Traduzione a cura di Elisa GolzioIl buon Olav, protagonista assoluto del magico sound dei Sahg grazie alla sua voce carismatica e squillante, è protagonista di questa chiacchierata a distanza tra i +20 di Roma ed i -10 di Bergen. Io invidio lui e lui invidia me.
Dopo esserci ripromessi uno scambio di appartamenti per un mesetto, passiamo direttamente al lato musicale…
Sono passati ormai diversi mesi dall'uscita di "Sahg I": come ne giudichi il risultato artistico e commerciale, ti ritieni, nel complesso, soddisfatto?
Artisticamente parlando, credo che "Sahg I" sia il miglior debut album che mai avremmo potuto realizzare, considerato che ai tempi della registrazione la band esisteva da meno di un anno e che il budget a disposizione era minimo, come spesso accade quando si tratta di un album di debutto. Detto questo, sono personalmente molto soddisfatto di come il disco sia riuscito. Abbiamo fatto in modo di iniziare le registrazioni quanto prima possibile per catturare il massimo, in termini di entusiasmo ed energia tipici delle band nate da poco, e direi che l'impresa sia riuscita con successo!
Commercialmente parlando, invece, non sapevamo proprio a cosa saremmo andati incontro ma devo dire che le reazioni sono state ottime e ciò naturalmente non può che averci reso felici, sai, fa davvero piacere vedere un disco ricevere l'attenzione che merita!
Secondo la tua personale opinione, quali sono i fattori che differenziano il nuovo album rispetto al precedente (se naturalmente ne esistono…)
Penso che le parole chiave per rispondere alla domanda siano "diversità" e "dinamismo": questa volta, infatti, ci siamo scoperti più mentalmente aperti per ciò che riguarda le fonti di ispirazione, inoltre, abbiamo osato maggiormente a livello di sperimentazione e le direzioni musicali verso cui ci siamo indirizzati si riflettono indubbiamente sul disco. Da una parte, pezzi più heavy e veloci, mentre dall'altra, pezzi più psichedelici. Questa volta, inoltre, la produzione ed il sound della band sono sicuramente più strutturati: quando "Sahg I" è stato registrato, la band si era formata da poco ed il sound era per nulla definito, tuttavia, col tempo ci siamo creati una propria identità che ci ha reso assai più determinati, anche quando si tratta di questioni che riguardano l'aspetto tecnico del suono.
L'album è stato mixato dalla famosa coppia Caggiano/Orofino, da New York city. Cosa puoi raccontarmi in merito a questa scelta?
Dunque, Rob Caggiano (il quale è un amico del nostro bassista, King), dopo aver ascoltato il nostro primo demo decise che avrebbe voluto occuparsi del miraggio del disco, con grande piacere. Essendo noi altri vecchi fan degli Anthrax, non abbiamo saputo resistere a tale allettante proposta, così abbiamo lasciato che Rob e Paul Orofino ci lavorassero, nello studio di loro proprietà a New York. Successivamente, ci siamo resi conto di avere fatto la scelta giusta, poiché i mix si sono rivelati eccellenti! I ragazzi sono riusciti a definire esattamente il suono che andavamo cercando, contribuendo così in larga scala all'ottimo risultato finale.
Si tratta del secondo disco realizzato sotto la Regain: come descriveresti il vostro rapporto con l'etichetta e con quali labelmates vi trovate maggiormente a vostro agio?
Il rapporto con la Regain è ottimo: hanno fatto davvero un buon lavoro con il primo album e anche questa volta stanno dimostrato grande supporto alla band e disponibilità al sacrificio.
Per quanto riguarda le altre band che riportano alla Regain, penso che assieme ai Mustasch e agli americani Hermano (che personalmente apprezzo molto), costituiamo le pecore nere dell'etichetta.
Cosa puoi raccontarmi dell'esperienza del tour americano?
Abbiamo girato il Nord America nel 2006 assieme ai Celtic Frost e ciò ha costituito un'importante esperienza per noi; è stata una grande opportunità di seguire il follow up di "Sagh I" e di testare il terreno negli Stati Uniti.
Inoltre, si è trattato del periodo di maggior durata di vita "on the road", il che ci ha forgiati per bene sotto l'aspetto dei live. La line – up che prevedeva Sahg, Celtic Frost e 1349 è stato uno strano assemblaggio di band e noi eravamo ovviamente le pecore nere della situazione, tuttavia ha funzionato sorprendentemente bene ed ad ogni esibizione il responso è stato positivo! Poi, girare il paese su quattro ruote, da costa a costa, è stato un viaggio indimenticabile ed i Celtic Frost e la loro crew si sono rivelati dei fantastici compagni di viaggio, che stimiamo e rispettiamo.
Com'è la tua vita quotidiana in Norvegia? Quali sono i tuoi interessi, ad esclusione della musica?
Bè, c'è davvero poco cui riuscire a dedicarsi oltre alla musica…Sai, non rimane molto tempo quando si milita in due o più band allo stesso tempo tuttavia, quando siamo liberi dagli impegni lavorativi, ci roviniamo puntualmente dentro qualche bar.
Dove vivete, esattamente? Quali sono gli aspetti positivi e quali i negativi del vivere nella città in cui risiedete?
Dunque, la band ha base in Norvegia, a Bergen, il luogo adatto a chi ama il rock & roll! Essendo la patria di molte band leggendarie, è una città estremamente stimolante dal punto di vista musicale e brulica abbastanza di rockers e metallari con cui condividere l'entusiasmo!
Poi, c'è chi si lamenta dei troppi giorni di pioggia, e chi no.
Quali progetti si prospettano nel vostro prossimo futuro? Avremo il piacere di vedervi anche in Italia?
Nell'immediato, la priorità va alle esibizioni live: infatti, abbiamo già fissato alcune date in Norvegia, che includono l'Inferno Festival ad Oslo, poi, in aprile, saremo impegnati in giro per l'Europa a supporto dei Trouble e, precisamente l' 8 del mese il tour farà tappa a Bologna e a Treviso, il giorno dopo.
Per quanto riguarda invece i videoclip, abbiamo recentemente girato quello che rappresenterà il pezzo "Pyromancer", dall'ultimo disco.
Le ultime battute sono per te!
Il nostro nuovo disco, "Sahg I" uscirà il 18 marzo. Check it out!
E non vediamo l'ora di suonare in Italia: venite al concerto e non ve ne pentirete!