alcun disco nei negozi. Avemmo maggiore fortuna con l’album successivo, “Hang on for your life”. Quel disco divenne d’oro e andammo in tour con Journey, ZZTop, Heart, Bryan Adams, Jefferson Starship e con molti altri gruppi, per i successivi quattro anni. Nel 1985 registrammo “Silent scream” per la Virgin e la Geffen Records, sotto la direzione di John Kalodner. Quello che iniziò come un gran successo in America, improvvisamente fu completamente abbandonato a sé stesso dalla Geffen e Kalodner smise di rispondere alle nostre telefonate. Ovviamente, questa situazione ci sconvolse “leggermente” e portò Gary West ad abbandonare il music business. Poco dopo, però, apprendemmo che “Silent scream” stava diventando un classico in Europa. Ci riformammo nel 1990 con il nuovo cantante Keith Mitchell e riuscimmo a conquistare un notevole successo su MTV con la canzone “Touch me tonight”. Nella metà degli anni novanta mi fu diagnosticato un cancro all’esofago e la band si prese una pausa di un paio d’anni, mentre io ero impegnato a guarire e ristabilirmi completamente. Fummo contattati dalla Frontiers per la realizzazione di un nuovo disco, ma nel momento in cui eravamo pronti per registrare le parti vocali, il nostro vocalist Keith decise di lasciare la band per ragioni personali. Dopo una frenetica ricerca ci mettemmo in contatto con Kevin Chalfant, raccomandatoci da Jim Peterik. Kevin prese un aereo, ci raggiunse a Kansas City e cominciammo a lavorare insieme, trovando immediatamente un grande affiatamento. La sua voce si adattava perfettamente alle nostre nuove composizioni e questo ci ha portato alla creazione del nuovo Cd “Circles”.
Non ci resta che affrontare la “questione” ”Leap of Faith”… Che cosa successe dopo la sua pubblicazione?
“Leap of Faith” andò abbastanza bene negli States e ci consentì di suonare in giro per un paio d’anni. In America è davvero difficile ottenere un consistente airplay nelle radio e quindi l’unico modo per avere maggiore “visibilità” è quello di suonare dal vivo il più possibile. Una nostra canzone dal titolo “Let’s roll” ricevette molta attenzione negli USA, giacché parla di Todd Beamer uno dei passeggeri del volo 93, il quale, durante quel tristemente famoso undici settembre, a quanto sembra utilizzò quest’espressione poco prima dello schianto dell’aereo (ricordiamo che il volo 93, uno dei quattro aerei dirottati dai terroristi islamici, precipitò in un campo della Pennsylvania evitando di colpire la Casa Bianca, grazie all’insurrezione dei suoi occupanti e che questo “Let’s roll”, liberamente interpretabile più o meno come “andiamo a fare il nostro dovere”, nell’immaginario collettivo è diventato una sorta di simbolo “dell’eroismo” yankee N.d.A.). Suonammo questo brano a parecchi incontri di football della NFL ed esso fu utilizzato come sottofondo al calcio d’inizio in moltissimi stadi. Mentre il successo della canzone si affievoliva, ricevetti un’e-mail da Serafino della Frontiers il quale ci chiedeva se saremmo stati interessati alla realizzazione di un nuovo Cd. All’inizio ero riluttante, ma poi sentii aumentare improvvisamente “l’urgenza” artistica e la sensazione di avere ancora delle cose da dire da questo punto di vista, così cominciai a scrivere del nuovo materiale. Quando mi resi conto di avere della buona materia prima su cui lavorare, chiamai la Frontiers e gli dissi … OK, FACCIAMOLO!!!
Arriviamo, infine a questo nuovo “Circles” ... c’è un particolare significato attribuibile a questo titolo?
Ho sempre considerato la band come una sorta di cerchio, con me, Steve e Ron facenti parti di un’unica struttura circolare e quando Kevin si è unito al gruppo, la sua voce mi è sembrata perfetta per riportare tale figura geometrica alle caratteristiche originali del suono Shooting Star.
Parliamo ora proprio di Kevin Chalfant, uno dei miei cantanti preferiti. Cosa ci puoi raccontare, scendendo in maggiori dettagli, a proposito del suo reclutamento?
In realtà la mia prima scelta era ricaduta su Eric Martin, di fama Mr. Big, perché lo conoscevo dai tempi in cui aveva contribuito a “Silent scream”, con alcune backing vocals. E’ un ragazzo fantastico e un grandissimo cantante, ma aveva avuto da poco due gemelli e non era ancora pronto riprendere l’attività on the road con un gruppo musicale e visto che noi siamo sempre stati una live touring band, la cosa non aveva senso. Così ascoltai un sacco di provini senza trovare, però, quello che stavo davvero cercando. Chiamai Jim Peterik dei Survivor e Pride of Lions e lui mi suggerì Kevin Chalfant. Conoscevo Kevin e avevo apprezzato il suo lavoro negli Storm, ma non sapevo se sarebbe stato interessato a lavorare con noi. Gli inviai alcuni demos, lui si trasferì subito da Chicago a Kansas City e la magia fu istantanea! E’ in assoluto il miglior cantante con cui abbia mai avuto a che fare e il suo stile si adatta in maniera esemplare alla nostra musica e completa perfettamente le nostre canzoni. Non potrei essere più contento della scelta e in più è anche una persona eccezionale. Non vedo l’ora di cominciare a suonare dal vivo.
Credo che il Vostro Cd sia un lavoro veramente splendido, in cui si fondono hard rock “tradizionale” e AOR, con l’apporto “barocco” del violino. Come descriveresti il nuovo prodotto e in che modo si differenzia dai precedenti lavori? Quali ritieni siano le influenze fondamentali che Vi hanno aiutato a caratterizzare il tipico suono degli Shooting Star?
Dico sempre che prendere tutti insieme Hendrix, Clapton, Beck e Page, consente di ottenere una grande canzone melodica ed è di qua che cerchiamo di partire. Adoro le chitarre potenti e la freschezza nelle melodie, ma l’efficacia della canzone è l’aspetto primario da tenere in considerazione in un disco. Dal vivo tendiamo a dilatare maggiormente le nostre composizioni ma un disco per me non è altro che la magia delle sue canzoni. Ritengo “Circles” quanto di più vicino al suono originale degli Shooting Star siamo riusciti a realizzare da parecchio tempo a questa parte. Il violino di Shanes ha un ruolo assai più importante che in passato. Non è facile inserire il violino in una band di hard rock, ma mi ritengo soddisfatto di come abbiamo operato. La musica è d’impatto, ma si può sentire anche il suono del violino.
Parlando di canzoni ho trovato assolutamente brillanti “Runaway”, “Trouble in paradise”, “George's song”, il soffio blues di “Borrowed time”, “Temptation” e il tocco “prog” di “We're not alone” (come vedi non è un compito affatto agevole effettuare una selezione!). Concordi con le mie scelte? Ce n’è qualcuna a cui ti senti particolarmente legato?
Neanche per me è facile effettuare una scelta, perché sono chiaramente troppo coinvolto, ma posso dirti che la mia canzone preferita è “George's song”, un brano che ho scritto ispirandomi a mio padre e a George Harrison, le due persone più influenti della mia vita e per questa ragione la canzone ha un significato molto speciale per me.
Mi sembra di capire, dunque, che è a te che vanno i meriti di un songwriting così avvincente …
In effetti, ho scritto tutte le canzoni dell’album. Dennis Laffoon mi ha aiutato nella stesura di “We’re not alone” mentre Kevin ha collaborato a quella di “What love is”.
Ti sei occupato anche della produzione … C’è una ragione particolare dietro a tale scelta?
In passato avevo già prodotto “Not over” e “Touch me tonight” ed era giunto il momento per me di farlo in un intero Cd. Ho lavorato con Gus Dudgeon, Dennis McKay, Kevin Elson, Ron Nevison, Greg Ladani e Kevin Beamish, e credo quindi d’aver imparato dai migliori!
Siete andati in tour con gruppi come ZZ Top, Cheap Trick, Starship, Journey, Heart, Bad English e Bryan Adams, fra gli altri. Quali sono le bands con le quali Vi piacerebbe condividere il palco?
Abbiamo molti amici nella scena musicale, grazie a parecchi anni di vita “on the road”. Non so se avremo la possibilità di scegliere, ma sarebbe molto bello poter condividere un tour con i Journey. Abbiamo sperato fino all’ultimo di poter prendere parte al tour Journey / Def Leppard, ma la cosa non si è concretizzata. Suoneremo da soli nel mese di settembre, ma ci piacerebbe molto poter contare su qualche altra band, sebbene al momento non ci sia nulla di stabilito.
Rimanendo sul tema, abbiamo qualche speranza di vedervi qui in Europa?
Ci piacerebbe suonare in Europa, ma tutto dipende da come sarà accolto il disco e se ci sarà un’adeguata richiesta. Come ti dicevo prima, negli States abbiamo conquistato la fama di live band e gradiremmo veramente mostrare le nostre qualità ai nostri fans europei.
Cosa ne pensi della situazione attuale del rock melodico? Si tratta di una “questione” da nostalgici o ritieni possa attirare l’attenzione anche delle generazioni più giovani?
Negli States c’è stato un enorme ritorno d’interesse per questi suoni. La tournee più attesa dell’estate è quella che vede coinvolti Journey e Def Leppard. Per molti è solo nostalgia, ma c’è da sorprendersi di quanti giovani fans si possono vedere ai nostri concerti. Forse è perché noi suoniamo davvero i nostri strumenti!
Siete una band dalla considerevole esperienza, che, pur tra alti e bassi, è riuscita comunque a pubblicare ben otto albums in studio. Quali sono gli obiettivi che volete raggiungere a questo punto della Vostra carriera, nell’ambito di quest’affollatissima scena musicale?
Non mi preoccupo di quali obiettivi raggiungere, sono semplicemente felice di poter continuare a suonare la musica che amo e che ci siano delle persone che la ascoltano e la apprezzano. E’ ovvio che più si ottiene meglio è, ma apprezziamo ogni livello d’affermazione e poi possiamo contare su di un seguito tra i più fedeli del mondo.
Ho letto che i Vostri primi albums sono piuttosto difficili da reperire …
In realtà sono tutti disponibili tramite il sito www.shootingstarmaniacs.com
E ora, come di consueto, puoi congedarti dai nostri lettori nel modo che ritieni più opportuno …
Il mio grado di “eccitazione” in merito alla qualità del nuovo Cd è praticamente senza precedenti. L’ingresso di Kevin Chalfant nella band è paragonabile ad una Ferrari nuova di zecca … ora voglio solo salirci su e guidarla!