E’ sempre un grande piacere intervistare un gruppo come i Gotthard, ottimi rockers svizzeri che con la loro energia positiva sono riusciti a raggiungere traguardi prestigiosi e una meritata fama. Insieme ad altri colleghi, abbiamo incontrato Leo Leoni e Marc Lynn, rispettivamente chitarrista e bassista, immediatamente prima della loro straordinaria esibizione al T.I.F. (di cui trovate la recensione qui). Più che una canonica intervista, la si può definire come una chiacchierata fra amici, in cui si parla di musica, ma non solo, in un’atmosfera distesa ed allegra.
Cosa pensate della scena metal in Europa e in particolare in Svizzera?
(Leoni): “Guarda, penso che la scena metal sia un po’ difficile da descrivere, noi conosciamo piuttosto la scena rock, visto che non siamo metallari! Di rock e metal, comunque, ce n’è un po’ dappertutto, ma purtroppo in tante situazioni il messaggio è diventato contorto: dal rock n’ roll siamo passati all’hard rock, che in effetti ancora trasmetteva una certa ‘felicità’, ma nel metal c’è stata purtroppo la tendenza a distorcere le cose e a far diventare un po’ tutto ‘diabolico’, perdendo il divertimento e mettendo le tenebre là dove non sarebbero dovute esistere. Comunque ci sono tante bands e di spazio per il rock e il metal ce n’è tantissimo…”
(Lynn): “Purtroppo però ci sono ancora poche radio disposte a trasmettere un certo genere, questo è un problema, anche perché c’è molta gente a cui questa musica piace.”
(Leoni): “In ogni caso, la musica dal vivo non la fermerà mai nessuno. Noi abbiamo lottato tanti anni per venire a suonare in Italia e finalmente ci siamo riusciti. Fino a poco tempo fa, il problema principale era la scarsa promozione che le case discografiche davano ai nostri dischi in Italia: questo faceva sì che i promoter non se la sentissero di rischiare di organizzare dei concerti ad un gruppo di cui era difficile reperire i cd. Fortunatamente, oggi le cose sembrano andare meglio.”
Secondo voi quanto sono importanti i concerti dal vivo per farvi conoscere e diffondere la vostra musica?
(Leoni): “Sono sicuramente importantissimi, anche perché quando abbiamo iniziato c’erano ancora i dischi, mentre oggi la tecnologia ci ha portati ad internet ed al fatto che gli album vengono spesso scaricati, penso soprattutto perché non ci sono soldi sul mercato e la gente preferisce investirli in priorità. Di conseguenza, la musica dal vivo è fondamentale, perché ogni concerto è unico e non puoi certo farne un download!”
(Lynn): “Certo, ma non c’è solo questo, c’è anche l’aspetto promozionale legato ai concerti dal vivo: al giorno d’oggi, chiunque può fare un buon disco, basta un po’ di tempo a disposizione, un computer e qualche ritocco qua e là. Però, presentarsi dal vivo come un buon gruppo, un vero team, unito e in grado di far centro, non è altrettanto facile, specialmente se si tratta di un gruppo capace di stare insieme per tanto tempo. Noi forse siamo uno degli ultimi, ma in fondo esistiamo da quindici anni. Quando abbiamo iniziato col nostro primo album, tutti ci dicevano che stavamo proponendo il genere sbagliato, perché stava per uscire il grunge, ma noi abbiamo sempre seguito la nostra strada, facendo la musica che sappiamo fare meglio e che ci giunge dal cuore. Anche quando abbiamo sterzato un po’ verso la direzione pop, lo abbiamo fatto perché per noi in quel momento era la cosa giusta da fare, non certo per seguire una moda. Noi siamo i Gotthard e facciamo la musica che preferiamo, quella che vive dentro di noi.”
Voi vi sentite più musicisti, poeti o politici?
(Leoni): “Allora, i musicisti nascono in conservatorio, i poeti scrivendo poesie… e non siamo politici perché non siamo in parlamento! Facciamo solo rock n’ roll, nient’altro. Noi vogliamo dare alla gente un solo messaggio, che è quello di divertirsi e di dimenticare un attimo quello che sta succedendo nel mondo, non del tutto, ovviamente. Voglio dire, c’è fin troppa violenza in giro, in televisione, dappertutto. Il rock n’ roll, tanti anni fa, è nato per divertirsi e lasciare un attimo fuori i pensieri, e noi portiamo avanti questo discorso. Quello che conta è l’energia che la musica riesce a trasmettere. In un certo senso, Steve [Lee, il cantante, Nda] è un poeta quando scrive i suoi testi: parla d’amore, dei problemi che ci sono nel mondo, ma senza calcare la mano, perché, ripeto, non siamo politici, ma nel nostro piccolo vogliamo portare un messaggio positivo, magari aiutare un po’ chi ci ascolta. Comunque, riguardo ai politici, sappiamo bene che ne fanno di tutti i colori, promettono mari e monti e poi, quando arrivano in cima, chi si è visto si è visto!”
Qual è stato il peggiore momento della vostra carriera?
(Leoni): “Penso che sia stato quando Marc ha avuto un incidente in moto, non troppo tempo fa: quando ce l’hanno comunicato, credo che tutta la band abbia temuto il peggio. Sicuramente, per quanto riguarda gli ultimi anni, questo è stato il momento peggiore.”
(Lynn): “Ma dai, non esagerare, per me non era così grave!”
(Leoni): “Comunque si è ripreso bene, di conseguenza possiamo dire che finché c’è vita c’è speranza!”
(Lynn): “Negli ultimi quindici anni, in ogni caso penso che non ci siano stati altri momenti veramente brutti, di quelli, cioè, in cui ti ritrovi a non sapere come andare avanti. Per fortuna non ci è mai successo, siamo sempre stati pieni di idee e abbiamo la fortuna di stare in un gruppo capace di scrivere belle canzoni, che soprattutto piacciono alla gente: questa è certamente un’ottima ragione per andare avanti, l’importante è riuscire ad esprimere le proprie emozioni attraverso la musica.”
(Leoni): “Certo, bisogna sempre crederci. Per esempio, ho visto un frate nel bel mezzo del festival che cantava i suoi testi su basi metal: è una cosa bellissima, significa che non tutti vedono solo messaggi negativi nel rock e nel metal. Certo, finché si continuerà a fare metal parlando di sgozzare della gente, molto probabilmente rimarranno in tanti ad essere contrari, quindi, forse, bisognerebbe riorganizzare il tutto e colorarlo in un’altra maniera…”
Infatti ti avremmo chiesto cosa ne pensi di generi come il black metal, cioè la frangia più estrema del metal…
(Leoni): “E’ un po’ come chiedermi cosa ne penso del ku-klux-klan, cosa pensate che vi risponderei?!”
Tornando a voi, i vostri sono brani sempre molto istintivi ed energici; quando lavoro c’è, di solito, dietro ad un pezzo dei Gotthard?
(Leoni): “Tre minuti per registrarlo e altrettanti per mixarlo e stamparlo!”
(Lynn): “E magari ci sono voluti sempre tre minuti per scriverlo, ma se prima non hai l’idea giusta, potrebbero passare anche dei mesi prima di dare forma ad una canzone. Quando si ha l’idea di base, ci si concentra sulle rifiniture e sui miglioramenti, ma finché non si ha quella, è dura iniziare.”
(Leoni): “Ci sono dei pezzi che richiedono mesi o anche anni, per essere completati, oppure ancora può capitare che vengano scritti, messi da parte e riscoperti dopo anni. Questo perché, certe volte, abbiamo la sensazione che un certo brano non sia adatto a quel particolare momento, al contrario di quello che può accadere dopo un po’ di tempo.”
(Lynn): “Un buon esempio per noi è ‘One Life, One Soul’, fra l’altro una delle nostre canzoni più apprezzate, che era stata composta in origine per il nostro secondo album, ‘Dial Hard’. L’avevamo anche registrata, ma ci sembrava che mancasse qualcosa, era una bella canzone ma non ci soddisfaceva completamente. L’abbiamo quindi lasciata da parte e ripresa per ‘G.’: a quel punto ha funzionato, l’abbiamo ri-registrata da capo ed è diventato un pezzo magico!”
Voi spesso proponete delle cover, non solo dal vivo ma anche su disco: si tratta di un giusto tributo agli artisti che vi hanno influenzato, oppure, come potrebbe dire qualche maligno, semplicemente di mancanza di idee?
(Leoni): “Sicuramente non mancanza di idee, anche perché ogni cover che abbiamo proposto è stata interpretata alla nostra maniera, non ci siamo limitati a riprendere il brano originale e riprodurlo così com’era. Prendiamo ad esempio ‘Hush’ , inclusa nel primo album: quando abbiamo suonato con i Deep Purple, loro l’hanno tolta dalla scaletta per farla suonare a noi, e una volta è venuto da noi Ian Gillan e ci ha perfino detto che la suonavamo meglio noi! E dire che la stessa ‘Hush’ non era in origine una canzone dei Deep Purple, ma quando l’hanno pubblicata, tutti hanno pensato che fosse un pezzo loro, così come è successo agli Whitesnake con ‘Ain’t No Love In The Heart Of The City’. Alla fine, quello che noi facciamo non è nient’altro che un tributo alle band con cui siamo cresciuti, abbiamo pensato di dare un tocco nuovo a canzoni che noi abbiamo conosciuto da ragazzi e che ci hanno fatto sognare e attaccare i poster nelle nostre camere. Per metterla in maniera un po’ poetica, diciamo che abbiamo voluto far continuare una tradizione.”
(Lynn): “Soprattutto, lo abbiamo fatto per piacere. Negli ultimi dischi non abbiamo più incluso cover, anche perché ad un certo punto ci siamo guardati indietro e ci siamo chiesti, non solo quante ne avevamo già fatte, ma anche quante di queste erano veramente speciali. Ne abbiamo individuate due / tre, che continuiamo a proporre dal vivo, soprattutto quella ‘Hush’ di cui parlavamo prima e che ormai sentiamo come completamente nostra: questa è una canzone che sarà sempre inclusa nella nostra set list, perché è un bel pezzo, allegro e positivo. Abbiamo tenuto solo quelle cover che veramente sentivamo come nostre, e conseguentemente abbiamo deciso di non pubblicarne più, a meno che non salti fuori un’idea davvero speciale, che risulti diversa dall’originale e con l’impronta dei Gotthard.”
Che musica preferite ascoltare nel vostro tempo libero?
(Lynn): “Io sono fortunato, perché non ho mai abbastanza tempo per girare nei negozi di dischi, ma ho un amico che è sempre molto informato sulle ultime uscite e compra praticamente tutto, quindi ogni tanto vado da lui e ho la possibilità di ascoltare i dischi più interessanti dell’ultimo periodo. Quando scopro qualcosa che mi interessa, vado poi a prenderlo anch’io, ma non mi limito a questo, ascolto spesso anche la radio, perché sinceramente a me non interessa lo stile musicale di una canzone, quando un pezzo è bello, è bello e basta. Puoi presentarlo in maniera più morbida o più energica, ma rimane sempre un bel pezzo. Per questo, io non seguo una direzione musicale ben definita, dipende dal feeling che una canzone riesce a trasmettermi.”
(Leoni): “Beh, io ascolto ancora gli uccellini e i grilli, è una cosa stupenda! Voi vi siete mai fermati ad ascoltare la natura? E’ bellissimo!”
Un’ultima domanda: cosa avete intenzione di fare, da grandi?
(Lynn): “Io penso che andremo avanti così. Nel nostro paese ormai siamo delle star, vendiamo sempre tantissimi dischi, ma il nostro piacere è sempre quello di fare musica, essere fra amici, magari organizzare qualche grigliata, ma sempre con l’aggiunta della musica, che la rende speciale. Sì, io penso che andremo avanti, almeno fino a quando non dovranno spingerci sul palco a forza!”
(Leoni): “Io ormai la mia statura massima l’ho raggiunta, sono alto un metro e settanta e d’ora in poi credo che non potrò che diventare sempre più piccolo! Partendo dal presupposto che Angus Young è altro un metro e cinquantadue, ho ancora un bel po’ di strada da fare!”
(Lynn): “Vedete, alle volte si è più star quando si rimane normali, che non facendo gli stronzi…”
(Leoni): “Cercheremo di portare un po’ di allegria e un po’ movimento in questo mondo un po’ tetro. Tornando al discorso che facevamo prima sul metal estremo, c’è stata secondo me la distorsione del ‘diavolo’: il diavolo, come dice la Bibbia è la tentazione, ma la tentazione non è andare a sgozzare una persona, la tentazione è il sesso, i soldi, le belle macchine…”
(Lynn): “Dai, facciamo così: tu prendi le macchine, io prendo il sesso!!!”
[dopo questa battuta, ci congediamo da Leo e Marc fra le risate generali, ringraziandoli per la compagnia e per la loro musica]
(Leoni): “Grazie a voi! Divertitevi ai nostri concerti!”