Il 2005 ci ha dilettato dell'uscita di “Stainless”, ultima fatica dei Mesmerize, nonché del loro ritorno on stage dopo un prolungato periodo di assenza. Sentiamo le novità direttamente dal loro cantante, Folco Orlandini, che ho impegnato in una lunga e interessante intervista telefonica.
Cominciamo dal cambiamento avvenuto all'interno della band: come siete arrivati a Luca, il sostituto di Paolo alla chitarra?
Luca lo conoscevamo già: avevamo già lavorato insieme, lui, io e Andrea Garavaglia, non tanto a livello artistico quanto piuttosto come tecnici ai service in alcuni concerti, ed in passato Luca aveva anche lavorato con noi proprio come fonico. Inoltre, dal momento che lui suonava in un gruppo che si chiamava Revolver, abbiamo anche suonato qualche volta assieme, per cui lo conoscevamo già non solo come chitarrista ma anche come persona e amico. Quindi quando Paolo ha deciso di trasferirsi a Napoli, noi abbiamo pensato a lui tra le persone che potevano esserne i possibili sostituti e poi, anche per una questione di disponibilità e interesse che Luca ha manifestato da subito, la scelta è caduta proprio su di lui. Non ci siamo posti limiti di tipo tecnico, ossia che dovesse essere necessariamente un virtuoso, cercavamo un ragazzo con cui stare bene insieme, perché credo che il segreto dell'alchimia di un gruppo sia soprattutto questo... ed è poi quello che ti porta a non scioglierti dopo un anno o a cacciare un cantante ogni album, come invece fanno molti altri gruppi.
Con Luca è cambiato qualcosa nel sound dei Mesmerize?
Innanzitutto a livello compositivo nel senso che Paolo, per carità amici fin da piccoli, ma a livello compositivo non si è mai sbattuto più di tanto (ride), mentre Luca da subito è stato molto disponibile a comporre, anche se, poiché è arrivato ad una fase di realizzazione dei pezzi molto avanzata, il suo apporto è stato di scrivere solo gli assoli che avrebbe suonato. Poi a livello di arrangiamenti dove, anche grazie ad un background musicale diverso dal nostro, dal momento che ascolta gruppi più moderni e meno polverosi dei nostri (ride), Luca ha contribuito a portare a livello di sound qualcosa di nuovo.
Parlami delle novità presenti sul nuovo album...
Come abbiamo detto più volte anche rischiando di diventar noiosi, erano tutte quelle prove, sperimentazioni che avremmo voluto render concrete anche nei lavori precedenti, ma che per colpa di tempo e soldi limitati non abbiamo mai potuto fare. Questa volta grazie alla possibilità di uno studio nostro, o meglio di Andrea (Garavaglia, ndS.), che ci ha permesso libertà di azione andando avanti anche fino alle due o le tre di notte a far prove, in fase di arrangiamento abbiamo potuto decidere di mettere un violino al posto di una chitarra, di inserire un samisen o altro. Abbiamo anche potuto chiamare alcuni amici: Vanni e Paola per fare dei duetti, un altro (Alessandro Tiberi, ndS.) per le parti di pianoforte... abbiamo chiamato altre persone a fare i cori femminili e quelli maschili, anche se questi ultimi si sentono poco perché non avendoli potuti curare tantissimo, non avendo la possibilità di avere una cuffia per ognuno, sembravano i cori dei sette nani (ride) e quindi o li abbiamo tenuti molto bassi o in alcune parti li abbiamo proprio eliminati... però è stata una serata molto divertente.
Perché avete scelto una copertina molto più scarna rispetto alle precedenti?
Per un duplice motivo. Il primo è che questo disco voleva essere una svolta, dove abbiamo cercato di fare qualcosa di un po’ diverso, rimanendo nel nostro genere naturalmente. Il secondo è che le tematiche fantasy non è che ci distinguessero così tanto, a parte la saga di Darksword non abbiamo mai trattato temi fantasy, quindi tutto sommato sarebbe stato fuorviante continuare ad avere copertine fantasy... oltretutto queste tematiche fantasy hanno anche un po’ stufato: carini i primi, originali quando qualche anno fa il fantasy era un genere di nicchia, mentre ora il genere è alquanto inflazionato. Quindi, tornando alla copertina, in un primo tempo abbiamo optato per un collage di lamiere un poco arrugginite, un po’ inossidabili e luccicanti, però il risultato non era dei migliori. Infine è venuta l’idea di questo fondo rigato, che poi non è altro che il fondo di una pentola, credo si capisca, che ben rappresentava il tema dell'acciaio inossidabile ed era abbastanza fredda ed essenziale quanto ciò che stavamo cercando.
E i testi?
Come al solito non si tratta di un concept ma sono testi abbastanza eterogenei e in genere con temi legati all'attualità... Sono tante piccole storie: ci può essere l'episodio fantasy, che è quello legato al terzo episodio del ciclo della spada oscura (Il ciclo di Darksword di Weis/Hickman, ndS.), ci sono testi ispirati al cinema (L’Ultimo Samurai, ndS.) che hanno poi risvolti nella vita comune come “Hot Lead Cold Steel”, ci sono testi tipo “The Burn” con uno scenario futuribile di desolazione...
... E “Lure Of The Temptress” da dove salta fuori?
E’ una delle ultime di cui abbiamo realizzato il testo e la linea di voce. Non sapevo cosa cantarci sopra, nel senso che era molto simile come successione di accordi, anche se poi arrangiata in modo diverso, ad un'altra nostra canzone e quindi mi veniva da cantarci sopra quell’altro testo. Poi ad un certo punto mi è venuta l'ispirazione di questa melodia e sono andato la sera stessa da Andrea (Garavaglia, ndS.) e l'ho registrata per paura di dimenticarmela. Tito ha poi scritto il testo in tempi abbastanza brevi... In realtà il titolo è il nome di un videogioco ma il testo non c'entra nulla con il videogioco... e il testo con tutti quei gemiti è alquanto manoworiano (ride).
Cosa mi dici della bonus track che avete lasciato da parte?
Semplicemente avevamo composto più canzoni di quante in realtà servissero. Nel caso di una eventuale licenza estera, o chissà per una antologia tra qualche anno, abbiamo una bonus track (“Best Place For A Knife”, ndS.) già pronta da inserire... avevamo anche un'altra canzone ma non l'abbiamo nemmeno registrata fermandoci alla preproduzione.
Nell’album avete invertito “Hot Lead Cold Steel” con “Lure Of The Temptress”, lo avete fatto apposta per vedere chi tra i recensori avesse ascoltato l'album con attenzione?
(ride) Beh il trabocchetto in effetti ha funzionato... comunque no, non l'abbiamo fatto apposta anche se la scusa potrebbe reggere benissimo, è stato un errore in primo luogo mio, perché mi sono occupato io della grafica e nei cd delle prove di mixaggio, che di volta in volta mi registravo, ho sempre tenuto quell'ordine, non immaginando che nel master finale sarebbero state invertite. Però, tanto per scaricare le colpe anche sugli altri, prima di mandare il tutto al grafico, io ho fatto visionare il lavoro agli altri ragazzi della band per controllare che tutto fosse a posto e nessuno si è accorto che i due titoli fossero invertiti... Ci siamo persi nei dettagli e nelle sfumature quando invece avevamo un errore madornale davanti agli occhi!
Come sta andando la promozione live?
L'essere stati assenti dalle scene per più di due anni si sta facendo sentire e trovare delle date non è così facile... per noi è quasi come rifare una piccola gavetta per rientrare nel giro, pur avendo alle spalle quattro album e un numero molto alto di concerti. Inoltre mi sono reso conto che il pubblico è sempre più disattento e distratto, quando viene a vedere i concerti è un po’ distaccato, poco partecipe... e i locali sono sempre più pasticcioni, avrai visto la data che è saltata all'Indians... Quindi per adesso date non ne abbiamo prese tantissime, da settembre invece riprenderemo, abbiamo già contatti con locali non solo qui in Lombardia... spero che faremo parecchie date perché mi rendo conto che suonare in giro è importantissimo.
Mi ha colpito molto “Off The Beaten Path” proposta, in una serata live, accompagnata dal violino; come siete attivati a questa nuova versione?
“Off The Beaten Path” è uno di quei pezzi che avrebbero dovuto avere il violino già in fase di registrazione, ma che per i limiti che abbiamo sempre avuto non abbiamo potuto inserire. Adesso che abbiamo la possibilità di avere Vito (Vito Gatto, ndS.) che talvolta può accompagnarci nelle date live, gli abbiamo dato le partiture di “Off The Beaten Path” da studiare e adattare per dare una veste nuova ad un vecchio brano che dal vivo abbiamo proposto molte volte.
Dopo l'uscita dell'album “Off The Beaten Path”, nei forum si commentava quanto avrebbe reso bene “Warriors” dal vivo, perché l'avete proposta soltanto adesso?
Non l'abbiamo mai fatto prima perché è un brano lungo, abbastanza articolato e non facilissimo, adesso nell'ottica che tanto Luca deve impararsi alcuni pezzi vecchi, abbiamo deciso di inserire anche “Warriors”, che è un pezzo che a noi piace e che dal vivo può rendere bene. Poi c'è anche il discorso che ti facevo prima che Paolo, essendo che era un tipo un po’ svogliato (ride) e “Warriors” un pezzo difficile, ha sempre osteggiato la preparazione live di questo pezzo, mentre Luca a cui tra l'altro questo pezzo piace molto si è trovato favorevole nonostante la difficoltà e la lunghezza...
... E allora perché non proponete “Impossible Infinity”... che è bella lunga eheh
Fosse per me (ride)... Beh però obiettivamente “Impossible Infinity” sarebbe difficile da proporre per la presenza di tastiere, cori... e poi è effettivamente troppo lunga e dal vivo la gente rischierebbe di annoiarsi. Invece vorrei proporre al gruppo di fare un piccolo intermezzo acustico con un pezzo di Skye (“Where Skye Meets The Sea”, ndS.) a cui attaccarci qualcos'altro, sempre però in versione acustica... ti farò sapere se la cosa verrà portata avanti.
Volgiamo uno sguardo al futuro: avete ancora un album con la Deagonhearth e poi? Andrete in pensione?... vista anche l'età eheh
(ride) In effetti mi sto rendendo conto che è sempre più difficile... Sai quando sei uno studentello non ti pesa trovarti per provare, per andare a suonare nei locali, far tardi la sera... adesso invece comincia ad essere un po’ un problemino. Magari alle prove uno non riesce ad arrivare perché è uscito tardi dall'ufficio, poi Tito che non può portare pesi per un problema alla schiena... in effetti l'età si fa sentire, però addirittura in pensione non direi! (ride)
E adesso un paio di domande al Folco cantante: hai lasciato definitivamente i Khali?
Perché esistono ancora? Io è davvero tanto che non vedo e sento Lorenzo Dehò, almeno un due anni...
... Chiusa quindi la porta a eventuali nuove collaborazioni?
No, no assolutamente; se dovesse propormi, lui o qualcun altro, qualcosa non escludo a priori che possa essere un si o un no... sono sempre state cose che ho fatto per divertimento...
... E cosa hanno significato per te queste collaborazioni: sono servite anche ad una tua crescita professionale e personale?
Credo che una qualunque esperienza che uno faccia nella vita non sia mai buttata via... anche quelle negative servono a formarti, a farti capire come sono le persone e ti insegnano a vivere con gli altri. Dal punto di vista professionale sono state esperienze dove ho avuto modo di sperimentare lo studio di registrazione più di una volta, di suonare al Gods of Metal come supporto agli Iron Maiden (nel 2000 con i Khali, ndS.), di suonare all'estero (in Grecia nel 1999 con i Time Machine come supporto agli Angra, ndS.)... ho un ottimo ricordo di tutte queste esperienze.
In una nemmeno tanto vecchia intervista, era il 2004, Lorenzo Dehò ha definito i cantanti che si sono succeduti nei Time Machine quali "mediocri mercenari". Vuoi commentare questa affermazione?
Finchè Lorenzo continuerà a definire così le persone con cui lavora, suona, va all'estero in tour, cena, fa notte fonda in studio, scherza, dorme in albergo, insomma le persone con cui condivide parte della sua vita, non potrà certo pretendere rapporti umanamente più profondi e duraturi. Sinceramente non è la prima volta che lo sento dire cose simili e non mi stupisco più di tanto.
Ultima domanda: ma sei davvero uno dei migliori cantanti italiani?
Sì (ride)... No dai, non credo assolutamente... Ma chi lo dice? Sei tu che hai messo in giro questa voce? (ride) Comunque no, credo che ce ne siano di molto più bravi, magari lo fanno anche di lavoro, vedi Fabio Lione, Tiranti, Morby che hanno uno spessore maggiore...
... Insomma: sei una leggenda metropolitana?! eheh
Esattamente (ride)
L'intervista finisce qui, con questo enigma da sciogliere: la bravura di Folco Orlandini è solo una le leggenda metropolitana? Allora ascoltate “Stainless” e andate a qualche concerto dei Mesmerize per conoscerne la risposta.