Insieme ad Anders Fridén ed a Peter Iwers, rispettivamente cantante e bassista degli In Flames, ci ritroviamo per parlare della loro musica e del loro disco più recente, "Soundtrack To Your Escape". Esordisce subito Peter, ripensando a tutto ciò che si è finora detto e sentito sull'album:
P.I.: "E' interessante sentire tante opinioni sul nostro ultimo album, perché ognuno ha una propria idea in proposito. Per quanto riguarda noi, ci limitiamo a fare la musica migliore che possiamo."
A.F.: "Ciò che cerchiamo di fare è solamente scrivere canzoni migliori ogni volta, non ci fermiamo a pensare a come sarà un brano, lo componiamo come ci viene e basta."
In effetti state tenendo una media ormai fuori dal comune nell'attuale music business (7 album completi e una serie di EP in una decina d'anni) e sembra quasi che non abbiate mai avuto timore di pubblicare tutto quello che componete…
P.I: "E' vero, non siamo abituati a comporre più brani di quanti servano per realizzare un disco: questo perché ci concentriamo sempre sulla singola canzone, cercando di renderla perfetta e passiamo ad un'altra solo dopo che ne siamo soddisfatti. Quando abbiamo abbastanza materiale per fare un album, ci limitiamo a rifinire i pezzi che sono già stati scritti, senza stare a scriverne di nuovi solo per far numero."
A.F.: "Al contrario di altri, noi non componiamo mai cinquanta canzoni alla volta, fra cui poi scegliere quelle che andranno a finire sull'album: cerchiamo di scrivere ogni volta quella che per noi è la nostra miglior canzone, e poi quando ne componiamo un'altra, vogliamo sempre che sia migliore della precedente! In questo modo, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo con un album completo. Inoltre, non abbiamo l'abitudine di registrare dei demo per fare ascoltare i nuovi pezzi alla casa discografica, o a chiunque altro, e chiedere dei pareri su quello che stiamo facendo. E' solo quando siamo soddisfatti del nostro lavoro che consegniamo il disco alla label."
Oltre ad un'evoluzione nel vostro stile, c'è anche stato un progresso in termini di suoni e di produzione, particolarmente per quanto riguarda la batteria: si tratta di una scelta precisa?
A.F.: "Beh, chiaramente la nostra intenzione è quella di avere i migliori suoni possibili! Daniel, il batterista, è poi uno che ama molto stare in studio a registrare il suo strumento ed a cercare i suoni più adatti per ogni circostanza. Io sinceramente sono molto contento di com'è risultato 'Soundtrack To Your Escape', ci abbiamo lavorato parecchio e credo di non aver mai sentito nessun disco suonare alla stessa maniera, con un sound molto aperto e dinamico."
Un brano come "A Quiet Place", per esempio, in che momento è stato scritto?
A.F.: "E' stato il primo che abbiamo composto per l'album. Credo che sia un pezzo che, in tre minuti, sintetizza efficacemente ciò che gli In Flames sono oggi, con quelle melodie e quell'aggressività tipiche del nostro stile. Lo ritengo un gran bel brano e credo che tutti noi fossimo d'accordo, fin dall'inizio, che sarebbe diventato il primo singolo dell'album, prima ancora che finissimo gli altri pezzi."
Qual è un "posto tranquillo" per voi?
A.F.: "E' dentro di noi. O per lo meno, è ciò che sento io. Alle volte, chiudermi un po' in me stesso mi aiuta a ritrovare l'energia di cui ho bisogno, rimanendo da solo. Potrebbe essere qualcosa di negativo, oppure il contrario, ma questo ovviamente dipende dal singolo individuo e da come ognuno affronta queste cose."
Potremmo associare questo tema anche a "In Search For I".
A.F.: "Sicuramente, ma in effetti, più o meno tutti i testi di 'Soundtrack' sono accomunati dagli stessi temi: io, la mia persona, ciò che mi circonda, i miei demoni interiori e così via… Il significato dei testi e soprattutto del titolo dell'album, in sostanza, va ricercato nel fatto che, più la nostra carriera va avanti, più pressione abbiamo intorno a noi. Questo ci porta ad avere sempre meno vita privata, ad essere molto spesso lontani da casa a causa dei tour sempre più lunghi che effettuiamo, tanto che certe volte si fa perfino fatica a ricordarsi di avere una casa! Quello che faccio, quando mi sento frustrato da questa situazione, è cercare di lasciare per un attimo fuori dalla porta tutto ciò che ci circonda, e recuperare energia ascoltando la musica di altri artisti. Questo è ciò che desideravo dare a chi ascolta la nostra musica: quando qualcuno ascolta il nostro disco e ne legge i testi, può identificarsi come il personaggio principale delle piccole storie che scrivo, e magari trarne un po' di energia positiva, facendone la colonna sonora per la propria 'fuga' dal mondo esterno."
Il fatto che la vostra line-up è ormai stabile da alcuni anni, può secondo voi spiegare anche la vostra continua evoluzione musicale, iniziata proprio in concomitanza con gli ultimi innesti nella formazione?
P.I.: "Credo di sì, io mi sono unito alla band nel 1997 e Daniel nell'anno successivo, e da allora la formazione è sempre stata molto stabile. Certamente questo ha contribuito a focalizzare maggiormente la nostra attenzione sulla nostra musica, soprattutto perché tutti i membri del gruppo sono ben integrati e lavorano insieme nella stessa direzione."
A.F.: "Anche il fatto che Björn (Gelotte, chitarrista, Nda) sia tornato a suonare la chitarra, che è il suo vero strumento, ha influito sulla direzione musicale da noi intrapresa. Anche quando suonava la batteria, comunque ha sempre partecipato alla stesura dei pezzi, ma pur avendo fatto un buon lavoro dietro ai tamburi, in tutta sincerità noi avevamo bisogno di un batterista vero! Ora abbiamo Daniel e Peter e con una sezione ritmica del genere, è tutta un'altra cosa: ora non ci sono scuse, ognuno di noi ha la stessa importanza degli altri nella musica degli In Flames e finalmente ricopriamo tutti il ruolo giusto."
Vi ho visti due volte dal vivo, a distanza di pochi anni (nel '99 e nel 2002), ed ho assistito a due tipi di show completamente diversi. Come vi ponete nei confronti dei concerti dal vivo?
P.I: "Per ogni nostro tour noi cerchiamo di proporre qualcosa di nuovo. D'altra parte, io personalmente non mi diverto affatto se vado a vedere un gruppo dal vivo e vedo dei musicisti totalmente statici. Non importa se suonano perfettamente, se vado a vedere un concerto desidero assistere a qualcosa di interessante, oltre che a sentire della buona musica. Per questo ci sforziamo di proporre uno show che permetta al pubblico di apprezzare ogni aspetto della nostra musica, inclusi noi stessi."
A.F.: "E' importante dare ai fans qualcosa che valga il prezzo del biglietto, soprattutto oggi che i concerti costano davvero tanto. Non sarebbe giusto se noi stessimo lì fermi a suonare e basta, perciò cerchiamo di offrire qualcosa di valido, senza dimenticare dei buoni gruppi di supporto: in fondo, è un concerto che dura dalla prima all'ultima band."
Nonostante la chiarissima differenza che intercorre fra dischi come "Lunar Strain" o "The Jester Race", e gli ultimi due album, è però rimasto ben riconoscibile lo stile delle chitarre, identificabile da subito come "In Flames". Che ne pensate?
A.F. :" 'Lunar Strain' in effetti è lontanissimo, anche perché sono passati dieci anni ormai… Però è vero, il riffing e le melodie che ci hanno contraddistinto durante la nostra carriera sono sempre lì e credo sia molto importante per noi avere questo elemento che ci faccia riconoscere. Non devi pensare che sia studiato a tavolino, perché non è così, è solo qualcosa che fa parte di noi, ci viene sempre naturale comporre le nostre canzoni con quel tipo di struttura. Ciò che ci preme è sempre e comunque creare della musica che sentiamo nostra, senza però ripeterci continuamente."
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