Intervistare Ghigo, storico chitarrista dei Litfiba, è per me un onore e l’intervista che leggerete è il resoconto di una chiacchierata allegra, solare e tranquilla, segno di una band ritrovata, in forma come non mai e pronta anche nel 2005 a dire la sua dopo 20 anni di onorata carriera. A voi:
A: Ciao Ghigo, come va?
G: Ciao Alessio, tutto bene, perfetto direi; è un piacere tornare a promuovere un disco dei Litfiba, ne sono molto orgoglioso; stiamo bene, tranquilli, liberi, spensierati.
A: Allora, il disco è nei negozi da venerdì 20, come te lo senti ora, a pochi giorni dall’uscita, ti soddisfa?
G: Direi di si, assolutamente; sono il primo a dire che magari tra un anno lo vedrò come vecchio o che magari avrei potuto farlo meglio, ma ora come ora sono veramente felice di come sia uscito e di come suoni, è il primo disco del nostro nuovo corso che mi lascia totalmente soddisfatto. Inoltre direi che è il primo disco dove Cabo ha cominciato a cantare sul serio; sul primo disco era abbastanza acerbo, su “Insidia”, nonostante una buona prova, era risultato abbastanza piatto e monotono, su questo disco finalmente sfodera una prestazione maiuscola, prova di maturità e di gusto nell’usare il suo strumento naturale, la voce. A tal proposito devo ammettere che è servita molto la gavetta fatta nei tre tour dopo “Insidia”: non c’è niente da fare, il palco è la miglior palestra per una band e Cabo ne ha giovato moltissimo. Il suo tono di voce basso e caldo viene esaltato al massimo e io ho potuto plasmare la musica su una prestazione vocale maiuscola e raffinata. Abbiamo inoltre scelto un disco che suoni diverso dai precedenti, per me diverso vuol dire produttivo stimolante e penso che riproporre pezzi dalla sicura presa come avremmo potuto fare sarebbe stato facile ma poco onesto; ora siamo liberi, scegliamo di suonare quello che ci va, senza costrizioni.
A: Si sente, in generale l’atmosfera che si respira nel disco è di tranquillità, quasi aveste trovato un’armonia interna perfetta, non trovi?
G: Come no, siamo cresciuti tutti in questi anni di concerti in giro per l’Italia e il nostro affiatamento ora è ottimo, sia sul palco che nella vita. Inoltre l’atmosfera spensierata che giustamente fiuti nel disco è dovuta anche al fatto che ora ho acquistato una villetta in campagna e in 100 metri quadri ho potuto allestirvi uno studio di registrazione vero e proprio; questo ha fatto si che venissero meno tutte quelle pressioni che si hanno quando hai dei tempi stretti nelle sale di registrazione, dove un giorno può costare molto. Abbiamo provato con calma, io ho potuto gestire bene la fase compositiva ed è capitato spesso di svegliarmi nella notte ispirato e di poter provare a buttare giù le idee che avevo avuto senza problemi nel mio studio. E’ importante poter gestire bene il tempo in quella fase.
A: Ecco a tal proposito: inizialmente, devo essere sincero, vedere che il disco non superava i 33 minuti mi ha lasciato un po’ dispiaciuto – dopo 4 anni mi aspettavo più materiale – poi però ho notato che nel disco ogni particolare, ogni nota, ogni suono, è scelto con una cura maniacale, c’è un gusto minimalistico e in questo senso la breve durata rende apprezzabili queste soluzioni.
G: Hai centrato il punto: avendo lo studio personale abbiamo potuto provare e riprovare le canzoni; ti basti pensare che ogni canzone l’ho provata con 4-5 chitarre diverse e altrettanti amplificatori per trovare la soluzione migliore. Lo stesso per la fare di composizione: ogni pezzo è stato ripulito da tutto ciò che è superfluo, dalle parti che ne rendevano lo scorrimento meno fluido – penso a “Sottile ramo” per cui avevo previsto un’intro strumentale che poi ho scelto di eliminare attaccando direttamente con la voce di Cabo. Il disco avrebbe potuto contare altri 10 minuti, ma non li ritenevo necessari, puntando tutto su una grande cura degli arrangiamenti e delle scelte artistiche mirate ad essere diretti ed essenziali.
A: Avete escluso diversi pezzi penso, come mai? Anche “Larasong” che doveva comparire nel disco non c’è.
G: Vedi, avevamo molti altri pezzi che abbiamo voluto lasciare fuori perché poco adatti al contesto di quelli già selezionati. Pensa che “Ritmo #2” era stata composta per “El Diablo” mentre è poi finita su “Mondi Sommersi”, così come “Lacio Drom” era un pezzo previsto per “Terremoto” e poi è finito su “Spirito”. Insomma ci è capitato spesso di comporre canzoni e lasciarle nel cassetto, per essere ripescate al momento giusto. Con questo album abbiamo scelto di produrre canzoni lente, ballate rock, pezzi meno aggressivi, è molto probabile che il prossimo disco pesterà molto, sarà molto più duro. Per “Larasong” il discorso è diverso, abbiamo composto la canzone per il videogame “Tomb Raider”, principalmente perché ci hanno pagato per farla ed è legata solo al gioco, ma diciamo che nell’economia del nuovo album stonava un po’, nonostante sia una bella canzone, semplice, ma divertente.
A: A proposito, so che Cabo ha parlato della possibilità di scaricare canzoni inedite dal sito della band…
G: Si, è molto probabile, ne sapremo di più a breve anche perché sia questa idea che quella del Dvd è gestita più da Cabo che da me.
A: In questo disco è tornato il mitico Aiazzi alle tastiere; mi sarei aspettato un po’ di pezzi con la sua collaborazione, invece non ce ne sono, come mai?
G: Antonio è tornato per passione, ma è pieno di lavoro, produce, scrive colonne sonore, non ha molto tempo da dedicare alla composizione con noi; in ogni caso dal vivo riarrangerà molto le composizioni, anche del nuovo disco.
A: Veniamo alla scelta del singolo; come mai proprio “Giorni di vento”?
G: E’ stata una scelta combattuta tra questo e “Stasera” altro bel pezzo; abbiamo optato per il primo perché nonostante “Stasera” sia molto bello, è troppo scanzonato e diretto per rappresentare il disco che invece è maturo e rilassato, molto più raffinato, cosa che puoi notare da “Giorni di vento” in cui c’è un grandissimo lavoro dietro. Così come dietro tutti i pezzi di questo disco che suona molto diretto ma che ha un lavoro dietro enorme, davvero, ogni nota che senti è stata calcolata perfettamente per suonare in quel modo e quindi quello è il singolo adatto per l’album; è poi un pezzo estremamente bello ed evocativo.
A: La canzone che ti piace di più del lotto?
G: Direi che “Sottile ramo” è davvero bellissima, un testo poetico, musica essenziale, in 3 minuti riesce, anche grazie ad una struttura a flusso, a comunicare molto.
A: Passiamo alla produzione: hai optato per una console live Cadac, usata anche dai Rolling Stones. Come mai questa scelta particolare?
G: Ho voluto rendere il suono caldo, diretto, registrarlo analogicamente e dare l’idea del “live”; abbiamo usato una traccia per strumento e non ci sono sovrapposizioni o incisioni migliorate al computer, è tutto reale e umano. Ho studiato attentamente le varie soluzioni e alla fine sono molto soddisfatto del risultato anche se c’è ancora da migliorare perché è il primo disco mixato da me e fatto nel mio studio privato.
A: Veniamo al tour che partirà a luglio; parlami un po’ di ciò che dovremo attenderci.
G: Beh sicuramente qualcosa di più grande rispetto al passato; ci ha fatto bene suonare in tanti luoghi, anche piccoli e con pochi spettatori, ma ora vogliamo proporre una ventina di date in cui daremo il massimo e compatibilmente con le possibilità che verranno offerte in luoghi più ampi rispetto al passato; sto curando inoltre con molta attenzione i suoni, al fine di ottenere uno spettacolo veramente speciale per i nostri fan.
A: Ho pensato che ci sono due composizioni molto adatte sia musicalmente che liricamente al vostro nuovo corso: “Sparami” e “Apapaia”, che ne pensi?
G: Penso che sono due gran bei pezzi, soprattutto il secondo… per quanto riguarda “Sparami” direi che la musica è molto buona, ma il testo non mi ha mai convinto in alcuni punti, soprattutto per come li ha interpretati Piero (Pelù, n.d.r.). Comunque potremmo ripescarli come abbiamo fatto con canzoni di 20 anni fa come “Guerra” e “Cuore di vetro”.
A: Che dischi stai ascoltando ultimamente?
G: Mah diciamo che Red Hot Chili Peppers, Skunk Anansie e Coldplay sono abbastanza graditi ultimamente…. Poi non mi dispiace Eminem che di distacca dal rap canonico… e poi vabbè i dischi che ho sempre amato, ma comunque diciamo che recentemente questi che ti ho fatto sono i nomi più apprezzati.
A: Di Piero che mi dici, come va con lui? Hai sentito il suo ultimo disco?
G: Con lui il rapporto è ottimo ora, ci sentiamo e pensa che mi ha mandato lui stesso “Soggetti Smarriti”… diciamo che non è male, però non mi convince come canta dai tempi di “Infinito”. Da quel disco ha assunto un modo di cantare che non mi piace e le nostre divergenze si sono fatte sempre più evidenti. Con questo vorrei dire che se oggi umanamente andiamo d’accordo, artisticamente non è così, le mie schitarrate non piacerebbero al Piero di oggi, così come la sua voce, che noto molto cambiata anche quando ci parlo, non è assolutamente ciò che cerco in un cantante. Ai tempi di “Infinito” le cose si ruppero per tanti motivi: io avevo le basi per tutte le canzoni, ci ho lavorato mesi, e lui in 3 giorni ha registrato su la voce… ma era moscia, priva di tiro secondo me. Insomma da quel momento le cose sono precipitate e sai com’è andata a finire… considero “Infinito” un po’ il mio cruccio, il disco che ho fatto a tavolino e pensa che è quello che ha venduto più di tutti!!!
A: Va bene Ghigo, ti ringrazio molto per la chiacchierata, ci sentiamo presto per quando verrete qui a Roma in tour!!
G: Grazie a te Alessio, mi sono divertito molto, è stata una bella chiacchierata, un vero piacere, ciao!!!
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