TYR (Heri, guitars)

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Gruppo:Tyr

Trascrizione a cura di Elisa Golzio

In occasione della ristampa del loro secondo album intitolato "Eric The Red, abbiamo contattato i nordici Tyr, facendoci raccontare curiosità e costumi della loro terra, le isole Far Oer...

Cominciamo parlando del passato: successivamente all’album “How far to Asgaard”, sei passato alla voce. Qual è la ragione di tale scelta e perché non è stata effettuata dall’inizio?

Si è sempre posto il problema di sostituire il cantante. Dopo che Pòl Arni se ne andò dalla band ci mettemmo subito alla ricerca di qualcuno che lo rimpiazzasse per qualche tempo: inizialmente puntammo sul fratello di Kàri, Allan Streymoy, il quale cantò per il singolo “Olavur Riddararòs”, ma sfortunatamente diventò sempre più chiaro che ci sarebbe voluto troppo tempo prima che egli potesse adattarsi completamente alla band. Così, poco tempo dopo ci trovammo tutti in studio e decidemmo che sarei stato io a cantare: devo dire che fu la decisione giusta poiché funzionò tutto alla perfezione, senza contare che i problemi inerenti alla line-up sono finalmente passati, per cui penso proprio che non cambieremo più cantante!

Siete originari delle isole Far Oer e probabilmente costituite l’unica metal band proveniente da quella zona, o almeno l’unica conosciuta. Quali difficoltà avete incontrato nel formare un gruppo? (basso numero di persone, distanze considerevoli da un luogo all’altro, etc.). Esiste una connessione fra questi fattori e i cambiamenti di line-up che avete subìto dall’inizio della vostra carriera?

Al tempo in cui formammo la band vivevamo tutti a Copenhagen, in Danimarca, in seguito Pòl Arni si trasferì nelle Faeroes e passò poco tempo prima che ci lasciasse completamente, quindi la geografia ha sicuramente avuto un peso, ma non si è trattato dell’unica ragione. Terji invece viveva già nelle Faeroes quando prese parte alla band e anche se noi stavamo ancora in Danimarca, ciò non ci ha impedito di essere un gruppo. Ad oggi, viviamo tutti nelle Faeroes tranne Gunnar, il quale abita ancora a Copenhagen, tuttavia, cerchiamo di arrangiarci e di far funzionare le cose. Abbiamo avuto i nostri problemi a livello di formazione ma se la line-up funziona preferiamo avere dei costi extra di viaggio piuttosto che attuare dei cambiamenti di elementi, anche perché sarebbe molto più deleterio per la band rispetto al costo dei biglietti.

Guardando le immagini del vostro paese si evince che le Faeroes siano per voi un’importante fonte di ispirazione per musica e testi.

Sicuramente. La tradizione musicale è la nostra più grande fonte di ispirazione come del resto, anche il paesaggio. Non è semplice e così automatico per me apprezzare la natura con cui sono cresciuto tutta la vita, ma quando vado a scalare le montagne, mi trovo di fronte a scenari talmente vasti che la mia mente da sola non riesce a contenere tutti in una volta. Si tratta di mind-expanding in un certo senso, ed è sempre un’esperienza positiva per i musicisti che non fanno uso di droghe.

Cosa ci dici della scelta di inserire alcuni pezzi o intere canzoni, nella vostra lingua? (si tratta di faeroese, norreno o che altro? Comunque, l’effetto è spettacolare, specialmente in “The Edge”!!!).

La lingua Faeroese, ormai parlata solamente nelle Faeroes, deriva dall’antico norreno (come del resto anche il danese, lo svedese, il norvegese e l’islandese), ovvero la lingua dei vichinghi. All’interno di “How far to Asgaard” abbiamo inserito un pezzo in faeroese ma non ci saremmo mai aspettati che sarebbe divenuta popolare al di fuori delle Faeroes… Ma ciò ha funzionato e dimostra che la lingua in cui si canta non è importante. Successivamente, abbiamo pensato che sarebbe stato positivo inserire più pezzi in faeroese all’interno di ETR, e così abbiamo fatto. Sembra che funzioni bene, quindi continueremo così!

Al momento, vivete tutti nelle isole Far Oer oppure vi siete trasferiti, se sì, per quale ragione? Siete mai stai in Italia?

Ci siamo tutti stabiliti nelle Faeroes eccetto Gunnar, il bassista, che vive ancora a Copenhagen. Per quanto mi riguarda, sono stato in Italia una volta sola, direi nel 1996: ho visitato Roma, Genova, Venezia e la Sardegna. L’Italia è un paese ricco di storia e non vedo davvero l’ora di tornarci, magari durante un tour.

Secondo il mio giudizio, un punto debole di “Eric the red” è la copertina, troppo scarna a livello grafico. Quella nuova invece, è semplicemente perfetta per descrivere l’epicità e la maestosità della vostra musica. Sei d’accordo con la mia affermazione? E a chi si deve il merito di questa scelta?

Sì, concordo con te. Non abbiamo avuto abbastanza tempo per decidere cosa utilizzare per la pubblicazione originale e, soprattutto, non avevamo a disposizione alcun budget né per il layout, né per l’artwork; così, abbiamo contattato Hakur in Islanda, il quale nell’Aprile del 2002 ci aveva mostrato alcuni dei suoi lavori e che, successivamente, ci ha permesso di utilizzarli senza pretendere alcuna retribuzione.
Jan Yrlund della Darkgrove, ha invece realizzato la nuova copertina su ordinazione della Napalm Records, e devo dire che è favolosa. Avremmo dovuto avere qualcosa di simile dell’inizio.

Potresti dirci brevemente chi era “Eric il Rosso”? In generale, a che genere di temi vi agganciate nei testi presenti nell’album?

Il nostro primo disco, pubblicato dalla Tutl (www.tutl.com) si intola “How far to Asgaard” e la title track racconta di Leif “il fortunato”Ericsson, che è stato il primo europeo a scoprire l’America circa 500 anni prima di Colombo. In breve, la canzone parla della necessità umana di spingersi continuamente verso nuovi orizzonti per poi rendersi conto di non ottenere altro che un nuovo orizzonte, appunto, e molte più domande rispetto alle risposte. Il genere umano insegue inesorabilmente la ricerca della verità oltre ogni cosa. Eric il Rosso era il padre di Leif e questa è la forte connessione che lega i nostri albums, da HFTA a ETR. È stato il primo europeo ad insediarsi in Groenlandia, dove ha vissuto per il resto della vita. Suo figlio, Leif prestava servizio presso il re di Norvegia e durante questo periodo è avvenuta la sua conversione al Cristianesimo; quando Leif fece ritorno in Groenlandia, convertì anche sua madre, Tjòðhildur, che costruì una chiesa. La donna tentò di convertire anche il marito, minacciandolo di non dormire più assieme a lui fino a che sarebbe rimasto un pagano, ma Eric non si convertì mai e morì da pagano.
Credo che Eric sia un figura molto forte e la sua tenacia è quantomeno ammirabile, anche se la storia è caratterizzata da una vena piuttosto comica: è infatti grottesco che Tjòðhildur abbia sempre dormito assieme ad Eric, e che di colpo abbia cambiato idea poiché il fatto che il marito fosse pagano lo avesse reso improvvisamente ai suoi occhi indegno e meschino…La questione centrale è: chi è in errore e per quale ragione?
In generale, traiamo spunto da temi quali la rettitudine , l’eroismo, l’importanza di miti, leggende e favole, il nazionalismo, il moderno inurbamento, il distacco dalla natura e la posizione delle antiche divinità all’interno della società moderna.

Quali bands hanno influito maggiormente sulla vostra crescita musicale e, secondo il tuo giudizio, che genere di background musicale potrebbero avere i vostri potenziali ascoltatori?

Direi che la band che più ha contribuito a cambiare la mia percezione della musica è stata i Dream Theater, anche se non mi ha mai ispirato direttamente, per quel che riguarda il songwriting.
Per quanto ci riguarda, abbiamo un ampio indice di gradimento per cui credo che i TYR possano piacere a tutti i metallari che non ne possono più di essere travolti da ondate di merda pop, celata da appellativi quali Grunge o Nu Metal, introdotti da certe etichette discografiche affamate di soldi che vogliono far sì che la gente pensi che si tratti di qualcosa di nuovo, per poter accumulare sempre più soldi.

Cosa puoi raccontarci dei live shows dei Tyr? Ho potuto constatare dal vostro website che siete particolarmente attivi nel nord Europa.

Complessivamente, riceviamo buone critiche in merito alle nostre esibizioni, tanto che parecchi critici hanno affermato che gli album non trasmettono la stessa energia e grinta che abbiamo sul palco, ragion per cui si ritiene che in nostri shows siano migliori rispetto agli albums. Ebbene, questo può essere vero in una certa misura, ma non bisogna dimenticare che ci sono sempre dei piccoli errori che commettiamo durante le esibizioni, che non sarebbero mai accettabili all’interno di un disco. Per i nostri shows, ci abbigliamo con cotte di maglia e altre vesti vichinghe, e lasciamo che il feeling positivo faccia il resto. Non facciamo uso di effetti speciali particolari né di coreografie.

Perché “God of War” e “Hail to the Hammer” sono state inserite come bonus tracks? Sembrano versioni demo o qualcosa di simile… C’è la possibilità di trovare altri bonus come per esempio i vostri fantastici videoclips? Molto ben fatti e così carichi di intensità, anche se realizzati con un budget minimo.

Sì, si tratta di versioni demo ed è stata una decisione della Napalm Records di inserirle all’interno dell’album. Molti fans ci hanno domandato se c’era la possibilità di acquistare il demo da qualche parte, ma la verità è che non né mai stato pubblicato! È stato realizzato “homemade” da noi stessi, quindi non è possibile comprarlo da nessuna parte. Al momento, è disponibile come bonus nella nuova edizione di ETR, anche se non suona bene come quelle presenti in HFTA; dal momento che però non è mai stato pubblicato, almeno ora è disponibile sull’abum. Anche i videos avrebbero dovuto essere inseriti, ma poi ciò non è avvenuto e sinceramente non ho idea del perché sia andata così.

Cosa vi ha spinto a riproporre un classico della musica celtica quale “The Wild Rover”?

“The Wild Rover” è un pezzo molto popolare nelle Faeroes e lo è stato per parecchio tempo. Ai tempi in cui il nostro precedente cantante era ancora con noi, capitava che ogni tanto iniziasse a cantare spontaneamente questo pezzo al termine di un concerto, e succedeva che il pubblico cantava a sua volta, come mai era avvenuto prima. Da lì, abbiamo iniziato ad accompagnarlo e quando ci siamo trovati a registrare il secondo album ci è venuto spontaneo includere anche “The Wild Rover”. Dopotutto, la stessa cosa era avvenuta in passato con la canzone popolare “Whiskey in the Jar“, proposta inizialmente dai Thin Lizzy e successivamente dai Metallica, i quali hanno voluto omaggiare il grande Phil Lynnot con il loro personale rifacimento.

Noi, qui in Italia, siamo piuttosto distanti, sia geograficamente che culturalmente, dalle Faeroes. Potresti illustrarci qualche aspetto di vita quotidiana del vostro paese? Da ciò che possiamo vedere nei vostri videos, si ha l’impressione che viviate in un paese di fate, nel mezzo dell’oceano e così distanti sia dalla Norvegia che dalla Danimarca...

Le Faroes, o “Isole delle pecore” (in antico norreno, Faer significa “pecora” e oes “isole”; l’aggiunta della parola “isole” risulta quindi ridondante poiché la traduzione finale sarebbe “le isole dell’isola delle pecore”), sono situate nel mezzo del Nord Atlantico, e anche se a prima vista sembrerebbero una macchia di inchiostro sulla mappa, ci si rende poi conto che si tratta senza dubbio di isole sparse casualmente nel Nord Atlantico.
I vichinghi provenienti dalla Norvegia che attraversarono le isole britanniche si insediarono nelle Faeroes per la prima volta, tra la metà e la fine dell’8° Secolo.
Oggi, gli abitanti sono 48,000 su una superficie di 1,400 chilometri quadrati di territorio ripartito in 18 isole di grandezza notevolmente varia, di cui 16 sono abitate. Lo standard di vita è qualitativamente molto alto: abbiamo abbondanza di pecore, esportiamo pesce e barche, abbiamo una solida industria di lavorazione del pesce, francobolli ed ora anche l’heavy metal! È stata inoltre decretata la presenza di petrolio sottoterra e ogni anno abbiamo qualche turista che viene qui in vacanza! La musica tradizionale di origine vichinga (che non è preservata da nessuna altra parte come qui da noi, nemmeno in Islanda), e che viene ancora oggi trasmessa oralmente costituisce un importante patrimonio culturale. Tutto questo, è ciò da cui è scaturita la nostra musica e da cui abbiamo tratto ispirazione.

Oltre alla musica, quali altre attività, hobbies, impieghi occupano il vostro tempo?

Io sono stato insegnante di chitarra alla scuola di musica locale, per guadagnarmi da vivere. Oltre a questo, mi interesso di storia antica e medievale e di etimologia.
Kàri è a sua volta insegnante di percussioni e lavora inoltre presso uno stabilimento di lavorazione del pesce ; nel tempo libero gli piace cucinare.
Terji si occupa di macchianri pesanti nell’impresa edile di suo padre, e non riesco a pensare ad una singola cosa che faccia, oltre a far festa continuamente!
Gunnar infine è idraulico e tuffatore professionista, nel tempo libero.

Puoi anticiparci qualcosa in merito a progetti di prossima realizzazione? Magari un tour europeo, un nuovo album, nuovi videoclips…

Bè, innanzitutto la Napalm Records pubblicherà ETR entro la fine di Marzo, in seguito c’è la possibilità che in luglio ed agosto suoneremo ad alcuni festivals in Germania e nei paesi circostanti. Per quanto riguarda il prossimo album, sarà pubblicato in settembre; seguirà un nuovo tour europeo che ci auguriamo possa essere più consistente. Abbiamo inoltre fatto progetti per un video ma siamo ancora in fase di negoziazione, ragion per cui non possiamo assicurarne la realizzazione. Abbiamo già materiale per il quarto album quindi dipende tutto da come procederanno i Tyr.

C’è qualcosa che vorresti aggiungere per i vostri (futuri?) fans italiani?

Quando arriveremo in Italia non ci saranno scuse per mancare al nostro show!

UNITE METAL

Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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