Intervista a Larsen Premoli, tastierista dei milanesi Looking4aName a pochi mesi dall'uscita del concept "Tetragram", 78 minuti di grande prog metal tecnico e melodico pronti a varcare meritatamente il confine grazie alla distribuzione a livello mondiale offerta dalla Valery Records Non male per una band che solo due anni fa debuttava con un demo autoprodotto.
Come sta andando la promozione del disco e quali sono state le reazioni di critica e pubblico di ascoltatori?
Le reazioni della critica e del pubblico sono state ottime, anche migliori di quanto ci aspettassimo: le recensioni delle webzine cui è stato inviato il disco sono per la maggior parte lusinghiere. Alcune di esse ci hanno segnalato come una delle novità più importanti del 2007 nell’ambito progressive, assieme agli svedesi Beardfish. Insomma, tutti ottimi risultati.
La reazione del pubblico è stata quasi incredibile per un gruppo appena uscito “allo scoperto”: abbiamo notato una grande attenzione nei nostri confronti, sia sul web, sia soprattutto dal vivo.
Ormai ci stiamo convincendo che un nostro live viene accolto con inaspettato stupore, forse prendiamo alla sprovvista sia gli intenditori di prog, sia il pubblico meno specializzato. Da questo punto di vista siamo contentissimi, e speriamo che il nostro lavoro continui a diffondersi fra gli appassionati.
Come è nata l'idea di un concept sui 4 elementi della natura e in che modo vi ha visti coinvolti?
Beh ci sono tante diverse ragioni per cui abbiamo deciso di scrivere un disco sui quattro elementi: diciamo che alla base di tutto sta il fatto che ci piace pensare che tutte le cose derivino da una radice comune. Dopodiché la storia è venuta automaticamente, suonando.
Mi spiego meglio: il nostro album non parla semplicemente dei quattro elementi presi separatamente. Anzitutto, a ciascuno dei quattro elementi è associata una civiltà, con pregi e difetti molto definiti, e per ciascuna civiltà viene presentato un “protagonista” che eredita le caratteristiche della civiltà da cui proviene. Tutte e quattro le civiltà abitano un mondo, non meglio definito nel tempo e nello spazio. Accanto a questa idea, ci è piaciuto anche associare ad ogni elemento uno degli strumenti che noi suoniamo: pertanto, ad esempio, nella suite della terra la presenza delle percussioni è piuttosto evidente; nella suite del fuoco invece la chitarra è in primo piano.
La presentazione delle quattro suite è solo una parte del CD (benché molto vasta). Nel corso dell’album le civiltà si confrontano aspramente per il dominio del mondo che abitano; si può quasi dire che nel nostro disco ci sia anche un quinta entità (guardate l’impaginazione delle track sul retro CD ;-P), ovvero “il confronto” tra i quattro protagonisti. Inizialmente questo confronto è distruttivo, una guerra che non per niente viene presentata nella track “The Beast”. Durante il conflitto i quattro elementi intuiscono però che la brama di potere non può portare altro che la distruzione del mondo che condividono, e che al contrario il benessere comune può essere raggiunto soltanto tramite l’unità e la collaborazione.
I protagonisti così illuminati decidono alla fine di abbandonare il luogo che una volta tutti e quattro chiamavano “casa” per cercare un nuovo mondo da governare in armonia sulla base della consapevolezza acquisita. Che il nuovo mondo fondato dagli elementi sia “la Terra” che noi abitiamo oggi? Che la nostra “Terra” sia attualmente al centro del grande conflitto, e noi siamo gli elementi che combattono? Ciascuno può leggere il nostro album nella chiave che preferisce.
Come i quattro elementi costruiscono il nuovo mondo, così noi quattro costruiamo la nostra storia con la musica e proprio come accade per i 4 elementi, anche la nostra musica è il frutto di duri scontri, di confronti e di un “sentire” comune.
Per quanto riguarda i testi, come vi siete preparati (sono arrivati prima loro o la musica) e perchè avete scelto 4 personaggi chiave per rappresentare i 4 elementi?
Di solito per noi arriva prima la musica delle parole, ma intanto che scriviamo la musica ci è sempre già ben chiaro quello che i testi devono raccontare: infatti il “mood” dei pezzi è sempre legato a filo doppio con le parole. Generalmente, chi scrive i testi è per lo più Francesco: secondo lui (e sono perfettamente d’accordo) scrivere i testi di una canzone è come dipingere un quadro, ma con le parole, e chi ascolta la nostra musica generalmente capisce quello che Francesco intende dire. La cosa sorprendente, durante la stesura di Tetragram, è stato rendersi conto quanto l’atmosfera creata dalla musica fosse “pronta” per i testi che stavano arrivando. Fuoco, Acqua, Aria e Terra erano già dentro alla musica, i testi hanno scelto il senso dare ad ogni sezione.
Abbiamo pensato di raccontare la storia a mezzo di quattro personaggi chiave per aiutare l’ascoltatore a mettere meglio a fuoco le caratteristiche delle quattro civiltà. Al contempo però non abbiamo dato nessuna indicazione circa, ad esempio, il sesso e l’aspetto fisico dei personaggi, lasciando all’ascoltatore la libertà di immaginarli.
Sapreste descrivere con dei semplici aggettivi ogni singola suite?
La suite della terra è “solida” e “tribale”.
La suite dell’acqua è “brillante” e “solare”.
La suite dell’aria è “leggera” e “maestosa”.
La suite del fuoco è “potente” e “infuriata”.
In "Tetragram" ho notato molti miglioramenti rispetto al precedente demo: uno stile più personale e distinto, la cura particolare alle melodie e ai cori, le parti strumentali più legate al contesto dei brani. Non pensate che ora diventerà difficile superarsi dopo un concept così ambizioso e ben riuscito, detto in altri termini, vi considerate già "arrivati"?
Anzitutto grazie per i complimenti ehehe.
Assolutamente no, non ci consideriamo già “arrivati”. Da questo punto di vista penso che siamo un gruppo molto attivo: in questo momento ad esempio siamo impegnati a preparare i prossimi concerti dal vivo, e ogni volta che ci troviamo in sala spuntano delle idee interessanti per riarrangiare la scaletta. In pratica, finora quasi nessuno dei nostri concerti è mai stato uguale al precedente o al successivo, anche solo per piccole varianti.
Un disco come Tetragram sarà per noi lo spunto necessario per provare superarci.
Quindi, per ora non viviamo ancora “l’ansia da prestazione” per il secondo disco, perché questo è il momento di “Tetragram” e siamo completamente assorbiti nella promozione del nostro primogenito.
Quanto è stato determinante il ritorno in formazione del batterista Deneb Bucella e quanto è importante per Larsen Premoli suonare a fianco di una leggenda del metal tricolore come Pino Scotto?
Il ritorno di Deneb è stato un passo fondamentale per noi: senza dilungarci sulle sue qualità di batterista (il discorso sarebbe riduttivo), è giusto sottolineare che il progetto L4aN procede grazie ad elementi quali entusiasmo e metodo, pazienza e creatività, notti insonni a scrivere ed un costante, fitto dialogo, musicale e non solo.
E poi il drumming di Deneb è divertente con la D maiuscola, anche quando “suona incazzato”… e vi sfido a trovare questa qualità nei tanti musicisti “fabbri” che si incontrano per strada.
Insomma, un disco come Tetragram, in cui elementi di fantasia ed esperienze personali si incontrano in un equilibrio così delicato, non sarebbe stato possibile, senza le persone giuste.
Ora più che mai i Looking 4 a Name sono uno strano mondo che vive di strani equilibri ed entusiasmanti alchimie, e gli elementi che danno vita a questi equilibri siamo noi: ad alcuni sembra che Tetragram sia una storia di fantasia. In realtà siamo noi quattro, semplicemente. E questo è ciò che “sentite”.
Per quanto concerne invece l’esperienza di Lars nei FireTrails, che ormai giunge al 4° anno, è stata per lui inizialmente una sorta di svezzamento al suonare in un contesto nettamente sopra le righe, per il materiale da suonare, per i palchi su cui suonarlo, e soprattutto per i musicisti con cui suonarlo!!
Far parte di in una band così è senz’altro fonte di grande esperienza acquisita, dal registrare un album in studio, all’affrontare palchi di un po’ tutta Italia, piuttosto che esperienze colossali come il Gods of Metal o il supporting ai Deep Purple!!
Nei primi 30 secondi strumentali di "Play with fire" ho notato una certa somiglianza con "Polvere" (vi faccio questa considerazione perchè so che avete suonato un concerto come band di Enrico Ruggeri). E' stato intenzionale o vi è venuto d'istinto?
Si tratta di un omaggio nato decisamente per caso, ma ci piace pensare che in qualche modo possa servirci per essere perdonati, visto che in questo disco abbiamo praticamente contravvenuto ad ogni consiglio elargitoci da Enrico! Primo fra tutti, l’intramontabile motto da lui professato di “suonare i pezzi a chitarra e voce”, per vedere che effetto fanno.
Beh, noi abbiamo fatto prima tutte le parti strumentali, quindi più disubbidienti di così…
Quanto è stata determinante la produzione per la buona riuscita del concept e in che modo voi avete collaborato in studio con Steve Angarthal?
La produzione del disco è stata un’attività decisamente impegnativa, a volte un autentico salto nel buio. Abbiamo curato personalmente tutto, registrando il disco nel nostro studio, con i nostri mezzi e spremendo ogni briciolo di conoscenza recuperato per strada negli anni. I lavori sono stati lunghi, soprattutto a causa della particolare struttura del disco e senza ombra di dubbio, della complessità degli arrangiamenti. A registrazioni ultimate, eravamo davvero tutti e quattro in riserva!
Per fortuna Steve Angarthal è un musicista, anzi, un artista eccezionale, ed ogni occasione ci è gradita per ringraziarlo dell’aiuto che ci ha fornito. Steve a registrazioni ultimate ha mixato assieme a noi le track del disco e riteniamo che abbia fatto un lavoro eccellente perché ha saputo valorizzare tutte le nostre scelte capendone l’intenzione ed, aggiungendo un pizzico della sua esperienza di fonico. Alberto Cutolo del Massive Art Studios di Milano ha completato l’opera curando il mastering del disco. Anche Alberto, che ringraziamo a sua volta, ha svolto un lavoro ineccepibile, perché ha dato ulteriore spessore al lavoro svolto in fase di mixaggio, fornendo ad un disco autoprodotto quell’ultima spinta, fondamentale per presentarsi al pubblico col giusto impatto.
Ora immagino scalpitate dalla voglia di portare l'intero concept in tour,avete già pianificato delle date o partecipazioni a festival?
E immagini giusto!!! Abbiamo tre live fissati per i prossimi mesi, e stiamo lavorando assiduamente per fissarne quanti più possibile (il che non è facile, purtroppo, come ben saprai…).
Crediamo fermamente nel nostro progetto e nel nostro disco, quindi desideriamo che quanta più gente possibile ascolti la nostra musica.
Sapreste cercare di invogliare chi sta leggendo questa intervista a comprare "Tetragram"?
Certo! Tetragram è efficace anche alle basse temperature contro le macchie più ostinate.
Vabè, scherzi a parte, Tetragram è un album fatto da persone che amano la musica perché amano la musica, quindi è un album “genuino”.
E’ ricco di situazioni e di stati d’animo diversi, quindi è vario e non annoia;
Non da ultimo, racconta una bella storia, perciò ascoltare Tetragram è un po’ come leggere un libro, o guardare un film.
Pensiamo che attualmente non sia facile trovare queste caratteristiche riunite in un disco…
Sapete che anche Le Orme nel 2002 pubblicarono un concept sui 4 elementi ("Elementi") ? Se si, lo avete ascoltato?
Davvero? A nostra discolpa diciamo che Le Orme son fatte per essere seguite.
Bene,ora lascio a voi il compito di salutare i visitatori di eutk. Grazie della vostra disponibilità, ciao.
Ciao a tutti i lettori di eutk!!! Vi aspettiamo numerosi ai nostri concerti per goderci tutti insieme il nostro “real progressive voyage”.