Contrariamente alla maggior parte dei gruppi esordienti, i Lost Horizon hanno lasciato passare molto tempo fra il primo ed il secondo disco. Come mai questa decisione?
Sono cambiate veramente tante cose dai tempi di “Awakening The World”. A parte che ora siamo in sei nel gruppo, il che mi sembra un cambiamento degno di nota, poi abbiamo avuto occasione di imparare molto, più di quanto volessimo addirittura, sul music business e sulla gente che gira in questo ambiente. Non ti nascondo come le cose non siano andate come ci aspettavamo all’inizio: non abbiamo fatto una promozione live soddisfacente e l’interesse intorno ai Lost Horizon s’è mosso con troppa lentezza.
Quindi non siete soddisfatti e risultati di “Awakening The World”?
Se parliamo di concerti dal vivo proprio no. Forse ci aspettavamo troppo, forse avremmo dovuto lavorare con un manager, solo ultimamente ci siamo affidati ad una booking agency che, speriamo, riuscirà a garantirci un’esposizione più soddisfacente. In verità il problema principale è stato causato da alcune voci negative che sono girate su di noi, specialmente in Germania. Queste illazioni hanno danneggiato pesantemente l’immagine del gruppo fra gli addetti ai lavori e non solo. Fortunatamente chi ha avuto l’occasione di conoscerci dal vivo sa che non siamo una band di stronzi e che rispettiamo i nostri fan.
A questo punto sei sicuramente riuscito ad incuriosire tutti i lettori. Dai, affrontiamo questo argomento in maniera più approfondita.
Uhm.. si, penso sia una buona idea parlarne e fare un po’ di chiarezza su quegli avvenimenti. Ci trovavamo in Francia, a Parigi per la precisione, nell’ambito di un festival metal abbastanza popolare organizzato da quelle parti; quella era la nostra prima vera data ufficiale e, come puoi immaginare, eravamo tutti estremamente tesi e nervosi. Oltretutto ci era stata affidata una posizione difficile in scaletta, eravamo infatti gli opener e, per mancanza di tempo, poche ore prima dello show ci era stata negata la possibilità di fare un soundcheck. Questa concomitanza di problemi, unita al nervosismo che serpeggiava fra di noi per ovvi motivi, potrebbe aver spinto alcuni membri della band a comportarsi in maniera non proprio educata nei confronti di alcuni ragazzi della crew. Sai, quando si é sotto stress può capitare di dimenticare qualche “grazie” o “prego”, e noi eravamo veramente molto stressati anche se non intendevamo assolutamente comportaci da maleducati con nessuno. Purtroppo questo nostro atteggiamente, di cui comunque non vado fiero, è stato recepito in maniera veramente negativa dalle persone che erano nel backstage, e da quel giorno i Lost Horizon sono stati indicati come un gruppo di arroganti e montati di testa, persone con cui è difficile lavorare insomma. Puoi immaginare quanto questa situazione ci abbia danneggiato. Da quel periodo è passato molto tempo e noi, oltre a essere cresciuti come musicisti, siamo anche maturati come esseri umani; ora come ora non ripeteremmo più quegli errori dovuti, voglio ribadirlo per l’ennesima volta, solamente allo stress della situazione. Abbiamo poi sempre cercato di dare il 100% sia alle persone con cui abbiamo lavorato in seguito sia ai nostri ammiratori, speriamo che in breve queste voci vengano smentite e dimenticate.
Durante questo lungo periodo di pausa avete approfittato per scrivere i nuovi brani?
No, assolutamente no. Credo che il processo di composizione sia durato non più di due mesi: Wojtek (“Transcendental Protagonist”) ha iniziato a scrivere il materiale verso marzo, io e Martin, il bassista, lo abbiamo aiutato come al solito ed a Maggio eravamo già in studio, pronti per registrare. Devo ammettere di essere molto soddisfatto del risultato conseguitio, anche se il suono della batteria non sempre è presente come dovrebbe. D’altronde siamo una band ricca di arrangiamenti: quando in una canzone ci sono sei chitarre che eseguono delle armonizzazioni, due che suonanono la linea ritmica, delle linee di tastiera, di basso e di voce che s’intrecciano manca proprio lo spazio fisico dove posizionare le frequenze di una batteria potente e presente. Ecco perché a volte si ha come l’impressione che la dinamicità delle percussioni sia stata un po’ smussata.
Siete anche rimasti fedeli al vostro look decisamente particolare, che significato hanno le pitture con cui vi truccate, il pittoreschi pseudonimi che usate e gli argomenti stravaganti da voi trattati nei testi?
Quando ero un teenager, ela mia scoperta del metal era appena iniziata, avevo, come ognuno di voi immagino, i miei idoli: gente come Iron maiden, Judas Priest, Manowar, grandi band da cui prendere ispirazione. Erano formazioni che andavano oltre il concetto di semplice show. Avevano veramente qualcosa da dire ai fan, li facevano sentire parte di qualcosa di grande. Anche i concerti dal vivo erano vissuti come veri e propri spettacoli teatrali, pieni di luci, sorprese, pupazzi giganti etc. e tutto questo contribuiva a coinvolgere in maniera assoluta gran parte del pubblico. Quando abbiamo iniziato la nostra carriera come Lost Horizon ci siamo accorti che questo coinvolgimento era quasi sparito dalla scena heavy metal. Ecco perché ci siamo posti in questa maniera: vogliamo che coloro i quali paghino il biglietto per un concerto dei Lost Horizion non debbano limitarsi a trovarsi di fronte sei persone che suonano dei brani che, diciamocelo, potrebbero essere ascoltati con più comodità nello stereo di casa. Noi vogliamo avere anche un forte impatto visivo, desideriamo interessare anche per il nostro aspetto e per i concetti da noi trattati oltre che per la musica che suoniamo, che comunque resta per noi la cosa più importante. I nostri pseudonimi, che noi chiamiamo “spiritual titles”, giocano un importante ruolo nel creare una atmosfera drammatica, magica e teatrale adeguata all’immagine che vogliamo avere. Dai un occhiata alla copertina di "A Flame To The Ground Beneath” e guardami… sarebbe ridicolo se quel tipo che galleggia nello spazio a cavallo di un tornado avesse un nome comune come il mio, “Preternatural Transmogrifyer” suona molto più convincente, non trovi? Negli pseudonimi che abbiamo scelto per noi stessi è racchiusa una descrizione delle nostre persone, ciò che vogliamo mostrare al pubblico e ciò che vorremmo essere, è come se si trattasse di personaggi a sé stanti.
Il cosmo e la natura sembrano essere due tematiche fondamentali per voi…
Certo, sono due entità di cui noi tutti facciamo parte. Abbiamo grande rispetto della natura perché è la nostra madre, ci ha creati tutti e, al giorno d’oggi, non c’è più alcun rispetto per questa nostra verde genitrice. Spesso ci chiedono perché siamo ossessionati dal cosmo. Come tu hai giustamente notato siamo una band che tratta delle tematiche alquanto stravaganti nell’ambito l’heavy metal, non mi permetterei di dire che facciamo filosofia ma comunque parliamo di situazioni abbastanza complesse e profonde. Questo nostro amore per lo spazio e per tutto ciò che è superiore all’uomo e che lo ha creato è naturale in un periodo come questo, dove la guerra è alle porte e, fondamentalmente, quasi nulla di quello che sta accadendo mi piace o mi rassicura. Il fratello calpesta il fratello e giornalmente assistiamo ad eventi terribili con indifferenza; noi auspichiamo un ritorno alle origini, una purificazione che ci porti di nuovo in armonia con la natura ed il cosmo che ci circondano e desideriamo condividere queste nostre speranze in un mondo migliore con chiunque compri il disco o ascolti le nostre parole
Che significato hanno i lunghi brani strumentali che avete posto all’inizio ed alla fine del disco? Sono brani senza melodia, creati solo con suoni “cosmici” che evocano atmosfere spaziali.
Hai perfettamente ragione, quei due pezzi sono pieni di “cosmic sound” (ride). L’introduzione serve a creare attesa nell’ascoltatore la prima volta che ha in mano il disco. Sappiamo benissimo che chi comprerà il nostro lavoro ascolterà quell’introduzione solamente un paio di volte, ecco perché l’abbiamo creata così lunga, l’ascoltatore deve attendere e la sua emozione deve crescere sino a quando il disco non inizia veramente. L’outro, invece, ha un po’ la funzione che di solito viene attribuita alla new age: crea un’atmosfera rilassante ed intimista che dovrebbe servire a far riflettere e rilassare l’utente dopo il viaggio mentale che, speriamo, abbia compiuto ascoltando “A Flame To The Ground Beneath”
Per concludere potresti nominare qualche band della attuale scena metal che apprezzi?
No!
Ehm… come no, non ci sono gruppi che segui al giorno d’oggi?
Ho smesso di comprare dischi e seguire la scena metal qualche tempo fa proprio perché non riuscivo a trovare nulla di valido. Ci sono un paio di canzoni dei Virgin Steele che mi piacciono, ad esempio, ma questo non sta a significare che la band sia eccezionale. Una manciata di buoni brani non rende un gruppo valido. Penso che un disco, per essere degno di nota, debba contenere solo canzoni eccellenti, ed in questi ultimi anni non ho avuto modo di ascoltare nessun album in grado di corrispondere a queste mie esigenze. Quindi posso ammettere di non essere interessato all’attuale scena metal, quantomeno, non a quella dedita al metal più classico.