Iced Earth (Tim Owens e Jon Schaffer)

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Gruppo:Iced Earth

Gli Iced Earth, band americana molto amata dal pubblico metal, hanno da poco compiuto una svolta che potrebbe rivelarsi fondamentale, non tanto in termini stilistici, quanto in termini di line-up: dopo l’abbandono del cantante Matt Barlow, il posto di vocalist è stato preso niente meno che da Tim “Ripper” Owens, eccellente ex frontman dei Judas Priest (i quali si sono da poco riuniti col loro cantante originale, il leggendario Rob Halford).
Con Tim in formazione, Jon Schaffer e soci hanno potuto dare nuova linfa al loro ultimo album, “The Glorious Burden”, da poco uscito in tutto il mondo su etichetta SPV.
Sono proprio Tim e Jon a parlarci della loro ultima fatica ed a fare previsioni sul futuro, sia su argomenti musicali che su temi di più ampio respiro…

Parliamo ovviamente dell’ultimo album “The Glorious Burden”, su cui Tim ha esordito: in che misura il lavoro svolto con lui è stato diverso rispetto al passato, e qual è stato il suo contributo in fase compositiva?
Jon Schaffer: “’The Glorious Burden’ è senza dubbio un classico album degli Iced Earth: non ci sono state differenze sostanziali nel mio approccio alla composizione dei pezzi, rispetto al passato. Piuttosto, le differenze si trovano a livello di testi, poiché il tema principale del disco è la storia americana ed europea. La storia rappresenta da molto tempo una mia personale passione, ma finora non avevo quasi mai avuto l’opportunità di tradurla in musica, eccetto qualche caso come ‘1776’ su ‘Something Wicked This Way Comes’, oppure ‘Ghost Of Freedom’ su ‘Horrorshow’. La mia intenzione era quella di creare un album che surclassasse ‘Horrorshow’, che considero tuttora un buon lavoro, ma di certo non il nostro migliore. Quando lo abbiamo realizzato, infatti, stavo passando un periodo non troppo positivo e questo ha sicuramente influito sul risultato finale. Per quanto riguarda il nuovo album, bisogna dire che lo avevamo registrato interamente con Matt, ed eravamo già in fase di missaggio quando ho deciso che non avrei potuto pubblicare un prodotto di quel genere: ormai era ovvio che Matt non aveva più interesse per la band, e si intuiva chiaramente dalla sua prestazione vocale. So che molti ci hanno criticato per questa decisione, ma ho avuto la netta sensazione che, se avessimo pubblicato il disco così com’era, sarebbe stata la fine della nostra carriera. Così, ho sospeso la produzione ed ho chiamato Tim, col quale, fra l’altro, avevamo già in mente di realizzare qualcosa insieme, anche se fosse rimasto nei Judas Priest. Gli ho proposto di ricantare tutte le nuove canzoni e lui, nonostante fosse ancora ufficialmente impegnato nei Priest, ha accettato. Ironicamente, due soli giorni dopo aver completato le parti vocali, i Judas Priest hanno annunciato la loro reunion con Rob Halford; a quel punto, ho chiesto a Tim di unirsi in pianta stabile agli Iced Earth. Riguardo al suo contributo in fase di composizione, chiaramente è stato molto limitato, ma ci sono comunque tre brani di cui Tim ha riscritto interamente i testi e le melodie vocali. Io penso che abbia svolto un ottimo lavoro, basti pensare che ha registrato tutto in soli cinque giorni, mettendoci un grande impegno e molta passione.”
Ripper: “Per me questa è stata fin dall’inizio una bella esperienza, senz’altro diversa da quella che ho avuto nei Judas Priest ma altrettanto stimolante. Aver contribuito alla stesura di tre brani, riscrivendone i testi e modificando le melodie, mi ha inoltre dato la possibilità di rendermi conto di quanto, per me e Jon, sia facile e divertente lavorare insieme. In quei cinque giorni non ho solamente registrato un album, ma mi sono anche molto divertito con Jon, ci siamo trovati bene ed abbiamo riso tantissimo insieme. Non sto dicendo di non essere stato bene nei Priest, quelli trascorsi con loro sono stati anni memorabili, ma registrando questo disco con gli Iced Earth mi sono trovato veramente a mio agio; penso che abbia molta melodia ed esprima una grande passione nelle parti vocali.”

Jon, ricollegandoci agli argomenti trattati sull’album, cosa pensi del periodo che stiamo vivendo nel mondo, e qual è la tua opinione sulle guerre causate dalla religione?
JS: “Penso che stiamo vivendo un periodo molto pericoloso, questo è certo. Ci stiamo secondo me avvicinando ad una sorta di III° guerra mondiale, ma si tratta di un genere di guerra diverso da quelle combattute agli inizi del secolo scorso. Sono comunque convinto che, un giorno, sarà la libertà a prevalere. Tornando al discorso dell’album, ci tengo a dire che questo non è un disco ‘politico’, ma ‘storico’: ovviamente la storia viene spesso decisa dai politici e dalle guerre che essi stessi scatenano coi loro comportamenti. Mi auguro che questo album possa spingere qualcuno ad interessarsi alla storia americana: magari dei ragazzi giovani, che ancora non conosco bene certi argomenti, ascoltando il nostro disco potrebbero essere invogliati ad avvicinarsi allo studio della storia del nostro paese. Penso che per ognuno di noi sia molto importante conoscere la storia, tutti dovremmo essere al corrente delle nostre origini e della nostra cultura: conoscere gli avvenimenti storici e gli errori che ne hanno provocati alcuni, può aiutarci a non commettere di nuovo gli stessi errori in futuro. Le guerre in nome della religione sono una cosa terribile, ma sinceramente non so cosa potremmo fare per debellarle, anche perché purtroppo esistono da molti secoli e finché sarà l’uomo a detenere il potere, non avremo scampo. Siamo ben lontani dall’ essere perfetti, e non conta niente appartenere ad una determinata religione, paese o etnia, perché alla fine siamo tutti esseri umani e tutti inclini a commettere gli stessi errori. Non vedo soluzioni, purtroppo, almeno finché non scenderanno gli alieni sulla Terra a trarci in salvo!”

Tim, come ti sei trovato a dover interpretare delle canzoni originariamente scritte per la voce di Matt?
R: “Sinceramente non credo siano state composte specificamente per una voce o per un’altra, in fondo sono tutte canzoni scritte da Jon alla sua maniera. Io sono un cantante metal e credo di sapere come certi brani debbano essere interpretati. Su questo disco ci sono canzoni abbastanza diverse fra di loro, il che è un bene perché mi consente di non cantare sempre e solo in un modo, ma di variare a seconda del pezzo. Mi sono trovato bene a cantare sui nuovi brani, penso di essere riuscito ad imprimere su ognuno di essi il mio marchio: in molti casi si trattava naturalmente delle stesse melodie cantate da Matt, ma ho sempre e comunque cercato di interpretarle tutte alla mia maniera.”
JS: “Io non scrivo canzoni per una voce in particolare. Le cose per me non funzionano così, non mi sono mai fermato a pensare cose del tipo “il mio cantante è in grado di fare solo certe cose e quindi devo limitarmi nella composizione dei brani”... No, un cantante che vuole far parte della nostra band deve avere le capacità di interpretare le canzoni così come le ho concepite, altrimenti non è un cantante adatto agli Iced Earth. Tim può fare ciò che vuole con la sua voce, e questo già lo sapevo, visti i suoi precedenti. Matt stesso è un vocalist molto versatile, che ha saputo migliorare notevolmente col passare degli anni, ma credo che ormai non consideri più la musica come parte della sua vita.”

Tim, sappiamo che già prima di unirti agli Iced Earth stavi lavorando ad un progetto solista: ce ne puoi parlare?
R: “Sì, non ho abbandonato quell'idea, ci sto lavorando tuttora e al momento ho quattro o cinque pezzi pronti per realizzare un demo da proporre alle case discografiche. Questo non significa che voglia interferire con l'attività degli Iced Earth: quando avremo concluso il nostro tour, Jon si dedicherà al progetto Demons And Wizards ed io al mio. Dopo di che, torneremo ad occuparci degli Iced Earth, che rimangono in ogni caso la mia priorità. Ciò che voglio fare col mio progetto solista è semplicemente divertirmi un po' facendo la mia musica preferita, il metal, ma senza le pressioni che si possono avere quando si fa parte di un gruppo di un certo calibro. Quando mi sono separato dai Priest, avevo due alternative: andare avanti per la mia strada oppure unirmi agli Iced Earth. Ho scelto di accettare la proposta di Jon perché ne ero veramente convinto ed ho tutte le intenzioni di continuare con questa band, ma ho comunque voglia di provare a realizzare qualcosa di mio.”

Come si è svolto il processo di composizione?
JS: “E' stato piuttosto lungo, d'altra parte nell'ultimo anno e mezzo ho scritto una grande quantità di pezzi, una decina dei quali per i Demons And Wizards ed altri ancora per l'eventuale collaborazione fra me e Tim, prima che decidessimo di unire le nostre forze negli Iced Earth. Come ho detto prima, la mia intenzione era quella di surclassare 'Horrorshow' e perciò ho prestato particolare attenzione ad ogni singolo dettaglio. 'Gettysburg' è di gran lungo il brano più impegnativo che abbia mai scritto, senza dubbio: per produrla abbiamo utilizzato un’orchestra di 55 elementi, senza contare una moltitudine di effetti e di cambi d’atmosfera, tutti elementi che contribuiscono a farne il brano più maturo e completo della nostra carriera. Nel comporlo, ho sentito di avere una grande responsabilità, perché si parla di un evento molto importante nella storia degli Stati Uniti e quel luogo è considerato sacro. Perciò, se avessimo voluto scrivere una canzone per celebrare quell’avvenimento, avremmo dovuto creare qualcosa di unico, seguendo anche e soprattutto le emozioni che erano dentro di noi. Credo che sia importante parlare di argomenti di cui siamo veramente interessati, per poterli raccontare nella maniera migliore. C’è anche da dire che questa volta volevo evitare di riproporre per l’ennesima volta gli stessi generi che avevamo già affrontato su tutti i nostri album precedenti, come horror, un certo tipo di fantasy e temi religiosi.”

Pur mantenendo intatto il vostro marchio di fabbrica, nelle nuove canzoni sembra esserci una componente melodica più accentuata rispetto ai vecchi dischi: si è trattato di un’evoluzione spontanea o siete stati in qualche modo influenzati da qualche altro gruppo?
JS: “Direi che si è trattato di un processo naturale, anche perché credo di aver smesso di subire l’influenza degli altri gruppi fin da quando avevo quattordici anni. L’evoluzione artistica di un musicista arriva soprattutto dalla propria vita, non dal lavoro di altri artisti, la gente dovrebbe iniziare a capirlo una volta per tutte. Se tutti coloro che fanno musica se ne rendessero conto, penso che avremmo molti più artisti originali di quanti ne abbiamo oggi, poiché imparerebbero a scrivere secondo il proprio istinto e non solo secondo quanto già prodotto da altri. L’importante è vivere la propria vita e trarre ispirazione dalle proprie esperienze per poterle tradurre in musica, senza preoccuparsi di ciò che fanno gli altri gruppi, o di qual è il ‘trend’ predominante in un dato momento. Crescere come persone ci aiuta a crescere anche come musicisti.”

Tim, cos’hai pensato il giorno in cui i Judas Priest hanno annunciato la loro reunion con Rob Halford?
R: “Devo ammettere che, in fondo, quello è stato un giorno positivo! Mi spiego: ormai stavo pensando di lasciare la band da circa sei mesi, perché fondamentalmente volevo provare a fare qualcosa di diverso, ma avevo un contratto con loro che mi vincolava e quindi non molte possibilità. Ad un certo punto mi ero convinto io stesso che la cosa migliore, per loro, fosse quella di riunirsi con Rob. Sono ancora in buoni rapporti con i membri dei Judas Priest, ma sinceramente, il giorno in cui hanno annunciato il ritorno di Rob, io ho sentito come se un peso mi fosse stato tolto dalle spalle. Vorrei che la gente capisse che la nostra è stata una separazione consensuale, senza rancori da parte di nessuno, e da parte mia credo sia stata la cosa più giusta da fare. La mia famiglia e i miei amici, una volta appresa la notizia, sono stati tutti contenti per me, perché conoscevano la situazione e capivano le mie esigenze. Non fraintendetemi, gli anni passati coi Priest sono stati fra i più belli della mia vita, è stato fantastico avere la possibilità di essere il loro cantante, ma in tutta sincerità ero arrivato ad un punto in cui sentivo il bisogno di fare qualcos’altro.”

Com’è, attualmente, la situazione per i gruppi metal negli Stati Uniti?
JS: “Credo stia migliorando di anno in anno, secondo me entro un paio d’anni cambieranno molte cose nel nostro paese: cambieranno perché saremo noi musicisti a farle cambiare. Noi stessi, per esempio, nel giro di sei anni siamo passati dal vendere 8000 copie a venderne 100000, e questo è successo solo grazie all’impegno che ci abbiamo messo: andavamo in tour da soli, senza alcuna road crew, portando personalmente i nostri amplificatori e ricevendo compensi ridicoli, ma avendo la possibilità di diffondere la nostra musica e di farci conoscere. Recentemente i Blind Guardian sono stati in tour da noi ed hanno avuto un buon successo, cosa che solo pochi anni fa non sarebbe mai accaduta. In tutta sincerità, il futuro per la nostra musica sembra promettente negli States.”
R: “Confermo, penso anch’io che le cose stiano andando meglio al giorno d’oggi, ed è vero che con una certa costanza si può arrivare ad un risultato notevole. Il punto è che non bisogna mai mollare, bisogna sempre darsi da fare e mai perdersi d’animo: è come quando vai a lavorare, nessuno si sognerà mai di farti avanzare di livello se passi le giornate a non fare niente! In campo musicale vale lo stesso discorso, se una band vuole raggiungere certi risultati, deve rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per farsi conoscere.”
JS: “Per fare un esempio, noi per il nuovo album abbiamo realizzato un video, una cosa che mai prima d’ora avevamo avuto la possibilità di fare. Non sarà certo un video che sarà passato in continua rotazione su Mtv, ma si tratta senz’altro di una grande possibilità di diffondere ancora di più la nostra musica, raggiungendo una fetta più ampia di pubblico. Io credo fermamente che, più duramente si lavora, più fortunati si diventa: non ho mai creduto nella fortuna, ma nella convinzione di potercela fare. Oggi stiamo vedendo i risultati di tutto questo, basti pensare che al momento gli USA rappresentano il mercato principale per gli Iced Earth; fino a qualche tempo fa era invece la Germania, e questo è un dato significativo per noi, visto anche che negli USA c’è un pubblico molto più vasto rispetto a quello tedesco. Sono convinto che, se continuiamo su questa strada, entro qualche anno potremmo arrivare a triplicare le nostre vendite negli Stati Uniti.”

Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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