Gli Evergrey sono un quintetto svedese molto promettente e giunto ormai al quarto album in studio, intitolato “Recreation Day”. Lo stile che ci propongono, di non facile definizione, è una sorta di dark progressive metal dalle tinte fosche, aggressivo ma anche molto melodico e d’atmosfera, merito soprattutto del talento del cantante/chitarrista Thomas S. Englund che ha saputo forgiare un sound per certi versi unico. Per parlare di “Recreation Day” abbiamo affrontato una serie di disguidi organizzativi, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere telefonicamente il disponibilissimo bassista Michael Hakansson, che ci ha fornito tutti i dettagli sulla nuova fatica della sua band.
La vostra band viene spesso etichettata come “progressive metal”, vi siete mai pienamente riconosciuti in questa definizione?
“Succede abbastanza spesso di sentirci definire un gruppo di progressive/power da parte della stampa e perfino dalla nostra casa discografica. Noi però non abbiamo mai pensato di essere una progressive band, e il fatto che ogni tanto inseriamo qualche elemento tipico di quello stile nella nostra musica, non ci rende di sicuro un gruppo definibile in tutto e per tutto come prog. Io personalmente penso che si possa parlare di noi come di una melodic metal band, o anche solo metal se preferisci, ma non vedo nessun motivo per cercare definizioni più complesse di queste.”
Una delle vostre caratteristiche è senza dubbio la voce di Tom, che si dice si sia trovato quasi senza volerlo nelle vesti di cantante…
”Sì, è vero, all’epoca delle registrazioni del primo album io non facevo ancora parte del gruppo, ma so che i ragazzi sono stati abbandonati dal loro cantante giusto un mese o due prima di entrare in studio. Dopo un momento di panico, comprensibile perché trovare un cantante valido in così poco tempo non è certo impresa facile, Tom ha deciso di assumersi la responsabilità di interpretare lui stesso le canzoni, con risultati a mio avviso molto positivi. Se pensiamo che egli non aveva mai cantato prima di allora, la cosa può sembrare ancora più sorprendente, ma io credo semplicemente che avesse un talento naturale che aspettava solo di essere scoperto. Da sempre la sua voce è un segno distintivo della nostra musica e anzi, ritengo che ne sia uno degli elementi più importanti.”
Il nuovo album, “Recreation Day”, non è un concept come il precedente ma sembra comunque trattare temi ben definiti nei propri testi. Ce ne puoi parlare?
”Sì, in effetti ‘Recreation Day’ non è un concept nel senso stretto del termine, come poteva essere il nostro precedente lavoro ‘In Search Of Truth’, ma ha un tema ricorrente in tutte le canzoni: nei testi parliamo infatti della morte, più in particolare di quando perdiamo qualcuno, o qualcosa, che ci è caro e di come affrontiamo il dolore che queste perdite ci provocano. Spesso, quando subiamo un lutto, ci troviamo a dover ricostruire la nostra vita senza più quella presenza che ci stava a cuore: questo è il senso del titolo, che significa letteralmente ‘giorno di ricreazione’, inteso come l’inizio di quel periodo di ricostruzione che segue una perdita importante.”
Nel disco è anche presente una cover di “I’m Sorry”, un successo pop svedese che avete interpretato facendolo quasi sembrare un pezzo vostro. Come è nata l’idea di riprendere questa canzone?
“Da molto tempo stavamo considerando l’ipotesi di fare una cover, ma fin dall’inizio avevamo deciso di non interpretare canzoni metal, perché in fondo lo hanno già fatto tutti e comunque è sempre molto difficile riuscire a produrre un brano all’altezza dell’originale. Per questo motivo ci siamo orientati su altri generi e un giorno Tom ha avuto l’idea di suonare ‘I’m Sorry’, originariamente di un’artista svedese che si chiama Dilba e che qualche anno fa ha avuto un enorme successo nel nostro paese, rimanendo però sconosciuta nel resto del mondo. Si tratta di una canzone fantastica, pervasa da un’atmosfera che ben si adatta allo stile degli Evergrey e che sentivamo di poter fare nostra. Il risultato ci soddisfa molto, anche perché se non avessimo detto che si tratta di una cover, in molti l’avrebbero scambiata per una nostra canzone e solo il pubblico svedese avrebbe potuto accorgersi della sua vera origine. Abbiamo anche deciso di pubblicare ‘I’m Sorry’ come singolo, ma solo in Svezia, in modo da fare un piccolo omaggio al nostro pubblico di casa e magari da assicurarci qualche passaggio in radio, cosa non impossibile visto che si tratta di un pezzo conosciutissimo da noi. Abbiamo pensato che, se fossimo riusciti a farci sentire in radio con una cover, forse un domani sarebbe stato possibile anche far passare qualche nostro brano; la cosa buffa è che, nel frattempo, le radio hanno iniziato a far sentire gli Evergrey, ma con pezzi nostri e non con ‘I’m Sorry’! Sarà interessante adesso vedere cosa succederà una volta che il singolo e i due video che abbiamo realizzato (uno per ‘I’m Sorry’ e uno per ‘Blinded’) avranno iniziato a circolare…”
“Recreation Day” è anche il vostro secondo album per la Inside Out, come vi trovate con loro?
”La Inside Out è un’ottima etichetta, finora ci hanno riservato un trattamento molto buono e hanno dimostrato di credere veramente in ciò che facciamo. Se le cose continuano così, non possiamo che esprimere un giudizio positivo sul loro operato e credo che la nostra collaborazione possa durare per molti anni a venire. Certo, se ci arrivasse una proposta da una major probabilmente non diremmo di no, ma c’è da dire che il nostro genere di musica non è molto considerato dalle grandi etichette e forse non sarebbe la scelta ideale per un gruppo come noi. Le grandi label considerano fondamentalmente quanto una band riesce a rendere in termini di vendite, mentre a noi piace avere la libertà di fare quello che vogliamo. La Inside Out ci garantisce tale libertà e per questo motivo siamo più che soddisfatti dell’attuale situazione.”
Per la prima volta vi siete avvalsi di un altro produttore (i primi tre album sono stati prodotti da Andy LaRoque), come mai questa scelta?
”In effetti avevamo lavorato con LaRoque per tre dischi consecutivi e volevamo fare un’esperienza diversa. In un primo momento avevamo scelto Neil Kernon, che però non ha potuto raggiungerci in Svezia per problemi burocratici; ci siamo quindi rivolti a Fredrik Nordstrom degli Studio Fredman, un produttore di cui abbiamo sempre apprezzato il lavoro e che è ben conosciuto in campo metal [Nordstrom ha prodotto, fra gli altri, gruppi come In Flames, Dark Tranquillity e At The Gates, Nda]. Avevamo molta fiducia nonostante sapessimo bene di non suonare affatto quel genere di metal che lui normalmente produce, ed infatti ora siamo estremamente soddisfatti del lavoro svolto in studio. Abbiamo lavorato tantissimo per ottenere esattamente il tipo di sound che avevamo in mente, tanto che Tom e Henrik [Danhage, chitarrista, Nda] hanno co-prodotto l’album insieme a Fredrik, proprio per lasciare alla fine una nostra precisa impronta.”
L’album si chiude con “Trilogy Of The Damned”, una bonus track un po’ particolare: di che si tratta?
“Si tratta di un medley acustico di tre fra le canzoni più lente degli album precedenti: ‘As Light Is Our Darkness’, ‘Words Mean Nothing’ e ‘The Shocking Truth’. Abbiamo deciso di raggrupparle in un brano unico perché durante l’ultimo tour volevamo proporle dal vivo ma ci siamo resi conto che tre lenti sarebbero stati un po’ troppi; così abbiamo optato per il medley, che ha avuto un successo inaspettato e che alla fine abbiamo voluto registrare e pubblicare come bonus track dell’edizione giapponese di ‘In Search Of Truth’. Poiché continuiamo tuttora a suonare questo brano nei nostri concerti, i fans hanno iniziato a chiederci sempre più spesso dove si potesse trovarne la versione in studio, cosa che ci ha spinto ad includerla anche sull’edizione limitata di ‘Recreation Day’.”
Ritieni che la musica degli Evergrey, per le sue peculiarità, sia più adatta ad essere ascoltata dal vivo o su disco?
”Dipende. Per me, la dimensione migliore rimane quella live, ma anche in questo caso ci sono dei pro e dei contro: per esempio, a volte ci capita di suonare in tarda mattinata nel bel mezzo di un festival, e non si tratta certo dell’atmosfera più adatta per esprimerci al meglio. Però, se abbiamo dei buoni suoni e ci troviamo in un contesto adatto, penso che sul palco la nostra musica riesca a rendere al massimo delle proprie possibilità. Quello che mi piace dei concerti è sicuramente l’interazione che c’è col pubblico, essa rappresenta per noi la parte fondamentale dei nostri show: se c’è una buona comunicazione con i fans, a quel punto non importa se ci troviamo a suonare in un piccolo club o su un grande palco. Altrimenti, per cogliere tutte le sfumature delle canzoni, un altro modo può essere ascoltare i nostri cd con delle cuffie.”
Che progetti avete per l’immediato futuro?
”In questi giorni stiamo cercando un’opportunità per fare da supporto ad una band più conosciuta di noi, perché vorremmo raggiungere un pubblico più vasto di quello a cui siamo solitamente abituati. Imbarcarci in un tour da headliner in questo momento sarebbe francamente inutile e non ci guadagneremmo nulla in termini di popolarità. Purtroppo, al momento non ci sono state offerte delle opportunità in questo senso, per cui penso che affronteremo un tour vero e proprio solo dopo l’estate. Nel frattempo, andremo a suonare per conto nostro in giro per l’Europa, parteciperemo a numerosi festival estivi e forse riusciremo anche a fare qualche data negli Stati Uniti.”
Voi siete già stati in Italia a suonare; come pensi che reagirà il pubblico italiano al nuovo album?
”Io credo che possa reagire piuttosto bene, anche perché quando siamo venuti da voi l’ultima volta, molti ragazzi ci avevano detto che ‘In Search Of Truth’ era bello ma gli mancava forse un po’ di energia. Questo si vedeva anche durante il concerto, ci siamo accorti che il pubblico si lasciava coinvolgere molto più dalle parti più aggressive delle canzoni. Nel realizzare ‘Recreation Day’ abbiamo lavorato anche su questo aspetto, poiché noi stessi ci eravamo resi conto che il disco precedente avrebbe potuto essere più incisivo in certi punti ed abbiamo voluto fare tesoro della nostra esperienza per produrre un album più potente. Noi pensiamo di essere riusciti nel nostro intento e per questo credo che gli italiani, ed in generale tutto il pubblico europeo, possano accogliere bene ‘Recreation Day’.”