BORKNAGAR (Øystein G. Brun, guitars)

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Gruppo:Borknagar

Ok, siamo qui per parlare del vostro nuovo lavoro e quindi partiamo subito proprio del titolo. Come mai avete scelto la parola “Epic”? Ha qualcosa a che fare con le canzoni, con la direzione musicale che avete intrapreso?
Beh il titolo è molto legato all’album e alla concezione musicale che lo caratterizza. Questo è il titolo più semplice e ovvio che abbiamo mai usato e questa scelta si rispecchia molto anche nella musica. Il disco è molto epico e lungo e le canzoni hanno sfumature multidimensionali…quindi, sì, penso che “Epic” si adatti perfettamente a questo lavoro.

Come introdurresti “Epic” alle persone che non l’hanno ancora ascoltato?
Fondamentalmente “Epic” è la naturale continuazione di ciò che abbiamo fatto in passato, con la ricerca di attualizzare il nuovo materiale pur sempre mantenendo le caratteristiche di ogni altro lavoro. In “Epic” c’è un po’ di tutto…è epico, a volte aggressivo, a volte soft e atmosferico. E’ insomma un disco molto vario.

Dove l’avete registrato? Siete stati molto tempo in studio?
Il disco è stato registrato ai Toproom Studios qui in Norvegia poco fuori Oslo. Originariamente dovevamo stare in studio 3/4 mesi ma a causa di alcuni ritardi dovuti all’uscita del bassista nel bel mezzo delle registrazioni, abbiamo dovuto posticipare la produzione del disco di sei mesi circa. Alla fine per realizzare “Epic” c’è voluto praticamente un anno!

Ah capisco quindi perchè l’uscita del disco è stata posticipata… ma come mai il vostro bassista se n’è andato?
Guarda, tra di noi non c’erano assolutamente problemi solo che la sua vita privata era piena zeppa di impegni. Questo andava a cozzare con l’attività della band e dopo sei mesi di tentativi, in gennaio gli abbiamo dato un ultimatum: “o fai le linee di basso adesso, o mai più!”. Ci è dispiaciuto moltissimo – life is hard – però non potevamo posticipare ancora le lavorazione del disco.

Questo è il secondo disco con Vintersorg alla voce. Ne siete soddisfatti?
Assolutamente si! Sia come cantante che come persona. È un musicista incredibile, che prende tantissimo spunto dal folk, e ha un modo di lavorare molto simile al mio; cosa che ci permette di andare d’accordissimo!

Ha partecipato alla stesura delle canzoni anche questa volta?
Si, ha scritto una canzone intera “The Inner Ocean Hypothesis” oltre ad aver scritto 3 o 4 testi e ad aver curato come al solito le linee vocali.

Come nascono le vostre canzoni?
Fondamentalmente scrivo io tutto il materiale, registrando dei cd di pre-produzione nel mio piccolo studio. Poi naturalmente dò questi demo agli altri ragazzi e iniziamo a lavorarci assieme in un lungo lavoro fatto di ri-assestamenti e arrangiamenti vari.

Cosa ti influenza nel comporre? E soprattutto da dove inizi per scrivere del materiale così complesso e ricco di sfumature?
Non lo so! Cioè, lo faccio da così tanto tempo che non saprei cosa dirti! E’ come costruire una casa…mi siedo con la chitarra e inizio a mettere giù il primo mattone, poi il secondo e così via. Questa è la mia passione quindi viene tutto molto naturale.

E i testi invece?
Come per la musica i testi vengono da sé e sono molto personali. In “Epic” ci sono moltissimi argomenti e anche liricamente abbiamo voluto espandere i nostri “confini”. Questa volta sono molto “erranti”; basta sentire “Traveller” per capire che abbiamo voluto parlare di vari argomenti visti però sotto una luce filosofica.

Se dovessi convincere un vostro fan a comprare “Epic” facendogli ascoltare solo una canzone del vostro nuovo lavoro, quale sceglieresti?
Oddio, è difficile visto che ogni song ha la sua personalità. Però se dovessi proprio scegliere, allora prenderei “Future Reminescence” perché ti porta subito nello spirito del disco…è catchy, “in your face” e riassume un po’ tutte le caratteristiche del nostro sound attuale.

E se dovessi convincere qualcuno che non vi conosce ad ascoltare la vostra musica, quale canzone sceglieresti dalla vostra intera discografia?
Uhh questa è proprio difficile! Eheheh! Forse “Oceans Rise” o “Universal” da “The Archaic Course”.

E’ da anni ormai che avete firmato il vostro contratto con Century Media. Siete ancora soddisfatti del loro lavoro?
Devo dire di si, anche se i nostri interessi sono diversi. A loro sta a cuore vendere dischi mentre a noi sta a cuore fare la nostra musica ma alla fine è ok. A tutte le band sicuramente capita di avere dei diverbi con la propria casa discografica, quindi devo dire che alla fine ci stiamo trovando molto bene. Abbiamo ancora un disco da registrare con Century Media, poi si vedrà.

Avete in programma delle date live?
Nessun piano concreto per il momento. Sinceramente ci stiamo rilassando un po’ dopo le registrazioni di “Epic” e le vicissitudini che abbiamo attraversato per realizzarlo. Stiamo scrivendo nuovo materiale e lavorando a qualche side-project. In più saremo impegnati due settimane nella realizzazione del video di una delle canzoni del disco. Sicuramente ci saranno delle date e un tour ma per il momento nessuna novità.

Cambiando discorso, che musica ascoltate?
Tutti noi ascoltiamo band e generi diversi. Per esempio io sono molto affascinato dalla musica classica, ma ascolto anche molto rock’n’roll, Pink Floyd, ecc. In ogni caso siamo molto “open-minded” anche perché se vogliamo continuare a scrivere della buona musica nel corso degli anni, è giusto che la nostra mente sia musicalmente aperta!

C’è qualche disco che hai ascoltato ultimamente e che vorresti consigliare? Che ne pensi delle epic/folk metal bands che sono uscite negli ultimi anni come Finntroll, Ensiferum, ecc?
Purtroppo non sono molto aggiornato sulle ultime uscite anche se ho ascoltato qualcosa dei Finntroll e devo dire che sono molto validi. In ogni caso un disco che mi piace moltissimo e che mi sento di consigliare è l’ultimo cd degli Ulver…davvero il mio preferito quest’anno!

Vuoi dire qualcosa ai vostri fans italiani?
Andate ad ascoltarvi “Epic”. La prima tiratura sarà limitata e conterrà del materiale bonus (il “making of “ del disco)!! Speriamo di vedervi ai nostri concerti. Ciao!!!

Intervista a cura di Davide 'Damnagoras' Moras

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