Amorphis (Tomi Joutsen, vocals)

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Gruppo:Amorphis

Mai nome fu più azzeccato: Amorphis deriva dal greco “amorfos”, che significa “senza forma” e incarna perfettamente il percorso musicale dei sei finlandesi. Nel corso degli anni, sono riusciti a sviluppare uno stile sicuramente personale e riconoscibile, ma senza mai ripetersi e lasciando sempre ampio spazio alle sperimentazioni. La recente dipartita del cantante Pasi Koskinen aveva fatto temere il peggio a molti fans, ma il nuovo album “Eclipse” è la prova tangibile che il sostituto, Tomi Joutsen, è ampiamente all’altezza della situazione. Il suo cantato poliedrico e grintoso ha infatti giovato al sound di una band ancora capace di stupire positivamente, grazie ad un disco di buon livello e qualitativamente vicino a episodi come “Elegy” e “Tuonela”.
Il nostro interlocutore è lo stesso Joutsen, un personaggio forse non eccessivamente loquace, ma sempre molto cordiale, che parlando del nuovo disco esordisce così:

“Penso che siamo riusciti a realizzare un gran disco. 'Eclipse' secondo me ha delle ottime canzoni ed è un buon concentrato di stili ed atmosfere diversi fra loro. Siamo molto soddisfatti del risultato e soprattutto siamo estremamente motivati per il futuro e non vediamo l’ora di andare in tour.”

Molti saranno felici di sentire di nuovo i growls!
“[ride] Sì, immagino, infatti ne sono contento anch'io!”

Personalmente, se dovessi scegliere una canzone per rappresentare il disco, sceglierei “Leaves Scar”, che contiene un po' tutti gli elementi caratteristici dell'album. Che ne pensi?
“Concordo con te, penso anch'io che quel brano sia un buon esempio della varietà di stili presente sul disco: in esso ci sono diversi tipi di atmosfera e inoltre è arricchita dal lavoro di Santeri, il tastierista, che inserendo quel suono di flauto ha aggiunto un tocco particolare. Abbiamo pubblicato 'House Of Sleep' come primo singolo, ma ad essere sinceri, penso che non sia la canzone più adatta per dare un'idea realistica dell'album, poiché si tratta di un brano piuttosto semplice. Avrei forse puntato di più sulla stessa 'Leaves Scar', oppure su 'The Smoke', che mi sembrano più adatte a rappresentare il nostro stile attuale, ma alla fine 'House Of Sleep' è comunque un bel brano e spero che possa far bene.”

Sappiamo che ti sei unito alla band prima delle registrazioni, avendo l'opportunità di andare in tour e quindi di trovare la giusta alchimia con gli altri. In che modo hai contribuito alla composizione dei brani?
“Non ho composto nessun pezzo personalmente, ma mi sono comunque occupato di gran parte delle melodie vocali, insieme al produttore Marco Hietala, e di alcune strofe. Quando siamo entrati in studio, avevo già un po' di idee per completare le nuove canzoni. Bisogna dire che i brani erano comunque già pronti, le parti strumentali erano già abbastanza definite quando mi sono unito al gruppo e c'erano diversi demo registrati insieme a Pasi. Io però non ho voluto ascoltare niente di ciò che Pasi aveva già cantato, perché volevo proporre le mie idee ed essere il più spontaneo possibile. All'inizio, sinceramente, sentivo una certa pressione intorno a me e non è stato facile farci l’abitudine. Ho voluto in ogni caso sviluppare le nuove canzoni a modo mio, non per mancare di rispetto a chi mi ha preceduto, ma per rimanere fedele al mio stile e dimostrare anche a me stesso di avere le capacità giuste per fare parte di questa band. Sono davvero felice di aver avuto un'opportunità simile, e ho voluto fare del mio meglio fin dall'inizio. Devo anche ringraziare Marco, che è stato veramente fantastico ed ha saputo aiutarmi nel modo migliore. C’è da dire che l’album è stato quasi interamente auto-prodotto, ad eccezione proprio delle parti vocali, per cui l’apporto di Marco è stato fondamentale.”

Fra le altre cose, ho notato una maggiore presenza di cori rispetto al passato. Come pensate di comportarvi dal vivo per rendere al meglio le nuove canzoni?
“A dire il vero ci stiamo ancora lavorando, per cui non saprei dare una risposta precisa. Quando abbiamo composto le nuove canzoni, e particolarmente quando mi sono occupato delle linee vocali, ho sempre cercato di immaginare come avrebbero potuto suonare dal vivo, e quindi di realizzare delle parti riproducibili senza sforzi sul palco. Sicuramente verranno coinvolti gli altri ragazzi della band, soprattutto Jan Rechberger [batterista, nda] che è un buon cantante e potrà dare un valido contributo.”

Gran parte dei vostri fans continua ripetutamente a chiedere a Tomi Koivusaari perché abbia smesso di occuparsi dei growls, e se riprenderà o meno a farlo in futuro. Cosa ci puoi dire, è davvero impossibile secondo te che Tomi possa decidere di riprendere confidenza col microfono?
“Non lo so, ma può darsi che un giorno voglia riprovarci. Ti posso raccontare un piccolo aneddoto al riguardo: quando eravamo in tour negli Stati Uniti, dopo un concerto siamo andati in un locale in cui c’era un karaoke metal, e Tomi ha finito per interpretare in growling il ritornello di ‘I Wanna Be Somebody’ degli WASP! E’ stato spettacolare, te l’assicuro! Quando poi eravamo in studio per la produzione di ‘Eclipse’, spesso gli chiedevo dei consigli e di farmi sentire qualche urlo, e lui si è sempre prestato senza problemi. Al di là di questo, per il momento penso che lui sia soddisfatto della situazione attuale, in cui ha la possibilità di concentrarsi completamente sulla chitarra. Per il futuro, vedremo, tutto è possibile.”

Dopo molto tempo siete tornati ad ispirarvi al poema finlandese “Kalevala”; cosa puoi dirci a proposito del concept di “Eclipse”?
“A parte due canzoni, ‘Under A Soil And Black Stone’ e ‘Brother Moon’, tutte le altre sono state effettivamente ispirate dal Kalevala, e in particolare dalla storia di un personaggio di nome Kullervo: si tratta di una storia drammatica, che è stata fra l’altro ripresa negli anni ’70 dallo scrittore Paavo Haavikko, la cui versione è più estesa e maggiormente comprensibile rispetto all’originale. Per questo motivo, abbiamo deciso di basarci sulla versione di Haavikko. In pratica, per realizzare il concept abbiamo preferito focalizzare la nostra attenzione su di un singolo capitolo del Kalevala, anziché sull’intero poema, come era invece accaduto per ‘Tales From The Thousand Lakes’. Questa volta raccontiamo, appunto, la storia della vita di Kullervo e di come, attraverso molti momenti dolorosi, alla fine egli decida di suicidarsi. Credo che i testi dell’album si siano rivelati come il complemento ideale alla musica, mi piace pensare a questo disco come alla colonna sonora della storia che abbiamo scelto di raccontare. Lo stesso titolo, ‘Eclipse’, mi sembra sintetizzi bene il dramma di quel personaggio, la cui esistenza prende una piega sempre più triste, fino ad arrivare al suicidio.”

Fino all’album precedente, sembrava che la band non avesse più l’intenzione di riprendere il tema della letteratura folcloristica finlandese, ma invece, dopo l’abbandono di Pasi, siete immediatamente tornati a parlarne: è un caso?
“Ti posso dire che, quando abbiamo iniziato a lavorare seriamente sul nuovo disco, non avevamo un solo testo pronto e quindi non sapevamo ancora quale argomento avremmo trattato. Parallelamente, ci era stato proposto di scrivere un brano per un film che avrebbe dovuto portare sul grande schermo proprio la storia di Kullervo, e noi avevamo accettato. Il film, alla fine, non è mai stato completato, ma a quel punto noi abbiamo pensato che il soggetto era interessante e perciò abbiamo sviluppato il concept basandoci su Kullervo.”

Domanda di rito sul tour: come saranno organizzati i vostri concerti?
“Per quanto riguarda la scaletta, ovviamente saranno presenti diversi episodi del nuovo album, ma cercheremo in ogni caso di suonare almeno un brano per ogni disco. Se tutto va bene, dovremmo suonare da headliners e quindi, mediamente, ogni concerto dovrebbe durare un paio d’ore.”

Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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