Gluecifer – Raldo Useless (guitars)

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Gruppo:Gluecifer

Da quasi 10 anni oramai i norvegesi Gluecifer rappresentano un punto di riferimento della scena garage rock scandinava e non solo, in particolare dopo le ultime realizzazioni targate SPV che hanno garantito una maggior diffusione e popolarità alla band. Automatic Thrill è il nuovo capitolo per i King of Rock ‘n’ Roll e per l’occasione mi ritrovo a fare due chiacchiere con uno dei due chitarristi, Raldo Useless, anche se dopo una mezz’ora abbondante di attesa durante la quale cominciavo a perdere ogni speranza di portare a termine questa intervista…

Ciao Raldo, cominciamo parlando del nuovo album “Automatic Thrill”, sesto album per la vostra discografia; vedi qualche differenza rispetto al suo predecessore Basement Apers?
Ciao Marco, per prima cosa scusami per il ritardo, avrei dovuto chiamarti mezz’ora fa… spero nessun problema!

Nessun problema figurati!
Bene, meno male! Venendo al nuovo album posso dire che ci sono alcune differenze rispetto al suo predecessore: abbiamo cercato di prendere il meglio degli ultimi due lavori e combinarli per ottenere un album un po’ più duro e oscuro. Abbiamo voluto concentrarci maggiormente sul lavoro del nostro nuovo batterista Danny, il quale è davvero strabiliante e abbiamo voluto che questo si sentisse maggiormente nel nuovo lavoro. Ci siamo quindi concentrati molto sulle parti di batteria e penso si possa sentire questo lavoro a partire dalla prima omonima traccia, molto più pesante delle precedenti realizzazioni.

Parlando delle registrazioni di Automatic Thrill, quanto tempo avete trascorso in studio?
Sicuramente molto meno tempo rispetto all’ultimo album; abbiamo cominciato a scrivere i nuovi brani verso marzo scorso per terminare a giugno grosso modo. Una volta in studio abbiamo registrato tutte le parti fondamentali delle 11 tracce in poco meno di 10 giorni, dopo di che abbiamo aggiunto le parti vocali e tutto quello che mancava con tutta calma, prendendo una volta un week end, la volta dopo un paio di giorni, per arrivare a un totale di 3 settimane al massimo.

Chi si è occupato della stesura dei nuovi brani, sia per quel che riguarda la musica che i testi?
Per quel che riguarda la musica ci siamo trovati qui da me, principalmente io e Cpt. Poon (l’altro chitarrista, ndr) , ciascuno con le proprie idee e i propri riff mentre dei testi si è occupato interamente Biff (il cantante, ndr).

Parlando proprio dei test, di cosa parlate nelle nuove canzoni?
Alcune sono basate su esperienze personali ho avute da alcuni nostri amici, altre parlano di cose che si possono vedere nella vita di tutti i giorni, per strada, oppure coincidenze che spesso accadono e che abbiamo cercato di trasporre all’interno di canzoni. Altre ancora nascono da improvvisazioni fatte da Biff in studio: comincia a cantare una serie di parole o frasi che possano sposarsi bene con la musica, come è accaduto in una “Dr. Doktor”.

Pensi che nell’insieme ci possa essere un messaggio dietro l’intero album?
Non so se si possa parlare effettivamente di un messaggio che questo album possa trasmettere, di certo è un album nel quale abbiamo voluto marcare precisamente un inizio e una fine. Infatti “The Good Times Used To Kill Me” è stata scritta per essere proprio l’ultima dell’album; se effettivamente ci possa essere un messaggio dietro tutto ciò credo te lo possa dire solamente Biff.

Cosa avete fatto in questi 2 anni che hanno separato le vostre due ultime pubblicazioni?
Dopo l’uscita di Basement Apes abbiamo fatto parecchie date dopo di che abbiamo deciso di fare una pausa giusto per dedicarci alla normalità, starcene un po’ a casa e tutte queste cose che non puoi fare quando sei continuamente on the road. Dopo di che abbiamo cominciato a scrivere le nuove canzoni per questo album.

Quali differenze principali puoi vedere tra il vostro sound attuale e quello degli inizi di metà anni novanta?
All’inizio volevamo solo suonare il più veloce possibile senza concentrarci troppo sugli arrangiamenti e senza trascorrere neanche troppo tempo in studio, cercando di riprodurre in questa sede quello che di solito facevamo dal vivo. Al tempo era anche il solo Cpt. Poon a scrivere i pezzi, mentre negli ultimi due album c’è stata una maggior collaborazione tra tutti i membri della band. Attualmente siamo molto più personali nel modo di scrivere le nostre canzoni e a partire dall’ultimo album abbiamo collaborato con un nuovo produttore il quale ha fatto davvero un gran lavoro dicendoci cosa secondo lui poteva funzionare davvero e cosa invece era meglio lasciare da parte. È stato molto prolifico per la riuscita del disco lo scambio di idee e opinioni che abbiamo avuto, nonché una sfida per noi cercare di tirare fuori quello che effettivamente lui aveva in mente, arrivando a dei risultati che probabilmente neanche noi ci saremmo mai aspettati.

I Gluecifer vengono spesso considerati una delle migliori rappresentazioni della scena rock/garage dell’area scandinava, al pari di formazioni tipo The Hellacopters o Turbonegro; cosa ne pensi in generale e in particolare una tua opinione su queste due band…
Penso che la scena rock scandinava attualmente goda di uno stato di buona salute, decisamente migliore di quanto non lo fosse qualche anno fa quando abbiamo cominciato a muovere i primi passi. Gli Hellacopters sono nostri grandi amici coi quali abbiamo anche fatto un paio di tour e credo siano una band fantastica, così come i Turbonegro, i quali hanno uno standard molto più internazionale che li identifica e caratterizza, poi dal vivo sono una band eccezionale!

Parlando proprio di concerti, a febbraio sarete in tour in Europa con Monster Magnet e The Quill; cosa ti aspetti da questo tour e un commento anche su queste altre due grandi band?
Ho grandi aspettative verso questo prossimo tour; il 6 dicembre scorso siamo stati a Londra e abbiamo avuto l’opportunità di vedere uno show dei Monster Magnet all’Astoria. Ci siamo conosciuti e abbiamo passato un paio di giorni assieme: sono persone davvero eccezionali e il loro concerto è stato straordinario. Credo sarà molto stimolante fare questo tour assieme.
Per quel che riguarda i The Quill ho avuto modo solo di ascoltare il loro ultimo album senza averli mai visti dal vivo e dopo l’ascolto non vedo l’ora di gustarmeli anche dal vivo anche perché ho sentito dire che non sono niente male!

Farete anche delle date italiane, 3 per la precisione, cosa ti aspetti dal nostro pubblico?
Non vedo l’ora di tornare in Italia! Tutte le volte cha abbiamo suonato lì è stato un successo dopo l’altro, ogni volta meglio della precedente! L’ultima volta abbiamo fatto un paio di date con gli STP e poi a Milano con i The Crooks ed è stata una serata davvero grandiosa!

Ti ricordi qualcosa di particolare, divertente o curioso, di questi concerti italiani?
L’episodio più divertente che mi ricordo fa parte del nostro primo tour da headliner in Italia, occasione nella quale tutta la nostra strumentazione venne smarrita! Ci è toccato quindi usare tutta roba noleggiata… E poi un’altra volta, che dovevamo suonare nei pressi di Firenze, la gente pensava che dovessimo suonare un mese dopo rispetto alla data in cui ci siamo presentati! Noi siamo arrivati il 23 settembre mentre tutti credevano che il concerto fosse ad ottobre, una cosa parecchio divertente direi!

C’è qualche band in particolare con la quale ti piacerebbe suonare in futuro?
Mi piacerebbe suonare di nuovo con gli Hellacopters, è sempre molto divertente andare in tour con loro! Mi piacerebbe poi suonare con i Queens Of The Stone Age e poi, pensando al passato, con gli Yardbirds, se si potesse tornare indietro nel tempo!

Qual è la cosa che ti piace di più dell’essere musicista?
Direi le serate in cui riesci a dare il meglio sul palco e a dare vita a un grande concerto; quando riusciamo a raggiungere la giusta armonia e sintonia tra di noi fino a diventare una cosa unica e dare così vita a un bello spettacolo. È decisamente la cosa migliore e il momento in cui ti senti veramente appagato.
Ah, e comprare nuove chitarre!

È questo l’unico tuo lavoro nella tua vita? Possiamo dire che ci campi con la tua musica?
Adesso sì, possiamo dire che le cose stanno così. Precedentemente ho lavorato in diversi negozi di dischi, quindi possiamo dire che nella mia vita ho sempre fatto qualcosa che avesse a che fare con la musica.

Altra domanda personale, cosa ti piace fare nel tempo libero, quali sono i tuoi hobbies?
Ho molte chitarre e amplificatori vintage, quindi passo molto tempo suonando e coltivando questa passione anche al di fuori della band; assieme a mia moglie poi ho 4 auto, tra cui una FIAT 124 sport coupè e 2 moto, quindi mi piace anche dedicarmi ai motori.

La tua band e il tuo disco preferito di tutti i tempi?
Album: The Man Who Sold The World di David Bowie; come band invece direi ancora gli Yardbirds con Jeff Beck.

Ok, è tutto, un saluto ai vostri fan italiani?
Bhè, cosa posso dire? Godetevi il vostro bellissimo paese e mangiate un sacco di ricotta e parmigiano! (avrà la fissa dei formaggi italiani se non ha trovato niente di meglio da aggiungere… ndr). Grazie Marco, bye!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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