Giovani power bands italiane crescono e nessuno più dei Thy Majestie può incarnare al meglio quest'asserzione. Giunto al debutto discografico nel 2000 quasi in sordina, nell'indifferenza e l'ignoranza generale, il sestetto palermitano ha sorpreso tutti grazie ad un buon album che ha venduto in maniera entusiastica grazie ad un power sinfonico ma aggressivo, ricco di particolarità ed elementi molto personali, inficiati solamente da una produzione non all'altezza. Adesso che questi problemi sono stati risolti, i Thy Majestie tornano più agguerriti che mai con "Hastings 1066", un album che ci viene presentato dal loro batterista Claudio Di Prima che ci illustra come anche nel Sud Italia la scena metal sia ormai in piena esplosione.
Con il primo album siete sbucati dal nulla ed avete venduto una quantità impressionante di copie...ve lo aspettavate, ci speravate o cos'altro? Siete soddisfatti di The Lasting power in generale?
In effetti non ci aspettavamo di vendere così tanto, certo noi siamo partiti con tutto l'entusiasmo e la voglia di far bene possibile ed in cuor nostro speravamo di riuscire a raggiungere un buon risultato,ed adesso devo dire che siamo davvero soddisfatti! E' un vero peccato che "The Lasting Power" non sia stato linceziato dai giapponesi che per quanto ne so amano le sonorità tipo le nostre. Penso che ogni musicista non sia mai soddisfatto al 100% del proprio lavoro, beh noi siamo soddisfatti di "The Lasting Power" per il 30%, beh scherzo, magari un pochino di più! Però vedi, quando siamo andati ad incidere quell'album eravamo alla nostra prima vera esperienza in uno studio professionale e ci siamo imbattuti in un mondo nuovo e tutto da scoprire. Abbiamo imparato molto da quell'esperienza e siamo maturati parecchio sia come musicisti che come persone. Quell'album è pieno di ingenuità ed inoltre a peggiorare il tutto la produzione non è proprio delle più adatte al genere, quindi alla fine amiamo questo lavoro perchè è il frutto del nostro sudore ma in noi rimane sempre il rammarico che se quelle songs le avessimo incise con il senno di poi avrebbero suonato in tutt'altra maniera!
La prima cosa che balza agli occhi (anzi alle orecchie) è la produzione del disco che stavolta è finalmente potente cristallina ed ineccepibile, volete parlarci di questo aspetto?
Abbiamo registrato "Hastings 1066" agli Outer Sound Studios di Giuseppe Orlando e devo dire che ci siamo trovati benissimo. Devo dirti con tutta sincerità che le produzioni italiane di power metal non ci sono mai piaciute ed è per questo che avevamo chiesto alla Scarlet di voler incidere in Germania o al limite in Danimarca con Jacob Hansen però capisci bene che le spese si sarebbero moltiplicate a dismisura! Purtroppo non abbiamo il budget di band più conosciute, ma comunque dopo aver ascoltato "Novembrine Waltz" dei Novembre ci siamo resi conto che il ragazzo ci sapeva fare dietro al mixer e ci siamo convinti a registrare lì il disco. Con Giuseppe abbiamo lavorato alla grande in un clima molto rilassato e professionale, una bella esperienza! Alla fine la sua esperienza in ambito "metal estremo" ci è servita per riuscire ad ottenere finalmente un suono più pesante e massiccio soprattutto per quanto riguarda le chitarre. A dover di cronaca però è giusto dire che tutti i cori sono stati registrati qui a Palermo e tutte le tastiere nonchè le intro orchestrali sono state curate da me e da Giuseppe Bondì (tastierista) sempre da noi a Palermo.
A cosa è dovuta la scelta del mastering svolto ai famosi e rinomati Finnvox, tempio del power europeo?
Ci siamo accorti che "The Lasting Power" mancava di quella cristallinità e di volume finale (dovuto alla compressione da mastering) che solo la masterizzazione può dare. Abbiamo così voluto puntare al meglio che c'è sul mercato per non incappare in delusioni. Ed inoltre detto in tutta sincerità abbiamo voluto dare al disco quel tocco di internazionalità che non guasta mai e che a quanto pare piace tanto alle etichette distributrici straniere.
Sicuramente originale (e vincente) è la scelta di avvalersi dei cori del Teatro Massimo...parliamone con i lettori che magari non conoscono questa vostra caratteristica!
La collaborazione con i coristi del Massimo è iniziata con TLP ed è proseguita con "Hastings 1066" e penso che sarà sempre una nostra peculiarità. Per chi non lo sapesse il Teatro Massimo di Palermo è uno dei teatri più importanti e belli d'Europa ed è stato un onore avere alcuni dei suoi coristi ospiti nei nostri dischi. All'epoca di "TLP" eravamo molto indecisi su come procedere con i cori, la nostra etichetta non era disposta a spendere molti soldi essendo noi al debutto ma volevamo qualcosa di originale, non i soliti coroni da birreria e nemmeno roba campionata ma qualcosa che potesse esprimere potenza e melodia; l'unica soluzione era l'uso di un vero e proprio coro lirico di professionisti. E così li abbiamo contattati e facendo grossi sacrifici ci siamo accollati l'onere della spesa (fortunatamente per Hasting 1066 ci ha pensato la Scarlet a pagarli). Vorrei comunque precisare che tutte le partiture corali (su cui hanno poi i cantato i coristi) sono state realizzate dal nostro cantante Dario Grillo, nessun aiuto esterno, abbiamo fatto tutto in casa!
"Hastings1066" è un concept che narra la storia dei Normanni ed i Sassoni, in che modo avete maturato l'approccio con questa storia ed in che prospettiva sono scritti i testi? Semplice narrazione o con enfatizzazione di qualche elemento o altre particolarità?
Purtroppo reperire materiale qui in Italia si è rivelato problematico (anzi impossibile!). Nessun autore ha mai trattato questo tema in maniera approfondita, così grazie all'aiuto di internet ci siamo documentati e abbiamo raccolto parecchio materiale. Inizialmente ci siamo posti il problema di come affrontare il tema, in seguito abbiamo deciso che avremmo narrato i vari episodi che portarono alla battaglia di Hastings per poi scendere nel dettaglio; oltre agli aspetti puramente narrativi abbiamo affrontato temi più introspettivi, ad esempio "Anger of Fate" parla dello stato d'animo di Aroldo II che vede morire le sue truppe e vede crollare il suo regno, oppure "Demons on the crown" affronta il dopo battaglia e tutti gli stati d'animo successivi. Insomma abbiamo si narrato la storia ma abbiamo anche preferito evidenziare particolari situazioni e stati d'animo in modo da rendere più varia ed interessante la narrazione.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una esplosione del mercato italiano con la produzione di ottimi cd accompagnati da buonissime vendite con decine di nomi di bands più che valide mentre solo 10 o 15 anni fa trovare un cd italiano con una produzione decente era un'impresa: come vi spiegate questo cambiamento?
I Rhapsody ed in minor parte i Labyrinth hanno sicuramente aperto, anzi forse è meglio dire creato il mercato italiano dopodichè sono spuntate una moltitudine di etichette discografiche che hanno dato la possibilità a molte bands di aver un contratto discografico per poter vendere e far conoscere la propria musica. Da un lato ciò è stata una cosa positiva per molte formazioni (tra cui anche noi) dall'altro si è però creato un sovraffollamento anche perchè spesso alcune etichette non si sono poste il problema di mettere sottocontratto bands che effettivamente valevano ma hanno utlizzato la politica del "più bands vendo e più guadagno". Inoltre spesso è stato tralasciato il lato promozionale, alle etichette basta vendere le sue 2.500-3.000 copie per rifarsi le spese e guadagnare qualcosina. Tutto ciò ha creato un certo rigetto da parte dei paesi stranieri nei confronti del prodotto italiano. Perchè quando i tedeschi sentono parlare di power italiano storcono il naso? Se le etichette investissero un pò di più (e parlo di almeno 40-50 milioni di lire a disco) su gruppi realmente validi permettendogli di sfornare super-produzioni al livello di quelle tedesche anzicchè spendere meno soldi ma su più bands per poi sfornare delle produzioni mediocri e addirittura scadenti stai sicuro che il metal italiano sarebbe più che rispettato all'estero dato che i talenti non ci mancano!
Il fatto di provenire dal sud italia vi ha in qualche modo inizialmente limitato o reso le cose più difficili, soprattutto in fase di formazione del gruppo? Come vedete la situazione e la scena nel meridione?
Assolutamente no, la scena nel meridione è in fermento, si formano in continuazione nuove bands ed anche i locali cominciano ad aprire le porte ai concerti metal, cosa che fino a qualche tempo fà era impensabile. Certo non è tutto rose e fiori, il sud e la Sicilia in particolare sono tagliati fuori da tutti i circuiti, l'unica band che è mai scesa in Sicilia sono gli Iron Maiden, e solo di recente i Vision Divine con cui abbiamo avuto l'onore di suonare al Dominus Metal Festival a Ravanusa ma per il resto niente di importante. E poi se devo essere sincero una cosa che mi rattrista è l'assoluta mancanza di collaborazione tra le bands che anzichè aiutarsi a vicenda si sparlano e si mettono i bastoni tra le ruote. Molto triste.
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